CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XV LEGISLATURA
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Tagli alle tariffe degli studi medici e laboratori clinici: pronte 800 lettere di licenziamento e l’eliminazione delle convenzioni. Audizione del Sapmi in Sesta commissione.
Cagliari, 1° ottobre 2014 - Ridurre le tariffe della
specialistica ambulatoriale, applicando il Decreto ministeriale 18
ottobre del 2012, porterebbe sicuramente alla perdita di 800 posti
di lavoro su 1400 e alla drastica riduzione dei servizi sanitari
offerti ai cittadini. Lo hanno affermato i rappresentanti del
Sindacato autonomi professionisti medici italiani e dei laboratori
di analisi, sentiti in audizione dalla Sesta commissione, presieduta
da Raimondo Perra (Psi – Sardegna Vera) sul tariffario regionale
della specialistica. «I medici che operano nel settore privato
convenzionato erogano il 52 per cento delle prestazioni
ambulatoriali – ha spiegato Giuseppe Lo Nardo, segretario del Sapmi
- a fronte di una spesa che grava sul bilancio regionale della
Sanità dell’1,4 per cento, pari a 61 milioni di euro contro circa
370 milioni di euro dell’altro 48 per cento delle prestazioni
ambulatoriali erogate dal servizio sanitario regionale». Una
categoria che supplisce alle necessità dei cittadini e supporta il
sistema pubblico con professionalità certificate e di elevato
livello. Strutture che danno lavoro a 1400 persone e che creano
nella regione una rete di assistenza territoriali in stretta
collaborazioni con i medici di base.
Le tariffe sono ferme al 1998, hanno spiegato gli auditi, quando
c’era la lira, non solo non sono mai state aggiornate, ma sono state
decurtate del 20 per cento. «Nelle regioni pilota le stesse tariffe
sono maggiori del 30-35 per cento». I rappresentanti della categoria
hanno chiesto di evitare altri tagli delle tariffe, che sarebbero
insostenibili, diversamente saranno costretti a passare
all’assistenza indiretta facendo pagare per intero la prestazione al
paziente e dovranno licenziare 800 dipendenti. I sindacati hanno
anche chiesto «l’istituzione di una Commissione paritetica
consultiva Regione-organizzazioni sindacali che, partendo da
un’analisi dei costi, possa proporre eventualmente un nuovo
Nomenclatore Tariffario regionale». La Commissione ha preso atto
delle richieste dei sindacato impegnandosi a riproporre il problema
all’assessore regionale della Sanità.
Secondo il presidente Perra la conseguenza di un passaggio da parte
degli studi convenzionati all’assistenza indiretta causerebbe
farebbe riversare i pazienti degli studi verso le strutture
pubbliche, che già trovano in difficoltà a seguire i propri
ricoverati. I danni di questa decisione sarebbero ben più alti del
risparmio ricercato con il taglio delle tariffe: aumento dei tempi
per le liste d’attesa, aumento della spesa pubblica a causa delle
più lunghe degenze dei pazienti ricoverati. Oggi un giorno di
degenza in ospedale costa alla Regione circa 1000 euro».
La sesta Commissione, ieri, ha audito anche il direttore regionale
dell’assessorato della Sanità sull’assestamento di bilancio,
chiedendo alcuni chiarimenti e documentazione aggiuntiva. «La
Commissione ha deciso di rinviare il parere sul Dl 111 – ha spiegato
Perra - in attesa di acquisire la documentazione necessaria per una
esaustiva valutazione del provvedimento». (E.L.N.)