CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XV LEGISLATURA
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Riforme. Audizione in Commissione “Autonomia” degli ex presidenti di Regione e Consiglio Antonello Cabras, Italo Masala, Giacomo Spissu e Felicetto Contu
Cagliari, 5 giugno 2014 - Vanno avanti le audizioni
della Prima Commissione sul tema delle riforme. Il parlamentino
dell’Autonomia ha sentito in mattinata gli ex presidenti di Regione
e Consiglio Antonello Cabras, Italo Masala, Giacomo Spissu e
Felicetto Contu.
Antonello Cabras, presidente della Giunta regionale dal novembre del
’91 al giugno del ’94, ha ricordato i numerosi tentativi di riforma
dello Statuto portati avanti negli ultimi vent’anni. Tentativi che
però non hanno prodotto risultati, se non alcune modifiche parziali
della Carta in materia di entrate e forma di governo. “Oggi – ha
sottolineato Cabras – è ancora più difficile pensare ad una
revisione dello Statuto. Al centro delle riforme nazionali non ci
sono più le regioni ma i comuni. Il Presidente del Consiglio Matteo
Renzi incarna questa idea. Il rischio è aprire un dibattito sulle
riforme con chi non è disposto ad ascoltare”. Per questo, secondo
l’ex presidente della Regione, “ogni progetto di revisione dello
Statuto deve essere realista, altrimenti si corre il pericolo di un
arretramento della nostra autonomia”. La Regione sarda può comunque
esercitare le sue potestà esclusive in alcune materie – ha aggiunto
Cabras – “se non lo fa è perché non vuole farlo”. E’ ciò che è
successo con la forma di governo: l’elezione diretta del Presidente
è una conseguenza della modifica del Titolo V della Costituzione, ma
il Consiglio poteva anche puntare sul presidenzialismo puro,
soluzione – secondo Cabras - più efficace per il governo di una
regione come la Sardegna.
L’ex presidente della Giunta ha poi affrontato il tema del riordino
degli Enti Locali. “Le proiezioni demografiche parlano chiaro. La
Sardegna, nei prossimi decenni, scenderà sotto il milione di
abitanti. L’attuale sistema non reggerà: occorre mettere insieme i
comuni e studiare nuovi modelli di governance per il livello
intermedio”. Un accenno, infine, alle questione economica: “la
Sardegna deve difendere la sua autonomia fiscale - ha detto Cabras
-e prevedere un prelievo totale sulle attività svolte nel territorio
della Regione. La riforma non può, inoltre, non tenere conto dei
vincoli europei sempre più condizionanti. Il patto di stabilità non
può applicarsi allo stesso modo in tutti i territori. Chi vive a
Cuneo ha più opportunità di un abitante della provincia di Nuoro”.
Italo Masala, presidente della Regione dall’agosto del 2003 al
giugno del 2004, ha suggerito alla Commissione di guardare con
attenzione ai progetti di riforma portati avanti a livello
nazionale. “Saranno più veloci di noi – ha detto Masala – da soli si
rischia di non andare da nessuna parte. Bisogna ottenere la giusta
considerazione da parte del Governo”. Masala ha poi ricordato il
tentativo, fallito, di dotare gli esecutivi regionali di un potere
più forte in situazioni di urgenza. “Nel 2001 si provò ad inserire
nella riforma del Titolo V della Costituzione la previsione per le
regioni a Statuto Speciale di intervenire, per casi particolari, con
decreti legge. Il governo si oppose”. Ecco perché è urgente, secondo
l’ex presidente della Giunta, entrare nel dibattito sulla riforma
del Senato che “deve essere, necessariamente, una sede di confronto
tra lo Stato e le autonomie locali”.
Sulla forma di governo, Masala ha suggerito una via che garantisca
più equilibrio di poteri tra Giunta e Consiglio. “La potestà di
indirizzo politico in capo al Presidente della Regione è oggi più
forte con il sistema di elezione diretta. Il quadro è sbilanciato.
Forse sarebbe il caso di prevedere anche l’elezione diretta di un
vicepresidente per evitare che il corso di una legislatura venga
condizionato dalla volontà del capo dell’esecutivo”.
Sul riordinamento degli enti locali, Masala ha sottolineato la
necessità, oggi ancora più marcata dopo l’abolizione delle province,
di garantire una rappresentanza ai territori. “Difficile pensare che
una sola città metropolitana come Cagliari possa rappresentare tutta
l’Isola. Occorre trovare soluzioni alternative”. Nel suo intervento,
l’ex presidente ha toccato per ultimo il tema della riorganizzazione
della macchina regionale. “La legge 31/98 ha avuto il merito di
separare funzioni politiche e amministrative. Abbiamo assistito però
ad una proliferazione di servizi – ha detto Masala – che ha creato
problemi nel funzionamento della struttura pubblica”.
Giacomo Spissu, presidente del Consiglio nella XIII legislatura, ha
sottolineato la necessità di inquadrare ogni proposta di riforma in
un contesto più ampio. “Affrontare questo tema – ha detto Spissu –
senza considerare ciò che succede a livello nazionale e
internazionale ci espone a grandi rischi”. In Italia, ha ricordato
l’ex presidente dell’Assemblea, si è passati dall’autonomismo al
regionalismo diffuso per arrivare poi al federalismo. “Ora c’è una
spinta neocentralista che rimette in discussione non solo il
rapporto Stato-Regione ma anche quello tra Regione ed enti locali. I
progetti di revisione dello Statuto devono muoversi in contesti
favorevoli altrimenti rischiano di fallire. Questo aspetto deve
essere vagliato attentamente dal Consiglio. Attenzione a toccare lo
Statuto perché c’è il rischio di peggiorarlo”. Spissu si è poi
soffermato sul metodo da adottare per le riforme bocciando senza
mezzi termini l’ipotesi dell’Assemblea Costituente. “Sarebbe una
soluzione velleitaria – ha detto Spissu. A un soggetto costituente
si ricorre dopo le guerre o in situazioni di emergenza democratica.
Ogni proposta dell’Assemblea andrebbe comunque vagliata dal
parlamento”. Meglio dunque affidare il compito ad un altro organo.
“Nel 2006 – ha ricordato Spissu – venne approvata la proposta per
l’Istituzione di una Consulta che nella fase istruttoria affiancasse
il Consiglio lasciando a quest’ultimo la potestà legislativa. Questa
può essere ancora oggi una buona soluzione”. Secondo Spissu l’aula
può comunque procedere in piena autonomia all’approvazione della
legge Statutaria e alla modifica delle storture dell’attuale legge
elettorale.
Sul fronte della riorganizzazione della macchina amministrativa,
l’ex presidente del Consiglio ha evidenziato la mancanza di un’idea
chiara. “Serve una riforma complessiva degli enti locali che preveda
una nuova allocazione dei poteri e una ridefinizione del sistema dei
controlli.”
Felicetto Contu, presidente del Consiglio nella VI e nella VII
legislatura, ha rivendicato i risultati ottenuti dalla Sardegna in
termini di progresso economico e sociale nella stagione
dell’Autonomia. “Oggi è indubbio – ha detto Contu – che lo Statuto
debba essere rivisitato, ma il compito è arduo. La riforma nazionale
va verso uno Stato centralista. Compito dei legislatori sardi è, non
solo la difesa delle nostre prerogative, ma anche l’accrescimento
degli spazi di sovranità”. Secondo il decano della politica sarda, è
necessario darsi un obiettivo, anche il più ambizioso come
l’indipendenza, ma occorre ragionare per gradi. Gli esempi sono
tanti: in alcune regioni d’Europa, come i Paesi Baschi, la Catalogna
e le Canarie – ha detto Contu – “si esercitano poteri statuali su
alcune materie. La Sardegna potrebbe far tesoro di queste esperienze
e mutuarle nel proprio ordinamento”.
L’ex presidente del Consiglio dopo aver evidenziato la mancata
attuazione di alcune disposizioni dello Statuto, in particolare
quelle sul Piano di Rinascita e sui punti franchi, si è poi
soffermato sulle modalità con le quali procedere alla riforma. “Sono
tendenzialmente favorevole all’Assemblea Costituente – ha detto
Contu – ma non è una posizione ideologica. In ogni caso - ha
concluso l’ex presidente – qualsiasi proposta di modifica dovrà
essere sottoposta ad un referendum consultivo”.
Le audizioni della Commissione proseguiranno domani, venerdì 6
giugno, con l’intervento dei parlamentari sardi. (PSP)