CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 378 del 31 gennaio 2013
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Testo unificato Legge statutaria elettorale ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto speciale per la Sardegna
Cagliari, 31 gennaio 2013 - La seduta si è aperta sotto la presidenza della Presidente Claudia Lombardo.
All’ordine del giorno Il testo unificato sulla Legge statutaria elettorale. In apertura di seduta l’assessore Rassu ha chiesto alla Presidente la convocazione della Conferenza dei Capigruppo.
I lavori sono stati sospesi.
Alla ripresa è stata svolta dall’on. Mariano Contu la relazione al Testo unificato.
Il testo approvato – ha detto - è frutto di una elaborazione scaturita da un lungo dibattito, sul tema delle riforme, che ha preso avvio fin dall'inizio della Quattordicesima Legislatura.
In una prima fase il tema, già discusso durante l'attività della Prima Commissione, in seguito alla presentazione di numerose mozioni, è stato oggetto di una apposita sessione di lavori dell'Aula, iniziata nell'autunno del 2010. Alla conclusione della sessione, il 18 novembre del 2010, è stato approvato l'ordine del giorno n. 41, presentato da tutti i presidenti dei gruppi consiliari: con questo atto di indirizzo politico il Consiglio ha demandato alla Prima Commissione il compito di delineare un percorso per la riforma dello Statuto speciale e di individuare gli altri principali temi sui quali incentrare le riforme, quali la legge statutaria e l'organizzazione regionale.
L'ordine del giorno n. 41 è stato inserito nei lavori della Prima Commissione (integrata con i Presidenti di gruppo, secondo quanto previsto dal medesimo ordine del giorno) fin dai primi mesi dell'anno 2011.
Avviata la discussione, nella seduta del 30 marzo 2011 la Commissione aveva inizialmente stabilito di procedere all'esame dell'argomento attraverso la costituzione di due sottocommissioni, una per la riforma dello Statuto speciale, l'altra per l'esame degli ambiti da disciplinare con legge statutaria.
Dal settembre del 2011, in Commissione, l'argomento delle riforme si è focalizzato sul tema della composizione del Consiglio regionale e, in particolare, sull'esigenza (dettata dalla necessità di contenere e razionalizzare la spesa) di ridurre il numero dei consiglieri. L'esame si è concluso con l'approvazione e la conseguente presentazione al Parlamento, di una proposta di legge costituzionale da parte del Consiglio regionale che prevede la riduzione del numero dei consiglieri da ottanta a sessanta.
In seguito a ciò, fin dalle prime sedute del 2012, la Commissione ha proseguito il mandato del Consiglio, conferito con l'ordine del giorno n. 41, con l'esame di tutte le proposte di legge vertenti sulle riforme istituzionali. Tali proposte sono state riordinate per diversi ambiti: proposte di legge costituzionale di riforma dello Statuto e di istituzione della cosiddetta Assemblea costituente, proposte di legge regionale sulla Consulta per la riforma dello Statuto, proposte di legge statutaria, proposte di legge sull'organizzazione amministrativa regionale, proposte su alcuni aspetti dell'ordinamento degli enti locali. Ha quindi proceduto a nominare i relatori interni per ciascuno dei suddetti ambiti.
Dal marzo del 2012, la Commissione - anche in seguito alle sollecitazioni della Conferenza dei presidenti di gruppo manifestate nell'ambito della programmazione bimestrale dei lavori - ha concentrato le proprie attività sull'esame delle proposte di legge statutaria. A tal fine, stabilendo di procedere all'esame congiunto delle proposte di legge statutaria fino ad allora presentate, la Commissione ha adottato un primo testo base contenente alcune opzioni sulla disciplina dei rapporti tra gli organi di governo della Regione e del sistema elettorale, rinviando l'esame di altri argomenti di competenza della fonte statutaria - quali, ad esempio, gli strumenti di partecipazione popolare, il sistema delle fonti regionali, gli organi di garanzia statutaria, i rapporti tra la Regione e gli enti locali - attraverso lo stralcio delle relative proposte.
Dopo aver ulteriormente discusso su alcuni aspetti fondamentali della disciplina, la Commissione ha proseguito l'iter adottando un secondo testo base, predisposto dal relatore interno, che conteneva scelte maggiormente definite secondo le indicazioni scaturite dalla discussione in Commissione quali l'elezione diretta del Presidente della Regione.
Concluso l'esame degli articoli, nella seduta pomeridiana del 19 luglio 2012 la Commissione ha infine licenziato il testo per l'Aula, dopo aver stabilito di stralciare la parte relativa alle pari opportunità per l'accesso alle cariche elettive, con l'intento di approfondire l'argomento in Aula, e la parte relativa alla disciplina del procedimento e dell'organizzazione delle elezioni (il cui testo, licenziato nella medesima seduta, dovrà seguire, per volontà della Commissione, l'iter legislativo ordinario).
Il testo per l'Aula è stato licenziato a maggioranza.
Il testo è una legge "statutaria" che va incontro a una procedura di approvazione rinforzata con maggioranza qualificata e serve a disegnare compiti e rapporti degli organi regionali (Consiglio, Presidente e Giunta) in stretta connessione con il sistema elettorale e, quindi, con il mandato popolare.
La Commissione, da ultimo, aveva avuto mandato a dare priorità alla riforma del sistema elettorale, per apportarvi modifiche anche parziali in modo da evitare di tornare al voto con un sistema non convincente per molti profili. Si voleva dar maggior rilievo alla scelta degli elettori e abolire il listino e il meccanismo del premio impostato sull'aumento dei seggi, mantenendo però un quadro di stabilità e rappresentatività.
La Commissione, facendo leva sul dibattito già svolto e in considerazione della necessaria concatenazione fra sistema elettorale e forma di governo, ha ritenuto di poter allargare la proposta anche ad altri temi nella ricerca di un accordo ampio fra le forze politiche. Ciò del resto, come già accennato, in coerenza con l'ordine del giorno dell'Aula n. 41 che richiedeva un insieme coordinato di proposte per i diversi aspetti delle riforme.
Il testo alla fine licenziato si compone di tre grandi parti:
- i rapporti fra organi e l'articolarsi dei poteri e delle funzioni fra di essi in un assetto il più possibile equilibrato;
- il sistema elettorale con elezione diretta del Presidente della Regione contestuale al Consiglio regionale in modo da garantire una maggioranza stabile senza penalizzare la rappresentatività del Consiglio;
- il regime delle ineleggibilità, delle incompatibilità e dei doveri nell'esercizio delle funzioni pubbliche.
L'intento è di dar vita ad un sistema equilibrato, nella chiarezza della scelta degli elettori e nella trasparenza delle posizioni, in cui il sistema elettorale si integra e si spiega alla luce del quadro dei rapporti fra poteri ed organi e delle rispettive responsabilità.
Restano fuori altri aspetti come gli istituti di democrazia diretta, la disciplina delle fonti normative, i rapporti con gli enti locali, eventuali organi di garanzia; aspetti esclusi per privilegiare le parti ritenute più urgenti e in attesa di un accordo più generale, ma che potranno anche subito dopo trovare disciplina in altri testi.
In sintesi – ha detto il relatore - questi sono i contenuti essenziali della proposta di legge statutaria.
La forma di governo riprende il disegno della precedente statutaria e si propone di migliorarne la disciplina rafforzando i poteri di controllo ed indirizzo del Consiglio in equilibrio col ruolo del Presidente eletto direttamente e titolare e responsabile della politica regionale; è prestata maggiore attenzione a temi come il controllo della spesa ed i rapporti fra diversi livelli di governo ed in particolare con l'Unione europea; si definisce in modo più ordinato la composizione della Giunta.
Il sistema elettorale, data l'impossibilità di ritoccare il macchinoso e complesso sistema vigente disciplinato dalla legge statale per le regioni ordinarie e a noi derivato in via provvisoria, è stato ri-disciplinato per intero. Si riprendono aspetti essenziali del sistema attuale come l'elezione diretta del Presidente in un collegio regionale con voto disgiunto, l'elezione dei consiglieri in collegi circoscrizionali in liste collegate ad un candidato presidente, un premio di maggioranza articolato in base al risultato conseguito, una soglia di sbarramento equilibrata. Ma altri meno apprezzabili vengono decisamente superati. Si preferisce il numero fisso dei consiglieri, in luogo del numero mobile verso l'alto, si prevede che tutti i consiglieri siano eletti nelle circoscrizioni in base a cifre individuali e si elimina il listino regionale senza preferenza, si prevede l'elezione dei candidati presidenti di tutte le coalizioni che superano la soglia di sbarramento ed ottengono seggi, dando così spazio ad una sorta di diritto di tribuna.
Si è prestata attenzione al tema delle ineleggibilità ed incompatibilità disciplinando, rispetto alla precedente statutaria, in modo severo e specifico l'incompatibilità degli assessori, introducendo per tutti, Presidente, consiglieri, assessori, divieti tassativi di commistione di interessi, rendendo più severa la disciplina del blind trust in modo da superare i limiti evidenziati dalle critiche mosse al testo della scorsa legislatura. Questa parte si completa con la previsione di incandidabilità per il Presidente che abbia ricoperto l'incarico per due legislature e per il Presidente dimissionario nella sola legislatura successiva. È invece esclusa l'incompatibilità fra assessore e consigliere.
La Commissione ha deciso di lasciare ancora spazio al confronto fra forze politiche riguardo al tema della rappresentanza femminile in Consiglio regionale rispetto al quale manca ancora un accordo sullo strumento più opportuno rispetto al sistema elettorale prescelto.
Il Primo ad intervenire nel dibattito generale è stato l’on. Pietro Cocco (Pd) che ha detto che per quanto
riguarda la riforma della legge elettorale, il gruppo consiliare del Pd vuole concentrare la propria attenzione in particolare sulla parte seconda della Statutaria quindi su punti quali l’abolizione del listino che Cocco ha definito “ultimo rimasuglio del porcellum”, l’elezione diretta del Presidente, lo sbarramento del 4%, il mantenimento dei collegi e quello del voto disgiunto, con la possibilità per entrambi i generi di essere eletti.
È poi intervenuto l’on. Mario Floris (Misto), non in qualità diAssessore agli Affari Generali, ma in veste di consigliere regionale. Floris ha espresso i propri dubbi sul sistema elettorale vigente, cheprevede un bipolarismo imperfetto che però in Sardegna non ha prodotto gli effetti sperati, né durante l’esperienza del Centrosinistra né con il Centrodestra. Tuttavia, ha proseguito l’esponente del Gruppo Misto, la legge elettorale in questione non è in grado di rispettare una propria specificità autonomistica, tutta sarda. “Il sistema elettorale ci ha fatto vivere due esperienze speculari, che per noi ha accresciuto la conflittualità all’interno della maggioranza, rendendo più debole il rapporto tra Regione e Stato, creando inoltre una contrapposizione tra Consiglio e Giunta, specie nei momenti in cui era necessaria una vera unione tra le varie componenti politiche sarde”, ha affermato Floris, secondo il quale la migliore risposta che il Consiglio regionale può dare alle problematiche di crisi che la Sardegna sta affrontando è l’approvazione della legge statutaria, anche se la riforma dell’assetto della Regione andrebbe accompagnata da una riforma dove il tema centrale è la scelta della forma di governo, di quale scegliere tra elezione diretta del presidente della Regione o di una scelta di tipo parlamentare. “Tra i pro della prima ipotesi, esisterebbe una maggiore stabilità al governo regionale, una maggiore governabilità e democraticità. Per contro, questo sistema porterebbe un depotenziamento del Consiglio rispetto al Presidente della Giunta, una concentrazione di poteri in capo al presidente, grazie alla possibilità di dimissioni volontarie. In questa sede è necessario avviare un ragionamento per delimitare i compiti dell’esecutivo e limitando i conflitti fisiologici tra consiglio ed esecutivo. Sennò consegneremmo una Regione ingestibile e ingovernabile a chi verrà dopo di noi”, ha dichiarato l’esponente del Gruppo Misto. Floris ha affrontato anche i temi delle primarie (“Tema che andrebbe affrontato a parte, vista la sua importanza. Si consideri la possibilità di primarie obbligatorie o facoltative, tra primarie pubbliche o private”) e del conflitto di interessi. “Esprimo apprezzamento per il lavoro della prima commissione, ma stiamo lasciando inalterata la situazione di bisticci e di inefficienza vissuta dagli organi regionali: serve invece specificare quali compiti
e poteri spettino ad ogni singolo organo, separando ruoli e responsabilità, in modo che la prossima legislatura produca effetti migliori di questa” ha concluso Floris.
L’on. Porcu (Pd) ha salutato con favore l’arrivo in Aula della legge elettorale. Oggi – ha detto - portare in aula questa legge elettorale vuol dire andare al voto al più presto per far andare al governo una compagine forte che dia una svolta alla Sardegna. Questa legislatura, infatti, anche nel campo delle riforme è inconcludente. E’ una legislatura che rischia di lasciare macerie – ha aggiunto - per questo auspichiamo che finisca al più presto. Auspichiamo una legge elettorale snella che metta in sicurezza il fatto che si vada al voto al più presto e che risolva alcune storture tipo un inaccettabile peso di un listino distorto. Quindi va bene l’ abolizione del listino per mettere fine ai “nominati” del Consiglio, ben venga una legge elettorale che preveda un premio di maggioranza robusto e le soglie di sbarramento. L’on. Porcu poi si è soffermato sulla situazione all’interno della maggioranza e ha definito “una sceneggiata” l’abbandono dei lavori dell’aula da parte dei Riformatori sardi. Credo – ha concluso - che abbiano fatto bene i capigruppo a far entrare in aula questa legge e bene abbiamo fatto a stralciarne alcuni parti per approvarla al più presto. Così si spera si accelererà la fine della legislatura. L’on. Gianvittorio Campus (Sardegna è già Domani) ha espresso parere favorevole “a ciò che è rimasto della legge elettorale”. “Il testo ha un enorme vantaggio – ha detto Campus – rispetto a quello precedente, e cioè l’abolizione del listino dei nominati, il mantenimento del premio di maggioranza e la governabilità. Preso atto dell’attuale situazione politica – ha continuato il consigliere – questo testo è il massimo a cui si potesse arrivare, anche se spero che ci possa essere un ulteriore miglioramento. Per ciò che riguarda l’elezione diretta del Presidente, la gente vuole ciò perché non vuole un ritorno al parlamentarismo”. Infine per quanto riguarda il voto disgiunto e il premio di maggioranza, Campus ha detto che essi rappresentano l’uno la negazione dell’altro poiché non è coerente scegliere un presidente che ha un determinato programma e un consigliere che ne presenta uno differente, dunque secondo il consigliere il voto disgiunto andrebbe abolito.
Ha preso poi la parola l’on. Mario Bruno (Pd), il quale ha subitoparlato di una situazione di crisi palese in atto nella Giunta e delsuo Presidente. Secondo l’esponente Pd un segnale della crisi è lacandidatura di un Assessore al bilancio con il partito del Presidentedel Consiglio, da lui accusato di aver scippato le risorse dei sardi: “Spero sia l’ultimo atto di questa legislatura”, ha detto Bruno, secondo il quale la Sardegna non ha avuto un Presidente in grado di interpretare i sardi e i loro bisogni. Altro grave problema, secondo l’esponente Pd, è la “crisi della rappresentanza: non rappresentiamo più nessuno, il nostro tentativo di fare politica fa fronte con la nostra incapacità di rappresentare le istituzioni, anche nella politica nazionale: i partiti hanno la funzione di selezionare la classe dirigente, di mediare tra cittadini e istituzioni, se questo non è possibile intervengono le lobby”. Bruno ha poi fatto un paragone tra la legislatura in corso e quella passata, nella quale “c’era un progetto politico, un’idea di Sardegna: in questa non c’è mai stato alcun progetto, non si è riusciti a fare una riforma, fallendo su tutti i fronti”, ha dichiarato l’esponente Pd, critico verso la Giunta. Secondo Bruno è necessario che le istituzioni regionali siano in grado di condividere un progetto politico che veda coinvolti anche i cittadini, chiamati a condividere un percorso giorno per giorno: “Serve restituire sovranità al popolo, andando al più presto alle urne. L’aver inserito le primarie in questa legge credo sia un passo importante, per scegliere dal basso la classe dirigente. Non è vero che il sistema presidenziale porti necessariamente a una crisi palese, ma ciò accade quando manca un progetto politico. Fa bene il Consiglio ad approvare questo stralcio della legge elettorale: lo considero un atto dovuto, ma bisogna anche avere il coraggio, quando non c’è più la possibilità di realizzare un progetto, di prenderne atto, rassegnando le dimissioni e tornando al voto”, ha concluso Bruno. L’on. Greco (Pdl) si è soffermata nel suo intervento soprattutto sulla doppia preferenza di genere. Sulla scia della recente approvazione in Parlamento della legge n. 215 del 23 novembre del 2012 sulle “rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali” ci auguriamo che anche la nostra Assemblea esiti un testo che preveda gli strumenti adatti a soddisfare l'esigenza di accrescere quantitativamente il numero delle donne nelle istituzioni al fine di conseguire una parità effettiva nell'accesso alla rappresentanza elettiva come garanzia di democrazia. L'inserimento della norma sulla doppia preferenza di genere, nel testo sulla legge elettorale che ci apprestiamo a discutere in aula, rappresenta lo strumento necessario per raggiungere o comunque per avvicinarci finalmente ad una composizione equilibrata del nostro Consiglio. In particolare la disposizione prevede che l'elettore possa esprimere uno o due voti di preferenza e che, nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e una un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l'annullamento della seconda preferenza. Tale norma trova il suo fondamento nella nuova formulazione dell'art. 16 del nostro Statuto che oltre alla riduzione del numero dei consiglieri da 80 a 60, al secondo comma recita: “al fine di conseguire l'equilibrio della rappresentanza fra uomini e donne la medesima legge promuove condizioni di parità nell'accesso alle cariche di consigliere regionale” . Così modificando la precedente disposizione di cui all'art. 15 che prevedeva la promozione della parità di accesso alle sole consultazioni elettorali. A ciò aggiungasi che significativa appare la diversa collocazione di tale disposizione la quale viene inserita nell'articolo inerente il Consiglio Regionale. La finalità è dichiaratamente quella di ottenere un riequilibrio della rappresentanza politica dei due sessi all'interno del Consiglio Regionale, in linea con l'art. 51 , primo comma, della Costituzione, nel testo modificato dalla legge costituzionale 30 Maggio del 2003 n.3 e con l'art. 117, settimo comma, della Costituzione. Nel testo modificato dalla legge costituzionale del 18 ottobre 2001 n. 3. La prima norma costituzionale citata dispone che “ tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. La seconda norma costituzionale citata stabilisce che “ Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive”. I mezzi per attuare questo disegno di realizzazione della parità effettiva tra uomo e donna nell'accesso alle cariche elettive possono essere di vario tipo. La tecnica prescelta della doppia preferenza è quella di predisporre condizioni generali volte a favorire il riequilibrio di genere nella rappresentanza politica, senza introdurre strumenti che possano, direttamente o indirettamente, incidere sull'esito delle scelte elettorali dei cittadini. Come correttamente osservato dalla Corte Costituzionale ( sent. n.4/2010) con questo sistema non si prefigura il risultato elettorale né si attribuiscono ai candidati dell'uno o dell'altro sesso maggiori opportunità di successo elettorale alterando la composizione della rappresentanza consiliare posto che l'espressione della doppia preferenza è meramente facoltativa per l'elettore, il quale ben può esprimere una sola preferenza, indirizzando la sua scelta verso un candidato dell'uno o dell'altro sesso. Solo se decide di avvalersi della possibilità di esprimere una seconda preferenza, la scelta dovrà cadere su un candidato della stessa lista, ma di sesso diverso da quello oggetto della seconda preferenza. Nel caso di espressione di due preferenze per candidati dello stesso sesso, l'invalidità colpisce soltanto la seconda preferenza, ferma restando pertanto la prima scelta dell'elettore. Ancora aggiungasi che tale norma rende maggiormente possibile il riequilibrio nel Consiglio Regionale ma non lo impone, non ledendo così la libertà di voto tutelata dall'art. 48 Costituzione. Si tratta infatti di una facoltà aggiuntiva volta ad ottenere indirettamente ed eventualmente un determinato risultato che, in ogni caso, non sarebbe della legge ma delle scelte degli elettori ai quali viene attribuito uno strumento utilizzabile a loro discrezione. I diritti fondamentali dell'elettorato attivo e passivo rimangono inalterati: primo perchè l'elettore può decidere di non avvalersi di questa possibilità optando per la preferenza unica, secondo perchè la seconda preferenza non offre maggiori possibilità ai candidati dell'uno o dell'altro sesso di essere eletti posto il reciproco e paritario condizionamento tra i due generi nell'ipotesi di preferenza duplice. Pertanto non vi sono candidati più favoriti o svantaggiati rispetto ad altri, ma solo una eguaglianza di opportunità particolarmente rafforzata da una norma che promuove il riequilibrio di genere nella rappresentanza consiliare. L'aleatorietà del risultato dimostra che tale previsione legislativa non è un meccanismo costrittivo, ma solo promozionale, nello spirito delle disposizioni costituzionali citate. Non viene garantito alcun risultato! In realtà infatti ciò che prima di tutto bisogna superare sono le resistenze culturali e sociali ancora largamente diffuse che rischiano comunque di perpetuare la situazione esistente che presenta uno vistoso squilibrio nella nostra assemblea. Anche se è sempre più sentita I' esigenza di garantire all'interno delle Assemblee elettive una presenza equilibrata di entrambi i generi. Questa scarsa presenza, dal punto di vista numerico, delle donne nelle Assemblee elettive, ha determinato un impoverimento rispetto alle questioni da affrontare che potrebbero essere risolte in maniera più completa con I' apporto di entrambi i generi. L'elemento di genere non va considerato solo in termini numerici ma anche e soprattutto in termini di progettualità politica. La società si sta evolvendo verso un modello di democrazia compiuta in cui tutti i cittadini, senza alcuna distinzione, hanno paritariamente la stessa opportunità di votare e di essere eletti. Dico solo che le donne devono poter competere partendo dalla stessa base rispetto agli uomini. Queste condizioni di uguaglianza non ci sono ancora. Bisogna trovare dunque il modo di dare la possibilità alle donne di non partire svantaggiate. Anche gli uomini devono prendere coscienza che una società all' avanguardia deve avere alla guida rappresentanti di entrambi i generi. E' necessario, dunque, fare qualcosa. Una pari rappresentanza istituzionale comporterebbe un beneficio per la collettività considerato che un equa distribuzione dei ruoli avvantaggia tutti i cittadini. Un maggiore apporto delle donne alla vita dei partiti e delle istituzioni risolverebbe il problema di una equilibrata rappresentanza dei generi e, nel contempo, risponderebbe non solo a una legittima esigenza del mondo femminile ma, nel contempo, all' interesse dell' intera società. L’on. Roberto Capelli (Sardegna è già Domani) ha dato merito al Consiglio per aver portato avanti “una delle più importanti riforme che è quella relativa alla riduzione del numero di consiglieri da 80 a 60, con la conseguente riduzione dei costi dei politici”. “La Prima Commissione e il suo presidente – ha detto Capelli – ha il merito di aver impostato una serie di riforme fino al provvedimento sulla legge elettorale. Non riconosco però a questo consiglio il merito di essere riuscito ad esercitare il diritto all’autonomia che ci viene riconosciuto dallo Statuto. Capelli ha inoltre dichiarato di essere favorevole a un sistema parlamentare per l’elezione del Presidente, con dei correttivi che garantirebbero la governabilità e quindi la stabilità. Secondo il consigliere Capelli il listino andrebbe abrogato . “Siamo consiglieri eletti per legiferare, non per amministrare – ha continuato Capelli – quindi auspico che questo Consiglio riesca a trovare una convergenza affinchè si arrivi a una nuova legge elettorale”. E’ poi intervenuto l’on. Luigi Lotto (Pd), il quale ha ricordato ilclima nel quale la legge elettorale viene discussa: in assenza di una legge di bilancio approvata, nel mezzo di una campagna elettorale che, da una parte mette a dura prova la tenuta della maggioranza e dall’altra crea situazioni di oggettiva difficoltà per affrontare in quest’aula temi tanto delicati. “Sarebbe stato meglio approvare la finanziaria tra dicembre e gennaio: ci ritroviamo invece ad essere tenuti ad affrontare questo tema con responsabilità, saggezza e realismo”, ha detto l’esponente Pd. All’indomani della legge sulla riduzione del numero di consiglieri, evento che rimette in sintonia l’aula con il sentire dei sardi, per Lotto occorrerebbe ora affrontare la legge elettorale per risolvere alcune storture che caratterizzerebbero la prossima competizione elettorale. Tra i temi davvero importanti affrontati dalla proposta di legge in esame vi è la questione del listino: “Credo sia possibile far arrivare in quest’aula competenze politiche e tecniche adeguate, sottoponendo tutti coloro che ambiscono a questo compito al giudizio degli elettori. Ecco perché credo che il listino sia da abolire” ha dichiarato il consigliere Pd, che si è detto altresì convinto della necessità di salvaguardare le 8 circoscrizioni elettorali, per garantire ai quei territori con meno popolazione che vengano rappresentati in questo consiglio. In ultimo, Lotto ha parlato di doppia preferenza di genere: “Vanno fatti tutti gli sforzi affinché il numero di uomini e donne sia il più pari possibile nelle assemblee elettive”. “Credo che non ci si possa attardare a discutere per settimane di questa legge. Spero che essa venga approvata con la massima condivisione possibile: creiamo uno strumento più giusto per mettere in sintonia il Consiglio regionale con gli elettori”, ha concluso Lotto. L’on. Giuseppe Cuccu (Pd) ha ricordato che è finito il primo mese di esercizio provvisorio, la Finanziaria non è ancora arrivata in aula e ci apprestiamo ad avere altri mesi di esercizio provvisorio. Di cosa – ha chiesto - si preoccupa il Consiglio? Di vedere come eleggere la nuova Assemblea. Per me – ha affermato – l’unica consolazione nell’approvare questa legge è “far scadere l’assicurazione sulla vita della giunta Cappellacci”. Per Cuccu oggi il Consiglio dovrebbe affrontare altri temi. Questa legge non è certo una riforma, ma solo un insieme di regole. Ma le regole vanno scritte in condizioni di serenità. Il presidente della prima commissione si è dimesso, i Riformatori non partecipano ai lavori ma non rinunciano a stare in giunta. Non mi sembra un momento molto adatto per affrontare la legge elettorale. Cuccu è contrario anche allo stralcio votato ieri dei capi I e III. La legge elettorale – ha affermato Cuccu - non può essere un mero calcolo matematico. Il sistema elettorale deve essere inserito all’interno di un sistema ordinato di regole ed è necessario affrontare argomenti importantissimi come l’ incompatibilità tra assessore e consiglieri, i rapporti tra Consiglio e giunta, tra Consiglio e rapporti con l’Unione Europea, di pari rappresentanza anche in giunta. È poi intervenuto l’on. Paolo Maninchedda (Psd’Az), il quale ha parlato di “pentimento anticipato rispetto al peccato commesso”,
denotando una certa leggerezza da parte dell’aula riguardo la proposta di legge in esame, definita “monca”, dettata dalla fretta: “Io non sono convinto che l’approvazione della legge sulla riduzione dei consiglieri impedisca di andare direttamente a elezioni. Sono sicuro che qualora il presidente Cappellacci si dimettesse, si potrebbe andare direttamente ad elezioni. Si sta votando una legge che darebbe 90 giorni in più al presidente; viceversa, se il presidente si dimettesse senza aver approvato questa legge, si andrebbe al voto dopo 60 giorni e con la 108. Sull’onda di questo costume ci si è convinti della necessità di approvare una legge elettorale monca: ma non accadrà nulla”, ha affermato l’esponente sardista. Nemmeno la questione del listino, secondo Maninchedda, giustifica la fretta: “In caso di dimissioni del presidente Cappellacci, sarebbe bastato un patto tra gentiluomini tra i candidati presidenti a non candidare nessuno nel listino”. Manichedda ha poi criticato l’esistenza di ragionamenti che danno l’idea di un ceto politico interessato “solo alla leggina che li riguarda direttamente”, con la trasformazione della legge elettorale in una legge “castale”. Secondo l’esponente sardista, la legge elettorale “ragiona su come far funzionare ma anche come contenere il potere in relazione alle libertà individuali. È equilibrato il rapporto tra un cittadino sardo e il governatore? Oppure il cittadino si trova un potere così forte da non poter competere né difendersi da quel potere?. Se le leggi non disciplinano i rapporti tra individuo e potere, il potere prevarica l’individuo”, ha affermato Maninchedda, secondo cui “chi vince le elezioni non può mai comprimere il diritto di chi perde, e questo va regolato dalle istituzioni.
Abbiamo bisogno di una legge che disciplina l’uguaglianza dell’accesso, non di una legge che consente a chi è già potente socialmente di diventarlo anche politicamente”. L’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha evidenziato il fallimento della capacità riformista di questa legislatura. Secondo Sanna “ Bisogna tutelare i principi costituzionali al di là di qualsiasi interesse personale. Abbiamo vissuto l’ultimo ventennio senza risolvere il conflitto di interesse e non esiste di fatto nessuna legge di contrasto”. Il consigliere Sanna ha inoltre affermato di appoggiare l’elezione diretta del Presidente ma che questa ha senso in un humus culturale dove non esiste il conflitto di interessi: “Le riforme hanno bisogno di un sentimento comune – ha concluso Sanna – di rinunce da parte di ciascuna parte politica piuttosto che di condizioni imposte, di un clima di fraternità che qui non c’è”.
I lavori del Consiglio riprenderanno alle 16, 30. Alle 16 è convocata la Conferenza dei capigruppo. FINE