CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 373 del 19 dicembre 2012
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Mozione sulla dichiarazione di indipendenza del popolo sardo. I lavori riprendono alle 16.
Cagliari, 19 dicembre 2012 – La seduta si è aperta sotto la presidenza della Presidente Lombardo. In apertura è stata chiesta la verifica del numero legale. Non essendoci in aula il numero di consiglieri previsto dal Regolamento i lavori sono stati sospesi per 30 minuti.
Alla ripresa è intervenuto l’on. Giacomo Sanna (Psd’az) che ha illustrato la mozione sulla dichiarazione di indipendenza del popolo sardo. Ringraziando i colleghi della maggioranza e dell’opposizione che hanno sottoscritto la mozione, Sanna ha ribadito che il documento è legittimo sia sul piano formale che su quello costituzionale. “Anche il diritto internazionale - ha continuato il consigliere – prevede l’indipendenza, sebbene tuttavia non ne definisca la procedura”. Sanna auspica che il popolo sardo possa esprimersi liberamente attraverso un referendum consultivo: “vogliamo che il parlamento sardo consenta ai cittadini una consultazione democratica. Non ci interessa rivendicare qualcosa, sarebbe un’ azione sterile e ripetitiva”. L’on. Sanna ha poi mosso una dura critica al governo italiano che “ha cancellato la specialità costituzionale, trasformando la Regione in un ufficio periferico del governo romano. Il Consiglio regionale ha diminuito con una legge il numero dei consiglieri da 80 a 60, il Parlamento invece non ha fatto niente per ridurre i costi, scaricando sulla Sardegna la rabbia degli anti-casta”. Il capogruppo dei sardisti ha parlato inoltre di uno “Stato italiano truffaldino, che agisce a danno dei più deboli. Lo Stato prende più di quel che dà ai sardi, rapina il futuro dei nostri giovani. Assistiamo ad un’ aggressione condotta dal fisco, dalle banche al nostro patrimonio, fatto di cultura, lingua e identità. L’on. Sanna ha fatto presente che in Sardegna è nata una spinta straordinaria verso l’indipendenza perché “i sardi si sono convinti che l’autogoverno equivalga a meno spreco. I sardi hanno tentato a più riprese di riscrivere il patto dei poteri tra l’Isola, l’Italia e l’Europa. Secondo la tradizione autonomista la Sardegna potrebbe avere un ruolo guida nelle grandi trasformazioni che avvengono in Europa”. Per Sanna la Sardegna dovrebbe essere autore e non vittima nella ricostruzione dell’Europa: “i sardi sono pronti a fare dell’Isola un nuovo Stato dell’Unione Europea. Votate in libertà – ha concluso Sanna – pensando al futuro del nostro popolo, affinchè i sardi possano esprimersi in un referendum sull’autodeterminazione”.
È poi intervenuto l’on. Mario Floris (Misto), che ha parlato nelle vesti di consigliere regionale e non di Assessore agli Affari generali, auspicando che in futuro la Sardegna diventi una nazione indipendente, seppure in un percorso costituzionalmente legittimo. Nonostante ciò, secondo Floris, la debolezza di coscienza e la mancanza di coesione sociale del popolo sardo sono di ostacolo al raggiungimento degli obiettivi individuati dalla mozione, chiari ma utopistici. Il recente precedente della Catalogna dove, come riportato dai media internazionali, la strada per l’indipendenza è in salita, sottolinea come in tutta Europa manchino le condizioni politiche, morali e sociali affinché i dubbi in merito delle varie popolazioni vengano superati. La mozione, ha aggiunto l’Assessore agli Affari generali, sconta “le nostre manchevolezze, del passato e del presente” in fatto di economia dello sviluppo e delle prerogative autonomistiche nei rapporti con lo Stato centrale. Già con la mozione 6/2009, approvata con l’odg 41/2010, si chiedevano il rilancio dell’autonomia e la ripresa dell’economia, condizioni che però non si sono mai prodotte. Floris ha concluso con un appello all’unità del Consiglio: “Non dobbiamo tuttavia arrenderci: questo deve essere un percorso di popolo. Solo con la nostra unità potremmo chiedere al popolo sardo di seguirci nella strada verso la creazione di una nazione indipendente”.
L’on. Roberto Capelli (Sardegna E’ già domani) ha detto di essere contrario al concetto di indipendenza così come inteso dalla mozione. Sono però convinto – ha aggiunto - che discuterne sia utile e che quindi se ne debba parlare. Certo, 20 anni fa questa mozione avrebbe avuto un altro significato e l’attenzione sia dei consiglieri che dei sardi sarebbe stata diversa. L’indifferenza della gente fa capire quanto antistorica possa essere questa via indicata dalla mozione. Come si può pensare, infatti, che la nostra Regione possa contare – ha chiesto - in un mondo di sette miliardi di persone?
Per l’on. Domenico Gallus (Pdl) la prima domanda a cui dare risposta è “se i sardi possano e siano capaci di bastare a se stessi”. Se non si dipana questo dubbio di fondo il contenuto della mozione è pura demagogia. Gallus ha sottolineato il tono dimesso in cui avviene la discussione. Dove sono le folle che sostengono, come avviene in Catalogna, il confronto su un argomento del genere?
L’on. Zuncheddu (Misto) ha detto che il popolo sardo ha diritto all’indipendenza e all’autodeterminazione. Oggi l’indipendenza è una necessità e un’opportunità per salvarci dalla crisi internazionale e dal crollo dell’Italia. E’ nostro dovere, come classe politica, dare ai sardi questa opportunità di libertà. E’ nostro dovere mettere in atto tutte le iniziative possibili per rompere con il processo di dipendenza dallo Stato.
È poi intervenuto l’on. Carlo Sanjust (Pdl), che ha lamentato il fallimento dell’istituto autonomistico, che in oltre sessant’anni di autonomia regionale non è riuscito a vincere il cerchio di dipendenza dallo Stato centrale, anche a causa dell’assenza di istituzioni necessarie per cambiare passo. Per quanto riguarda l’indipendenza, però, l’esponente Pdl ha lodato la proposta avanzata dal Psd’Az, intesa come prospettiva articolata in linea con le esperienze europee sul tema. Quel che è importante, ha sottolineato Sanjust, è che “la Sardegna dovrebbe sentirsi nazione, prima di dichiarare un’indipendenza che non sia di facciata”: il tutto attraverso un referendum consultivo rivolto ai sardi, come analogamente fatto in Catalogna e Scozia. Occorrerebbe chiarire, ha concluso Sanjust, se l’indipendenza sia in grado di risolvere i problemi concreti, a partire da un’ampia sovranità energetica, senza la quale nessuna impresa può essere competitiva in Europa; proseguendo con un’effettiva continuità territoriale, senza la quale ogni politica turistica troverebbe ostacoli infiniti; stante la condizione di insularità, infine, servirebbe un sistema di fiscalità di compensazione tale da consentire alle imprese dell’isola di attrarre capitali. “Se l’indipendenza porta a risolvere tali blocchi – ha concluso Sanjust – allora è difficile non essere indipendentisti”.
L’esponente del Partito Sardo D’azione Efisio Planetta ha definito la 224 una “mozione con carattere di solennità” perché , secondo il consigliere, dopo 64 anni di autonomia incompiuta, passati ad incassare soprusi, a migliorare il vivere quotidiano della nostra gente, ad ingoiare decisioni estranee alle nostre necessità, l’indipendenza sarebbe una conseguenza quasi naturale della nostra storia e anche un istinto di sopravvivenza. “Secondo recenti statistiche – ha affermato Planetta – la maggioranza dei sardi è insoddisfatta del livello di autonomia dell’Isola e sarebbe quindi favorevole all’ indipendenza”. La mozione, secondo il consigliere, darebbe spunto a una riflessione sui limiti politici e culturali che impediscono di parlare di indipendenza poiché i poteri saranno sempre concessi o revocati da altri. “noi guardiamo con rispetto i catalani, gli scozzesi, i fiamminghi, e tutte quelle nazioni che si battono per avere una loro autonomia. Dovremmo acquisire – ha continuato Planetta – nuove aree di sovranità, archiviare per esempio il nostro rapporto di sudditanza con l’ Eni, che ha inquinato e sfruttato il nostro territorio. Non dobbiamo essere complici di ingiustizie e conflitti”. L’on. Planetta ha concluso evidenziando che, l’esperienza di questi ultimi 60 anni ha mostrato una limitatezza da parte dell’Isola, nel difendere i suoi interessi primari di fronte allo Stato italiano.
L’on. Agus (Pd) ha detto che questo processo per l’indipendenza della Sardegna parte da lontano e si è sempre infranto per volontà del popolo. Per l’esponente del Pd alcuni aspetti denunciati dalla mozione sono condivisibili. Prima di lasciarci andare però a facili illusioni si devono considerare alcuni aspetti per chiederci se la Sardegna possa essere realmente indipendente. Il tema dell’indipendenza – per Agus - è sicuramente affascinante ma deve essere esaminato anche in un’ottica economica. Siamo realmente capaci di affrancarci dalla dipendenza energetica e infrastrutturale? Siamo capaci di stare da soli in Europa e nel mondo?
L’on. Paolo Dessì (Psd’az) ha affermato che oggi vota una mozione dove prende le distanze da uno Stato per cui un tempo avrebbe sacrificato tutto. Oggi mi sento tradito perché le dinamiche che regolano i rapporti tra Stato e Regione non sono improntati alla lealtà. Mi sono reso conto che lo Stato – ha aggiunto - ha una scarsa attenzione verso la Sardegna, ma sono anche consapevole che il peggior nemico del nostro popolo sono i sardi stessi. Noi rivogliamo la nostra dignità. Noi vogliamo essere indipendenti, indipendenza intesa come riconoscimento della nostra storia, delle politiche di fiscalità e di vantaggio, come insularità, trasporti, lingua, diritto a un seggio nel parlamento europeo, gestione del demanio e delle servitù militari. Fare a meno dell’Italia oggi è una necessità in assoluto.
E’ stata fatta la richiesta di verifica del numero legale. Essendoci il numero legale i lavori sono proseguiti.
Ha poi preso la parola l’on. Renato Soru (Pd), il quale ha ripreso le conclusioni dell’intervento dell’on. Dessì, che ha chiarito come l’idea di indipendenza, di un Psd’Az “di destra”, significhi separazione dal resto dell’Italia. Tra le polemiche, Soru ha continuato dicendosi favorevole alla conquista di sempre maggiori spazi di sovranità, autodeterminazione e autogoverno per quanto riguarda le istituzioni sarde, ma all’interno di una comunità italiana ed europea. Secondo l’esponente Pd il merito del dibattito sarebbe sbagliato, in quanto bisognerebbe chiedersi come migliorare la qualità della vita in Sardegna: Soru ha criticato la gestione della sanità nell’isola (“Disavanzo di 370 milioni di euro”), della scuola e formazione professionale e sulla continuità territoriale e dei trasporti. “È colpa dell’incapacità dello Stato o della nostra scarsa capacità di autodeterminazione, che invece c’è ed è gestita malissimo?” ha dichiarato l’esponente Pd, che ha lamentato una forte responsabilità della classe politica sarda nei succitati problemi. Interviene poi l’on. G.Diana (Pd), che con il vicepresidente Cossa ha lamentato la disparità di trattamento per quanto riguarda l’intervento di Soru, più volte interrotto da altri colleghi e chiedendo allo stesso Cossa di verificare la disponibilità a tornare in aula del Presidente della Regione Cappellacci, dato che ieri era stato disposto il rinvio della discussione a causa della sua assenza. Ha poi preso la parola l’on. Pietro Pittalis (Pdl), che ha voluto difendere l’operato del Presidente della Regione, venendo poi ripreso dal vicepresidente Cossa, il quale gli ha contestato l’irritualità dell’intervento.
L’on. Cuccureddu (Misto) è intervenuto dicendo che la discussione odierna non dovrebbe essere ridotta a sterili polemiche che anziché unire dividono. “Io ho firmato la mozione, voterò a favore e il mio non sarà un voto tecnico, pur non ritenendomi un indipendentista, poiché è evidente che vi è in Sardegna un’ unità etnica, di tradizioni e di lingua – ha affermato.. Bisognerebbe creare le condizioni per una provocazione perché, se la mozione dovesse essere approvata con la maggioranza dei voti, sarebbe come il sasso gettato nello stagno, e avrebbe risonanza”. Cuccureddu ha concluso evidenziando che l’indipendenza probabilmente non arriverà ma sarebbe utile considerare delle soluzioni intermedie di governo per cercare di ripensare a nuove architetture istituzionali.
L’on. Chicco Porcu (Pd) ha ricordato di aver firmato la mozione ma che la sua adesione era tecnica. “Aderisco alla necessità di sviluppare il dibattito ma non all’indipendenza. Per questo voterò contro”. L’esponente del Pd ha detto che per il presidente Cappellacci i temi dell’indipendenza sono serviti a mascherare l’incapacità di questo governo regionale. Noi dobbiamo batterci in maniera più rigorosa per permettere alla Sardegna di esercitare i suoi diritti.
L’on. Maninchedda (psd’az) ha detto che i sardisti sono consapevoli che il percorso per l’indipendenza è un percorso, che deve iniziare , e che si svolgerà in Europa. Davanti a questi temi bisogna avere un orizzonte europeo. Per Maninchedda i sardi uniti devono proclamare di essere titolari di una sovranità originaria. Questo significa creare il presupposto politico per passare dalla libertà di volere alla libertà di fare. L’on. Maninchedda, rivolgendosi all’on. Soru, ha detto che l’ex presidente della Regione non riuscirà a non far dialogare i sardisti con la sinistra.
Il consigliere del Pd Gian Valerio Sanna ha espresso le sue perplessità sulla mozione, ricordando all’Aula il giuramento di fedeltà allo Statuto ed alla Costituzione. Abbiamo giurato fedeltà alla Costituzione - ha continuato Sanna – che prevede che la Repubblica è unica e indivisibile. Secondo l’esponente del Pd l’indipendenza andrebbe contro questo giuramento e questa impostazione: “Io voto senza tradire questo giuramento. Voglio stare nel pieno rispetto di ciò per cui ho giurato”. Inoltre Sanna ha aggiunto che prima di aspirare ad un’autonomia bisognerebbe recuperare una coesione all’interno del Consiglio poiché “le nostre divisioni, la nostra inconcludenza, non porterebbero a niente”. L’insoddisfazione del popolo sardo, secondo il consigliere, andrebbe analizzata e compresa con un’applicazione piena di quelle prerogative che l’autonomia ha negoziato fino ad oggi. “Non possiamo oggi rispondere a delle pulsioni nazionaliste senza sapere dove andremo a finire – ha detto Sanna – la coesione invece dentro la Regione consentirebbe di conquistare a poco a poco pezzi di autonomia. Credo che questa impostazione vada rivista e si ricerchi un’autonomia moderna”.
È poi intervenuto l’on. Mariano Contu (Pdl), il quale ha iniziato il suo intervento in campi danese. Secondo l’esponente del Pdl il principio secondo cui la Regione assume l’identità culturale del popolo sardo (L.Reg. 26/1997) avrebbe meritato diversa attenzione: ad esempio attraverso l’investimento di risorse regionali per istituire interpreti e traduttori, personale necessario alla traduzione in sardo o in italiano delle discussioni durante le sedute assembleari. Ritornando all’uso dell’italiano, l’esponente Pdl ha ricordato come la sovranità del popolo sardo non si affermi con documenti o attraverso guerre, ma bisogna pensare che esso si unisce su fattori come lingua cultura e identità. “Fatta la Sardegna, bisogna fare i Sardi”, ha concluso Contu, auspicando la fine dei campanilismi che, anche dentro l’aula consiliare, rendono lontana l’unità di intenti, che potrebbe portare invece ad una volontà comune esprimibile soltanto attraverso un referendum da sottoporre al popolo sardo.
L’on. Paolo Dessì, per fatto personale, ha detto di essersi sentito offeso dall’on. Soru che nel suo intervento ha raccontato falsità. L’on. Soru ha offeso – ha detto - me e la categoria dei pescatori.
I lavori del Consiglio riprenderanno alle ore 16. (R.R.)