CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

------------------------------------

Nota stampa
della seduta n. 326 del 24 maggio 2012

------------------------------------

TU 343 – 354 (II9/A -Norme in materia di province e modifiche alla legge regionale 22 febbraio 2012, n. 4 (Norme in materia di enti locali e sulla dispersione ed affidamento delle ceneri funerarie) ex articolo 102 del Regolamento

Cagliari, 24 maggio 2012 - La seduta si è aperta sotto la presidenza della Presidente Lombardo. All’ordine del giorno la discussione generale del TU 343 -354 (II)/A Norme in materia di province e modifiche alla legge regionale 22 febbraio 2012, n. 4 (Norme in materia di enti locali e sulla dispersione ed affidamento delle ceneri funerarie). Il primo iscritto a parlare è stato l’on. Vargiu (Riformatori sardi) che ha ricordato il successo del referendum del 4 maggio Per il capogruppo dei Riformatori sardi l’obiettivo della campagna referendaria era quello di far partire il cambiamento. Gli elettori sardi hanno mandato a questo Consiglio – ha aggiunto - un segnale inequivocabile: l’Assemblea non può non vedere e non sentire, non può fare il “frenatore”. Per il capogruppo è necessario vedere il referendum come un’opportunità non come una disgrazia capitata al mondo politico. Questo Consiglio regionale può fare solo due scelte: porsi alla testa del cambiamento o frenare tale processo. Ognuno di noi deve dire da che parte sta. A nome dei Riformatori – ha concluso - vi chiediamo una svolta se non vogliamo rassegnarci a una Sardegna che non ci piace.
Dopo l’intervento dell’on. Vargiu l’Aula ha accolto la proposta della Presidente, visto il grande numero di consiglieri iscritti a parlare, di contingentare i tempi degli interventi a 10 minuti.
L’on. Giampaolo Diana (Pd) ha detto che il Pd conferma il suo impegno al cambiamento. Il Pd giudica il voto del 6 maggio una richiesta di volontà profonda di cambiamento da cui non si può prescindere. Noi non solo vogliamo rispettare il voto – ha aggiunto - ma vogliamo trasformare l’indicazione di voto nell’impegno di riordinare complessivamente il sistema delle autonomie locali. Per Diana è necessario valorizzare la funzione degli enti locali, realizzando l’effettivo decentramento delle funzioni dalla Regione agli enti locali al fine di accorciare la distanza tra istituzioni e cittadini. La volontà espressa il 6 maggio deve essere per il Consiglio un’occasione straordinaria per trasformare il sistema istituzionale regionale. Diana ha sottolineato però che non sembra ci sia tale volontà di cambiamento nel presidente della Regione. E’ lui che innanzitutto ha l’obbligo e il dovere di proporre il cambiamento. Cosa propone? Siamo in attesa – ha affermato - di una sua proposta. Vorremmo un sussulto d’orgoglio da parte della maggioranza, della giunta e del Presidente. Noi vogliamo rispettare il voto. Siamo per il riordino complessivo e per l’esaltazione degli enti locali. Abbiamo una nostra idea, una nostra proposta che è pronta. Però vogliamo sentire prima la proposta del Presidente.
L’on. Capelli (misto) ha ricordato il suo emendamento alla Finanziaria presentato in aula il 10 gennaio del 2011 in cui si proponeva l’abolizione delle province entro la legislatura. Quell’emendamento – ha ricordato Capelli - fu respinto dagli stessi proponenti del referendum. Mi stupisce che i Riformatori, un partito che ha la vicepresidenza, la presidenza della III commissione, due assessori in giunta, non abbiano proposte. Fatele voi le proposte. Cancelliamo queste province nei tempi giusti, cioè alla fine della consiliatura provinciale.
L’on. Matteo Sanna (Udc-Fli) ha detto di essere sempre stato rispettoso del voto popolare. Sono d’accordo – ha detto - con l’on. Capelli di far arrivare le province fino alla fine della legislatura. E’ necessario però studiare da subito una riforma organica degli enti locali intermedi.
L’on. Cocco (Idv) ha ricordato di essere uno dei 21 consiglieri regionali promotori del Referendum. Oggi si gioca la partita - ha detto – di chi vuole veramente il cambiamento o di chi vuole fare il guardiano del cimitero della politica. Tutti vogliamo cambiare e il Consiglio regionale ha un’occasione unica di cambiare l’architettura della Regione.
Anche per l’on. Lai (Pdl) tutti sono chiamati a rispettare il risultato referendario. Però bisogna ben ponderare i risultati e vedere gli effetti sui territori per non tornare al passato alla subalternità dell’ente intermedio. Con il referendum il cittadino – ha chiesto - ha voluto eliminare le province o gli sprechi?
Per l’on. Agus (pd) i referendum hanno dato una scossa al Consiglio ma è necessario pensare al riordino istituzionale.
Il vicepresidente Cossa ha poi dato la parola all’on. Cuccureddu (Misto) che ha parlato di discussione generale “al buio”. Sappiamo – ha detto - che esiste un emendamento approvato dai capigruppo e non approvato in commissione che rischia di rendere inutile una discussione sul TU. Per Cuccureddu i referendum hanno avuto lo scopo di stimolare un’azione riformatrice. Bisogna cogliere l’opportunità del referendum per attuare una grande riforma e per avere una regione più snella.
L’on. Porcu (pd) ha parlato di “ipocrisia” da parte di chi per coprire l’incapacità della maggioranza cavalca la disperazione della gente. L’esponente del Pd ha detto che Cappellacci è un “presidente marziano” che con la sua azione, in materia di referendum, sta facendo un atto di vigliaccheria politica. Per Porcu l’obiettivo è andare al più presto a nuove elezioni.
L’on. Stochino (Pdl) ha espresso perplessità. Siamo sicuri – ha chiesto – che noi riusciremo in tempi brevi a fare quello che in tre anni non siamo riusciti a fare? Siamo in grado di fare una riforma in tempi brevi? No, abbiamo bisogno di un tempo congruo. E’ vero il referendum deve essere una opportunità, ma dobbiamo fare una legge che serva veramente al popolo sardo. Se dovessimo abolire oggi le province i problemi x il cittadino sarebbero enormi. Stochino ha invitato alla riflessione.
L’on. Soru (Pd) ha detto che è sbagliato arrivare in quest’aula in una forma cosi confusa. E’ sorprendente – ha detto Renato Soru – non vedere in Consiglio il presidente della Regione. Per Soru nonostante la demagogia di cui era intriso il referendum l’opportunità non va sprecata.. Le province sono un retaggio del passato e devono essere abolite. Non dobbiamo tendere certo al centralismo – ha aggiunto - ma occorre fare un passo avanti per premiare le diversità territoriali mettendo assieme i comuni e assegnando alla Regione solo una piccola parte dei compiti che erano delle province. Per Soru la Prima commissione deve affrontare prioritariamente l’argomento del riordino degli enti locali.
L’on. Maninchedda (psd’az) è stato chiaro: la proroga degli organi in carica è una scelta politica e non tecnica. E’ un errore madornale e grave. Questa scelta è sbagliata ed è un errore di superbia politica. Non si interpreta un mandato elettorale cambiandone la direzione. Il clima è tesissimo e si sta diffondendo odio e disinformazione. Durissimo il giudizio sul presidente Cappellacci. Per il presidente della Prima commissione il presidente della Regione orienta, con le risorse pubbliche, l’opinione pubblica contro il Consiglio regionale. Per Maninchedda sarebbe opportuno andare a elezioni.
L’on. Zuncheddu (Misto) ha detto di aver sostenuto il referendum. Ma chi ha proposto il referendum ha sbagliato il metodo, perché una forza politica che fa parte della maggioranza doveva raggiungere il risultato in altri modi. Le otto province non hanno ragione di esistere e sono un retaggio anacronistico del periodo napoleonico. Quindi rispettiamo la volontà popolare. Il Consiglio regionale deve risolvere il marasma che è nato dopo il referendum. Auspico una legge - ha concluso - che riordini tutta la materia e che decentri i poteri della Regione potenziando i comuni.
Per l’on. Giuseppe Cuccu (Pd) questi referendum hanno chiarito che la maggioranza non c’è e che il presidente della Regione è solo con i Riformatori. Cuccu ha criticato la maggioranza che davanti al caos non fa una proposta. Prendiamo atto del risultato referendario – ha affermato - ma non cominciamo una nuova stagione di accentramento regionale.
Mario Diana ha chiesto una breve sospensione. La presidente ha convocato la conferenza dei capigruppo che ha deciso di proseguire i lavori a oltranza..
L’on. Salis (idv) ha detto che è convinto che quattro livelli istituzionali non siano più compatibili con la situazione attuale, sono troppi. Per Salis tra i tanti problemi politici evidenziati dal referendum il più evidente è il crack della maggioranza di governo della Regione. Su questi temi la maggioranza ha dichiarato forfait, la maggioranza si è dissolta. Questa legislatura è finita e la maggioranza sta implodendo. Noi dell’opposizione stiamo gestendo un ruolo di supplenza., non è accettabile che in questa attività di lavoro il presidente della Regione sia assente.
L’on. Giacomo Sanna (psd’az) ha detto che il clima teso non aiuta a superare i problemi. Prima di stravolgere dobbiamo riflettere. Fare una legge perfetta è impossibile, dobbiamo cercare di fare una legge meno imperfetta possibile. Per Sanna è necessario rispettare la volontà popolare e arrivare a una riforma complessiva degli enti locali.
L’on. Uras (Misto) ha sottolineato che il clima avvelenato non aiuta al raggiungimento dei risultati. Il presidente del gruppo misto ha detto che è una indecenza politica il comportamento del Presidente Cappellacci che anche oggi è assente. Uras ha ricordato il suo No all’abolizione delle province che, tra l’altro, comporterebbe gravissimi danni.. I lavori proseguono.(R.R.)

Legge sulle province, in nottata prosegue a oltranza il dibattito

Dopo l’on. Uras ha preso la parola l’on. Giulio Steri (Udc) che ha detto in premessa: “La volontà popolare espressa dal referendum deve essere attuata e lasciamo da parte ogni voce contraria. Il momento è delicato e siamo chiamati a un impegno straordinario per risolvere una situazione che, se non provvediamo oggi, provocherà un gravissimo danno alla Sardegna”. L’oratore ha proseguito così: “Noi siamo pagati per risolvere anche le situazioni complesse ma se anche il nostro partito a livello nazionale è contro le province il nostro spirito di responsabilità ci costringe a fare un passo indietro, per evitare un danno alla Sardegna. Non ho sentito da tutti parole che vanno nel senso di quel medesimo senso di responsabilità. Una soluzione è comunque quella di stabilire dei termini per riordinare tutte le autonomie locali. Noi siamo disposti a lavorare senza sosta per scrivere tutte le norme di legge”.
Per il Pdl ha preso la parola il capogruppo, on. Mario Diana, che ha detto: “Il Consiglio non si deve sentire espropriato, era indispensabile che si arrivasse a definire un testo che fosse il più condiviso possibile. Un piccolo passo ancora e avremmo licenziato un testo che poteva essere votato all’unanimità. La situazione è difficile, come anche gli esperti hanno evidenziato nei loro pareri. Nessuna delle nostre forze politiche si è schierato contro il referendum: in un modo o nell’altro tutti siamo stati coinvolti. Certo, nello sciogliere le Province si è sciolta anche la provincia storica di Oristano e mi viene difficile pensare che non ci sia più la mia provincia. Ma se così sarà, procederemo. Abbiamo steso un testo che è stato lungamente cambiato: siamo arrivati alla soluzione “meno peggio”, che è comunque una soluzione, espressione di grande coesione tra le forze politiche. Non è un elemento dirimente l’assenza del presidente Cappellacci: questa è una legge che è sfuggita alla Giunta, per una volontà della stessa Giunta che pure è impegnata, con l’assessore Rassu, a scrivere una legge definitiva per il sistema degli enti locali. Bisognerà comunque studiare un meccanismo di rappresentanza dei territori, a cominciare dalla Gallura”.
L’on. Gianvalerio Sanna (Pd) ha detto: “Nell’89 Martinazzoli raccontò la metafora, buona che per oggi, secondo cui la nave è ormai in mano al cuoco di bordo e la radio trasmette non la rotta ma il menù del giorno. Siamo in questa situazione anche perché il presidente della Regione non ha ponderato le conseguenze dello sviluppo della legittima iniziativa referendaria. Invece di commissariare le province il presidente dovrebbe commissariare se stesso. L’unica strada per rispondere ai referendum è fare le riforme ma voi ci siete arrivati soltanto per effetto del referendum, non per vostra volontà politica. La proroga non è un dato politico ma un vincolo giuridico e si può interrompere solo con una legge di riforma, dai caratteri generali e astratti e sulla base di presupposti non irragionevoli. Siamo sicuri che possiamo superare tutte e otto le province? Non è dato saperlo e dobbiamo invece saperlo, per non generare il panico tra i sardi”.
Per la Giunta ha preso la parola l’assessore agli Enti locali, on. Nicola Rassu: “L’approvazione dei referendum ha portato l’Aula a consultarsi con i costituzionalisti, accelerando il processo di riforma che era già in atto e che è stato messo in discussione dal decreto Monti, incostituzionale. Ha causato grandi disagi ma ora tocca al Consiglio, senza primogeniture, approvare una legge con il coinvolgimento di tutti. Ma non è giusto dire che la Giunta è assente ma è certo che la Giunta non può e non deve fare da sola questa riforma. Lasciamo da parte l’attacco continuo e l’obiettivo di abbattere il nemico. Noi ci stiamo provando e il presidente Cappellacci lo fa sul serio. Nessuno sogna di violare la volontà referendaria ma nessuna riforma può essere fatta in pochi giorni. Dunque, la proroga è necessaria per poter preparare la riforma”.
La presidente Lombardo ha sospeso i lavori, su richiesta dell’on. Diana (Pd) e ha convocato una conferenza dei capigruppo. (c.c. – ore 22.52)

Approvata la legge sulle province

Alla ripresa la presidente Lombardo ha proceduto al passaggio agli articoli e successivamente ha richiamato l’Aula alla discussione sugli articoli e sugli emendamenti. L’on. Soru (Pd) ha chiesto una breve sospensione per poter esaminare gli emendamenti e la presidente Lombardo ha accordato una breve pausa. Alla ripresa la presidente ha chiesto alla Giunta di formulare il parere sugli emendamenti e l’esecutivo è intervenuto con l’assessore agli Enti locali, Nicola Rassu, che si è espresso favorevolmente soltanto sull’emendamento 6.
L’Aula ha respinto gli emendamenti 1, 2, 3. Approvato l’emendamento 6. Sull’emendamento 4 l’on. Cuccureddu ha detto: “Mi sorprende il parere contrario della Giunta, visto che si tratta di riassumere chi ha lavorato nei cantieri di forestazione, bloccando così quanto deciso dalla Finanziaria regionale. Chi vota così si assume una bella responsabilità”. L’emendamento 4 è stato accolto invece dall’Aula. Sull’emendamento 5 (stabilizzazione lavoratori socialmente utili delle società in house) l’oratore ha chiesto il voto favorevole dell’Aula: “In caso contrario circa duemila lavoratori andrebbero in carico alla Regione, con evidenti problemi”. L’Aula ha approvato anche l’emendamento 5.
Sul voto finale della legge l’on. Vargiu (Riformatori) ha annunciato il voto contrario del suo partito: “E’ del tutto difficile affermare che lo spirito del referendum non sia tradito da questa legge, che non garantisce la neutralità. Si corre il rischio di invalidare la volontà elettorale individuando organi gestori della fase di transizione del tutto identici a quelli che i sardi hanno chiesto di cancellare”.
La presidente Lombardo ha messo in votazione la legge, che è stata approvata dall’Aula. I prossimi lavori saranno convocati a domicilio (c.c.)