CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 292 del 7 febbraio 2012
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Comunicazioni del Presidente della Regione ai sensi dell’art. 121 del Regolamento
Cagliari, 7 febbraio 2012 - La seduta si è aperta sotto la presidenza della Presidente Lombardo che ha annunciato, sulla base delle decisioni della conferenza dei capigruppo, la facoltà di intervento nel dibattito per tutti i consiglieri con il tempo contingentato a 10 minuti. Successivamente ha dato la parola al Presidente della Regione per svolgere le sue comunicazioni.
“E’un momento particolare, ha esordito il Presidente della Regione, di cui tutti hanno consapevolezza anche perchè si ripercuote in modo drammatico sulla comunità sarda ed è inserito in un contesto molto complesso a livello nazionale e internazionale. Un contesto nel quale c’è anche una grave crisi della politica, sottoposta a forti tensioni e a ripetute sollecitazioni esterne che rischiano di andare fuori controllo”. In questo momento straordinario, ha continuato l’on. Cappellacci, “stiamo cercando di individuare i nodi del nostro sistema che peraltro, come ho visto recentemente in un notiziario televisivo di vent’anni fa, sono più o meno gli stessi. Oggi però c’è una opportunità importante che non dobbiamo lasciarci sfuggire, data dalla presenza del cosiddetto governo tecnico. Molte soluzioni ai nostri problemi dipendono dal governo nazionale che, in questo caso, può contare sul sostegno di forze politiche che hanno visioni diverse e opposte”.
Abbiamo iniziato un processo, ha poi affermato il Presidente della Regione, che occorre portare a termine “salvaguardando il valore dell’unità; lo abbiamo fatto attraverso un confronto serrato con parlamentari e consiglieri regionali, coinvolgendo il Consiglio Regionale e lavorando per una ulteriore apertura all’esterno in grado di convergere su una buona sintesi politica. Rispetto a questo schema la convocazione del governo, arrivata in tempi così rapidi, ha accelerato tutto ma non può e non deve pregiudicare il percorso unitario”.
Quanto ai risultati del primo incontro con il Governo, a giudizio del Presidente della Regione, “non poteva essere quello da cui aspettarsi risposte. Per me è molto positivo; in primo luogo per la composizione della delegazione del governo rappresentato al massimo livello politico e amministrativo, anche questo segnale di discontinuità rispetto al passato. Ma anche perché il Presidente Monti ha mostrato ampia conoscenza dei dossier relativi alla Sardegna. E’emersa inoltre la volontà di operare in tempi rapidi, soprattutto sulle questioni rispetto alle quali esistono già strumenti di attuazione mentre per altre occorre un intervento legislativo. A fronte di questo contesto il risultato è il migliore possibile, ma va da se che la valutazione finale sarà quella sui risultati che arriveranno”.
Avviandosi alla conclusione, l’on. Cappellacci ha sottolineato che “non c’è, da parte di nessuno, il tentativo di cercare medaglie o riconoscimenti, nè la volontà di condivisione a prescindere, ma la responsabilità di non perdere questa occasione cercando la necessaria sintesi. Sotto questo profilo, lo stesso Presidente Monti ha sottolineato che la Sardegna ha saputo essere un buon esempio di quella Italia dialogante che vuole cercare e trovare soluzioni sui grandi problemi strutturali dell’Isola: entrate, patto di stabilità, industria, piano sud e fondi Fas, trasporti, federalismo e insularità. Dalla nostra capacità e dalle nostre decisioni, dunque, potranno arrivare le soluzioni auspicate. Il Consiglio Regionale può certificare questa pre-condizione ma dall’Aula deve partire un processo allargato a tutte le forze economiche e sociali, che abbiamo chiamato Stati generali. Mi rivolgo infine anche a sindacati perché sappiano cogliere l’importanza del momento e si proceda tutti insieme. E’ in gioco anche la credibilità di tutte le parti politiche.” (A.F.)Il primo a intervenire nel dibattito dopo le comunicazioni del presidente della Regione Ugo Cappellacci, è stato il capogruppo del Partito Democratico, l’on. Giampaolo Diana che ha focalizzato il suo intervento sul “fallimento dei tre anni di governo della Sardegna”. Dopo aver ricordato le cifre degli indicatori economici della Sardegna, con l’aumento della disoccupazione e l’arretramento di posizioni rispetto a tutte le regioni europee, Diana ha fortemente criticato metodo e merito dell’azione di governo della giunta Cappellacci. “La Giunta ha disatteso tutte le risoluzioni del Consiglio regionale, il presidente ha dimostrato insensibilità istituzionale nei confronti della massima Assemblea sarda con le sue continue assenze dai lavori dell’Aula”. Riguardo all’incontro con il premier Mario Monti Diana ha ribadito la posizione del centrosinistra, ricordando di aver più volte richiamato il presidente a convocare il Consiglio regionale per preparare l’incontro romano. “Tuttavia – ha specificato il capogruppo del Pd – abbiamo partecipato e ci siamo resi disponibili perché finalmente, dopo tre anni, il governo nazionale incontra la Sardegna”. Per Diana questa è “un’opportunità che la Sardegna non può farsi sfuggire”. “La drammaticità della crisi sarda – ha proseguito - chiama tutti alla propria responsabilità senza per questo confondere i ruoli tra chi governa e chi sta all’opposizione”. Richiamando la necessità di individuare un percorso che porti l’isola fuori dall’emergenza, Diana ha paventato il rischio che nascano problemi di ordine pubblico: “La Sardegna è una polveriera, si rischia che tutto ciò sfugga al controllo democratico”. Per il leader dell’opposizione il presidente Cappellacci non è stato capace di rappresentare al presidente del Consiglio Monti la situazione di drammaticità della Regione e ha auspicato che il proseguo del confronto con il Governo nazionale avvenga con il coinvolgimento stretto delle parti sociali e delle istituzioni locali dell’isola. “Serve una mobilitazione dell’intera Sardegna - ha affermato Diana – chiedo, pertanto, la convocazione degli Stati generali della Sardegna, in modo da impostare il cammino verso la soluzione dei principali problemi della Sardegna”.
Critico nei confronti di Giampaolo Diana, l’esponente dei Riformatori sardi-Liberaldemocratici, l’on. Pierpaolo Vargiu: “Dal maggiore partito di opposizione mi sarei aspettato elementi utili al dialogo, non critiche fini a se stesse”. Per Vargiu “l’unica proposta concreta arrivata dal centrosinistra è quella che il presidente Cappellacci aveva già fatto nelle sue comunicazioni, cioè la convocazione degli Stati generali dell’isola”. Nel riaffermare che la vertenza entrate è fondamentale per la Sardegna, Vargiu ha però chiarito che il clima in cui si dibatte oggi è molto differente da quello del 2007. Concordando poi con Diana sulle emergenze stringenti della Sardegna, Vargiu ha posto la questione dell’esistenza di una classe dirigente all’altezza della situazione. Per Vargiu è necessario “riappropriarsi del rapporto con i cittadini, senza chiudersi in polemiche sterili e in contrapposizioni di facciata chiuse dentro l’Aula del Consiglio regionale”. (MP)
La presidente Lombardo ha dato, quindi, la parola all’on. Franco Sabatini (Pd): “Condivido quanto affermato dal presidente Cappellacci quando dice che è cambiato lo scenario politico ed è stato dimostrato dalla delegazione con cui si è presentato il presidente Monti”. L’on. Sabatini ha sottolineato che l’approccio del governo Monti è ben diverso da quello che ha avuto prima il governo Berlusconi, che “ha bloccato la Vertenza entrate”. Secondo l’esponente dell’opposizione è fondamentale rifiutare la sovrapposizione della Vertenza entrate con l’articolo 27, visto che per la vertenza entrate la soluzione è vicina, quindi – ha sottolineato - bisogna chiedere con determinazione al governo Monti di approvare le norme di attuazione, visto che la “Sardegna ha mantenuto i patti, mentre lo Stato li ha traditi”.
“Presidente Cappellacci siamo davanti a una situazione esplosiva, di grossa difficoltà”, ha proseguito l’on. Sabatini, “c’è una realtà sociale di emergenza. Davanti a questa emergenza la società sarda non capisce le nostre polemiche e le nostre divisioni”. Rivolgendosi al presidente della Giunta regionale, l’on. Sabatini lo ha esortato all’unità: “Presidente non servono solo gli appelli all’unità ma è un concetto che si pratica, si devono condividere i percorsi se davvero si vuole guardare all’unità”. Poi si è rivolto a tutte parti politiche, compreso il suo partito. “Né a lei né al Pd – ha affermato l’on. Sabatini - le differenziazioni servono a far aumentare i consensi elettorali, ma solo a non farci capire dalla gente”. E’ necessario, ha concluso, essere uniti “con l’obiettivo di ottenere tutte le cose che alla Sardegna spettano per legge”.
Per il collega di partito, l’on. Chicco Porcu (Pd) l’esposizione del Presidente Cappellacci di oggi “è stata deludente, perché manca il senso dell’urgenza e dell’ingiustizia che la nostra Regione è costretta a subire”. Per quanto riguarda la “Vertenza entrate” ha aggiunto: “Nasce per riparare a un torto, non è per avere di più, ma per farci restituire i 4 miliardi che ci sono stati tolti per errore nell’applicazione dell’articolo 8. Per quei 4 miliardi in meno ci siamo indebitati, pagato mutui e sottratto risorse allo sviluppo delle infrastrutture e dell’economia della Sardegna”. L’on. Porcu ha ricordato che la battaglia del 2005 era servita per porre rimedio a un danno causato all’Isola. Per l’esponente del Pd il Presidente Cappellacci deve spiegare al premier Monti che non solo non è stata risolta la “Vertenza entrate” ma è stata applicata la parte più dannosa. Poi i numeri. Secondo l’on. Porcu, tra il 2009 a 2010 la Sardegna ha avuto 229 milioni di euro, ma lo Stato, solo sulla Sanità ha risparmiato quasi 400 milioni. Il consigliere del Pd ha esortato il Presidente Cappellacci a spiegare al premier Monti che la Sardegna ha solo più oneri e costi e l’ha esortato, se necessario, a restituire le deleghe ricevute dallo Stato. “Presidente le chiedo se è disposto a rivedere la sua strategia”, ha concluso “ smettendo di giudicare positivo un tavolo che di fatto ha rinviato la soluzione. Se vuole unità è disposto a condividere il percorso?”. Diversamente, ha concluso, “per noi sarà molto difficile appoggiarla su una rivendicazione di profilo così basso. La Vertenza entrate deve essere posta come pregiudiziale al tavolo Stato-Regione. Non ci si siede a un tavolo con chi non rispetta i patti”. (E.L.N.)
L’on. Radhouan Ben Amara (Misto) ha premesso di non essere esperto di attacchi e di attaccamento e di non voler fare una opposizione di maniera, ma di preferire una forte aderenza alla realtà. Ma la realtà, ha osservato, “non si costruisce sugli inganni. Molti ritengono che sarebbe stato meglio raccogliere le istanze della società sarda e poi convocare il vertice con il governo; di conseguenza anche la Regione avrebbe dovuto arrivare al confronto con una delegazione politica ed una tecnica. In realtà il Presidente Cappellacci aveva intorno a se un harem politico, lo stesso che siede in questo Consiglio, composto in parte dalle stesse persone che poi hanno parlato di fallimento dell’incontro”. Ben Amara ha poi criticato “una politica nebulosa, che vuole invadere la nostra società in modo ideologizzante, dimenticando che non si può essere professionisti dell’enigma. Come si fa a curare i mali della Sardegna quando gli stessi medici hanno bisogno di cure? La polarità sinistra-destra ha perso la sua capacità propulsiva e forse c’è qualcuno di sinistra in questo Consiglio che ha avuto paura di confrontarsi con un Presidente del Consiglio come Monti”. Secondo l’esponente del gruppo Misto “c’è il tentativo di fuggire dalla fatica di conoscere e di mettersi in sintonia col popolo; ciascuno ritiene di fare mondo a se mentre l’80% dei consiglieri regionali vengono oscurati dai propri capigruppo. Sembra che l’unico scopo sia quello di fabbricare una opinione pubblica, maneggiando sapientemente una lingua e praticando una stregoneria evocatrice. Il Consiglio, in effetti, non ha fatto niente salvo presentare mozioni e ordini del giorno.”
L’on. Renato Soru (Pd) ha contestato con vigore la ricostruzione del Presidente Cappellacci, secondo il quale “i problemi della Sardegna sono gli stessi di trent’anni fa e sono attualissimi, come se in questo tempo non ci fosse stato un percorso virtuoso in tanti settori della società sarda”. Lei, ha detto Soru, “ha avuto la sua opportunità quando andava a villa Certosa da Berlusconi, che ha avuto grandi responsabilità per anni, anche in questa legislatura. Tutto questo però non è bastato, anzi ci sono stati insuccessi clamorosi. Adesso perché dovrebbe bastare confrontarsi con Monti? Il problema è che non siete all’altezza, non è vero che i problemi della Sardegna stanno a Roma”. Sulla questione delle Entrate, l’on. Soru ha sostenuto che “non c’è nessuna vertenza, o meglio c’è stata ed è stata risolta con la finanziaria del 2007. Piuttosto, ha smesso di produrre effetti con voi perché ve ne siete disinteressati con arroganza, annacquando le questioni vitali dell’Isola in mille tavoli, nascondendo l’evidenza di essere stati imbrogliati dal Governo Berlusconi. Ora c’è una legge inapplicata eppure non c’è stata nessuna azione nei confronti dello Stato; ci sono diritti che devono essere fatti rispettare e responsabilità che vanno gestite”. Se la Sardegna è una polveriera, a parere di Soru, è anche perché manca circa 1 miliardo di euro di entrate, perché sono stati restituiti 380 milioni di fondi europei, perché non sono stati spesi i fondi per l’agricoltura. Questa legislatura, in particolare, è stata segnata negativamente dal marzo del 2009, quando è stato deciso di cancellare il piano Fas per le aree sottoutilizzate, approvato in quasi tutte le Regioni del centro nord, che avrebbe portato alla Sardegna 2 miliardi e 400 milioni. Mentre oggi si parla di Tirrenia, qualcuno ha accettato che le rotte per la Sardegna fossero assicurate per altri 10 anni a quella compagnia. Molte cose sono accadute non per colpa dello Stato cinico e baro ma per responsabilità di un governo della Sardegna disattento e arrogante”. (A.F.)L’on. Roberto Capelli (Api-Misto) ha definito la situazione “imbarazzante”. “Non mi aspettavo un elenco di ciò che la stampa ha riportato sull’incontro con Monti, non una cronologia di eventi, ma una relazione precisa e specifica all’Aula sulle proposte avanzate dalla giunta per la vertenza Sardegna”, ha spiegato Capelli. Per l’esponente dell’Api il problema è il merito dell’incontro, cioè capire se è stata posta la questione delle entrate nel senso dell’applicazione di una legge o se sia stato avanzato il problema relativo al patto di stabilità.
Il problema centrale per Capelli è la mancanza di autorevolezza del presidente della Regione e della sua Giunta che invece di riepilogare i problemi della Sardegna al governo dovrebbe rappresentarne le soluzioni. Capelli ha sollevato i dubbi sul futuro, sul come investire e distribuire le risorse che lo Stato deve alla Sardegna, mettendo sul tavolo alcuni elementi guida individuati nello sviluppo dell’agricoltura, nella riforma rurale e nel turismo. “Dobbiamo dare risposte strutturali – ha concluso Capelli - ma per farlo dobbiamo essere autorevoli. Questo manca alla Sardegna e la responsabilità è del Presidente della Regione”.
L’on. Paolo Maninchedda, parlando a nome del gruppo del Psd’Az, ha esordito dichiarando tutto l’appoggio necessario al Consiglio regionale nelle scelte di indirizzo per una contrapposizione nei confronti del governo. L’esponente sardista ha puntualizzato il disaccordo con il presidente Cappellacci e con la Giunta sulla lettura degli eventi e di tutta la situazione sarda enunciate nell’intervento del presidente. “La differenza di valutazione – ha spiegato Maninchedda - nasce da un’esplicita mancanza di vigore da parte del presidente rispetto al comportamento dello Stato e dalla gravità della crisi sarda”. Per Maninchedda l’azione della giunta nel rapporto con il governo è caratterizzata da grande debolezza: “Chi governa guida i processi, non può limitarsi a riepilogarli e a elencarli. Per il presidente è un successo aver ottenuto l’apertura di un tavolo sardo – ha proseguito il sardista - ma in uno Stato normale quel tavolo dovrebbe essere sempre aperto”. Maninchedda ha insistito sul rapporto tra la Sardegna e lo Stato che considera viziato dal fatto che le due parti non perseguono gli stessi obiettivi. Proprio per questo, secondo Maninchedda, c’è la necessità di una contrapposizione caratterizzata da vigore e intraprendenza da parte della Regione. In particolare secondo il Partito sardo d’Azione la Sardegna non dovrà accettare la proposta all’esame del governo della rateizzazione del credito né il ritorno delle norme di attuazione in Consiglio regionale. (MP)
La presidente Claudia Lombardo ha dato, poi, la parola all’on. Daniele Secondo Cocco (Idv): “I sardi sono stufi dei tatticismi, dobbiamo studiare un percorso unitario, dobbiamo pretendere che venga rispettata la legge”. L’on. Cocco ha esortato tutti i colleghi, espressione di partiti nazionali, a premere ognuno a suo modo sui rispettivi referenti nazionali per far valere le rivendicazioni della Sardegna.
L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha esortato il presidente Cappellacci a condividere con tutte le forze politiche in Consiglio regionale gli esiti dei tavoli romani, perché “così avrebbe ancor più autorevolezza e forza nel portare a Roma le rivendicazioni della Sardegna”. “Ci sono stati in questo Consiglio momenti positivi, di condivisione, andando oltre la visione opportunistica del tornaconto elettorale. Dobbiamo agire come rappresentanti della Sardegna e non di un gruppo politico”. L’on. Agus ha evidenziato che forse qualche critica mossa all’on. Cappellacci è stata eccessiva, ma lo ha esortato a prendere le critiche come uno stimolo a fare meglio nei tanti settori in crisi della Sardegna e a sostenere le tante famiglie sarde. L’esponente del Pd ha anche proposto un percorso che porti la Sardegna ad essere veramente autonoma potenziando l’agricoltura, l’autonomia energetica e la valorizzazione della cultura sarda. “La debolezza di una nazione – ha concluso - è quella di dipendere dagli altri”. (E.L.N.)
L’on. Marco Espa (Pd) ha posto l’accento sul fatto che “questo non è il momento di parole vuote, anzi è quello in cui la battaglia politica deve fare un passo indietro di fronte al rispetto delle istituzioni”. La vertenza entrate, ha continuato Espa, “è per noi la madre di tutte le battaglie, e sono d’accordo con chi sostiene che non può essere considerata una vertenza perché sono soldi nostri. Nello stesso tempo occorre riconoscere che se oggi non ci sono più soldi da dare alla Sardegna è perché il governo Berlusconi ed il governo regionale hanno dissipato risorse ingenti e preziosissime. A Monti chiediamo, dunque, quello che ci è dovuto sulle entrate senza aprire ulteriori trattative. Non so come si possa ragionare sulle tecnicalità con cui lo Stato potrà riconoscere quanto dovuto alla Sardegna; piuttosto, provocatoriamente, dovremmo pensare a come programmarli e come gestirli anche se ancora non li abbiamo”. Bisogna mantenere la barra dritta, ha detto ancora l’on. Espa, “e portare a casa risultati veri attraverso un lavoro che porti ciascuno a prendersi le proprie responsabilità, altrimenti l’appello all’unità rischierebbe di essere la solita enunciazione di principio. La Giunta deve andare avanti ma poi, se fallisce, non potrà pretendere di restare a galla come se nulla fosse”.
L’on. Francesca Barracciu (Pd) ha parlato di una “discussione molto attesa ma, proprio per questo, era lecito attendersi di più dall’intervento del Presidente della Regione che invece ha sostanzialmente ripetuto notizie generiche già abbondantemente pubblicate dai media. La delusione, quindi, si conferma e si aggrava”. Soffermandosi nel commento al primo incontro fra Regione e Governo nazionale, l’on. Barracciu lo ha definito “dispersivo, senza una selezione accurata delle priorità e soprattutto senza porre con la giusta determinazione, come pregiudiziale, il problema delle entrate. Questo modo di operare, in concreto, crea purtroppo le condizioni per non risolvere i problemi della comunità regionale nei tempi che, la situazione drammatica della Sardegna, richiede ed esige. C’è stata, da una parte, impreparazione nel sottoporre al governo le questioni più gravi della Sardegna e, dall’altra, un atteggiamento complessivo rinunciatario e remissivo”. Il problema, ha concluso l’esponente del Pd, “evidentemente è il Presidente della Regione, privo di autorevolezza e capacità e non è certo questo, purtroppo, il terreno migliore per costruire un percorso unitario. Se tre anni fa, sulle entrate, si fosse fatto un confronto vero con il governo Berlusconi la Sardegna non si troverebbe a dover ricominciare daccapo. Ora sarà tutto molto più difficile.” (A.F.)L’on. Paolo Dessì (Psd’Az) non ha nascosto la propria delusione per l’intervento del presidente Cappellacci in Aula, in particolare pensando alle attese dei cittadini. Per Dessì non sono state date risposte, non sono stati scanditi i percorsi che devono portare la Sardegna fuori dalle emergenze. “Il tavolo con Monti non è un risultato adeguato – ha affermato l’esponente sardista - la vertenza entrate non è una questione da sollevare, è un diritto acquisito”. A preoccupare Dessì è stato l’aver parlato con il governo di strategia industriale “quando invece in Sardegna proprio sull’industria c’è un’emergenza pericolosa”. Dessì ha anche posto la questione di Abbanoa, delle servitù militari, della sanità, delle politiche agricole; tutti temi che “certo non dipendono dallo Stato, ma le cui soluzioni devono essere individuate dalla Giunta”. Per Dessì dunque le questioni calde non si esauriscono con il rapporto con lo Stato, ma dipendono strettamente dall’azione del governo regionale.
L’on. Antonio Solinas (Pd) ha ribadito la posizione del suo capogruppo Giampaolo Diana sul fallimento della politica della giunta Cappellacci. “Siamo fermi alle questioni che erano oggetto del suo programma elettorale”, ha insistito Solinas. Ricordando che la situazione economica e sociale dell’isola peggiora giorno dopo giorno, minando persino l’ordine pubblico, l’on Solinas si è soffermato sull’inutilità di tavoli nazionali che non individuano le soluzioni urgenti di cui la Sardegna ha forte necessità. “Non ci tireremo indietro, per spirito di responsabilità, alla sua richiesta di unità in nome dell’isola”, ha chiarito l’esponente del Pd rivolgendosi a Cappellacci e precisando però che “non si tratta di un favore al presidente ma di un obbligo nei confronti della Sardegna”. La richiesta che arriva dall’opposizione, con le parole di Solinas, resta la forza e il vigore “che un presidente della Regione deve avere nelle rivendicazioni nei confronti dello Stato e del governo Monti”. (MP)
La presidente del Consiglio regionale ha sospeso i lavori e convocato la Conferenza dei capigruppo. Alla ripresa dei lavori, la presidente Lombardo ha comunicato all’Aula che la conferenza capigruppo ha deciso di proseguire la discussione fino alla conclusione degli interventi dei presidenti dei gruppi. Stasera il Consiglio non si riunirà perché il Presidente Cappellacci è impegnato a Roma sulla vertenza Alcoa. I lavori riprenderanno domani mattina con la replica del Capo dell’Esecutivo.
Ha quindi preso la parola l’on. Adriano Salis (capogruppo dell’Idv): “Signor Presidente Cappellacci lei mi è testimone che ho cercato in vari modi di esprimerle la mia convinzione che l’incontro di oggi dovesse essere svolto prima dell’incontro con il premier Monti. Se avessimo fatto questa discussione venti giorni fa da questo Consiglio sarebbero arrivati importanti contributi”. Secondo Salis il clima dell’incontro romano è stato “ossequioso e subalterno, non confacente al clima che si vive nelle piazze sarde. C’è un momento in cui si ha il diritto di alzare la voce. Non è più accettabile il rinvio”. Il capogruppo dell’Idv ha poi esposto la posizione del partito: lo scippo delle Entrate deve essere considerata una questione da chiudere prima dell’apertura di altri tavoli. Una vertenza entrate già chiusa anni fa. “Il paradosso, ha proseguito, è che stiamo chiedendo di applicare una legge dello Stato, a fronte della quale ci siamo fatti carico di altri costi”. “Noi abbiamo rispettata l’intesa chiusa nel 2007”. Secondo Salis “si è perso troppo tempo e il tempo va recuperato velocemente, Presidente. Questa vertenza va affrontata con decisione”.
Per il capogruppo del Psd’Az, on. Giacomo Sanna, “la gente non potrà mai capire perché stamane qui si sta recitando in un modo così incomprensibile”. Secondo l’on. Sanna il Governo Monti è un governo politico, non tecnico, sostenuto da Pd e Pdl. Un governo dei banchieri nato per affossare la Sardegna, non per risollevare l’Italia. Per questo governo “l’emergenza Sardegna non conta, si gioca a sfasciare e intanto qui si richiama la convocazione degli Sati generali della Sardegna. Non c’è più tempo, l’emergenza è emergenza”. E ha esortato i colleghi, non a prendere la tessera del Psd’Az, ma a “ricordare chi siamo e da dove veniamo”, per dare forza alle rivendicazioni che vengono portate a Roma. Infine l’on. Sanna ha, provocatoriamente, proposto manifestazioni eclatanti: “Andiamo davanti alle banche a bloccare l’ingresso nelle banche, deve diventare un caso nazionale, la battaglia e la protesta deve essere cavalcata. Deve prevalere la democrazia e il diritto a stare in questa isola”. (E.L.N.)
L’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha affermato in apertura che non è possibile “ragionare in modo consueto. L’idea del partito dei Sardi voleva significare l’unità delle varie componenti della comunità regionale per rappresentare gli autentici interessi della Sardegna”. A fronte di questo contesto, ha proseguito Dedoni, “la classe politica non si è mostrata all’altezza delle difficoltà ed i problemi in fondo sono sempre gli stessi, come ricordava Mazzini già nell’800 dicendo che il popolo sardo non ha bisogno che di fiducia in sé. Non è più tempo, quindi, di liturgie ma di solidarietà operosa, per trovare una via per dare fiducia nel futuro al nostro popolo. E’ora che gli azionisti dell’azienda-Sardegna riprendano in mano le sorti dell’Isola tracciando una via credibile per lo sviluppo; servono scelte coraggiose e unità d’intenti su poche cose sulle quali concentrare ogni sforzo”. Quanto al risultato dell’incontro di Roma, secondo Dedoni “non è stato all’altezza di quanto ci aspettavamo e soprattutto di quanto la Sardegna attendeva da lungo tempo”. Rivolto all’on. Soru ha poi sottolineato che con quell’accordo fra Stato e Regione del 2007 ha di fatto messo a carico della finanza regionale circa il 50% del suo bilancio innescando un meccanismo pericoloso che si è ulteriormente aggravato con i vincoli del Patto di stabilità. Dobbiamo comportarci dignitosamente, come sardi, sostenendo lo sviluppo di industria, turismo e agricoltura, quest’ultima in attesa di ricevere l’ennesimo colpo mortale dall’Imu. Ma tutto questo implica un lavoro diverso ed una politica diversa.”
L’on. Luciano Uras (Misto) si è detto “preoccupato per la soddisfazione del Presidente della Regione dopo l’incontro con il governo nazionale. A cinque anni dall’art. 8 dello Statuto che ha disciplinato il problema delle entrate non siamo come prima ma molto peggio di prima. Al posto del Presidente delle Regione mi sarei aspettato dicesse al Governo nazionale: domani mattina facciamo un decreto per le norme di attuazione in materia di entrate; per il resto apriamo i tavoli tematici. Invece, il Governo ha avuto via libera nell’annunciare che, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, si ragionerà su come attuare quelle norme nei prossimi cinque anni. Purtroppo siamo abituati ad una pubblica amministrazione le cui norme devono essere rispettate solo dai cittadini che, altrimenti, vengono perseguiti”. La posizione della Regione, ha sostenuto ancora Uras, “per questi motivi deve essere profondamente rivista. I governi nazionali, da quello di centrosinistra a quello di centrodestra all’attuale governissimo, insieme a quello regionale, hanno pari responsabilità della situazione disastrosa della Sardegna”. L’on. Uras ha infine rimproverato al Presidente della Regione “di aver creato divisione con le parti sociali cancellando i fondi per i patronati dopo lo sciopero generale. L’unità non si evoca ma si pratica con tutte le componenti della società sarda, poi ci vuole quella fra le forze politiche e fra i gruppi del Consiglio Regionale. La posizione del governo è comunque da rigettare.” (A.F.)La presidente Lombardo ha dato, poi, la parola all’on. Mario Diana (capogruppo del Pdl) che ha ricordato di aver partecipato all’incontro di Roma e che prima di entrare all’interno del Palazzo ha provato emozione, venuta meno all’uscita. Secondo l’on. Diana non ci si deve fidare di questo autorevolissimo tavolo. Un governo dialogante va bene, ma deve anche accettare il contraddittorio. “Noi abbiamo bisogno di altro, perché siamo animati da uno spirito diverso, io per due giornate mi sono attardato su un unico problema ossia quello della polveriera, che forse è uno dei luoghi più sicuri al mondo, non è il più sicuro se però si accende la miccia. Noi dobbiamo dare serenità alla gente, ma non possiamo dare certezze per adesso”. E ha aggiunto rivolgendosi a tutti i colleghi: “Non c’è obbligo di unità, ma non c’è neanche l’obbligo del dissenso. E’ un momento in cui serve uno sforzo da parte di tutti perché la situazione è grave”. Secondo l’on. Diana il governo Monti è un governo prigioniero dell’Europa, “ma noi non possiamo essere prigionieri dell’Italia”. Quello che stiamo vivendo a livello nazionale è “un golpe legalizzato e io non sono d’accordo”, ha affermato. Per l’on. Diana “è necessaria una posizione unitaria e condivisa. Ma attenzione perché se ci dividiamo finirà in modo scontato”. Il capogruppo del Pdl ha poi affermato: “Io comincerei a usare toni più forti con questo governo, come l’avrei fatto con l’altro governo ed è stato fatto”. In conclusione l’on. Diana ha ricordato al presidente Cappellacci che “oggi la polveriera è Alcoa. Presidente lei stasera è a Roma: il problema deve essere risolto”. (E.L.N.)
L’on. Gianvalerio Sanna (Pd) ha ricordato all’inizio del suo intervento che “il gruppo del Pd, pur con alcune difficoltà, ha partecipato al percorso unitario sperando di essere smentito nella valutazione di inadeguatezza sia del Presidente della Regione sia della maggioranza. Siamo arrivati al punto in cui bisogna decidere se riusciamo a continuare con qualche speranza di riuscita o chiudere qui la legislatura. Perché ci sono parole che suonano ostili di fronte alla drammaticità della vita di moltissimi cittadini sardi come aprire tavoli, avviare processi, tracciare percorsi”. Sulle entrate, ha affermato l’on. Sanna, “la trattativa con lo Stato è durata due anni col governo di centrosinistra e tre anni in questa legislatura, senza arrivare a nessun risultato. Molto tempo fa il senatore Pisanu inviò un messaggio molto chiaro alla classe dirigente della Regione: mettete la Sardegna prima di tutto il resto. Questa idea è stata tradita da voi, disattendendo gli ordini del giorno unitari e trascurando, ad esempio, di coinvolgere nelle scelte il Presidente del Consiglio Regionale, che rappresenta tutta l’Assemblea”. Smettetela di litigare fra di voi, ha detto Sanna rivolto al Presidente della Regione, “perché ne va del rispetto delle istituzioni”. Quanto all’unità con cui il Consiglio Regionale dovrà affrontare questa difficile fase del confronto con lo Stato, l’esponente del Pd ha dichiarato che “ci sarà possibilità di mantenerla a condizione che, prima di aprire il confronto su altri temi, si definisca una volta per tutte, come pregiudiziale, la questione delle entrate”.
Successivamente la Presidente Lombardo ha sospeso i lavori del Consiglio, che riprenderanno domattina alle 11.30 con la replica del Presidente Cappellacci. (A.F.)