CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 283 del 13 dicembre 2011

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Agricoltura, l’Aula esamina il Pacchetto legislativo di riforma delle politiche comunitarie

Cagliari, 13 dicembre 2011 - Sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo il Consiglio regionale si è riunito oggi alle 10 per affrontare il tema delle politiche agricole comunitarie (2014 – 2020) interessate da un pacchetto legislativo di riforma.
Dopo l’apertura della seduta la presidente Lombardo ha disposto una breve sospensione e ha dato la parola all’on. Antonio Solinas (pd) sull’ordine dei lavori.
A seguire l’on. Silvestro Ladu (Pdl), presidente della Seconda commissione, ha illustrato le risoluzioni approvate dalla Seconda e Quinta commissione. “Nel novembre 2010 la Commissione europea ha iniziato la fase di discussione sul futuro della Politica agricola comunitaria (Pac) e nei mesi scorsi è stata presentata la proposta legislativa in materia, che ha un budget di 386 miliardi di euro. Ora tocca agli Stati membri, alle Regioni e dunque anche a noi formulare le osservazioni, che devono essere inviate proprio in questi giorni. Entro il 2012 le politiche della Pac devono essere approvate definitivamente perché il nuovo regime entrerà in vigore dal 2014”.
L’on. Ladu ha riferito all’Aula le osservazioni formulate dalle due Commissioni del Consiglio regionale: “Condividiamo la distribuzione uniforme delle risorse nei 27 Paesi perché appiana le differenze e riduce a meno di un terzo il divario tra gli Stati aderenti. Altro criterio adottato è il pagamento uniforme per ettaro di superficie, molto importante per la nostra isola perché nei fatti la favorirebbe conferendoci il 127 per cento in più di premialità.
Un altro punto importante previsto dalle nuove norme è l’inverdimento, ossia la misura di contribuzione straordinaria per le aree agricole dove si effettuano coltivazioni che migliorano l’ambiente e il clima. Su questo noi chiediamo che si lasci ai singoli Stati membri, col concorso delle Regioni, il diritto di indicare in che cosa debbano consistere in concreto le pratiche di inverdimento. Per la Sardegna è importante inserire nell’inverdimento anche i lecci, gli olivi e la macchia mediterranea, perché consentirebbe alle nostre aziende agricole di ottenere la premialità prevista del trenta per cento.
Infine, ci sono gli “aiuti accoppiati”, che noi condividiamo a condizione che si attribuiscano a specifiche zone produttive. Vogliamo valorizzare chi lavora davvero sulle campagne, vogliamo che possa percepire la premialità del dieci per cento”.
Il relatore ha concluso dicendo: “Questa risoluzione, che nasce dal confronto con le parti sociali, è tempestiva ed importante. Per questo dobbiamo decidere oggi e andare verso l’Europa con proposte concrete, considerando che le politiche agricole cambieranno profondamente a breve. Chiedo che ci sia un impegno serio da parte della Regione per sostenere queste misure davanti alla Commissione Europea”.
Ha preso poi la parola l’on. Francesca Barracciu (Pd), che ha detto: “Condivido, e lo dico in premessa, le risoluzioni anche perché sono parte integrante della mozione 156 presentata dal centrosinistra e che illustreremo dopo. Dico solo che la nostra mozione nasce dal fatto che abbiamo constatato l’assenza della giunta regionale sul tema delle politiche europee, anche se sui giornali fioccano comunicati della Giunta che dicono esattamente il contrario.
A Bruxelles si decidono le politiche agricole del prossimo futuro e si tratta di temi importanti, non fosse altro per la quantità di risorse finanziarie che potrebbero arrivare in Sardegna per il comparto agricolo. E vista la crisi presente in Italia queste risorse sono ancora più importanti di quanto non lo sarebbero comunque. Per questo i programmi europei di sviluppo dovranno essere al centro dell’attenzione consapevole della Giunta regionale. Invece notiamo sul punto un silenzio insopportabile.
Nella nuova Pac ci sono vantaggi enormi per la Sardegna, che derivano dai nuovi parametri di distruzione degli aiuti per gli agricoltori: non più la quantità di produzione ma la superficie coltivata. Secondo uno studio del Sole 24 ore per la Sardegna sarebbe un incremento di contributi del 20 per cento e il governo Berlusconi prima e poi il governo Monti si stanno opponendo, per tutelare gli interessi degli agricoltori del Nord Italia. Noi vogliamo una parola chiara del presidente Cappellacci, vogliamo sapere se intende difendere gli interessi degli agricoltori sardi”. (c.c.)

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha affermato che “in una situazione di grande crisi la politica europea rischia di essere l’unica ancora di salvataggio per l’agricoltura sarda. Alla Sardegna peraltro è mancata una strategia per il rilancio dell’agricoltura nella regione; l’unica legge di settore, la 15, nata sull’onda della protesta dei pastori, ha di fatto trascurato le aziende agricole mentre le spese non hanno superato il 30% delle risorse disponibili. La Finanziaria 2012, infine, forse contiene a malapena le risorse sufficienti per il funzionamento ordinario degli enti di settore”. Sul piano generale, l’on. Solinas ha rilevato positivamente che “le organizzazioni di categoria iniziano a parlare finalmente con una sola voce. Occorre però che per la concessione degli aiuti, al criterio della superficie si sostituisca quello della produttività, privilegiando i veri produttori agricoli per superare la politica dei contributi a pioggia e pensando concretamente ai giovani. L’agricoltura italiana è la più vecchia d’Europa e non è certo colpa dei giovani che fuggono dai campi; si è fatto poco con l’attuale politica degli incentivi, anche perché i contributi sono arrivati con un ritardo di almeno 2 anni e forse non sono stati distribuiti con criteri equi. Mancano, infine, misure incisive per il settore vitivinicolo, la promozione della filiera agro - alimentare sui mercati internazionali, il sostegno ai mercati regionali nei momenti di crisi”.
La Presidente Lombardo è intervenuta per chiarire, sulla base di un equivoco intercorso con l’on. Ladu, che la seconda commissione ha approvato anche una seconda risoluzione su una materia diversa. Ha dato quindi la parola all’on. Ladu per illustrarla.
Il Presidente della commissione, on. Silvestro Ladu (Pdl) si è soffermato sulla materia oggetto della risoluzione, le politiche europee di coesione per il periodo 2014-2020 previste dall’art. 174 del Trattato di Lisbona, “che hanno l’obiettivo di ridurre le differenze di sviluppo fra le regioni d’Europa, con particolare riferimento a quelle rurali, insulari e di montagna, con svantaggi naturali e demografici o derivanti da processi di de – industrializzazione”. La seconda commissione, ha precisato Ladu, “fin dalla sua risoluzione 21 gennaio 2011 ha partecipato all’iter sulla riforma di questa politica, per sostenere l’inserimento della Sardegna nella categoria intermedia delle regioni e in definitiva per cambiare l’architettura dell’intervento europeo in ambito regionale. Il 26 giugno scorso, infatti, la commissione Ue, come primo documento, ha presentato il quadro finanziario degli interventi e per il 2014 è prevista l’entrata in vigore del nuovo regolamento, sul quale la Regione può ancora presentare osservazioni, su quattro direttrici principali”. Va ricordato tuttavia, ha proseguito l’on. Ladu, “che la presenza della Sardegna nel cosiddetto obiettivo di transizione (cioè con un pil fra 75 e 90% della media Ue) con Molise, Abruzzo e Basilicata è fortemente contrastata dal governo nazionale perché è contribuente netto (versa più di quanto riceve); è necessario perciò che la giunta regionale prenda posizione in modo molto forte per difendere e sostenere questa collocazione”. (A.F.)

L’on Vittorio Renato Lai (Pdl) ha rilevato la grande attesa che c’è in Sardegna sulla riforma della Pac e la necessità che la Regione sappia far emergere la sua posizione attraverso il confronto tra istituzioni. Condividendo i contenuti della risoluzione, l’on. Lai ha espresso valutazioni positive su una evoluzione delle politiche agricole europee perché potrebbero favorire l’isola, consentendo il superamento dei cronici problemi strutturali, ma a patto che si vigili “per evitare colpi di mano che mettano in discussione la portata dei vantaggi che la Sardegna dovrebbe ottenere”. Ha sottolineato l’importanza della semplificazione delle misure e l’abbandono di una politica produttivistica per passare ad un sistema premiante nella ripartizione dei pagamenti a favore delle coltivazioni estensive e di qualità. I criteri della riforma, ha sottolineato, dovrebbero adeguatamente compensare il taglio delle risorse finanziarie che, per il periodo 2014-2020, sarà del 18%.
L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha evidenziato come, proprio sulle politiche agricole, la Sardegna debba ripensare la programmazione del futuro sviluppo perché si tratta di un settore vitale e tradizionale. Sui contenuti delle due risoluzioni in discussione, ha valutato positivamente il clima di condivisione su principi, progetti e sulla gestione delle risorse europee, fondamentali per aiutare l’isola a uscire dal momento difficile. L’on. Agus, citando le politiche di coesione, in particolare su trasporti, energia e connettività, ha evidenziato l’importanza di una distribuzione equa delle risorse comunitarie all’interno di un’Europa delle Regioni nella quale la Sardegna deve saper sfruttare peculiarità che altri non hanno. Infine, l’esponente del Pd ha auspicato che vi sia una maggiore produzione consiliare di risoluzioni in grado di far crescere la Sardegna con azioni incisive. (MM)

Il vice presidente del Consiglio, Michele Cossa, ha dato, quindi, la parola all’on. Efisio Planetta (Psd’Az) che ha sottolineato, in apertura del suo intervento, come la legge Finanziaria in discussione in Commissione sia “inadeguata ai bisogni dei sardi”, ribadendo le accuse al governo nazionale che non riconosce alla Sardegna i diritti acquisiti, ossia non riconosce all’Isola le entrate che deve trasferire: “10 milioni di euro che ancora non sono arrivati”. Sulla Pac, l’on. Planetta è stato netto: bisogna far sentire la voce della Sardegna e quella dell’Italia alla Commissione europea. “L’Italia, anche questa volta, però, è arrivata in ritardo sulla Pac”. Secondo l’esponente del Psd’Az il principio di distribuzione dei fondi stabilito dalla nuova Pac, ossia in base alla superficie agricola degli Stati membri, avvantaggerebbe sicuramente la Sardegna ma penalizzerebbe nel complesso l’Italia, con una riduzione dei trasferimenti a favore degli Stati dell’Est europeo. L’on. Planetta ha manifestato il timore che l’Italia faccia pagare alla Sardegna questa decurtazione dei fondi. “Se così sarà l’Italia aggraverà ancora di più la crisi che sta investendo l’Isola. La nostra proposta, dunque, deve arrivare forte al Governo nazionale affinché la ripartizione tra le regioni avvenga sul principio della superficie agricola”. Secondo l’on. Planetta ad avere vantaggio dalla Pac devono essere gli agricoltori attivi e professionali, ossia coloro che dall’agricoltura traggono almeno il 55% del proprio reddito, ma è anche necessario promuovere il ricambio generazionale. In conclusione del suo intervento l’esponente della maggioranza ha affermato che la Regione Sardegna deve puntare a far riconoscere all’Ue l’insularità come condizione di svantaggio, così da poter ottenere condizioni più favorevoli per quanto attiene agli aiuti di Stato, al Patto di stabilità e ai finanziamenti per le infrastrutture.
E’ poi intervenuto l’on. Radhuan Ben Amara (Gruppo Misto) che ha evidenziato come la colpa della crisi che investe la Sardegna e l’Italia non è dell’Ue, ma degli italiani: mancano progetti e creatività politica. L’on. Ben Amara ha poi sottolineato che per quanto riguarda, per esempio, le risorse europee per la cultura e la scuola l’Italia ha speso appena il 12 per cento dei fondi comunitari, mentre Malta e Irlanda hanno esaurito tutto. “Siamo avari nella progettazione – ha detto - e bravi negli annunci. L’insularità non è un ostacolo ma un vantaggio e l’Irlanda ne è un esempio”. (E.L.N.)

L’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha messo l’accento su quello che, a suo giudizio, è il punto vero dell’argomento, cioè “la totale sottovalutazione della politica delle prospettive presenti e future, perché abbiamo una concezione medievale degli istituti economici. In agricoltura, ad esempio, si finanziano soltanto i carrozzoni regionali che dovrebbero essere i motori sia della semplificazione amministrativa che della politica agricola. Cappellacci non ha fatto altro che partecipare a tavoli ma non guarda ai contenuti perché non ha un progetto da sottoporre ai suoi interlocutori in quelle sedi”. Il termine più significativo del rapporto con la Ue, secondo l’on. Sanna, “è la coesione territoriale, che però ha un senso solo se superiamo la cultura dell’assistenza, portando nei territori le modifiche strutturali delle politiche economiche comunitarie per mettere in parità lo sviluppo delle diverse regioni; rendendo ad esempio i trasporti pubblici uguali in Lombardia come in Sardegna o in una regione della Germania. Dire di essere per la fase intermedia non basta e non conta nulla di per se, doveva essere invece una opportunità in più. In agricoltura, nella finanziaria 2012, ci sono risorse per progettazione che, in teoria, dovrebbero portare alla realizzazione di opere per 300 milioni di euro, ma dove sono? Avremmo dovuto dimostrare la nostra capacità di fare e su quella base chiedere risorse sulla base di un modello di sviluppo. Dai documenti emerge invece che intendiamo la Ue come soggetto di regolazione dei mercati, ma non è più così”.
L’on. Paolo Maninchedda (Psd’Az), riprendendo la sua polemica con il Presidente della Regione, ha affermato che “se il Presidente della Regione dà del bugiardo ad un consigliere regionale deve poi confrontarsi sul merito, perché i parolai a contratto sono più volatili dei professori strutturati. Sono convinto di quello che ho detto”. Quando parliamo di risorse comunitarie, ha proseguito l’on. Maninchedda, “parliamo di politica delle entrate e non di altro; ad esempio con i Por non possiamo finanziare le infrastrutture, che invece possiamo co - finanziare con i Fas. Nel 2009 abbiamo approvato un piano per oltre 2 miliardi, poi tagliati di quasi la metà; quindi rispetto alle nostre entrate, abbiamo avuto un taglio di 900 milioni. In altre parole, la Sassari - Olbia la stiamo pagando noi, nonostante sia una strada statale. La politica Ue tende ad accelerare i processi di spesa, attraverso rimodulazione orientata prevalentemente su obiettivo convergenza, la Sardegna poteva aderirvi su base volontaria e le risorse potevano essere ricollocate al di fuori del patto di stabilità”. L’on. Maninchedda si è chiesto poi dove siano le risorse non spese. “Ora la giunta dovrà tagliare il suo Por per 640 milioni, finanziando i suoi piani di sviluppo i cui costi invece saranno coperti dai Fas. Chi ha partecipato alla riunione in cui si sono rimodulati gli obiettivi? Ci dovevano andare funzionari regionali, che sono davvero competenti, non persone dello staff; così ci stiamo pagando le infrastrutture che dovrebbe pagare lo Stato. E’stato un errore gravissimo, è sciatteria, non c’è politico che non sappia queste cose. Farò una conferenza stampa quando la giunta taglierà i Por.” (A.F.)

L’on. Luigi Lotto (Pd), sul tema dei finanziamenti per le infrastrutture, ha sollecitato un immediato confronto tra la Giunta e la Commissione Lavori pubblici del Consiglio affinché si possa fare chiarezza. Per quanto riguarda le politiche agricole, ha evidenziato la situazione di crisi che ha causato il crollo del reddito di chi vive nelle campagne con il conseguente inasprimento dei rapporti con Equitalia. L’on. Lotto ha criticato il Governo italiano per non aver sostenuto i settori strategici. Ha citato la Francia che ha investito milioni di euro nel comparto ovi-caprino e sta favorendo gli accordi di filiera. In Sardegna, invece, si assiste ad atteggiamenti di irresponsabilità assoluta quando c’è un soggetto di filiera che si rifiuta di sedersi ad un tavolo. Per l’esponente del Pd è necessario superare le contrapposizioni per poter salvaguardare il lavoro di tutti: non ci sarà mai il rilancio senza la promozione collettiva dei prodotti sardi e senza una gestione trasparente del mercato. La questione deve essere gestita bene, ma, ha continuato, l’assenza della Giunta si è notata: ora si cerca di salire su un treno in corsa, ma la tabella di marcia è già stata scritta da altri.
L’on. Angelo Francesco Cuccureddu (Misto) ha invitato la Regione a fare le battaglie non con lo Stato, ma con l’Europa le cui risorse sono fondamentali per lo sviluppo futuro. A suo avviso, l’isola deve lottare per poter rientrare nelle aree continentali più svantaggiate (Obiettivo Uno): potrebbe così ottenere 4 miliardi di euro mentre, oggi, in base ai fondi destinati alle regioni cosiddette “in transizione”, avrebbe poco più di 750 milioni. L’on. Cuccureddu ha rilevato come sia sbagliato continuare a pensare che trovarsi in un’isola sia uno svantaggio: lo diventa solo se si adotta un modello di sviluppo non coerente con l’insularità Come esempio negativo ha citato il sistema imperniato sull’industria pesante, mentre quello turistico, in grado di stimolare anche l’agricoltura, ottiene risultati, come dimostrano Cipro e a Creta. Infine, l’on. Cuccureddu ha invitato la Regione a difendere il ruolo assunto nella cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo. (MM)

“Il rapporto tra le istituzioni sarde, l’Italia e l’Europa è inquietante”, lo ha affermato l’on. Claudia Zuncheddu (Gruppo Misto) nel suo intervento, “ciò che emerge è l’oppressione coloniale dell’Italia nei confronti della Sardegna, che prescinde dal colore politico”. L’on. Zuncheddu ha evidenziato che l’Ue porta avanti una politica volta a eliminare le disuguaglianze in tema di sviluppo tra Stati e Regioni dell’Unione europea. E la nuova Pac ne è un esempio, ha sottolineato l’on. Zuncheddu, perché utilizza come parametro per la distribuzione dei fondi la superficie agricola e non la produttività di quei terreni, di contro c’è un’Italia che si oppone puntando sulla produttività delle coltivazioni, danneggiando così la Sardegna. Per l’esponente dell’opposizione “la questione più grave è la latitanza e il colpevole silenzio delle Istituzioni regionali e dei parlamentari eletti in Sardegna che non difendono la Sardegna nei confronti del governo nazionale, continuando a consentire un rapporto di sudditanza mortale per i sardi e per l’Isola”. L’on. Zuncheddu ha anche ricordato che la Sardegna è stata esclusa anche dai corridoi transfrontalieri e non è stata capace di opporsi, così come l’Isola è pressoché assente, e quindi non considerata, sui maggiori temi per lo sviluppo economico, come istruzione, cultura, energia ed ambiente. “Bisogna prendere atto che non esistono per la Sardegna governi amici”.
E’ poi intervenuto l’on. Attilio Dedoni (capogruppo dei Riformatori sardi – Liberaldemocratici) che ha sottolineato come l’agricoltura, con tutte le sue sottocategorie, avrebbe necessità di un serio e approfondito dibattito per capire quali risultati siano arrivati grazie agli interventi da parte del Pubblico. “L’agricoltura – ha proseguito - è assistita in tutto il mondo, anche in America, perché presenta una debolezza intrinseca. A maggior ragione nella nostra Isola dovrebbero essere fatti una serie di investimenti per migliorare la produttività e aumentare la competitività, mentre siamo al punto di non essere neanche in grado di soddisfare il fabbisogno interno e abbiamo bisogno di importare prodotti da oltremare”. L’on. Dedoni ha ricordato che “i Riformatori da sempre hanno sostenuto la necessità di rivisitare i rapporti tra la Sardegna, lo Stato e l’Unione europea, con una Costituzione sarda che dia titolarità alla nostra Regione”. Per il capogruppo dei Riformatori sardi “l’insularità per la Sardegna è uno svantaggio perché funzionano male i trasporti” e ha aggiunto: “Mi auguro che la Giunta non proceda ad appalti per i trasporti marittimi e aerei senza un serio dibattito in quest’aula, perché farebbe un grave danno a se stessa, come Giunta e alla comunità dei sardi”. L’on. Dedoni, in conclusione del suo intervento, ha ribadito come sia fondamentale, per rivedere i rapporti con lo Stato e l’Ue, l’istituzione dell’Assemblea costituente. (E.L.N.)

L’on. Luciano Uras, Presidente del gruppo Misto, ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulla questione delle entrate, “come dice Maninchedda, di cui condivido in parte le tesi, ma anche della spesa. La crisi della Sardegna è drammatica e la situazione finanziaria della Regione, così come quella dello Stato e della stessa Unione europea, è molto negativa. Rispetto a questo scenario, il Presidente della Regione è a Bruxelles ma a fare che cosa? Forse qualcuno si sta occupando della vertenza Rockwool o delle tante altre vertenze aperte in una Sardegna che sta diventando sempre più povera?” Che la giunta, ha ammonito Uras, “non si presenti in commissione Bilancio con i dati totalmente fasulli che ha finora comunicato, senza portare i dati delle entrate e dei fondi europei. La Regione, col suo sistema di società controllate e partecipate, ha pozzi senza fondo che producono perdite per 700 milioni. Poi leggiamo sulla stampa che ci sono trattative fra partiti di maggioranza e di minoranza su Abbanoa, ma in virtù di quale delega? Si può andare ancora avanti con gli imbroglietti e con le trasse? Quali sono i risultati dei numerosi viaggi a spese della pubblica amministrazione del Presidente e di tanti altri? Qualcuno sa che c’è un consulente dell’agenzia del lavoro che, da cinque anni, prende più di 120.000 euro l’anno? Siamo di fronte alla sciatteria più totale della Giunta, dei suoi organi e di dirigenti nominati fiduciariamente, mentre fuori c’è la disperazione?” Andatevene, ha concluso polemicamente il capogruppo del Misto, “così ci dimettiamo anche noi e facciamo un po’ di bene alla Sardegna.”
L’on. Mario Diana, capogruppo del Pdl, ha osservato in apertura che all’interno dell’Assemblea “qualcuno pensa che tutte le occasioni siano buone e magari anche necessarie per continuare nelle litanie degli attacchi contro un governo che non c’è più. La verità è che ora c’è un governo nuovo ma non è cambiato niente”. Riprendendo la polemica sollevata dall’on. Maninchedda, il capogruppo del Pdl ha dichiarato di non volersi sottrarre “al confronto sì, anche duro. Accetto la sfida in quest’Aula ma in una situazione diversa. Ma oggi stiamo discutendo di una risoluzione su una materia molto importante e complessa, sta sfuggendo cosa sta accadendo in Europa sulla politica agricola comune. Qualcuno pensa che tutto possa continuare come prima, ma non è un caso che una quota del 30% per cento sia destinata ad una agricoltura diversa. Certo la Sardegna è diversa per clima, orografia, vegetazione e molto altro. I nostri agricoltori devono imparare una lezione, quello di cominciare a fare agricoltura ambientale e sostenibile è un compito enorme; praticamente l’Unione europea ci sta dicendo che il ruolo sociale dell’agricoltura nel continente europeo deve essere ripagato”. Sotto questo profilo, ha aggiunto il capogruppo del Pdl, “la risoluzione è utile e va approvata subito ma è giusto preoccuparsi di quanto accadrà dopo; serve un processo di riorganizzazione complessiva, altrimenti non risolveremo nessuno dei problemi della Sardegna. Anche questo problema ci richiama ad una grande responsabilità: c’è un momento in cui ci dobbiamo fermare: non si voterà anticipatamente né qui né altrove, ma in questo tempo dobbiamo fare alcune cose importanti per la Sardegna”. (A.F.)

Il capogruppo del Pd on. Giampaolo Diana ha ricordato che sono state tante le domande poste in due anni e mezzo alla Giunta regionale senza aver ottenuto risposte sui problemi legati allo sviluppo della Sardegna: a cominciare dalla vertenza entrate e dallo stato della spesa. Per quanto riguarda la Politica agricola comune e le politiche di coesione, l’on. Diana ha sottolineato la disattenzione di molti sul ruolo che si ha in ambito europeo. L’isola è tra le regioni dell’Obiettivo Competitività e non più nell’Obiettivo Uno, benché non si sia attrattivi in alcun settore merceologico. Sulla valutazione legata all’insularità, il capogruppo del Pd ha detto che diventa un fattore positivo solo se si è in grado di superare l’isolamento fisico inserendosi in un internazionale e moderno sistema di reti marittime, aeree ed energetiche. Al momento, ha aggiunto, tutto questo non esiste. L’on. Diana ha sollecitato la Giunta a spiegare cosa si sta facendo per eliminare l’insieme di penalizzazioni strutturali che provoca le attuali diseconomie. Infine, ha citato chi viene ad investire in Sardegna: nessuno impegna propri capitali di rischio; chi c’è, invece. assume posizioni ricattatorie garantendo la permanenza solo se Stato e Regione elargiscono. La presidente Claudia Lombardo ha dato la parola all’assessore dell’Agricoltura Oscar Cherchi. L’esponente della Giunta ha detto di voler tralasciare le critiche ricevute durante il dibattito perché c’è una battaglia da portare avanti: quella contro altre regioni italiane che cercheranno di scardinare la riforma della Pac per far ridefinire i criteri di distribuzione economica. L’on. Cherchi ha ritenuto quanto mai importante il riconoscimento della superficie coltivata: i 300 euro a ettaro potrebbero essere la soluzione dei problemi del futuro. Ha poi rivendicato il ruolo assunto dalla Regione all’interno della Conferenza Stato-Regioni, ma, ha proseguito, occorre che molto cambi nelle campagne sarde. Non potrà più esistere la figura del piccolo coltivatore o allevatore che si arrangia; si deve trasformare in un imprenditore a tutti gli effetti in grado di aggregarsi con gli altri produttori e di rapportarsi con l’innovazione e la conoscenza. In particolare, come elemento di stimolo, l’assessore Cherchi ha ricordato che i giovani potranno avere accesso a contributi fino a 70.000 euro. (MM).

La presidente Lombardo ha quindi dato la parola al vice presidente della Giunta regionale, Giorgio La Spisa, che ha evidenziato come la Regione sarda sia presente in tutti i tavoli nazionali dove si sta definendo il nuovo ciclo di produzione che partirà dal 2014, sia con una presenza tecnica sia politica. “Nel gruppo di contatto – ha sottolineato – è presente anche il direttore del Centro di programmazione regionale, mentre a livello europeo siamo rappresentati dal presidente Cappellacci in tutti i comitati e, soprattutto, in quei tavoli dove si parla di insularità. Credo che la presenza del presidente Cappellacci in questi tavoli di confronto sia fondamentale”.
L’assessore La Spisa ha poi affermato come a suo parere sia essenziale in questo momento che la Sardegna sia inserita in una categoria intermedia, tra gli obiettivi di competitività e convergenza, in cui verranno inserite le regioni di transizione. “Su questo punto abbiamo tenuto una posizione netta e speriamo di riuscire a entrarci”. “Vorrei precisare – ha proseguito l’assessore - che il Piano di azione e coesione ci può concretamente aiutare: una riduzione della quota statale di coofinanziamento del Por Fesr ci fa recuperare risorse che non potrebbero essere utilizzate per ferrovie e strade, come per la Sassari-Olbia, e ci consentirebbe quindi un spesa fuori patto con un tempo di esecuzione maggiore rispetto al Por Fesr”. L’assessore La Spisa ha anche confermato che la Sardegna riuscirà a rispettare la scadenza del 31 dicembre per la rendicontazione della spesa dei fondi europei, ma ha anche ammesso che “la spesa del Fesr è obiettivamente lenta: un problema che hanno tutte le regioni perché il Fesr è stato confezionato in modo troppo frammentato”. La Spisa ha affermato che c’è anche “un problema nella nostra struttura amministrativa che spende prima i fondi regionali e poi quelli europei: è un problema di mentalità che va cambiata anche a livello politico”. L’assessore ha poi ribadito che “il Piano di azione e coesione dà una mano alla Sardegna a spendere meglio e fuori patto”. La presidente Lombardo ha messo quindi in votazione la risoluzione numero 8. L’on. Paolo Maninchedda (Psd’Az) è intervenuto per affermare il gradimento per “l’onestà della posizione espressa dall’assessore La Spisa” e ha però ribadito come trovi sbagliato che la Sardegna debba utilizzare i fondi propri “per pagarsi interamente di infrastrutture statali”, come le reti Rti. (E.L.N.)

L’on. Luciano Uras, presidente del gruppo Misto, ha dichiarato che l’Assemblea è chiamata ad esprimere pareri “su regolamenti comunitari di cui sfugge la qualità della partecipazione, nostra e della Sardegna, alla predisposizione di questi documenti. Abbiamo un solo parlamentare europeo, peraltro per una questione tecnica dovuta alle dimissioni di altri eletti del suo partito, l’Idv; ciò significa che la Sardegna partecipa in misura del tutto insufficiente. Dovremo sopperire a questa carenza con una maggiore capacità delle nostre strutture che invece, come ha riconosciuto lo stesso Assessore La Spisa, sono inadeguate. In conclusione, mi asterrò per sottolineare queste condizioni di partenza negative.”
L’Aula ha quindi proceduto alla votazione delle due risoluzioni all’ordine del giorno (Politica agricola comune 2014-2020 e Politica di coesione 2014-2020), che sono state approvate entrambe con 63 voti favorevoli e 4 astensioni. Successivamente la Presidente Lombardo ha sospeso la seduta. I lavori riprenderanno alle ore 16.00. (A.F.)