CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 277 del 29 ottobre 2011

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Disegno di legge 265/A: conclusa la discussione generale sull’articolo 1 septies. I lavori riprenderanno giovedì 3 novembre alle ore 10

Cagliari, 29 ottobre 2011 - La seduta si è aperta sotto la presidenza della Presidente Lombardo. Dopo le formalità di rito e trascorsi i 10 minuti dall’inizio dei lavori, previsti dal Regolamento, per poter procedere allo scrutinio, è stato messo in votazione l’emendamento n°222. L’emendamento è stato bocciato (favorevoli 2, contrari 32, astenuti 2). .
L’Assemblea ha quindi avviato l’esame dell’emendamento n°223 che intende sopprimere il comma 2 dell’articolo 6 della Legge regionale 4/2009.
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha affermato che, con il testo in esame, “la Regione manda molto fumo negli occhi parlando di interventi sul patrimonio pubblico in cambio di aumenti volumetrici. Peccato però che, per farlo, ci sarebbe bisogno di una consistente copertura finanziaria. Oggi i giornali hanno scritto che nelle scuole del Comune di Sestu i bagni non sono sufficienti, nonostante il Comune abbia in cassa 15 milioni che non può spendere a causa del patto di stabilità. Meglio dunque eliminare le previsioni ingannevoli ed ammettere che il Piano casa riguarda solo chi possiede grandi risorse finanziarie.”
L’on. Luigi Lotto (Pd) ha evidenziato “le contraddizioni profonde di questa legge. Come si può pensare che i comuni per intervenire su edifici di loro proprietà abbiano bisogno di una legge come questa? Gli enti pubblici non hanno nessuna necessità di andare in deroga ai piani urbanistici per procedere, eventualmente, ad interventi di ampliamento sui loro fabbricati. Semmai, possono individuare nuove aree per costruire in maniera razionale. In ogni caso occorrono risorse finanziarie, altrimenti l’articolo in esame resterà lettera morta”.
L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha detto che è evidente che “il patrimonio pubblico, per sostenersi, ha bisogno di risorse pubbliche. Se non ci sono, anche le possibilità di incremento volumetrico non servono a nulla. Molto più interessante, invece, utilizzare il patrimonio edilizio dismesso dello Stato: sarebbe una operazione a costo zero per la Regione e consentirebbe di conservare la presenza dell’amministrazione regionale sul territorio”.
L’on. Carlo Sechi (Misto) ha criticato “le ipocrisie e la demagogia di questo testo, intanto perché i comuni hanno la capacità autonoma di andare in deroga alla pianificazione urbanistica, se occorre. E, in secondo luogo, perché i comuni stanno vendendo parti consistenti del loro patrimonio per fare cassa privandosi anche di edifici essenziali; altro che ampliamenti e sopraelevazioni. In definitiva, o siamo in grado di supportare gli enti locali o è aria fritta.”
L’on. Pietro Cocco (Pd) ha parzialmente condiviso “il tentativo di intervenire a favore degli enti locali ma la situazione attuale lo rende del tutto vano. I tagli delle varie manovre finanziarie hanno obbligato i comuni a ridurre drasticamente i costi tagliando anche alcuni servizi essenziali. Come si fa a programmare la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico senza risorse? In questo caso è impossibile immaginare interventi a costo zero”.
L’on. Adriano Salis (Idv), sollevando per un attimo un argomento diverso da quello all’ordine del giorno, ha chiesto al Presidente Cappellacci il motivo delle dimissioni della Presidente della commissione pari opportunità, “problema che abbiamo posto anche alla presidenza del Consiglio. Ci risulta che all’interno della commissione ci siano componenti dimissionarie che non sono state reintegrate per una inadempienza della Giunta. Occorre intervenire con tempestività”. Sulla legge in esame, l’on. Salis ha detto che “è un articolo – civetta, nel senso che le amministrazioni pubbliche non lo potranno mai utilizzare perché non ci sono risorse.”
L’on. Giuseppe Cuccu (Pd) ha parlato di “un articolo inutile, anche perché è stato avviato da tempo ad ogni livello un grande piano di dismissione del patrimonio pubblico e, inoltre, esiste un problema di manutenzione e ammodernamento degli edifici pubblici che può essere risolto soltanto immettendo nel sistema nuove risorse. Vediamo quanti fondi ci saranno nella prossima finanziaria.”
L’on. Renato Soru (Pd) ha lamentato l’inutilità del testo, che “serve solo per ingannare i sardi. Questa legge, infatti, si occupa principalmente di rispondere ad alcune promesse elettorali facendo rivivere alcune lottizzazioni della fascia costiera, cancellati dalla salva coste per salvare il bene pubblico del paesaggio. Non ho mai sentito una amministrazione pubblica della Sardegna che abbia manifestato il bisogno di nuove volumetrie; abbiamo semmai edifici vuoti di cui non sappiamo che fare e non abbiamo risorse per utilizzarli per finalità pubbliche.”
L’on. Matteo Sanna (Udc-Fli) ha sottolineato che “gli incrementi volumetrici del patrimonio pubblico previsti da questa legge assicurano anche la tutela integrale per gli immobili esistenti nella fascia più prossima alla costa”. L’on. Sanna ha poi annunciato la presentazione di una proposta di legge “per il recupero delle vecchie case cantoniere, di proprietà delle province se situate su strade di loro proprietà o dell’Anas per ciò che concerne le strade statali, che ora costituiscono l’ennesimo esempio di grave degrado urbano. Molte possono essere recuperate a fini abitativi, o destinate ad essere trasformate in punti di promozione turistica della nostra Regione”.
L’on. Antonio Solinas (Pd) ha sottolineato che “l’unica motivazione vera del provvedimento è confondere le idee dicendo che, in qualche modo, ci si vuole occupare anche degli edifici pubblici. Oggi molti fabbricati sono chiusi, inutilizzati e senza manutenzione. Il problema non è certo quello di recuperare spazi ma di mettere in sicurezza gli immobili. Ma come farlo senza risorse?”
L’on. Giulio Steri (Udc-Fli) ha citato il caso della stazione S. Gavino Monreale su cui il suo gruppo ha presentato una interpellanza, per precisare che “si tratta di una fattispecie in cui la Regione non deve spendere nulla per recuperare beni immobili ex ferroviari perché, in base all’art. 14 dello Statuto, sono già della Regione.”
L’on. Francesca Barracciu (Pd) non si è detta sorpresa di un testo in cui ci siano “interventi per il patrimonio pubblico con il solito sistema delle deroghe abbinate agli incrementi volumetrici; è la missione principale di questa legge. In questo caso si tratta di un provvedimento a dispetto della realtà e della utilità, criteri che dovrebbero sempre ispirare l’azione del legislatore regionale.”
L’on. Claudia Zuncheddu (Misto) ha dichiarato che il testo è “l’ennesima dimostrazione di voler tutelare interessi estranei ai sardi. Nello specifico, alla scuola sarda manca davvero di tutto, tranne le volumetrie. Occorre invece un grande intervento di riqualificazione dei nostri edifici scolastici.” (A.F.)
L’on. Marco Espa (Pd), sul tema dei beni statali da dismettere, ha chiesto al presidente della Giunta Ugo Cappellacci di non dimenticarsi del carcere cagliaritano di Buoncammino che deve essere per forza della Regione e poi del comune perché sia messo a disposizione della città con finalità sociali. L’on. Espa ha lanciato l’allarme per il rischio che il Governo, per esigenze di bilancio, venda “le cose nostre”.
Il presidente della Giunta Ugo Cappellacci ha chiarito i contenuti delle intese con lo Stato sui beni militari dismessi perché prevedono oneri insostenibili a carico della Regione per la riallocazione delle funzioni. Si tratta di 56 milioni di euro, una somma che non è disponibile, e che si sta cercando di ridurre a un livello più accettabile. Questo genere di intese fatte “a babbu mortu”, ha concluso l’on. Cappellacci, talvolta non va nell’interesse della Regione.
Il capogruppo del Pd on. Giampaolo Diana ha detto che quanto dichiarato dal presidente della Giunta si contraddice con il contenuto del comma 2 dell’art. 6 del Piano casa che si chiede di sopprimere. Stabilire il recupero degli edifici pubblici non in uso, con un aumento volumetrico fino al 30%, si scontra con il fatto che i comuni non hanno le risorse finanziarie. A tale proposito l’on. Diana ha chiesto di avere dal capo dell’esecutivo notizie sulla rinegoziazione del patto di stabilità che blocca la spesa pubblica.
L’on. Gavino Manca (Pd), rilevati i risultati molto dubbi e non evidenti del Piano casa, ha sollecitato la Giunta regionale ad intervenire anche sulle piccole cose che, però, possono dare risposte occupazionali serie. Ha citato, come esempio di problemi risolvibili facilmente, i 31 precari dei Centri servizi per il lavoro della Provincia di Sassari e i 6 dipendenti dell’Insar finiti in cassa integrazione. (MM)

Dopo l’on. Gavino Manca ha preso poi la parola l’on. Giorgio Cugusi (Misto) che ha detto: “Questo articolo è proprio fuori luogo, in un processo di progressiva dismissione di strutture pubbliche che senso ha pensare a norme che aumentano la cubatura degli immobili pubblici? Credo sia giusto limitare l’entità di questa norma, anche se ho dubbi che nel concreto troverà mai applicazione”.
In replica l’assessore Rassu ha detto: “L’on. Manca ha tirato in ballo la Regione senza che abbia responsabilità sul fronte dei 31 lavoratori sassaresi in cassa integrazione, perché la competenza è della Provincia di Sassari. Non è possibile nominare un commissario ad acta, come se niente fosse”.
Per l’on. Uras (Misto) “i commissari ad acta intervengono necessariamente e se è vero che la prima responsabilità è della Provincia di Sassari è anche vero che residua comunque la responsabilità, anche erariale, della Regione”.
L’on. Franco Cuccureddu (Misto) ha annunciato voto contrario e ha detto: “I disoccupati sassaresi non c’entrano nulla con questa legge ma siccome tutti ne stanno parlando adesso ne parlo anche io. Invece di chiedere alla Giunta di risolvere il problema sarebbe utile che il Pd risolvesse il problema al suo interno”.
Per l’on. Valerio Meloni (Pd) il voto all’emendamento “è favorevole ma ho seri dubbi che si possa commissariare un dirigente”.
L’Aula ha respinto l’emendamento 223 ed è passata all’esame dell’emendamento 224, sul quale l’on. Gianvalerio Sanna (Pd) è intervenuto chiedendo una riflessione sul fatto che “mentre si caccia chi ha occupato per disperazione alloggi pubblici noi stiamo facendo una legge che consente a chi ha già di realizzare il doppio e il triplo della cubatura. Esattamente come il vostro capo, protetto dal segreto di Stato, ha costruito abusivamente nelle sue ville sarde tunnel e nuraghi. Questa è la situazione”.
L’on. Soru (Pd) ha detto rivolto al presidente Cappellacci: “Le segnalo che la Regione è stata gabellata di 1,6 milioni l’anno e ora lo Stato ci chiede, anzi le chiede perché a noi non li ha chiesti, 56 milioni per restituirci gli immobili militari di Cagliari. Ad esempio, per riprenderci l’ospedale militare basta che costruiamo un ambulatorio ai militari: quanto ci vuole? Mezzo milione di euro? Così è per la caserma Ederle di Calamosca: ce la consegnano in cambio di un magazzino di quattromila metri quadrati. Che cosa state aspettando? Dopo tre anni non siete riusciti a fare nemmeno questo”.
Per l’on. Uras (Misto) il parere all’emendamento 224 è “favorevole, perché è giusto sopprimere il comma 3 dell’articolo 6 della legge 4 del 2009. Con questo voglio chiarire che la situazione di Sassari è dovuta solo al fatto che questi lavoratori sono messi in mezzo alla strada non per loro responsabilità e nel frattempo il sistema dei servizi per il lavoro è del tutto inadeguato”. Per l’on. Lotto (Pd) “questo è un articoletto in una legge grande ed è quantomeno inutile. Ecco perché chiediamo la soppressione”. Per l’on. Agus (Pd) “dovremmo cercare di capire come la Regione possa beneficiare del patrimonio dello Stato, che spesso invece viene venduto ai privati”. L’on. Pietro Cocco (Idv) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento e ha detto: “I comuni sono strozzati dal patto di stabilità ed è inutile dire che possono ristrutturare gli edifici se non hanno una lira e quando ce l’hanno non la possono spendere”. Favorevole anche il voto dell’on. Carlo Sechi (Misto): “Questa vicenda di Sassari deve finire oggi, assessore Rassu, altrimenti saremmo costretti a prendere iniziative eclatanti”. Per l’on. Pietro Pittalis (Pdl) “all’on. Soru non può sfuggire che dal 2008 poteva insediare, da presidente, la commissione per la dismissione dei beni militari e il passaggio alla Regione”. Per l’on. Espa (Pd) “i toni si stanno alzando e sono stupefatto. Beni come l’ospedale militare o la caserma Ederle sono nostri, della Sardegna. Non devono essere ceduti in cambio di denaro della Regione”. Della stessa opinione l’on. Gavino Manca (Pd) e l’on. Francesca Barracciu (Pd), che ha contestato l’intervento del collega Pittalis: “Sul tema del rapporto con lo Stato il presidente Cappellacci non è difendibile, visto che ancora aspettiamo le risorse dell’articolo 8 dello Statuto”. Per l’on. Maninchedda (Psd’az) “la questione posta dall’on. Uras è vitale perché abbiamo trasferito alle Province delle funzioni eppure quelle funzioni non sono esercitate: dal lavoro al controllo ambientale. La strada giusta è portare subito in Aula una manovra con cui riportare dentro la Regione quelle funzioni. E dobbiamo subito ripensare alle Province, alla loro funzione e alla loro utilità. Quanto ai beni militari di Cagliari, in particolare Sant’Elia e Calamosca, c’è poco da fare: non vengono usati e devono essere restituiti. E per gli altri, come l’ex ospedale militare, non è accettabile che ci vengano chiesti soldi il cambio”. Per l’on. Diana (Pd) “se non è lo Stato che vi inganna vi sta ingannando il Governo. Che fine hanno fatto i fondi Fas, ad esempio? Che se ne fanno i comuni del patrimonio immobiliare se non hanno soldi e se non vi preoccupate di rinegoziare il Patto di stabilità?”.
L’on. Cugusi (Sel) ha detto: “Vedo scambi di ruoli su questa legge, vedo confusione tra le funzioni dei Comuni e della Regione”. Favorevole all’emendamento 224 anche l’on. Bruno (Pd): “Certo che l’inganno da parte dello Stato c’è. Ed è subalterno l’atteggiamento della Regione verso lo Stato. Da sardi, al di là del Pdl o del Pd, talvolta è bene alzare la voce nell’interesse della nostra isola”.
Per l’on. Moriconi (Pd) “altro che sostegno all’economia con il Piano casa”. L’emendamento è stato respinto.
Sull’emendamento 23 L’on. Gianvalerio Sanna (Pd) si è espresso contro e ha detto: “E’ grave quanto state prevedendo sulla congruità paesaggistica”. Della stessa opinione l’on. Uras (Sel): “Troppa discrezionalità, troppi rischi di privilegi. Favorevoli gli on. Matteo Sanna (Fli) e Nanni Campus (Pdl), che ha detto: “Diamo ai Comuni la possibilità di difendere le loro città nelle zone b, oggi non ce l’hanno”. Per l’on. Valerio Meloni (Pd) “l’emendamento Campus non soddisfa, per quanto apprezzabile sia lo sforzo.
L’emendamento 266, a firma Campus, è stato accolto mentre sul 23, secondo l’on. Gianvalerio Sanna (Pd), “è stato sbagliato l’organo politico e pure il criterio. Ecco perché voteremo contro”. Per l’on. Matteo Sanna (Fli) “il voto è favorevole sull’emendamento 23”. Per l’on. Adriano Salis (Idv) “il sospetto e la prudenza sono obbligatori e per questo voteremo contro”. Della stessa opinione l’on. Sechi (Sel) “questo Piano casa porterà allo sfascio urbanistico delle nostre città. Questo è un modo becero di entrare nella pianificazione dei nostri Comuni”.
Per l’on. Soru (Pd) “il voto è contrario perché l’emendamento è solo apparentemente migliorativo rispetto al testo originario. Vogliamo un testo che rispetti i Piani particolareggiati, soprattutto dove ancora non sono stati adottati”. Per l’on. Stocchino (Pdl) “se non vengono individuati gli edifici che si possono demolire non si può fare niente. Spetta ai comuni lavorare su questo e noi dobbiamo dargli un termine per decidere quali edifici sono in contrasto con la tipologia edilizia dei centri urbani”.
Contrario il voto dell’on. Barracciu (Pd), che ha sollecitato una riflessione: “Questo emendamento tenta di aggirare la bibbia degli enti locali, cioè la legge 267. Avete scritto questa legge per difendere interessi privati”. Di parere opposto l’on. Nanni Campus (Pdl): “Questo emendamento sta introducendo il concetto che la collettività può comunque tutelare il proprio centro storico, anche in zona b, attraverso il consiglio comunale. Chiedete al sindaco di Sassari, che appartiene alla vostra parte politica, cosa ne pensa”.
Per l’on. Cuccu (Pd) “perché non attenerci ai piani particolareggiati? Questo emendamento può essere migliorato ed approvato da tutti, perché stiamo andando nella stessa direzione”. Per l’on. Lotto (Pd) “non è consentito prendersi la parte più grossa, voi avete fatto questa legge e l’avete fatta male”.
L’esponente di Sel, on. Luciano Uras, ha detto: “Voto contro pur comprendendo le ragioni dell’on. Campus. Questa è una Regione non sfortunata ma pessimamente amministrata”. Per l’on. Cuccureddu (Mpa) “è necessario un emendamento ulteriore, che io presenterò verbalmente. Tuteliamo le zone b, ma aggiungiamo la previsione legislativa relativa al fatto che siano prive di piani particolareggiati”.
L’Aula non ha accolto l’emendamento Cuccureddu mentre è stato approvato l’emendamento 23.
Al termine la presidente Lombardo ha sospeso la seduta per convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, la presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, ha comunicato quanto stabilito dalla Conferenza dei capigruppo, ossia che i lavori sarebbero proseguiti fino alla conclusione della discussione generale sull’articolo 1 septies. La presidente ha quindi aperto la discussione sull’articolo 1 septies del DL 265/A. Il primo consigliere a intervenire è stato l’on. Matteo Sanna (Udc-Fli) che ha spiegato ai colleghi che questo articolo riguarda la “Modifiche al funzionamento della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità
architettonica”. L’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha ricordato che questo articolo non era assolutamente necessario, ossia istituire una Commissione che si deve occupare della qualità degli interventi architettonici proposti e l’impatto sul paesaggio. L’on. Sanna ha definito questa commissione, di nomina regionale, “una botteguccia”, “uno sportello”, perché “il Codice Urbani aveva già individuato le commissioni del paesaggio”. “Certo questo non vi dà l’autonomia di nominare chi volete voi”, ha affermato l’on. Sanna.
Il Codice Urbani all’articolo 137 “Commissioni provinciali” prevede al comma 1: “Con atto regionale e' istituita per ciascuna provincia una commissione con il compito di formulare proposte per la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili indicati alle lettere a) e b) e delle aree indicate alle lettere c) e d) dell'articolo 136”, mentre al comma 2: “Della commissione fanno parte di diritto il direttore regionale, il soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio ed il soprintendente per i beni archeologici competenti per territorio. I restanti membri, in numero non superiore a sei, sono nominati dalla regione tra soggetti con particolare e qualificata professionalità ed esperienza nella tutela del paesaggio. La commissione procede all'audizione dei sindaci dei comuni interessati e può consultare esperti”. Per l’on. Sanna è importante che la commissione sia super partes e non legata a una sorta di riconoscenza versi chi l’ha nominata: “Siamo ancora in tempo per decidere di togliere l’articolo 7 e dire che la commissione è quella stabilita dal Codice Urbani: ci sentiremo molto più garantiti”.
Secondo l’on. Luigi Lotto (Pd) bisognerebbe abolire non solo l’articolo 1 septies, ma anche l’articolo 7 della legge 4, “uno peggiori passaggi della legge n. 4”. Quest’ultimo articolo “Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica” del Piano Casa del 2009 prevede, in particolare, che venga “istituita la Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica al fine di fornire un supporto tecnico-scientifico all'Amministrazione regionale in merito alla valutazione degli interventi da realizzare in zone di particolare valore paesaggistico ed ambientale, con particolare riguardo al fatto che gli stessi non rechino pregiudizio ai valori oggetto di protezione. La Commissione esprime i pareri di cui agli articoli 2, 3 e 4 e negli altri casi previsti dalla presente legge. Svolge inoltre funzione consultiva della Giunta regionale. 2. La Commissione si avvale, per il suo funzionamento, degli uffici dell'Assessorato competente in materia di governo del territorio, ed è composta da tre esperti in materia di tutela paesaggistica ed ambientale con comprovata pluriennale esperienza nella valorizzazione dei contesti ambientali, storico-culturali ed insediativi e nella progettazione di opere di elevata qualità architettonica. 3. I componenti della Commissione sono nominati dalla Giunta regionale, rimangono in carica per l'intera durata della legislatura e cessano dalle loro funzioni novanta giorni dopo l'insediamento dell'organo esecutivo di nuova elezione. Con successiva legge regionale è disciplinata la corresponsione, ai componenti, di eventuali compensi. 4. Entro quarantacinque giorni dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale nomina i componenti della Commissione”.
L’on. Lotto ha poi proseguito: “Sembra ci sia la disponibilità da parte della maggioranza a sopprimere la lettera a) e b) approvando i nostri emendamenti. E se così sarà bisognerà darvene atto, ma non si può dimenticare quale sia la motivazione che vi ha spinto a scrivere questo articolo ossia semplificare al massimo le procedure e scavalcare un parere tecnico e autorevole”. (E.L.N.)

L’on. Renato Soru (Pd) ha affermato che quello in esame “è l’unico articolo serio di questa legge sul quale voterei a favore. La commissione regionale per il paesaggio è una necessità da quando è stato approvato il Ppr il quale, è vero, talvolta può regolare la pianificazione urbanistica anche in modo negativo, come l’on. Cuccureddu ha detto a proposito di Castelsardo. Ma il Ppr è uno strumento che non si può congelare perchè si modifica in continuazione e ha bisogno, per questo, di un organo terzo, la commissione, che vigili sulla sua corretta attuazione. In Sardegna, dopo un ricorso al tribunale amministrativo, si è detto che doveva essere istituita per legge e non con delibera di giunta. Bene, seguiamo questo percorso. Va risolto al più presto, dunque, il problema. Nella precedente legislatura era stata formata in modo equilibrato con quattro rappresentanti della Regione, nominati dalla Giunta regionale, e quattro espressi dalle sovrintendenze, dalle università e dalle associazioni ambientaliste. L’importante è che il confronto su questo terreno con rappresenti l’alibi per non istituire la commissione. Poichè ci sono soldi pubblici in gioco, occorre legiferare bene per dare vita alla nostra piccola Unesco”.
L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha sostenuto che “se avessimo affrontato prima questo argomento avremmo avuto meno problemi nell’esame di questa legge. La tutela dei nostri beni è importante anche perché rappresenta l’immagine e l’identità della Sardegna nel mondo. Forse la nomina di cinque esperti è eccessiva in questi tempi in cui la politica deve contenere i costi, anche perché sono fermamente convinto che la commissione debba assicurare una espressione forte delle Istituzioni. Le università sarde e le sovrintendenze devono essere la base del nuovo organismo, oltre la Regione all’interno della quale si deve tenere conto delle risorse professionali e delle competenze esistenti. Dovrà essere garantito, inoltre, il rapporto con le Amministrazioni locali, soprattutto per assicurare la condivisione delle decisioni che, in caso di vincoli, potrebbero essere percepite negativamente come un qualcosa calato dall’alto. Non dobbiamo inventarci nulla, in definitiva, ma valorizzare le risorse umane della nostra pubblica amministrazione. Su questo tema si può raggiungere una posizione comune”. (A.F.)
Per l’on Carlo Sechi (Misto) è condivisa a livello internazionale l’opinione in base alla quale il territorio e il paesaggio sono beni universali che appartengono a tutti. Sollecitando la predisposizione di una legge sul governo dei suoli e un consumo minore di tutto, ha detto che bisogna cominciare a capire che ognuno ha diritto ad avere una casa, ma non più di una. Il soddisfacimento del diritto di avere un’abitazione dignitosa con strumenti di sostegno a favore delle fasce più deboli, ha proseguito l’on. Sechi, deve avvenire puntando sulla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente pubblico e privato.
L’on. Daniele Secondo Cocco (Idv), dopo aver citato la testimonianza di un sindaco di un piccolo paese per far comprendere lo stato di abbandono e di desolazione che contraddistingue molti centri abitati della Sardegna, ha lanciato un allarme sul proliferare delle micro discariche abusive, un problema sul quale la Regione deve intervenire urgentemente coinvolgendo gli enti locali. L’on. Cocco ha poi definito indifferibile la costituzione della Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica, ma a patto che non si trasformi in un carrozzone dispendioso. A tal fine ha proposto che i componenti siano dipendenti dell’amministrazione regionale. Toccando il tema dei costi della politica, l’esponente dell’Italia dei Valori ha sollecitato gli atti affinché si riducano. Bisogna evitare che, alla luce di rinunce alle indennità divulgate a mezzo stampa, l’opinione pubblica isolana abbia l’impressione che ci sono consiglieri regionali arroccati sulla difesa dei privilegi e altri che, invece, sono pronti ad abbatterli. (MM)

La presidente Lombardo ha dato, quindi, la parola all’on. Luciano Uras (capogruppo Misto), che ha giudicato negativamente il fatto che l’articolo preveda l’aumento, da tre a cinque, dei componenti della Commissione in un periodo storico di crisi, in cui lo stesso Consiglio regionale sta portando avanti azioni di rigore per contenere la spesa. “Questa Giunta continua a moltiplicare i componenti dei consigli d’amministrazione mentre di contro noi cerchiamo di ridurre il numero dei consiglieri regionali”. Critico anche sui criteri di scelta dei componenti della commissione che, l’on. Uras, ha affermato essere discrezionale e poco dettagliato. Per l’esponente dell’opposizione i componenti dovrebbero essere tre e si dovrebbe definire una griglia entro cui stabilire, attraverso una pubblica selezione, i requisiti prioritari per definire la scelta dei tecnici. (E.L.N.)

L’on. Giampaolo Diana (Pd) ha sottolineato che “la commissione può servire, ma dipende da noi, per tutelare al meglio il nostro patrimonio paesaggistico e architettonico, i centri storici, tanti piccoli centri e borghi della nostra regione che non hanno avuto in passato la necessaria considerazione. Su questo, molto probabilmente, ci sono poche divisioni o non ce ne sono affatto. Il nostro patrimonio, inoltre, non deve essere solo tutelato ma anche divulgato (e bisogna iniziare soprattutto dalle scuole) oltre che promosso adeguatamente e messo a sistema con la nostra industria turistica. Abbiamo dunque l’interesse comune ad esaltare al massimo il ruolo della commissione, la sua autorevolezza, la sua terzietà, la sua indipendenza, il suo profilo scientifico che deve essere altissimo. Se c’è la disponibilità della maggioranza, il gruppo del Pd è disponibile a definire una norma che abbia queste caratteristiche.”
Al termine di quest’ultimo intervento, il vice Presidente Cossa ha sospeso la seduta. I lavori riprenderanno giovedì 3 novembre alle ore 10.00.- (A.F.)