CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 273 del 27 ottobre 2011
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Disegno di legge 265/A (Giunta regionale)-Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 ottobre 2009 n°4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno all’economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo) e norme per la semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia e paesaggistica – Modifiche alle legge regionale 12 agosto 1998 n°28 (Norme per l’esercizio delle competenze in materia di tutela paesistica trasferite alla Regione autonoma della Sardegna con l’articolo 6 del DPR 22 maggio 1975, n°480, e delegate con l’articolo 57 del DPR 19 giugno 1979, n° 348) e alla legge regionale 14 maggio 1984, n°22 (Norme per la classificazione delle aziende ricettive)
Cagliari, 27 ottobre 2011 - La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice Presidente Cossa. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha proseguito l’esame del punto all’ordine del giorno.
L’on. Mario Diana (Pdl) ha affermato di voler recepire gli emendamenti n°137, 138 e 147, in precedenza ritirati dai presentatori.
L’on. Giampaolo Diana (Pd) ha chiesto la verifica del numero legale. Constatata la mancanza del numero richiesto, il vice Presidente Cossa ha sospeso la seduta per 30 minuti.
Alla ripresa dei lavori ha riassunto la presidenza la Presidente Lombardo che, in relazione all’intervento dell’on. Mario Diana (Pdl) ha comunicato la decadenza dell’emendamento n°147. Successivamente l’Assemblea ha cominciato l’esame dell’emendamento n°137.
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha affermato che l’emendamento interviene “con l’ambizione di aggiungere ed estendere alle attività produttive quelle commerciali ed artigianali, quindi anche capannoni industriali. Ma questo non era il piano casa? O forse qualcuno abita nei negozi? E’ evidente che si parla di mattone.”
L’on. Mario Diana (Pdl) ha osservato che “se alcune amministrazioni non avessero sollevato questo problema, l’emendamento non ci sarebbe stato. La dicitura riguardante le attività produttive l’ha chiesta il centro sinistra con la nostra partecipazione, perché alcuni comuni non fanno rientrare fra queste commercio e artigianato. Forse si poteva fare la stessa cosa con una circolare ma è meglio scriverlo.”
L’on. Adriano Salis (Idv) ha detto che “se fosse vero che i comuni danno della norma interpretazioni così divergenti sarebbe davvero strano, ma il problema non è quello. E’che non c’entra nulla con il Piano casa che dovrebbe dare risposte ai problemi dell’edilizia residenziale delle famiglie; è l’ennesima richiesta di volumi in deroga, auspico il ritiro dell’emendamento.”
L’on. Tarcisio Agus (Pd) si è espresso in modo contrario. “E’una incongruenza, la definizione di attività produttive è comunemente accettata. L’aumento di volumetrie, piuttosto, fino al 20% , stravolge la programmazione dei comuni ed oltretutto è esteso ai centri urbani. Si rischia di innescare conflitti in sede locale, anche perché non tutte le attività produttive sono uguali ed hanno lo stesso impatto sulla vita delle città.”
L’on. Luigi Lotto (Pd) ha evidenziato “la grande contraddittorietà della legge 4 del 2009, quando si parla di servizi connessi alla residenza ed alle attività produttive, ciò che dice l’on. Mario Diana è comprensibile sul piano terminologico, ma gli ampliamenti volumetrici non c’entrano niente.”
L’on. Luciano Uras (Misto) ha voluto ricordare che “l’Italia piange in queste ore per le devastazioni della quali è responsabile il ceto politico. Non basta dire che una norma è stata richiesta per infilare nel Piano casa anche le attività commerciali che non erano ammissibili in base alla programmazione urbanistiche dei comuni. L’errore, all’epoca della legge sullo sportello unico, è stato considerare la residenza come impianto produttivo.”
L’on. Gian Vittorio Campus (Pdl) ha dichiarato che l’emendamento è stato ripescato “perché riguarda il patrimonio edilizio esistente ed è quindi esteso ad attività produttive. Alcuni comuni interpretano la normativa in senso ampio, come Sassari, altri restringono il campo e prevedono diverse destinazioni urbanistiche. La stessa difformità esiste anche nel panorama della legislazione regionale italiana. Quindi, in questo caso, si tratta solo di assicurare la compiuta applicazione della legge in tutta la Sardegna”.
L’on. Roberto Capelli (Misto), dopo aver premesso di non sentirsi entusiasta dalla discussione, “perché non è questa la risposta a quanto avviene fuori”, ha definito l’emendamento “sbagliato, perché le autorizzazioni commerciali non sono legate alla cubatura ma alle superfici, anche nel caso di magazzini. Se proprio si vuole è possibile una specificazione sul settore artigianale, ma lo si può fare per via amministrativa, non mettendola dentro una legge.”
L’on. Giulio Steri (Udc-Fli) ha aderito alla tesi dell’on. Capelli, precisando che “è sufficiente un intervento per via amministrativa, anche perché il richiamo alla normativa dello sportello unico non è pertinente sul piano tecnico-giuridico.”
L’on. Carlo Sechi (Misto) ha commentato il testo in esame come frutto di una mentalità che spinge la maggioranza ad essere “più realista del re”, dato che la distinzione fra attività produttive è fondata perché attività commerciali in realtà non producono beni, come ha spiegato Capelli e come sa chi ha fatto l’amministratore comunale, disciplinate da piani comunali e regionali di dettaglio. E’una forzatura a vantaggio del bene immobile, che può essere anche di proprietà diversa dall’esercente dell’attività.” (A.F.)
L’on. Chicco Porcu (Pd) ha ricordato che le modifiche inserite nella legge sullo Sportello unico per le attività produttive erano state fatte sostanzialmente per migliorare la norme senza scavalcare alcuna legge di settore. L’esponente del Pd ha annunciato il voto favorevole all’emendamento 137, pur auspicandone il ritiro, e ha chiesto lo scrutinio segreto sul successivo 138.
Il capogruppo del Pd on. Giampaolo Diana ha ricordato che la discussione in Aula resta avulsa dal contesto esterno e che è imbarazzante continuare così. Piuttosto, per salvare un minimo di credibilità del Consiglio, sarebbe necessario che la maggioranza ritiri il provvedimento. Nello specifico, ha aggiunto, si è chiesto che senso abbia comprendere le attività commerciali in un Piano casa: è un altro esempio del fatto che l’unico minimo comune denominatore è quello di aumentare la cubatura sempre e ovunque.
Il capogruppo del Pdl on. Mario Diana ha annunciato il ritiro dell’emendamento che, però, è stato fatto proprio dall’on Angelo Francesco Cuccureddu (Misto). Annunciando il voto contrario, l’on. Cuccureddu ha spiegato che la specificazione inserita rischia, in futuri provvedimenti, di provocare interpretazioni difformi dalla logica qualora non venisse ogni volta inserita dal legislatore.
L’on. Francesca Barracciu (Pd) ha invitato la maggioranza a recuperare il buonsenso e a ritirare il disegno di legge per pensare ad interventi in grado di affrontare la drammaticità della crisi, ma che non sembra importare molto alla maggioranza che preferisce andare avanti con la legislazione creativa. L’on. Barracciu ha poi criticato il presidente della Giunta Ugo Cappellacci per la risposta stizzita conseguente alle sollecitazioni ricevute dalla Confindustria e dai sindacati.
L’on. Francesco Meloni (Riformatori Sardi-Liberaldemocratici), ribadendo le parecchie perplessità del suo gruppo al contenuto dell’emendamento 137, ha invitato l’on. Cuccureddu a ritirarlo.
L’on. Renato Soru (Pd) ha contestato il tentativo di aumentare del 20% qualunque edificio della Sardegna senza alcuna ragione. Si è chiesto a cosa serva occuparsi di urbanistica e di occupazione se in cinque righe si vuole stravolgere tutto andando al di là di quanto previsto dagli indici e dai piani urbanistici.
La presidente Claudia Lombardo ha messo in votazione l’emendamento 137 che è stato respinto con 47 no, 17 sì e 3 astensioni.
L’on. Chicco Porcu (Pd) ha annullato la richiesta del voto segreto sull’emendamento 138 che è stato poi subito ritirato.
Per dichiarazione di voto sull’emendamento 204 per la soppressione dell’art 3 della legge 4 del 2009, l’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha espresso parere favorevole. In un momento nel quale si registrano calamità che spesse volte derivano da un uso improprio del territorio, si preferisce pensare ad occupare senza, invece, considerare che cosa produce il mettere davanti alla naturalità dei luoghi. Non si dovrebbero approvare leggi permissive, ha aggiunto l’on. Sanna, ricordando che non ci sono neanche le risorse per prevenire i danni e per fronteggiare le emergenze.
Il capogruppo dell’Idv on. Adriano Salis ha spiegato che occorre frenare l’uso illecito del territorio agricolo che ha permesso di incrementare l’edilizia residenziale. Si è dichiarato favorevole al vecchio Decreto Floris del 1983 che consentiva la residenza solo se al servizio di attività agricole di determinate dimensioni. L’on. Salis ha chiesto all’assessore Rassu di chiudere i rubinetti del lassismo. (MM)
La presidente Lombardo ha dato, quindi, la parola all’on. Chicco Porcu (Pd) che ha espresso il suo voto favorevole all’emendamento perché “pone un problema che non sembra nelle vostre considerazioni: il consumo del territorio”. L’esponente dell’opposizione ha ricordato che dagli anni 50 “una porzione di territorio grande come tutto il nord d’Italia è stato soffocato con il cemento” e ha aggiunto che, quello della maggioranza, “è un progetto scellerato”. Favorevole all’emendamento anche l’on. Renato Soru (Pd): “È l’emendamento più meritorio: tratta l’utilizzo del terreno agricolo e meriterebbe più attenzione”. L’ex presidente della Regione ha evidenziato come una delle priorità della politica dovrebbe essere la tutela i terreni agricoli che “servono per un bisogno primordiale: sfamare le persone”. L’on. Soru ha portato all’Aula l’esempio di quello che stanno facendo grandi Paesi come la Cina che stanno investendo sul territorio, comprando vasti terreni agricoli fuori dal loro Paese, specificatamente in Africa, vasti quanto il 25 per cento dell’Europa. “Un investimento – ha aggiunto l’on. Soru – che ha l’obiettivo di sfamare nel futuro la popolazione della Cina”.
Giudizio positivo sull’emendamento è stato espresso anche dall’on. Luigi Lotto (Pd): “Il tema che si sta iniziando ad affrontare, ossia la possibilità di edificare nelle zone agricole, è un tema di estrema delicatezza. Credo – ha aggiunto l’on. Lotto - che noi su questo tema non possiamo limitarci a ragionare soltanto sui desideri di qualche cittadino che ha due ettari di terreno in zona agricola, non possiamo essere superficiali. Il tema deve essere approfondito”. Voto favorevole all’emendamento è stato annunciato anche dall’on. Carlo Sechi (Misto), che ha evidenziato come “cementificare le zone agricole sia un danno e non sia una politica che interessa la categoria degli agricoltori”. Per l’esponente dell’opposizione questo provvedimento “interessa solo a chi vuole costruire seconde case. E i costi della protezione civile e delle infrastrutture ricadono su una collettività sempre più povera”. Secondo l’on. Tarcisio Agus (Pd), che ha espresso il suo voto favorevole, quello in esame “è un argomento particolare e molto delicato”. “La Sardegna – ha aggiunto l’esponente dell’opposizione - ha la sua vocazione agropastorale e deve essere tenuta nella giusta considerazione”. L’on. Agus ha ricordato le lotte del passato tra contadini e allevatori per i terreni, ritenendo che “in questa nostra era ci sarà, invece, un conflitto tra pastori e cittadini, ovvero tra pastori e vacanzieri”. “Stiamo trattando un argomento che riguarda tutto il comparto dell’agricoltura”, ha affermato l’on. Marco Espa (vice capogruppo del Pd), ricordando che i cinesi stanno comprando vasti terreni nel continente africano. Per l’on. Espa questo provvedimento non è utile agli agricoltori, “che non stanno pensando a costruire ville, ma agli speculatori”.
Si è espressa a favore dell’emendamento, l’on. Francesca Barracciu (Pd): “L’articolo 3 della legge 4 del 2009 è un argomento principale che evidenzia le differenze tra noi e voi della maggioranza. Voi non avete la più pallida visione del futuro per la Sardegna perché questa norma evidenzia ancora la vostra bulimia rispetto al territorio e un egoismo totale verso le generazioni che verranno”. E ha aggiunto che “questa non vuole essere un’agevolazione per il mondo agricolo, ma un regalo per gli immobiliaristi e vi qualifica come una maggioranza che non guarda al futuro”. Favorevole all’emendamento anche il collega di partito, on. Antonio Solinas (Pd), che ha evidenziato come nell’articolo 3 della legge 4 del 2009 viene confermata la filosofia del centrodestra che continua a parlare di deroghe e di aumenti di volumetrie”. (E.L.N.)
L’on. Giampaolo Diana (Pd), rivolto all’Assessore Rassu, ha chiesto “a cosa serva edificare nel suolo agricolo: ad incrementare la produzione o ad equilibrare la bilancia commerciale del settore? La realtà della Sardegna dice il contrario: importiamo larghissima parte del nostro fabbisogno alimentare. Qualcuno dimostri poi che, in questa legge, ci sono interventi per l’accesso al credito, a favore di chi la casa non c’è l’ha, o per il rifinanziamento dei mutui destinati ai giovani. Se tutto questo non c’è, vuol dire stiamo ingrassando quella parte minoritaria della nostra isola che rappresenta il Presidente della Regione.”
L’Assessore dell’Urbanistica on. Nicola Rassu, rispondendo all’on. Giampaolo Diana, lo ha invitato ad informarsi sulla reale situazione delle campagne sarde: “dopo l’approvazione del Ppr le zone agricole sono rimaste bloccate, ed i beni deprezzati, questo sì che ha causato la speculazione. Questa legge non la favorisce assolutamente. In Sardegna, inoltre, pochissimo terreno è destinato all’attività agricola. Possiamo fare decine di chilometri senza vedere case”.
L’on. Luciano Uras (Misto) ha affermato di aver “visto con attenzione i giornali di oggi. Sembra un caso, ma quando parliamo di questo argomento siamo bruscamente richiamati alla realtà del nostro Paese, causata principalmente dalla trasformazione forzata dei terreni agricoli in insediamenti residenziali di vario genere. L’agro, anche in Sardegna, è diventato un problema sotto il profilo della tenuta ambientale e le norme del Ppr hanno questa finalità: riportare la terra alla sua vocazione originaria.”
L’on. Valerio Meloni (Pd) si è detto convinto che “il problema dovrebbe essere trattato nella nuova legge urbanistica. Non dico che in agro non si possa intervenire e certi territori sono effettivamente desolati, ma si deve intervenire con regole certe. Se le residenze sono legate ad attività produttive sono d’accordo perché sono anche espressione della nostra cultura rurale. Bisognerebbe piuttosto parlare della tipologia edilizia delle nostre campagne, dove non ci deve essere spazio per le ville con piscina. In agro ci deve essere la casa del conduttore del fondo in un contesto legato ad una tradizione. Il resto sono forzature.”
L’on. Claudia Zuncheddu (Misto) ha detto che è “fuori luogo continuare ad insistere su questo disegno di devastare il territorio. Di fronte alla crisi dell’agricoltura, se questa è la risposta siamo alla frutta. La Sardegna non può essere desertificata al servizio di qualcuno, magari con altre servitù militari, con il gasdotto Galsi o la chimica verde dei grandi inceneritori, alimentata da colture intensive del cardo. Aiutare l’agricoltura oggi significa preservare il territorio.”
L’on. Cesare Moriconi (Pd) ha chiesto all’Assessore dell’Urbanistica di “dare risposte all’altezza della nuove sfide per arginare lo spopolamento.” Riprendendo poi le osservazioni dell’on. Chicco Porcu che aveva parlato della produzione di 200.000 mq al giorno di cemento in Italia, 13 ettari al giorno nella sola Lombardia, ha auspicato che la Sardegna possa ripercorrere il cammino virtuoso di alcune Regioni che hanno avviato processi di riconversione dei suoli. Sarebbe utile, in proposito, avere dati sulla Sardegna”.
La Presidente Lombardo ha messo in votazione l’emendamento n°204 con il seguente esito: favorevoli 26, contrari 43, astenuti 2. Il consiglio non approva.
L’Assemblea ha quindi cominciato la discussione dell’emendamento n°205.
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd), fortemente critico, ha dichiarato che con questa norma “siamo al manifesto di Attila. Si dice che nell’agro si possono fare incrementi volumetrici in deroga a strumenti urbanistici anche rispetto al Ppr. Dimenticando però che l’autosufficienza alimentare è un valore primario; negli ultimi 20 anni ci siamo mangiati terreni pari a 60 milioni di quintali di grano, con i quali avremmo potuto sfamare l’intera Italia.”
L’on. Francesca Barracciu (Pd) si è detta sicura che “di fronte a questo testo, l’utilizzo dei sottotetti diventa una cosa senza importanza. Qui si sta minacciando la sostenibilità ambientale della Sardegna. Siete i più grandi speculatori dell’isola; su questo ci dovrebbe essere la più alta vigilanza delle istituzioni e vorremmo che la maggioranza riflettesse di più. Invece passate sulla terra leggeri come se niente fosse. Cosa ha a che fare questa legge con lo sviluppo dell’agricoltura e con la crescita del pil regionale?”
L’on. Adriano Salis (Idv) è del parere che l’argomento in discussione sia “molto sensibile. Regalerò all’Assessore il libro Ritorno alla terra, dove si spiega la politica dell’India a favore della terra, per evitare gli scempi delle nazioni occidentali e gli errori che anche noi abbiamo fatto. Una riflessione ulteriore sarebbe necessaria sulle aree agricole già devastate anche dall’abusivismo autorizzato con la complicità di uffici tecnici e amministratori comunali. Dobbiamo dirlo con estrema decisione: tutti hanno chiuso gli occhi, adesso bisogna chiudere la serranda”.
L’on. Luigi Lotto (Pd) ha ricordato che “abbiamo l’obbligo di assicurare un futuro equilibrato al nostro territorio: auspico però ci siano altre occasioni per una proposta condivisa in grado di assicurare che ciò che si produce sia davvero utile alla comunità e dove l’attività edilizia non sia quella principale, altrimenti siamo avviati su una china sbagliata che non produce economia e benessere.” (A.F.)
La presidente del Consiglio, Claudia Lombardo, ha dato di seguito la parola all’on. Renato Soru (Pd) che ha sottolineato come le affermazioni appena rese all’Aula dall’assessore Rassu siano sbagliate, ossia che “il Ppr voluto dal centrosinistra abbia tolto suscettibilità ai terreni e incapacità di essere convertito e quindi abbia deprezzato i terreni, creando un impoverimento generale”. Per l’on. Soru “mangiare è un’esigenza primaria e togliere alla terra la capacità di trasformarsi in cibo è come togliere all’aria la possibilità di garantire la vita agli essere viventi”. Meglio che il terreno valga poco, ha concluso l’esponente del Pd, permettendo agli agricoltori di acquistarlo: “La terra deve essere di chi la lavora”.
Per l’on. Luciano Uras (capogruppo del Gruppo Misto) la leggerezza con cui non si è rispettato il territorio, consentendo di costruire senza un controllo e un studio approfondito del suolo, ha portato a disastri idrogeologici che hanno fatto migliaia di vittime in Italia, 58 in Sardegna, causando “una devastazione economica straordinaria che è stata coperta con i denari di tutti”. L’on. Uras ha anche evidenziato come la Sardegna sia tra le regioni più colpite, assieme al Lazio e alla Calabria, esortando i colleghi a valutare bene quali conseguenze potrebbe avere l’approvazione di questo provvedimento. “Mi sembra ci sia un abuso in questo provvedimento della parola deroga”, ha affermato l’on. Tarcisio Agus (Pd), sottolineando anche che il testo in discussione porterà a un ulteriore impoverimento del settore agricolo. L’esponente del Pd ha anche auspicato che l’agricoltura diventi un argomento primario per il rilancio dell’isola di Sardegna, visto che il rapporto import-export è deficitario. L’on. Agus si è quindi detto contrario a sottrarre ulteriormente territorio al settore agricolo. Secondo l’on. Carlo Sechi (Misto) se esistono gli strumenti urbanistici che differenziano le zone destinate alle residenze, quelle alle attività industriali e artigianali, le zone agricole, turistiche, dei servizi generale e le zone di salvaguardia assoluta, con questa norma in discussione si creerebbe una enorme confusione.
L’on. Elia Corda (Pd), dichiarando il suo voto favorevole, ha detto “dobbiamo impedire che la speculazione continui a consumare territorio e zone agricole, non solo quelle che si trovano nella fascia costiera”. Per l’on. Mario Bruno (Pd) “quello che stiamo illustrando è un principio non negoziabile. Ci sono dei poteri che fanno capo alle Amministrazioni comunali che non possono essere derogati”. Il vice presidente del Consiglio regionale ha anche evidenziato come “la casa sia un bene importante per i sardi e pertanto è necessario intervenire con strumenti specifici, per esempio con interventi di edilizia pubblica, con gli interessi zero per le giovani coppie, con 25 mila euro per famiglia”. “Abbiamo cercato di intervenire sul non finito della Sardegna – ha concluso l’on. Bruno – e tra gli interventi da portare avanti c’è anche l’aumento del contributo per l’affitto che devono pagare le famiglie in difficoltà. Il mio voto all’emendamento è favorevole”. L’on. Giampaolo Diana (Pd) ha ribadito la sua “stima per la persona Nicola Rassu, ma non per l’assessore Rassu, nel momento in cui afferma che il Ppr ha declassato l’agro e ha fatto perdere valore all’agro. Mi immagino che l’intendimento sia quello di cambiare destinazione d’uso di tanta parte dell’agro”. Secondo l’on. Diana sarebbe più utile per l’economia e lo sviluppo turistico della Sardegna lasciare agricole le zone presenti nelle fasce costiere perché creano un valore aggiunto anche alle strutture ricettive esistenti. Per l’on. Marco Espa (Pd) “più che un piano per dare case alle persone stiamo parlando di una legge per la speculazione in zone agricole. Abbiamo giacimenti di petrolio in Sardegna e non ce ne accorgiamo: questi giacimenti sono i prodotti agricoli. Dobbiamo quindi aiutare i nostri agricoltori a entrare nel mercato mondiale valorizzando questo bene importantissimo”. (E.L.N.)
L’on. Antonio Solinas (Pd) è dell’avviso che “sarebbe opportuna la presenza dell’Assessore dei Lavori Pubblici, visto che si parla di piano casa. Nel merito, già la legge 4 del 2009 ha permesso di incrementare le volumetrie e gli indici in deroga al Ppr. Questo testo, quindi, diventa ancora meno comprensibile anche rispetto a quando recentemente accaduto in Italia ed anche in Sardegna negli anni scorsi. A quale parte della popolazione sarda ci si vuole rivolgere con questo provvedimento? Certamente non a chi lavora la terra. Le risposte che il mondo agricolo si aspetta dalla Regione sono ben altre, al di là delle solite promesse mancate.”
L’on. Giuseppe Cuccu (Pd) ha messo l’accento sul fatto che quello delle costruzioni in agro “è uno dei tanti limiti di questa legge. Ma qual è la ratio di queste agevolazioni? Se la pianificazione urbanistica dei Comuni ha un senso, come sembra dato che prevede standard, indici e quant’altro, è giusto che in agricoltura ci sia una certa normativa. Ma con questo contesto le deroghe al Ppr non c’entrano nulla. Sarebbe opportuna anzi, sotto questo profilo, la presenza in aula dell’Assessore dell’agricoltura.”
L’on. Giorgio Cugusi (Misto) ha affermato che “speculare in agro è grave quanto speculare in città. Ma, soprattutto, è un errore inserire le zone agricole nel piano casa. Tutti i comuni hanno del ’94 la zonizzazione delle zone agricole ed è un sistema normativo che ha funzionato. L’articolo in esame, anche per queste ragioni, è del tutto inadeguato rispetto al piano casa.”
L’on. Valerio Meloni (Pd) ha tenuto a precisare che “quando parliamo di agro se pensiamo al Mejlogu abbiamo di fronte una certa realtà, ma se pensiamo all’agro delle grandi città come Cagliari, Sassari e Olbia, la situazione è completamente diversa. Al di là di altre questioni, comunque, c’è da considerare i costi sociali di questo tipo di attività edilizia. Gli insediamenti fuori dai Puc e senza regole producono disgregazione, con la gente si allontana e non comunica. I Comuni, inoltre, devono sostenere i costi molto pesanti come scuolabus, trasporto pubblico, collegamenti al sistema idrico fognario e raccolta rifiuti. In altre parole, un condominio costa 10, una residenza nell’agro 10.000.”
Non essendoci altri iscritti a parlare, la Presidente Lombardo ha messo in votazione l’emendamento n°205 con il seguente esito: favorevoli 6, contrari 30, astenuti 18. Il Consiglio non approva.
L’on. Giampalo Diana, capogruppo del Pd, ha comunicato che lo stesso gruppo parteciperà alle discussione in aula, ma uscirà al momento delle votazioni.
La Presidente Lombardo ha ribadito che, in base all’art. 95 comma 4/bis del regolamento che disciplina le procedure di dichiarazione di voto i consiglieri che le hanno pronunciate e poi hanno abbandonato l’aula vengono considerati astenuti.
L’on. Luciano Uras (Misto) ha evidenziato, in materia regolamentare, che “se i consiglieri sono considerati votanti, devono esprimere un voto, quale che sia. Lei adesso ha proclamato un voto dichiarando presenti anche coloro che non hanno votato. Le dichiarazioni di voto non sono espressioni del voto. Ci sono precedenti in cui l’espressione del voto è stata differente dalla dichiarazione di voto. Quando chiediamo il numero legale, siamo presenti un aula e non votiamo.”
La Presidente Lombardo ha ulteriormente precisato che l’art 58 disciplina il numero legale, mentre nelle votazioni col procedimento elettronico agli effetti del computo delle presenze vengono considerati assenti quanti non partecipano alle votazioni. Chi non vuole essere presente deve uscire dall’aula.
L’Assemblea ha avviato successivamente l’esame dell’emendamento n°206.
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd), tornando brevemente sulla questione delle votazioni, “ha ribadito che non si è astenuto e quindi il verbale non è veritiero”. Venendo al contenuto del testo in esame, l’on. Sanna ha osservato che “si parla ancora di agro ma l’idea di agricoltura, in questi anni, è cambiata molto nel mondo. In Gran Bretagna, ad esempio, il premier ogni anno presenta al Parlamento un documento sul suolo consumato e sugli interventi di trasformazione cui è stato sottoposto. Noi invece frazioniamo il latifondo, dimenticando anche che la sovranità alimentare è una componente fondamentale della sovranità di un popolo”.
La Presidente Lombardo, rivolta all’on. Gian Valerio Sanna, ha ricordato che la rilevazione della presenza è solo ai fini dell’accertamento numero legale, e non su espressione del voto. L’opposizione, inoltre, sta usando tutti gli strumenti consentiti dal Regolamento, per esercitare compiutamente il suo ruolo.
L’on. Luciano Uras (Misto) ha osservato che “capita a tutti di avere divergenze”. Rivolto poi all’on. Rassu, Assessore dell’Urbanistica con delega agli Enti locali, lo ha invitato a “nominare un commissario ad acta per risolvere la vicenda lavoratori servizi per l’impiego di Sassari, per i quali nonostante sollecitazioni indirizzate all’Amministrazione provinciale non c’è stata alcuna risposta: sarebbe meglio pensare a queste cose anziché al piano casa”. Se necessario, ha concluso, “occuperemo l’Assessorato”. (A.F.)
L’On. Luigi Lotto (Pd), annunciando il voto a favore dell’emendamento 206, ha spiegato che non si possono consentire ulteriori ampliamenti nelle zone agricole che, soprattutto quelle vicine alle grandi città, vivono situazioni urbanistiche molto delicate, di invivibilità per le mancate o incomplete opere di urbanizzazione.
L’on. Antonio Solinas (Pd), sollecitando l’intervento anche dell’assessore dei Lavori pubblici Angela Nonnis, si è chiesto come mai venga dato pari peso, il 10%, agli ampliamenti per usi agro-silvo-pastorali e per quelli residenziali. All’assessore dell’Urbanistica Nicolò Rassu ha chiesto di far conoscere gli effetti avuti con la norma inserita nel primo Piano casa. A suo avviso gli interventi residenziali sono stati fatti in numero ben maggiore di quelli con finalità produttive.
L’on. Carlo Sechi (Misto), su altro argomento, ha sollecitato la Giunta a nominare un commissario ad acta per costringere l’amministrazione provinciale di Sassari ad adempiere alle leggi regionali sulla proroga contrattuale del personale precario dei Csl, i Centri servizi per i lavoro. Sul contenuto dell’emendamento ha accusato la maggioranza di aver destinato i terreni agricoli alla speculazione, dando ora una ulteriore possibilità di farla.
Il capogruppo dell’Idv on. Adriano Salis è intervenuto sull’applicazione del Regolamento consiliare in merito al computo dei presenti in Aula durante le votazioni. A suo avviso, due norme appaiono in conflitto, ma dovrebbe essere applicabile l’art. 58: considera assenti i consiglieri che, pur presenti fisicamente, non hanno partecipato alla votazione.
La presidente Claudia Lombardo ha dichiarato di ritenere corretta l’applicazione dell’art. 95 che disciplina il caso in cui vengano espresse dichiarazioni di voto. Avendo fatto parte della Commissione che, nella scorsa legislatura, aveva portato ad una serie di modifiche regolamentari, ha spiegato che si giunse alla stesura dell’articolo proprio per evitare operazioni ostruzionistiche.
L’on. Renato Soru (Pd) ha chiesto che una sessione dei lavori consiliari venga dedicata alla necessità di interrompere il consumo del suolo agricolo e il continuo impoverimento della capacità di raggiungere la sovranità alimentare. A suo avviso la valorizzazione dell’agro non può avvenire attraverso l’aumento della capacità edificatoria perché la sua destinazione d’uso è un bene comune irrinunciabile.
L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha evidenziato l’ambiguità dell’uso residenziale dei terreni agricoli, citando come esempio le famiglie che si trasferiscono vicino alle coste nei mesi estivi a fini turistici. Ha chiesto una specificazione della norma affinché la possibilità di ampliamento venga eventualmente concessa solo a chi effettivamente abita in campagna.
L’on. Marco Espa (Pd) ha criticato il tentativo di urbanizzare l’agro quando, invece, bisognerebbe incentivare lo sviluppo delle coltivazioni alla luce di quanto succede in ambito mondiale. Sapendo che la norma serve, in realtà, a pochissime persone, ha annunciato il voto favorevole per impedire l’aumento della pressione del mattone in aree che dovrebbero essere protette. (MM)
La presidente Lombardo ha dato, poi, la parola all’on. Francesca Barracciu (Pd) che ha espresso il voto favorevole all’emendamento 206. “Noi avremmo voluto abrogare tutto l’articolo tre – ha detto - ma speriamo almeno di limitare il danno causato dall’articolo”. L’esponente dell’opposizione ha esortato la Giunta a fornire risorse finanziarie ai Comuni per dare loro la possibilità di redigere i piani urbanistici. “Questo dovrebbe fare la maggioranza anziché prevedere deroghe al Ppr. E’ una vergogna”. Per l’on. Giuseppe Cuccu (Pd), che ha annunciato il suo voto favorevole, sarebbe necessario ascoltare cosa pensa l’assessore regionale dell’Agricoltura. “Assessore Cherchi mi chiedo come si concilino questi interventi con il piano di rilancio del settore agricolo e come queste volumetrie possano costituire degli ostacoli al riordino fondiario”. Ha poi preso la parola l’assessore dell’Urbanistica, Nicola Rassu, che ha sottolineato come “il blocco e il vincolo di qualsiasi bene provochi una caduta del prezzo. Chi vuole speculare acquista a prezzo bassissimo per rivendere a un prezzo più alto se cambierà la norma”. L’esponente dell’Esecutivo ha poi aggiunto: “Dire che il Piano casa affamerà le campagne non credo sia giusto, credo che le nostre campagne saranno coltivate nei prossimi vent’anni dagli extracomunitari perché sono state abbandonate dai sardi. E aggiungo che è lungi da noi l’idea di creare speculazione nelle zone agricole”. La presidente Lombardo ha messo in votazione l’emendamento 2006 che è stato respinto con 37 voti contrari, 22 favorevoli e 1 astenuto.
La presidente ha quindi concluso la seduta. I lavori riprenderanno alle 16. (E.L.N.)