CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 267 del 20 ottobre 2011

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DISEGNO DI LEGGE N. 265/A - Giunta regionale - Modifiche e integrazioni alla legge regionale 23 ottobre 2009, n. 4 (Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione di interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo) e norme per la semplificazione delle procedure amministrative in materia edilizia e paesaggistica - Modifiche alla legge regionale 12 agosto 1998, n. 28 (Norme per l'esercizio delle competenze in materia di tutela paesistica trasferite alla Regione autonoma della Sardegna con l'articolo 6 del DPR 22 maggio 1975, n. 480, e delegate con l'articolo 57 del DPR 19 giugno 1979, n. 348) e alla legge regionale 14 maggio 1984, n. 22 (Norme per la classificazione delle aziende ricettive)

Cagliari, 20 ottobre 2011 - La seduta si è aperta sotto la presidenza della presidente Lombardo. Dopo le formalità di rito, l’Assemblea ha iniziato l’esame del punto all’ordine del giorno, con particolare riferimento all’emendamento n°159.
L’on. Chicco Porcu (Pd) ha criticato l’errore commesso “nel definire questa fattispecie, perché nella fascia dei 300 metri ogni costruzione è assolutamente da evitare. Meglio, invece, intervenire su modifiche migliorative della legge 4 del 2009 senza aprire nuove finestre edificatorie. Auspico che la pausa-pranzo abbia portato consiglio limitando gli interventi a pochissime norme”.
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd), rivolgendosi all’assessore, ha sottolineato che l’intervento “originariamente previsto per gli edifici unifamiliari in realtà è esteso a quelli pluriplano. Sotto questo profilo non incide la presenza della commissione per la qualità architettonica, presieduta da uno scultore, e mi fermo qua. Poi ci sono anche le demolizioni-ricostruzioni: praticamente si può fare tutto”.
L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha rilevato l’incidenza del provvedimento su manufatti complessi, in una fascia compresa fra i 300 e i 1000 metri dal mare “dove esistono siti di interesse storico che potrebbero essere modificati senza rispettare le loro caratteristiche storiche e urbanistiche”.
L’on. Cesare Moriconi (Pd) si è detto d’accordo con il collega Meloni: “Questi interventi favoriscono chi già possiede una casa in un luogo di pregio ambientale e paesaggistico”. Ha riproposto il problema della distanza fra edifici, già oggetto di una sentenza del Tar Sardegna: “Il codice civile prevede una distanza di 3 metri, ma cosa succederebbe se due vicini facessero contemporaneamente lavori di ampliamento?”
Non essendoci altri iscritti a parlare, la presidente ha messo in votazione l’emendamento n°159 con il seguente esito: favorevoli 11, contrari 29, astenuti 1. Il Consiglio non approva.
L’Assemblea ha iniziato quindi l’esame dell’emendamento n°160.
L’on. Chicco Porcu (Pd) ha definito il testo in esame “il manifesto programmatico della qualità legislativa del provvedimento. Il testo prevede il superamento di altezze e distanze degli strumenti urbanistici vigenti, tornando indietro di due secoli e riportando in vigore un decreto della seconda metà dell’80. Ci sono, oltre a questa, cinque discipline diverse, un pasticcio”.
L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha messo l’accento sugli “aumenti volumetrici ingiustificati e pericolosi che creano un problema strutturale, senza dimenticare anche delicate questioni di natura sociale, che sicuramente si trasformeranno in contenziosi amministrativi”.
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha dichiarato che “il comma è da eliminare perché la Giunta si sostituisce ad una agenzia immobiliare, consentendo la vendita separata dell’immobile oggetto di ampliamento o singolarmente o assieme ad una parte dell’abitazione principale. Non so chi possa avere interesse ad una operazione del genere se non una agenzia immobiliare. L’assessore si sta giocando la sua credibilità”.
L’on. Cesare Moriconi (Pd) si è detto favorevole alla soppressione del testo “anche se avrei voluto salvare la riga che dice fatti salvi i diritti dei terzi. Oltre che sulle distanze minime, poi, occorre interrogarsi su quanti avendo acquistato un attico che potrebbe essere oggetto di un intervento di sopraelevazione precludendo ad esempio la vista mare, potrebbero ricevere un danno, con conseguenti contenziosi amministrativi”.
(A.F.)

Sull’emendamento 160 è intervenuto l’assessore dell’Urbanistica Nicolò Rassu. L’esponente della Giunta regionale ha spiegato, rispondendo all’opposizione, che sugli ampliamenti c’è una richiesta di modifica della maggioranza per impedire l’alienazione degli immobili prima che siano trascorsi 10 anni. Sul rispetto delle distanze l’on. Rassu ha precisato che gli interventi dovranno comunque rispettare i limiti imposti dai regolamenti edilizi.
L’on. Valerio Meloni (Pd) ha detto che la maggioranza vuole imporre deroghe alle più elementari norme edilizie e urbanistiche, comprese alcune igienico-sanitarie, con il rischio di creare delle favelas. A suo avviso, con riferimento all’alienazione delle pertinenze realizzabili, si sta agendo subdolamente.
Secondo l’on. Gavino Manca (Pd) la mania di derogare a tutto rischia di creare dei mostri non gestibili e di mettere in grossa difficoltà le amministrazioni comunali alle prese con il cambiamento dei criteri urbanistici.
L’on. Gian Vittorio Campus (Pdl) ha chiarito che il divieto di cedere le pertinenze prima che siano trascorsi 10 anni dalla data di ultimazione dei lavori serve, da un lato, per evitare speculazioni, ma, dall’altro, evita problemi successivi di divisione dell’immobile, ad esempio in caso di successione ereditaria.
La presidente del Consiglio on. Claudia Lombardo ha messo in votazione l’emendamento 160 che è stato respinto con 37 voti contrari, 6 favorevoli e un’astensione.
Si è passati all’emendamento 161 che punta alla soppressione del comma 7 dell’art. 2 del Piano casa del 2009.
L’on. Chicco Porcu (Pd) ha annunciato l’astensione perché, nei centri storici, la norma impedisce gli incrementi volumetrici a meno che non ci sia una espressa delibera del Consiglio comunale e, comunque, l’eccezione riguarda le costruzioni con meno di 50 anni.
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd), invece, ha ricordato che l’intesa Stato-Regione prescrive che il Piano casa non possa agire nelle zone A e che, quindi, non fa alcuna distinzione tra edifici con più o meno di 50 anni. Tornando sulla questione degli ampliamenti, l’on. Sanna ha ribadito che alla base della norma vi sono esigenze di carattere immobiliare e non urbanistico.
L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha aggiunto che, in ogni caso, la concessione di incrementi volumetrici sconvolge i centri storici al di là del fatto che i comuni abbiano o meno adottato i piani particolareggiati per le zone A.
L’on. Giorgio Cugusi (Misto) ha manifestato alcune perplessità sulla necessità di sopprimere il comma in quanto è l’unico in legge che restituisce dignità e potestà alle amministrazioni comunali. (MM)

L’on. Carlo Sechi (Misto) ha affermato che “è molto pericoloso far entrare queste norme nei centri storici, che hanno comunque una identità e un valore che ha attraversato le diverse epoche storiche. I Comuni, negli anni, hanno adottato diverse forme di tutela, come piani particolareggiati e piani del colore che hanno un forte significato storico e culturale. Incidere su questo assetto è sbagliato e dannoso”.
L’on. Adriano Salis (Idv) ha definito la norma in esame “di una complessità assoluta. Occorre una breve sospensione dei lavori per poter valutare in modo approfondito i passaggi tecnici del testo”.
Nell’accogliere la richiesta, la presidente ha sospeso la seduta per 30 minuti.
Alla ripresa dei lavori, l’Assemblea ha proceduto alla votazione di una serie di emendamenti, dal n°161 al n°173, respingendoli tutti. Successivamente, la presidente Lombardo ha sospeso la seduta. I lavori riprenderanno alle ore 22. (A.F.)

La seduta prevista per le 22 è stata rinviata alle 10 di domani mattina.