CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 255 del 29 settembre 2011

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Testo Unificato n. 1-7/Naz/A “Modifica dell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna) concernente la composizione del Consiglio regionale”.

Cagliari, 29 settembre 2011 – La seduta si è aperta alle 10 sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. All’ordine del giorno il Testo unificato n. 1-7/Naz/A “Modifica dell'articolo 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna) concernente la composizione del Consiglio regionale”.
Il primo consigliere a intervenire è stato il capogruppo dell’Idv, on. Adriano Salis: “Noi pensiamo che la decisione assunta nella Prima commissione sia importante e confesso di essere uno dei padri della proposta e non sono il solo. Meglio fare chiarezza perché se no non si capisce la distanza che si è creata tra quanto affermato in Prima commissione e i distinguo poi emersi in Aula. E’ stata – ha proseguito - una decisione motivata, discussa, convinta e non assunta per pressioni arrivate dalla piazza. Credo che il numero di 50 consiglieri sia una soluzione assolutamente adeguata alle condizioni della Sardegna, una soluzione che garantisce la rappresentanza delle forze politiche, dei territori e di genere. E nessuno può confutare questo elemento. Il numero attuale è abnorme rispetto alle altre regioni italiane”. L’esponente dell’Idv ha poi proseguito: “E’ un segnale della nostra volontà di ridurre i costi della politica: diamo risposte a quanto ci chiede il nostro popolo, abbiamo il dovere di ascoltare. Ecco perché difendo questa scelta. Questo sarà il primo passo per accelerare il percorso sulle riforme. Servono sicuramente anche emendamenti che garantiscano le rappresentanze, ma se noi non diamo l’esempio, vedendo quali sono i nostri emolumenti, non avremo l’autorevolezza per chiedere ad altri di fare sacrifici. Servono atti di coraggio e di disinteresse, ha detto il presidente Napolitano”. L’on. Salis ha poi fatto un appello al Consiglio regionale: “Non facciamo vivere a questo Consiglio la vergogna di rimandare in commissione questa legge, sarebbe una sconfitta per il Parlamento sardo. Noi faremo il nostro dovere anche sulla legge elettorale, stiamo per presentare una nostra proposta di legge”.
L’on. Giacomo Sanna, capogruppo del Psd’Az, ha affermato: “La sconfitta del Parlamento dei sardi, come affermato dall’on. Salis, dura dal ’48, perché nessuna modifica costituzionale migliorativa del nostro Statuto è mai stata recepita dal Governo italiano. Perché il Governo non ce lo consente, come è successo per la legge sull’Assemblea costituente, che il Parlamento non ha recepito e che è stata osteggiata in egual modo dal centrodestra e dal centrosinistra. Questa è la storia. Credevo che questa legislatura fosse quella costituente. Siamo in una situazione tale che dobbiamo consentire a chi è fuori di riscrivere con noi le regole, oppure sarà per tutti noi una grandissima sconfitta”. L’on. Sanna ha proseguito sottolineando che “bisogna aprirsi alla società civile per rendere la legislatura costituente e non chiuderci qui dentro. L’Assemblea costituente è il massimo valore su cui bisogna puntare. Le riforme si fanno tutti assieme non solo in maggioranza”. E ha aggiunto: “Quando si costruisce una casa non si inizia dal comignolo, bisogna prima portare avanti la legge elettorale. Così stiamo navigando a vista”. L’esponente del Psd’Az ha poi evidenziato che le altre regioni a Statuto speciale non hanno, proporzionalmente, meno consiglieri della Sardegna, anzi ne hanno di più. “La nostra specialità che valore ha? Sarebbe avvilente lasciare che Roma decidesse per noi. Fare una legge così da sola, isolata, è la cosa peggiore che si possa fare. O abbiamo la capacità di aprire le porte di queste palazzo, aprirci al confronto e riscrivere regole democratiche, diversamente è meglio che lasciamo stare. I costi della politica non sono questi, sono nel loro complesso: va corretta tutta l’impostazione, comprendendo anche i costi degli enti”. In conclusione l’on. Sanna ha fatto l’appello a chi fino a oggi combattuto contro l’Assemblea costituente affinché riveda la sua posizione.
La presidente Lombardo ha poi dato la parola all’on. Pierpaolo Vargiu (capogruppo dei Riformatori sardi – liberaldemocratici): “Anche noi Riformatori sottolineiamo come questo dibattito sia un po’ strano al punto che questa legge rischia da apparire una legge orfana, arrivata in Consiglio quasi per caso. Noi vogliamo dire una cosa chiara a quest’Aula: siamo a favore della legge per la riduzione del numero dei consiglieri regionali. Sono 15 anni che proponiamo questa legge. Il primo nel ‘95 è stato Massimo Fantola. E non siamo stati gli unici. Non siamo quindi – ha sottolineato l’on. Vargiu - travolti dalla piazza. Ma ribadiamo che la riduzione del numero dei consiglieri, va a favore del miglior funzionamento della democrazia, e non vuole solo ridurre i cosiddetti costi della politica. Abbiamo verificato che la Commissione ha preferito stabilire il numero di 50. Mi aspetto che chi ha proposto tale numero si alzi in aula e ci spieghi quale ragionamento ha fatto per arrivare a stabilire questo numero di consiglieri, l’unico ad averlo fatto è stato l’on. Campus. E magari ci convincerà”. L’on. Vargiu ha anche aggiunto che i Riformatori sono invece meno convinti dai ragionamenti di chi ha legato questa proposta alla legge elettorale, perché sembra più un modo di legare questa norma a una legge che difficilmente sarà fatta, viste le tante posizioni divergenti. “Noi non ci presteremo a rinviare questa legge. Credo che la cosa più importante sia quella di non prendere in giro i sardi: siamo contrari a rimandare, quindi, questa legge in Commissione e siamo anche contrari al voto segreto. Il nostro suggerimento è che questa legge si faccia in fretta e che non ci siano ulteriori inciampi, per poi proseguire verso la stagione delle riforme”. La presidente Lombardo ha poi informato l’Aula che l’on. Claudia Zuncheddu (Sel – Comunisti – Indipendentistas) ha presentato una proposta di legge per la riduzione degli emolumenti dei consiglieri regionali del 50 per cento. (E.L.N.)

L’on. Giulio Steri, capogruppo Udc-Fli, ha preso la parola annunciando un intervento ispirato dalla coerenza e secondo coscienza. Steri ha ricordato di aver votato in Commissione la proposta di legge in esame ma ha lanciato un avvertimento: “Approvare oggi questa legge costituzionale, senza tener presente il fatto che potrebbe cadere il governo nazionale, sarebbe improduttivo. Solo tra qualche mese la situazione sarà più chiara”. Per il capogruppo del Terzo polo il numero dei consiglieri andrebbe rapportato non solo alla popolazione ma anche alla particolare situazione delle Regioni a statuto speciale. Non solo, Steri ha sottolineato la necessità di intervenire “necessariamente” sulla riforma della Regione, “che significa lo Statuto, la Statutaria e la legge elettorale”.
A nome del gruppo Udc-Fli, Steri ha rivendicato l’importanza l’assemblea costituente: “Abbiamo presentato un emendamento che introduce un secondo comma all’articolo 16 dello Statuto per cui il numero dei consiglieri sia definito dalla Statutaria, in riduzione fino a cinquanta”. Il consigliere centrista ha puntualizzato poi che deve essere la Regione sarda a decidere, senza imposizioni dal Governo nazionale. Particolare attenzione poi è stata posta sulla connessione imprescindibile tra il numero dei consiglieri e la legge elettorale: “Se ci fossero intoppi in questi mesi questa legge elettorale avrebbe ancora effetti negativi per le prossime elezioni”. Steri ha poi invitato i colleghi a portare avanti il percorso “senza ipocrisie e interessi di parte ma avendo come unico fine l’interesse regionale”. Il capogruppo ha infine annunciato di non avere intenzione di chiedere il voto segreto sul passaggio agli articoli, “ma ci riserviamo di farlo su qualche emendamento”.
Incentrato sull’indipendenza della politica l’intervento del capogruppo del Pdl, l’on. Mario Diana che ha esordito riconoscendo che “rappresentando ancora una parte consistente di questo consiglio, il partito di maggioranza relativa, so che c’è una attenzione particolare su quello che dirò”. “Rimango convinto che abbiamo già perso – ha affermato Diana - Siamo rimasti vittime di noi stessi, della piazza, del populismo e della demagogia. Abbiamo la necessità di dare una risposta al popolo sardo e la pressione maggiore che abbiamo oggi è che la politica è in disgrazia, che le indennità sono troppo alte e che il numero dei rappresentanti è troppo alto. Si tratta di un ragionamento – ha proseguito Diana - che colpisce solo chi ha paura. Se la condizione socio-economica dell’Isola fosse come altre realtà europee questi ragionamenti non li farebbe nessuno. Credete davvero che sia la soluzione dei mali della Sardegna?”. Diana ha poi ripercorso le vicende che hanno portato all’approvazione in commissione della proposta di legge: “La proposta avanzata del Pdl di riduzione del numero dei consiglieri parlava di sessanta componenti, poi la Commissione ha agito come ha agito, condizionata forse da populismo e demagogia”.
Diana si è anche soffermato sulla questione della rappresentanza affermando che con la proposta del Governo di trenta consiglieri regionali minerebbe la rappresentanza sociale e il vantaggio andrebbe solo alle aree demograficamente più forti. “Siamo per i 60 consiglieri e per la riequilibratura della legge elettorale” ha affermato Diana, esprimendo la posizione del gruppo. “Se passasse questa legge e succedesse qualsiasi cosa dovremmo andare a votare nuovamente con questa legge elettorale, e questo non è accettabile”.
Anche il capogruppo del Partito Democratico, l’on. Mario Bruno ha espresso parere favorevole alla legge: “Il nostro rapporto con i cittadini ci consente oggi di rappresentarne un numero più alto, e il numero di 50 consiglieri mi sembra un numero corretto ed equilibrato (uno ogni 35mila abitanti)”. “Se non lo facciamo noi – ha ribadito Bruno - lo farà il Parlamento senza tenere conto della rappresentanza delle forze minori e di genere”. Il capogruppo del Pd ha poi precisato che alcune posizioni all’interno dello stesso Pd si discostano: “Ha sì una logica fare prima la legge elettorale, come alcuni dei miei colleghi sostengono, ma è anche logico che quando si vota un ordine del giorno gli si dia attuazione. E’ passato un anno da quel voto e non abbiamo fatto nulla, tornare in Commissione ora vorrebbe dire far passare ancora molto tempo”. Mentre per Bruno “se approviamo questa legge saremo costretti a fare subito la legge elettorale”. Bruno ha infine dichiarato che sarebbe sbagliato il voto segreto, “ognuno deve assumersi la propria responsabilità, se fosse chiesto io esorterò il centrosinistra a uscire dall’Aula”.
Al termine della discussione generale la presidente ha dato la parola alla Giunta, rappresentata dall’assessore regionale degli Affari generali Mario Floris. “E’ un dibattito sconcertante, non è un confronto di idee, non è uno scambio tra parti politiche e voci libere. E’ soltanto una vetrina e un soliloquio, non un esercizio di tribuna”. Floris ha puntato il dito contro il regolamento consiliare, definendolo ormai “obsoleto” perché superato da regole che disciplinano meglio l’utilizzo del tempo. “Nella politica si parla da troppo tempo di riforme e si preconizzano tempi europei (due minuti al massimo per intervento). La prima e più urgente riforma è allora quella dei tempi della politica”. Per Floris infatti “non è solo necessaria una disciplina delle rappresentanze politiche ma è altrettanto urgente e indeferibile una nuova disciplina dell’attività complessiva dell’assemblea regionale”. Il provvedimento all’esame dell’Aula, secondo l’Assessore, potrebbe essere la prima pietra nel cammino delle riforme che devono essere portate avanti in sintonia con gli indirizzi del Governo e del Parlamento in merito ai costi della politica. Floris ha ribadito che “le riforme nascono dallo Statuto, è lì il germe del cambiamento, ed è necessario adeguare lo Statuto ai cambiamenti”. L’assessore ha poi espresso la posizione della Giunta: “Questo è un provvedimento da portare avanti, ma si deve fare suffragandolo con dati ed effettuando proiezioni. Se si ha a cuore la rappresentanza dei territori e delle parti politiche minori si possono fare delle modifiche, ma senza interrompere il cammino delle riforme”. (MP)

L’on. Giulio Steri, capogruppo dell’Udc-Fli, ha chiesto una breve sospensione dei lavori. La richiesta è stata accolta.
La seduta è ripresa con le dichiarazioni voto sul passaggio agli articoli.
L’on. Adriano Salis, capogruppo dell’Idv, ha annunciato che il gruppo voterà a favore ed ha auspicato che “la discussione lunga e approfondita possa trovare uno sbocco positivo nell’approvazione finale della legge”. Difendiamo l’autonomia della proposta, ha proseguito, “non per volerci difendersi dalla piazza che peraltro non consideriamo ostile ma anzi determinante per migliorare le sorti della nostra democrazia, e non l’abbiamo fatta perché Calderoli ne ha fatta una che penalizza la Sardegna. La proposta è iscritta da anni nell’agenda della politica sarda, come ha ricordato l’Assessore Floris. Del resto, il Senato sta procedendo adesso per la riduzione del numero dei suoi componenti e per l’istituzione del Senato delle regioni, non è possibile che la Sardegna resti ferma”.
L’on. Gian Vittorio Campus (Pdl) ha dichiarato di sottoscrivere quanto detto dall’on. Salis, “tranne la parte che riguarda Calderoli”. Forse per la prima volta, ha aggiunto, “c’è stata una discussione aperta, senza pregiudizi di parte. Non sono convinto nè della tesi dei consiglieri a metro quadro né che la specialità della Sardegna si difenda solo con il numero dei consiglieri, e nemmeno della tempistica su cosa fare prima. Dobbiamo elaborare una buona legge per la Sardegna e su questo, non accetto imposizioni nè di gruppo nè di partito; non c’entrano maggioranze e governi: in questo caso ogni consigliere regionale risponde alla sua coscienza ed al popolo sardo. Sosterrò quindi la legge sulla riduzione numero dei consiglieri, anche perché il numero indicato, 50, è razionale e proporzionato al rispetto del principio della rappresentanza.”
L’on. Luciano Uras, capogruppo di Sel-Comunisti-Indipendentistas, ha confermato il suo voto favorevole, assieme a quello dei colleghi Sechi e Cugusi. Già nella precedente legislatura, ha ricordato, “abbiamo affrontato l’argomento, anche se i problemi posti da questa legge sono certamente più complesso di una questione aritmetica ed hanno un alto valore politico”. Per questo, ha chiarito l’on. Uras, “presenterò alcuni emendamenti che hanno un obiettivo: dettare alcuni principi sulla legge elettorale, con la cancellazione del listino e con esso della cultura di nominati, qui come in parlamento, la parità di genere, la rappresentanza territoriale, il ritocco del premio di maggioranza per consentire alle minoranze di essere rappresentate. Indicherò anche una strada per la modifica dello Statuto diversa da quella dell’art. 54, perché occorre favorire una larga partecipazione di popolo liberamente scelto dallo stesso popolo.”
L’on. Silvestro Ladu (Pdl) ha ritenuto che, per certi aspetti, “sarebbe stato più logico abbinare il discorso della riduzione dei consiglieri regionali alla nuova legge elettorale sarda, ma non possiamo permetterci ci perdere di tempo mentre altri potrebbero decidere; è già successo altre volte e bisogna evitare che succeda ancora”. Quindi, ha aggiunto, “credo sia opportuno che il consiglio si esprima su questo provvedimento. Non si capisce perché prima ci sia stata una decisione all’unanimità in commissione, per portare i componenti dell’assemblea a 50 (ed è giusto togliendo il listino) e poi si sia rimesso tutto in discussione. La legge non deve tornare in commissione, e tutti i consiglieri devono esprimere il loro voto in libertà”.
L’on. Claudia Zuncheddu (Sel-comunisti-Indipendentistas) ha dichiarato, in dissenso dal suo gruppo, che esprimerà voto contrario, lamentando inoltre il fatto che non sia pervenuta da parte della commissione Autonomia “alcuna spiegazione sul mancato esame della sua proposta in materia di riduzione dei costi della politica: è un fatto antidemocratico”. Con questa legge, ha proseguito entrando nel merito del provvedimento all’attenzione dell’assemblea “si colpiscono invece i costi della democrazia, viene violato il diritto di tutela e rappresentanza delle minoranze, si calpestano la storia e l’identità più profonde della Sardegna. E’ una legge bipartisan che in realtà vuole accentrare la rappresentanza e di fatto favorire i disegni dello stato italiano, non tenendo conto delle forti sollecitazioni popolari e delle firme raccolte per l’abbattimento dei costi della politica. Rappresenta, infine, è un attacco alla democrazia e al sistema proporzionale, sposando il peggior bipolarismo della politica italiana, che non risponde ai bisogni dei sardi e nega la storia della nazione sarda.”
L’on. Franco Cuccureddu (Misto), pur ribadendo il suo voto a favore, ha rimarcato che “sarebbe stato necessario un approfondimento in commissione, anche se “condivido le osservazioni dell’Assessore Floris quando ha detto che questa riforma arriva dopo quattro tentativi falliti e potrebbe essere la prima pietra”. A me sembra la pietra tombale, ha precisato, “perché non riusciremo a riscrivere il nostro rapporto con lo Stato e a dire parole chiare su grandi temi come continuità territoriale, patto di stabilità ed entrate. Spero ancora che attraverso questo strumento si pongano almeno due o tre elementi di vera riforma. Altrimenti non avremmo fatto un buon servizio per i sardi.”
L’on. Mario bruno, capogruppo del Pd, ha espresso la posizione favorevole del suo gruppo. Confermiamo l’esigenza di adeguare rapidamente impianto istituzionale della nostra regione, ha precisato, “senza dimenticare che dobbiamo fare anche i conti anche con le mutate condizioni economiche della nostra isola. Vogliamo però riprendere il filo di quanto abbiamo fatto nella scorsa legislatura; c’è un mandato ampio del consiglio alla commissione Autonomia, e siamo chiamati alla prova, ad una sfida reciproca, per una stagione davvero costituente”.
L’on. Radhouan Ben Amara (Sel-Comunisti-Indipendentistas) si è detto d’accordo sul passaggio agli articoli mantenendo però tutte le sue riserve sul contenuto della legge: “non si possono portare i tappeti senza costruire la moschea. La riduzione dei consiglieri è un’arma per cancellare le minoranze, penalizza la Sardegna e stabilizza il bipolarismo dei manager e delle lobby, fa il contrario di ciò che dice.”
L’on. Roberto Capelli (Misto) ha ricordato che in sede di discussione generale ha sostenuto l’approvazione della legge che riduce il numero dei consiglieri regionali. E’ una via che va percorsa, ha aggiunto, “pur non condividendo in assoluto il metodo con cui ci si è arrivati, anche perché con la legge elettorale attuale si può addirittura determinare un aumento dei consiglieri regionali”. L’on. Capelli ha poi annunciato la presentazione di alcuni emendamenti, “perché quando si fa una riforma bisogna ascoltare la voce del popolo ed assumersi responsabilità. Così è solo una pezza a un quadro bistrattato. La politica non recupera certo dignità con questa legge, e non si risponde al problema delle formazione di una buona classe dirigente. Vedremo fin dove riusciremo ad arrivare con gli emendamenti”.
Non essendoci altri iscritti a parlare, la Presidente Lombardo ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, con il seguente esito: favorevoli 69, contrari 2, astenuti 1. Il consiglio approva.
Successivamente la seduta è stata sospesa. I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle 17.00 mentre per le 15.30 è stata convocata la commissione Autonomia. (A.F.)