CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 251 del 21 settembre 2011

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Testo unificato n°1-7/NAZ/A – Modifica dell’art. 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948 n°3 (Statuto speciale per la Sardegna) concernente la composizione del Consiglio regionale.

Cagliari, 21 settembre 2011 - La seduta si è aperta sotto la presidenza della Presidente Lombardo. All’ordine del giorno il Testo unificato n°1-7/NAZ/A – Modifica dell’art. 16 della legge costituzionale 26 febbraio 1948 n°3 (Statuto speciale per la Sardegna) concernente la composizione del Consiglio regionale.
L’on. Mariano Contu (Pdl) nel suo intervento ha dichiarato che il tema “merita più attenzione di quanta ne abbia avuto in passato”. Richiamandosi all’intervento dell’on. Felicetto Contu ed al suo appello alla dignità di ogni consigliere regionale, l’esponente del Pdl ha sottolineato “il grande valore della rappresentanza politica e democratica di cui l’assemblea sarda è espressione. Rispetto alla proposta della commissione Autonomia abbiamo assistito al parto di un topolino, insufficiente ed incompleta, non all’altezza del progetto riformatore che il Consiglio può e deve proporre alla società sarda. Si parte, insomma, con il piede sbagliato, perché bisogna puntare a ben altri contenuti come dimostrano d’altra parte i numerosi emendamenti presentati”. Perché allora, si è chiesto Contu, “fermarci a parlare solo del numero dei consiglieri regionali? La democrazia, soprattutto la sua qualità, non si può misurare con i numeri, e la responsabilità del governare non la si esercita piegandosi alle pulsioni della piazza, più o meno motivate, più o meno passeggere”. Peraltro, ha concluso l’on. Mariano Contu, “la vera richiesta che sale dalla comunità regionale è quella di trovare una soluzione alla crisi, alla disoccupazione, alla mancanza di lavoro, alla difficoltà di tante famiglie di tante imprese. Se il Consiglio regionale fosse davvero l’unico problema della Sardegna, basterebbe dimettersi”.
Ha assunto la presidenza dell’assemblea il vice Presidente on. Michele Cossa.
L’on. Carlo Sechi (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha qualificato la proposta, tutt’al più, “una dichiarazione di intenti. E’quanto è emerso, in maniera evidente, da tutti gli interventi del dibattito. Perché 50? Si dice per restare in linea con la riduzione dei costi della politica avviata a livello europeo e nazionale. Se è così, meglio trovare altre argomentazioni; avremo più risparmio tagliando fortemente le indennità. Purtroppo si è ignorato, invece, il problema della riduzione della rappresentanza democratica di tutti i territori e delle forze minori e identitarie, gravissimo rischio che bisogna assolutamente evitare”. La prima proposta di legge di questa legislatura, ha ricordato l’on. Sechi, a firma del nostro gruppo e dell’on. Chicco Porcu, “è di ridurre i componenti del Consiglio regionale a 60, eliminando fra l’altro il privilegio del listino; proprio questo potrebbe essere un primo segnale positivo. Inoltre, non ha senso parlare dei componenti dell’Assemblea senza parlare della legge elettorale, che peraltro contiene il listino”. Poi è necessario, ha aggiunto l’esponente della Sinistra, “intervenire riducendo ancora il premio di maggioranza alla soglia minima per garantire la governabilità; oggi è troppo alto e mortifica non solo il ruolo dell’opposizione ma quello dello stesso Consiglio. Non si può prevenire per legge i mal di pancia di questa o quella componente della maggioranza, questo compito spetta ai partiti ed alla politica. La riduzione dei consiglieri, da sola, è una scorciatoia inutile e pericolosa. Sarebbe quindi opportuno, a questo punto, rinviare la proposta in commissione”. (A. F.)

Duro nei confronti dei consiglieri che fanno parte della Prima commissione, di cui è presidente, l’intervento di Pietro Pittalis, Pdl. “Questo testo sembra figlio di nessuno, è una situazione kafkiana specchio della grave crisi che sta investendo la politica e i partiti che hanno perso il ruolo di intercettare le istanze e farne sintesi”. Pittalis ha ricordato che in commissione “tutti hanno espresso condivisione sulle due proposte che per questo sono state unificate e non c’è stato alcun blitz, né colpo di mano o fughe in avanti”. L’esponente della maggioranza ha difeso fortemente il lavoro della Commissione affermando che “si può dissentire o cambiare idea ma non si può giustificare il ripensamento utilizzando lo scudo del blitz in Prima commissione”. Per Pittalis se il testo portato in Aula non è condiviso non ha senso “ostinarsi a tenere in Aula un testo che non trova l’appoggio di nessuno”. “Usciamo dai tatticismi e meccanismi che stanno avvelenando questo dibattito”, è stato l’appello del presidente della Commissione Autonomia ai colleghi in Aula a cui ha rivolto una domanda: “Esiste davvero la capacità di autoriformare l’istituzione consiliare e di mettere mano ai costi della politica?”.
Anche Pittalis ha concordato con gli altri che lo hanno preceduto, sul fatto che sia necessario accompagnare il testo in esame con una nuova legge elettorale “che è uno dei punti cardine per assicurare la rappresentanza territoriale”. Per questo il consigliere del Pdl ha ricordato la discussione sulla Statutaria e il dibattito da affrontare sulla forma di governo da dare alla Sardegna e ha concluso ribadendo il carattere di specialità della Regione: “Prima che le riforme ci vengano imposte da Roma le possiamo fare noi. Dimostriamo che in Sardegna esiste una classe politica autorevole in grado di mettere mano alle riforme”.
Per Silvestro Ladu, Pdl, il testo unificato sulla riduzione del numero dei consiglieri “non è una proposta risolutiva e non sarà questa legge che risolve i problemi della Sardegna. Sarebbe stato più opportuno discutere questa legge insieme con la proposta di legge elettorale”. Ciò che è indispensabile per il consigliere della maggioranza è la scrittura del nuovo Statuto, e in particolare devono essere affrontati i temi del rapporto tra Stato e Regione, quello tra Consiglio regionale e Giunta, si deve recepire la riforma del Titolo V della Costituzione e dei Trattati dell’Unione Europea. “Tutte cose che quando è stato scritto lo Statuto non esistevano e ora è assolutamente urgente recepire”.
Per Ladu però il testo in esame è un primo passo per affrontare tutte le riforme necessarie e imprescindibili: “E’ una riforma che non deve aspettare. Sarebbe un grave errore contare sulla inoperosità del Parlamento. Condivido la proposta esitata dalla Commissione con il testo approvato e il non affrontarlo sarebbe un grave rischio per questa Assemblea”. (M.P.)

Il vicepresidente del Consiglio regionale, Michele Cossa, ha dato poi la parola al vicecapogruppo del Pd, on. Giampaolo Diana, che ha evidenziato come ci siano diversi aspetti che stanno influenzando la discussione di oggi: “Il primo è la drammatica crisi economica che impone a tutti di rinunciare a qualcosa, l’altro è rappresentato da due spinte fortissime e diversissime: una arriva dalle vittime della politica economica, i lavoratori dipendenti e i pensionati in particolare, ossia da una parte della società, vessata, che è entrata in crisi con le istituzioni. L’inclinatura di questo rapporto sta mettendo in crisi il valore stesso della democrazia. Dobbiamo tentare di intervenire lucidamente. L’altra spinta non viene da una parte vessata e vittima, ma dai più grossi gruppi editoriali che spingono per limitare gli spazi di democrazia a vantaggio di pochi gruppi forti”.
L’on. Diana ha aggiunto: “Un altro elemento, che ha condizionato anche il lavoro della Prima commissione, è stata la scelta fatta dal governo di portare a trenta i consiglieri regionali della Sardegna. Quale è - ha proseguito - la qualità del rapporto tra noi e il governo nazionale? Ebbene stiamo discutendo una proposta di legge che fissa il numero dei consiglieri regionali: non ho sentito un esame delle ragioni che hanno portato a fissare in 50 il numero dei consiglieri. Sarebbe stato importante. Io credo che una discussione su questo si sarebbe dovuta svolgere”. Per l’esponente del Pd “è necessario tutelare le diverse rappresentanze: politiche, territoriali e di genere. Dati necessari per definire i confini legislativi di questa Assemblea”. E ha poi aggiunto: “Mi chiedo come sia possibile che il Consiglio regionale definisca il numero senza aver affrontato quanto detto. I nostri partiti stanno lavorando per cancellare il Porcellum, ma è possibile che non si senta il bisogno di affrontare la legge elettorale. Mi sembra un modo di procedere non corretto, non mi sembra ci sia una logica legislativa. Ora dobbiamo affrontare il tema della legge elettorale, tutelando la rappresentatività, il tema dell’elezione diretta del presidente della Regione, per esempio, è un tema ancora aperto. Non è una questione di poco conto. Io sono per questo sistema, ma serve un nuovo equilibrio tra potere esecutivo e legislativo”. “Per quanto mi riguarda e a scanso di equivoci – ha sottolineato l’on. Diana - non sono assolutamente d’accordo a lasciare le cose come stanno. Sono perché si intervenga sui numeri dei consiglieri e sul costo. In questa aula sono presenti quasi tutti i partiti, che devono cercare di evitare che si continui a incrinare quel rapporto tra la società sarda e le istituzioni”. “Cosa possiamo fare per contrastare questa crisi? Da tempo la politica e le istituzioni hanno delegato ai poteri finanziari il ruolo di governare l’economia e quindi la politica non decide più. E su questa legge non si può tornare indietro. Dobbiamo trovare il modo per condizionare la discussione e l’approvazione del testo alla definizione della legge elettorale. Qua dentro ci sono le persone e le risorse per farlo. Possono essere anche 40 ma deve essere fatto”.
Per l’on. Angelo Stocchino (Pdl) è necessario tutelare la rappresentatività dei territori e quindi dei cittadini: “Con queste due proposte di legge è stato un po’ sminuito il concetto di rappresentanza. Il numero di 50 non consente forse una rappresentanza vera di tutte le genti. In base a un prospetto della stampa l’Ogliastra, per esempio, non avrebbe neanche un rappresentante. Forse i sardi vorrebbero qualche altra risposta. Forse in questi due anni e mezzo siamo stati un po’ troppo demagoghi. In Ogliastra – ha proseguito l’on. Stocchino - non mi hanno chiesto quanto prendiamo, mi hanno chiesto perché facciamo leggi che non trovano concreta applicazione? Perché persone disoccupate da due anni ancora lo sono, nonostante questo Consiglio abbia stanziato ingenti fondi? Forse allora questo Consiglio regionale dovrebbe incidere meglio sulle leggi che fa e incidere nei veri problemi dei sardi”. In conclusione del suo intervento, l’on. Stocchino ha aggiunto: “Sono d’accordo sulla riduzione del numero dei consiglieri, ferma restando la rappresentanza dei territori, anche se noi, nel gruppo del Pdl, ci eravamo trovati d’accordo su 60. E io sono più vicino alla riduzione a 60 consiglieri, uno ogni 28mila abitanti, per garantire rappresentatività uguale per territorio. Forse c’è bisogno di una maggiore riflessione per dare un senso compiuto alle cose”. (E.L.N.)

La presidente Lombardo ha dato la parola all’on. Chicco Porcu (Pd) che ha evidenziato che “la lunghezza del dibattito si è rivelata inversamente proporzionale alla sinteticità della proposta di legge, sulla quale peraltro sono assolutamente a favore, così come sono favorevole anche all’abolizione del listino, che lascerà invariate le rappresentanze nei territori, nonostante all’izio di questa legislatura avessi presentato una proposta diversa”. Piuttosto, ha aggiunto l’on. Porcu, “bisognerebbe introdurre i collegi, perché altrimenti un consigliere regionale potrebbe essere espresso da una base elettorale molto più ridotta rispetto ad un altro, ed anche alla parità di genere, attraverso la seconda preferenza”. L’esponente del Pd ha espresso invece netta contrarietà alla proposta nazionale, “che ha spaccato le regioni speciali, condizionando la riduzione del numero dei consiglieri all’accesso al fondo di perequazione ed all’attenuazione del patto di stabilità; misura che, in pratica, riguarda solo Sardegna e Sicilia”. Proseguendo nel suo ragionamento, Porcu ha affermato che “la politica e le istituzioni devono, in alcuni casi, essere capaci anche di gesti simbolici, generosi ed esemplari, quindi anche in grado di portare a termine operazioni di autoriforma. Bisogna accettare la sfida, si può parlare di tanti argomenti a partire dalla crisi e dal progetto di riforma complessiva della Regione, ma non dobbiamo farci sfuggire l’occasione che oggi abbiamo davanti. Dicendo anche, con onestà, che approvare questa legge non vuol dire ridurre il numero dei consiglieri regionali, ma iniziare un percorso parlamentare complesso con tante incognite”. Nel frattempo, ha concluso l’on. Porcu, “si possono fare passi avanti sulla nuova legge elettorale; c’è un consenso ampio, ad esempio, sull’abolizione del listino che, da solo, consentirebbe di mantenere inalterata la rappresentanza attuale dei territori, ed anche sulla rappresentanza di genere”.
L’on. Franco Cuccureddu (Misto) ha detto in apertura che il dibattito è stato molto interessante, anche perché da esso “è emerso l’orientamento di fare una riflessione più attenta di quella svoltasi in commissione. Sono fra quelli che hanno creduto che, dopo tanti fallimenti, questa avrebbe potuto essere una legislatura autenticamente riformista. Ho pensato che tante mozioni e ordini del giorno approvati all’unanimità, e risoluzioni di commissione, ci avrebbero permesso di formulare una nostra proposta allo Stato. E invece, tutto si è esaurito nella presentazione di una legge su cui sono d’accordo ma che sicuramente è una piccola parte del quadro riformista sul quale siamo ancora chiamati a pronunciarci. Questo è il vero motivo della mia astensione”. Inoltre, ha continuato l’on. Cuccureddu, bisogna riconoscere che “la proposta arrivata in aula rappresenta la pietra tombale di ogni progetto di riforma dello Statuto, la rinuncia ad intervenire su grandi temi come patto di stabilità, continuità territoriale. Questo è un fallimento. Così stiamo facendo l’ennesimo favore al governo nazionale, rinunciando a chiedere che la continuità sia delegata alle Regioni come accade in altre aree marginali d’Europa, rinunciando anche, in definitiva, alla ragione più profonda della nostra specialità.” E’un grave errore, secondo Cuccureddu: “dobbiamo costituzionalizzare il patto di stabilità che assegni alla Regione competenza primaria sulla gestione delle nostre risorse. Utilizziamo, in altre parole, la corsia del numero dei consiglieri per metterci nella riforma dello Statuto quello che ci interessa; questo ci consentirebbe di recuperare il senso riformatore che possiamo ancora dare alla legislatura.” L’esponente del gruppo Misto ha in conclusione suggerito il rinvio del testo in commissione per poterlo integrare,” riservandosi di formulare in quella sede una sua proposta più articolata. I lavori riprenderanno domattina alle 10.00 con l’esame delle mozioni. (A.F.)