CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 243 del 31 agosto 2011

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Mozione n. 131 (Sanna e più) “sull'attuazione del contratto di programma sottoscritto dal Consorzio Latte di Macomer e dal Ministero per le attività produttive il 9 dicembre 2002”

Cagliari, 31 agosto 2011 – Il vicepresidente del Consiglio regionale, Michele Cossa, ha aperto la seduta pomeridiana alle 16. All’ordine del giorno la mozione 131 (Giacomo Sanna e più) “sull'attuazione del contratto di programma sottoscritto dal Consorzio Latte di Macomer e dal Ministero per le attività produttive il 9 dicembre 2002”. L’on. Cossa ha dato la parola all’on. Giacomo Sanna (capogruppo del Psd’Az) per illustrare il testo. Nel suo intervento l’esponente della maggioranza ha sottolineato la grave pericolosa situazione in cui versa il Consorzio Latte di Macomer, sottolineando che questa iniziativa ha il principale obiettivo di salvaguardare 18 posti di lavoro nel Consorzio “perché l’anello debole sono proprio loro”. L’on. Sanna ha ripercorso le tappe del Contratto di programma, sottoscritto nel 2002 tra il Ministero delle attività produttive e il Consorzio latte di Macomer, per favorire l’aggregazione della filiera lattiero-casearia, l'ammodernamento tecnologico delle aziende sarde, l'univocità dell'offerta, la realizzazione di nuovi prodotti caseari e soprattutto l'aumento degli occupati nel settore. Un contratto che prevede investimenti per 116.236.888,48 milioni di euro, con quota complessiva a carico dello Stato pari a 43.982.512,26 milioni di euro e quota complessiva a carico della Regione pari a 13.759.770,60 e stabilisce che le aziende beneficiare debbano apportare mezzi propri per un valore pari al 25 per cento dell'investimento. L’on. Sanna ha poi proseguito evidenziando che “c’è quindi una cifra consistente, 14 milioni di euro, per il controllo di qualità. Siamo nel 2011. Il progetto doveva ultimarsi entro il 2003 e invece ancora non è avvenuto. In questi 10 anni il settore è entrato in crisi e, forse, se si fossero attivate tutte le procedure di quel contratto, sul mercato ci sarebbe stato un prodotto presentato in altro modo. Invece solo silenzio. Se ci sono delle irregolarità e inadempienze – ha proseguito – vanno evidenziate e bisogna porre rimedio”.
L’esponente del Psd’Az ha poi sottolineato che “risulta che gran parte delle iniziative inserite nel contratto di programma non è stata realizzata e risulta che vi siano opere non ultimate e che le principali finalità del progetto del Consorzio Latte non siano state raggiunte ed in particolare non siano rispettati gli obblighi relativi alle 239 nuove unità lavorative nelle 25 aziende beneficiarie delle agevolazioni di Stato e Regione, oltre al fatto che il Consorzio Latte, soggetto attuatore del contratto di programma, versa in una condizione pre-fallimentare e i suoi dipendenti sono in cassa integrazione”. Secondo l’on. Sanna il rischio è la rescissione del contratto: ci sono numerose aziende che sono inadempienti e “la Regione ha il dovere di effettuare i controlli e verificare il percorso dalla sottoscrizione del contratto a oggi. che avrebbe dovuto fare la commissione, che potrebbe essere anch’essa inadempiente. Per questi motivi la mozione del Psd’Az impegna l'Assessore regionale della Programmazione e l'Assessore regionale dell'Agricoltura e riforma agro-pastorale “ad attivare tutte le procedure previste nell'accordo di programma in ordine ai controlli e al monitoraggio dell'esecuzione e dell'attuazione dello stesso”. Ma non solo. Il testo impegna anche “ad attivare il Centro regionale di programmazione perché verifichi la correttezza delle procedure, il rispetto delle prescrizioni e dei requisiti posseduti dalle singole aziende, nonché il rispetto degli impegni assunti in ordine alla quota parte di investimento e ai livelli occupativi da garantire”. E l’ultimo punto del dispositivo prevede infine che la Regione intervenga con sollecitudine ed urgenza e ad attivare, qualora si riscontrassero irregolarità, le procedure per la restituzione delle agevolazioni indebitamente percepite dalle aziende inadempienti. (E.L.N.)
L’on. Silvestro Ladu (Pdl) ha osservato in primo luogo che “è opportuno dopo 10 anni fare chiarezza su quanto accaduto e sulle prospettive future del Consorzio Latte di Macomer. Il Consorzio era formato allora da 25 aziende di grande importanza (raccolgono assieme circa l’80% del latte prodotto in Sardegna) e si era dato la missione di ammodernare la filiera agro pastorale per collocarsi in posizione più solida e competitiva sul mercato; un compito che evidentemente non è stato svolto e non è stato raggiunto alcun risultato, né in termini industriali né in termini occupazionali”. Venendo all’oggi, ha continuato l’on. Ladu, “bisogna registrare che, nonostante la crisi del mercato americano (principale destinatario del prodotto) il Consorzio ha raggiunto picchi di produzione di pecorino. E’evidente che la Regione, che peraltro si sta muovendo con grande ritardo, avrebbe dovuto entrate nel merito di questa situazione così delicata. Ora esistono tutte le condizioni per la rescissione del contratto ma non si può dimenticare che, assieme a questo dato, bisogna avere il coraggio di registrare il fallimento complessivo della politica. La Regione, comunque, a questo punto deve fare il massimo sforzo per salvare il salvabile ed uscire da una preoccupante situazione di stallo”.
L’on. Paolo Maninchedda (Psd’Az) ha dichiarato in apertura che, su questa vicenda, occorre essere “molto espliciti”. Già è singolare, ha affermato, “un accordo di programma che riguardi un consorzio e non riguardi la Sardegna. Se il Ministero dovesse agire in via giudiziaria, ad esempio, il sistema della trasformazione del latte nella nostra Regione fallirebbe, anche perché in termini reali quell’accordo vale qualcosa come 116 milioni di euro e rappresenta il più grosso intervento mai realizzato nel settore”. La Regione, ha poi ammesso l’esponente sardista, “non ha strumenti concreti di intervento ma è ovvio che non si può far fallire un intero sistema produttivo, all’interno del quale alcune imprese rischiano a loro volta di fallire per poche centinaia di migliaia di euro”. L’aula non sembra molto attenta ed è un grave errore, ha poi rilevato Maninchedda, “anche perché la seconda parte dell’accordo di programma riguarda gli investimenti in promozione e certificazione della qualità del latte; in realtà è accaduto che le aziende hanno preferito realizzare nuovi caseifici anziché porsi il problema di come collocare il prodotto sul mercato. Gli stessi imprenditori si sono resi conto dell’errore, hanno cambiato il cda del Consorzio ed il vertice del Consorzio di tutela del pecorino romano; bisogna sostenere questo processo di cambiamento, ci sono ancora 8 milioni dello Stato che bisogna utilizzare al meglio, per rilanciare il mercato ed aiutare l’occupazione”. (A.F.)
La presidente del Consiglio, Claudia Lombardo, ha dato quindi la parola all’on. Luigi Lotto (Pd): “Contrariamente a quanto detto dall’on. Maninchedda ho seguito con molta attenzione questo problema. Nel testo viene chiesto di far chiarezza sul fatto che i finanziamenti dati siano stati spesi in modo corretto. E come prima parlavamo di un argomento che era di carattere gestionale, anche questo lo è”. L’on. Lotto ha anche evidenziato come “non sia accettabile che debba essere il Consiglio ad affrontare il problema. “Quando abbiamo approvato la legge 15 avevamo già sollevato la questione. Più che parlare di questo problema dovremmo chiederci cosa stiamo facendo perché la classe dirigente del settore lattiero-caseario sia più rispettosa del mondo agropastorale. Un mondo della trasformazione e della vendita che si comporta in modo inadeguato rispetto al problema di come valorizzare le produzioni”. In conclusione l’esponente del Pd ha aggiunto: “Ogni progetto ha delle voci di spesa, non è che si può tergiversare per 10 anni. Le responsabilità sono più che altro di tipo amministrativo, non politico. Condivido tutte le preoccupazioni dell’on. Maninchedda e dell’on. Sanna: stiamo registrando un fallimento a danno dei nostri pastori”.
Per l’on. Luciano Uras (Sel – Comunisti – Indipendentistas): “Noi qui abbiamo un tema che ha un valore nello specifico ma anche in via generale: che fine hanno fatto tutti gli interventi di programmazione negoziata previsti nella Finanziaria del 2007 per combattere la crisi dell’occupazione in Italia?” L’on. Uras ha citato in particolare il progetto Atlantis, in cui “furono investite risorse significative anche regionali”, un altro fu questo contratto di programma per la commercializzazione dei prodotti caseari. “Questi progetti – ha proseguito l’esponente dell’opposizione - avevano l’obiettivo di creare nuovi insediamenti produttivi e nuova occupazione”. L’on. Uras ha chiesto anche di capire che fine abbia fatto tutti i finanziamenti, affermando che “sono stati tutti fallimenti”. “Io ho l’impressione, Presidente, che varrebbe la pena capire che fine hanno fatto i 14 milioni di euro a carico della Regione e che fine abbiano fatto tutti i finanziamenti statali. Abbiamo idea di quali siano stati gli effetti di quella massa di finanziamenti pubblici che doveva avere come punto di riferimento il mondo delle imprese?”. Il capogruppo di Sel – Comunisti – Indipendentistas ha poi attaccato l’Assessore del Bilancio annunciando che a breve “si discuterà un’altra Finanziaria fasulla”. (E.L.N.)

L’on. Mario Diana, capogruppo del Pdl, ha preannunciato all’inizio del suo intervento la richiesta di una sospensione dei lavori, al termine del dibattito, per poter predisporre un ordine del giorno. Da quanto gli risulta, “l’investimento è sceso da 116 milioni a 70 milioni, con conseguente calo del numero di imprese associate; ora sono 19 su 25 iniziali, ed alcune hanno portato termine le loro iniziative. Per quanto riguarda gli occupati, ne erano stati previsti 218 mentre ne risultano poco realmente impiegati poco più di 100. Bisogna quindi fare verifiche documentali molto attente e scrupolose. E’vero che il Consorzio non attraversa un momento positivo, ha riconosciuto l’on. Diana, “ma il nuovo vertice sembra esprimere la volontà di risolvere i problemi fin qui verificatisi. Non vorrei che la mozione si rivelasse un boomerang, creando ulteriori tensioni in un settore già in grande sofferenza. Il Consiglio regionale deve perciò muoversi in maniera molto prudente perché qui sono in gioco le sorti del comparto ovi-caprino della Sardegna.” Dobbiamo aiutare le imprese, ha concluso Diana, “e non penalizzarle ulteriormente; se va per aria un solo intervento salta tutto. Il Consorzio latte è una realtà che va sostenuta ed esistono le condizioni perché la struttura faccia da traino al rilancio del settore in Sardegna”.
L’Assessore dell’Agricoltura on. Oscar Cherchi ha definito la mozione “importante ma anche molto delicata”. Ha poi sottolineato che “la quota di co-finanziamento della regione è passata da 15 a 12 milioni, di cui solo 9 effettivamente versati, mentre le unità occupate sono scese dalle 304 iniziali a poco più di 100 ed i collaudi delle nuove strutture realizzate sono, in alcuni casi, in stato avanzato.” La Regione, ha continuato l’Assessore, chiederà a brevissima scadenza una ulteriore proroga del contratto”. Rispetto alla mozione l’on. Cherchi ha manifestato la necessità di alcune modifiche, con particolare riferimento “alla competenza della Regione che, in questo contesto, non è prevista dalla legge”. L’Assessore ha infine annunciato la convocazione di due tavoli tematici, uno con le associazioni professionali del mondo agricolo per una ricognizione generale riguardante il settore ed il secondo per la verifica dello stato di attuazione della legge 15; iniziative di cui sarà costantemente informato il Consiglio regionale”. (A.F.)
Il capogruppo del Psd’Az Giacomo Sanna nella sua controreplica ha auspicato che “l’attuale consiglio di amministrazione possa avere una maggiore sensibilità: sono stati bruciati sei milioni, ora ne rimangono otto”. Rivolgendosi poi al capogruppo del Pdl Mario Diana, Sanna ha ricordato che il vincolo dell’occupazione “doveva essere di 190 unità, nel documento si legge che il ministero ha chiesto al Consorzio latte una relazione sullo stato di crisi del comparto per spiegare come mai non siano stati raggiunti gli obiettivi prefissati dal contratto di programma”. L’esponente sardista ha chiarito che l’intento del suo gruppo non è quello di “fare processi” ma di verificare che non si commettano altri errori e fare le giuste valutazioni per apportare i correttivi necessari per fronteggiare il degrado economico.
Lo stesso Giacomo Sanna ha poi chiesto alla presidente Claudia Lombardo una breve sospensione per l’elaborazione di un ordine del giorno. Il documento scaturito dal dibattito in Aula impegna la Giunta a sollecitare il ministero delle Politiche Agricole a verificare il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’accordo di programma sottoscritto con il Consorzio latte di Macomer, a sostenere il Consorzio per il superamento delle difficoltà attuali, ad agire per scongiurare il fallimento delle imprese di trasformazione coinvolte e a riferire entro trenta giorni alla Commissione Agricoltura sull’attuazione di questi punti. L’ordine del giorno ha poi avuto il via libera dell’Aula.

Mozione 130 (Bruno e più) sull’installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari nel territorio regionale.

Dopo il ritiro delle mozioni 138 e 140 da parte dei proponenti, la presidente Claudia Lombardo ha dato la parola al consigliere del Pd Antonio Solinas per l’illustrazione della mozione 130 sull’installazione di stazioni radar di penetrazione per finalità militari nel territorio della Regione.
Solinas ha ripercorso le vicende degli ultimi mesi relative alla decisione da parte del ministero della Difesa di installare quattro radar in Sardegna: “Il ministero della Difesa aveva acquistato da Israele potenti radar per il controllo delle coste contro lo sbarco di migranti. L’installazione nella nostra isola riguarda zone di particolare interesse ambientale e turistico mette a rischio la salute dei cittadini”. Solinas ha anche ricordato che le aree individuate per l’installazione dei macchinari in queste settimane sono oggetto di presidi e occupazioni “che possono arrivare a creare problemi di ordine pubblico” e che in alcuni casi il Tar ha accolto i ricorsi dei comitati anti radar bloccandone la procedura di installazione. Secondo Solinas e i proponenti della mozione la Giunta dovrebbe riesaminare pareri e autorizzazioni rilasciate a favore dell’installazione dei radar, assumere formalmente una posizione contro il governo che “intende aumentare la presenza militare in Sardegna” e perché vengano immediatamente convocate le conferenze di servizio per un riesame approfondito degli interventi coinvolgendo le rappresentanze delle associazioni dei cittadini interessati”.
A intervenire per primo durante la discussione generale il consigliere del Psd’Az Efisio Planetta che ha posto l’accento sugli appalti per l’installazione dei radar “affidati ad aziende che fanno capo a Finmeccanica”. Per Planetta si tratta di “milioni di euro che alimenteranno i fatturati dei soliti noti che su questi appalti campano allegramente”. Planetta ha anche ricordato la forte mobilitazione dei cittadini delle aree interessate dall’installazione e ha ribadito la necessità di approfondire gli studi sulla nocività di questi macchinari sulla salute pubblica e sulla inopportunità dell’aumento della presenza militare in Sardegna. (MP)

E’ poi intervenuto l’on. Radhuan Ben Amara (Sel – Comunisti – Indipendentistas) che ha evidenziato come “questa mobilitazione contro il radar arriva da ovvie motivazioni: dalla tutela della salute a quella dell’ambiente, al rifiuto per l’ennesima imposizione che arriva dall’alto”. “Chiediamo il rispetto della nostra comunità. E’ disarmante che un senatore del nostro schieramento si sia pronunciato a favore del radar. Sconcertante il fatto che sia tra l’altro l’unico esponente a non aver firmato una interrogazione parlamentare sull’argomento. Notiamo con tristezza - ha proseguito l’on. Ben Amara - che tutte le aree destinate all’installazione del radar sono aree di importante interesse ambientale”. L’esponente dell’opposizione ha poi sottolineato come non esistano studi specifici sugli effetti causati dai radar sulle popolazioni che risiedono nelle vicinanze, evidenziando, però, come “ci siano invece studi effettuati sui militari addetti al radar che hanno fatto emergere l’aumento dei rischi di leucemia”. L’on. Ben Amara infine ha chiesto “di intervenire a tutela della salute degli abitanti e dell’ecosistema. Serve un ente pubblico per valutare l’impatto dei radar”.
La presidente Lombardo ha poi dato la parola all’on. Pietro Cocco (Pd), che ha evidenziato come, nel momento in cui si indaga sui danni alla salute causati dall’uranio impoverito e si rendono inutilizzabili ettari di terreno per i pastori, “si insista nel voler militarizzare la Sardegna in dispregio dei pareri di chi amministra e vive in quei territori”. Poi ha aggiunto: “La Sardegna è la regione più militarizzata d’Europa. Non mi voglio soffermare sui vincoli paesaggistici, che all’occorrenza possono essere superati per l’interesse nazionale, mi interessano gli studi sui danni alla salute e alla fauna di quei territori. Sappiamo che l’elevata esposizione delle persone alle onde elettromagnetiche provoca danni”. E ha concluso: “Mi chiedo come si possa ancora accettare tutto questo senza dire neanche una parola, ancora una volta”. L’on. Cocco ha poi chiesto se “bastino i radar sulle coste della Sardegna per elevare lo stato di sicurezza”. E ha concluso: “Credo sia doveroso da parte della Giunta regionale chiarire cosa sta succedendo a casa nostra”. (E.L.N.)
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha evidenziato il carattere fortemente politico della mozione, che stride con l’assenza ormai sistematica del Presidente della Regione. La Sardegna, a suo avviso, “si è fatta ingannare per l’ennesima volta concedendo rapidamente tutte le autorizzazioni per i radar, anche in difformità dai progetti presentati dagli stessi proponenti. Tutto questo, ha proseguito, rende del tutto prive di credibilità le tesi, che qualcuno ha sostenuto, sulla sovranità e sull’indipendenza della Sardegna”. Sanna ha poi contestato l’installazione degli impianti, che dovrebbero essere strutture di contrasto all’emigrazione clandestina eppure sono stati collocati anche nella costa occidentale dell’isola, da sempre del tutto estranea a questi flussi. In tutto questo, ha aggiunto, “sento odore di cricca e di affari”.
L’on. Carlo Sechi (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha ricordato le innumerevoli occasioni in cui il consiglio regionale si è occupato delle pesanti restrizioni alla sua sovranità territoriale, per scopi militari o di sicurezza nazionale. Quello dei radar, ha proseguito, è “l’ultimo tassello di un sistema istituzionale che mortifica l’autonomia regionale, senza nemmeno la parvenza di una qualche ricaduta economica. Si tratta, oltretutto, di strutture che provocheranno esclusivamente danni pesantissimi alla salute dell’ambiente, del territorio, delle persone, della flora e della fauna. Si sono seguite peraltro procedure incomprensibili; dovrebbero essere installazioni di contrasto all’immigrazione clandestina mentre invece sono attrezzature militari a tutti gli effetti. C’è un solo motivo che può giustificare questo intervento così pesante: gli affari”. (A.F.)
Nel prendere la parola il consigliere del Pdl Giorgio Locci ha condiviso alcuni punti della mozione. “Se riportiamo il ragionamento sull’installazione dei radar in zone sensibili dal punto di vista ambientale e naturalistico lasciando da parte le polemiche politiche e di parte, il problema esiste”. Locci non si spiega la scelta di installare uno dei radar a Capo Sperone, l’estrema punta sud dell’isola di Sant’Antioco, quando nella stessa zona, nell’altra punta sud dell’Isola, c’è capo Teulada che ricade nella zona di una delle più grosse servitù militari del territorio regionale. “Come mai – si è chiesto Locci - non è stata presa in considerazione la possibilità di installare il radar in una zona che già è interessata dalle servitù militari?”. Per Locci sarebbe dunque opportuno riprendere in considerazione le concessioni e le autorizzazioni perché questi radar vengano installati in zone già interessate dalle servitù. Locci ha anche auspicato la stesura e l’approvazione di un ordine del giorno congiunto sull’argomento.
Giampaolo Diana, vice capogruppo del Pd, ha espresso tutti i suoi dubbi circa la reale necessità e il bisogno effettivo dei radar sul territorio sardo e ha chiesto in merito chiarimenti alla Giunta e all’Assessore agli Enti locali Nicolò Rassu.
Claudia Zuncheddu, Sel-Comunisti-Indipendentistas, ha ribadito che si tratta “di un’operazione finanziaria allettante e cinica perché agevolata dalla drammaticità delle ribellioni nei paesi del Maghreb”. Per Zuncheddu non ha senso l’installazione di radar al nord della Sardegna quando il Maghreb è a sud. La consigliera dell’opposizione ha insistito sulla necessità di “revocare le delibere di giunta con cui sono stati concessi in comodato d’uso alla Guardia di Finanza i territori dove è prevista l’installazione dei radar”. (MP)

L’on. Adriano Salis (Idv) ha rilevato sia l’opportunità della mozione che la colpevole trascuratezza che ha accompagnato, fin dall’inizio, la vicenda dell’installazione dei radar, nonostante i pareri favorevoli sia dell’Arpas che delle conferenze di servizi svoltesi nei vari territori. Gli appalti, ha aggiunto, “vengono assegnati sempre con la procedura della trattativa privata a società delle quali non si conoscono in modo trasparente le compagini azionarie. La collocazione delle strutture, inoltre, configura a tutti gli effetti nuove servitù militari, oltretutto in un quadro generale di scarso coordinamento fra gli stessi enti militari che operano nel settore della sicurezza nazionale”. Sotto questo profilo, ha concluso, “non è sostenibile la giustificazione del contrasto all’immigrazione clandestina. Per tutte queste ragioni è importante sapere come intende muoversi l’esecutivo regionale.”
L’on. Luciano Uras (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha affermato che la questione dei radar “investe direttamente il ruolo dell’assemblea regionale”. Ha citato in proposito, rivolgendosi all’Assessore degli Enti Locali, la norma regionale che consente la stabilizzazione dei lavoratori dei centri servizi per l’impiego, adottata anche in base alla c.d. legge La Loggia che prevede la permanenza in vigore delle norme finche non interviene la Coste Costituzionale a deciderne l’illegittimità. Ebbene, nonostante questa copertura normativa la Provincia di Sassari si è dovuta fermare di fronte al contrasto del dirigente della ragioneria di quell’ente”. Che legame esiste fra questa vicenda e quella dei radar? Secondo l’on. Uras “nella totale assenza di un ruolo della Regione e del Consiglio regionale. Quanto ai radar, nessuno può credere al contrasto dell’immigrazione: in Sardegna non ci viene nessuno, anzi molti se ne vanno, figuriamoci se ci vengono gli immigrati. Anzi, in quei paesi stanno nascendo nuovi governi autonomi”. Ha auspicato infine che, almeno, “la risoluzione del Consiglio regionale sia presentata al governo.” (A.F.)
Per la Giunta ha replicato l’Assessore agli Enti locali Nicolò Rassu: “Se avessimo la competenza e il potere di intervenire sulle strategie internazionali probabilmente avremmo avuto voce in capitolo sui radar, ma così non è”. Rassu ha spiegato di non conoscere le motivazioni strategiche che hanno indotto il Governo all’accordo con Israele, ma ha ribadito che il problema non può essere affrontato in questi termini. “La richiesta della Guardia di Finanza per il radar di Capo Sperone aveva già passato il vaglio di tutti gli enti preposti e aveva incassato l’ok della conferenza di servizi”. La questione per l’Assessore è più generale: “La Regione non ha potestà in queste materie ed è necessario investire il Consiglio sul problema generale delle servitù militari e non dei singoli interventi”. Per Rassu si potrebbe tentare la via della trattativa dello Stato per avere potere concorrente in queste materie. L’Assessore ha anche affermato di attendere la sentenza con cui il Tar ha sospeso l’installazione di tre radar nel territorio isolano, “perché dalla sentenza potremmo trarre spunto per prendere dei provvedimenti che in qualche modo possano limitare le servitù”.
Nella contro replica il consigliere Antonio Solinas, Pd, ha concordato sulla sottovalutazione del problema da parte delle amministrazioni locali, spiegando però che “durante le conferenze di servizi si era parlato di semplici antenne che poi si sono rivelate tutt’altra cosa”. Solinas ha chiesto che sia la Giunta, e l’Assessore degli Enti locali in particolare, ad aprire un confronto serrato con lo Stato in materia di servitù militari. (MP)
Alla ripresa dei lavori, è stato presentato un ordine del giorno unitario che prevede, fra l’altro, l’impegno della giunta regionale a riesaminare i pareri e le autorizzazioni rilasciate chiedendo che vengano riconvocate, nei territori interessati, le conferenze di servizi.
L’on. Giulio Steri, capogruppo di Udc-Fli ha ribadito la posizione negativa del suo gruppo sulle servitù militari, ed ha valutato con favore il riesame, da parte della giunta regionale, di tutto l’iter amministrativo che ha portato al rilascio delle autorizzazioni. Sulle sentenze di sospensiva già emesse dal Tar, in attesa delle motivazioni, l’on. Steri ha osservato che molto probabilmente “il tribunale ha tenuto conto del fatto che la presenza delle installazioni avrebbe impedito l’accesso a strade vicinali e poderi di proprietà privata. Questo argomento, fra l’altro, avrebbe dovuto essere trattato e definito in sede di conferenza di servizi.”
L’on. Luciano Uras, capogruppo di Sel-Comunisti-Indipendentistas, ha definito il contenuto di dell’ordine del giorno “annacquato, come tutto quello che il Consiglio regionale fa da molto tempo a questa parte”. Nell’annunciare comunque il suo voto favorevole ha aggiunto, rivolto all’Assessore degli Enti Locali on. Nicolò Rassu, che i punti 2 e 3 del documento “vanno intesi nel senso che occorre sospendere le autorizzazioni fin qui rilasciate e che la procedura deve ripartire daccapo; non basta una rilettura tecnica da parte dei funzionari.”
Non essendoci altri iscritti a parlare, la Presidente Lombardo ha messo in votazione l’ordine del giorno, con il seguente esito: favorevoli 51, contrari 2, astenuti 3. Il consiglio approva.
Successivamente è stata chiamata la discussione del punto all’ordine del giorno relativo alla mozione n°127 (Salis e più) sulla realizzazione del campus dell’università di Cagliari.
Intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo dell’Idv on. Adriano Salis, primo firmatario della mozione, ha dichiarato di aver appreso che, data l’ora tarda, la discussione sarebbe stata rinviata ed ha chiesto formalmente di posticiparla alla prossima seduta del 13 settembre.
La Presidente Lombardo ha ricordato, sul punto, la decisione della conferenza dei capigruppo di proseguire ad oltranza nell’esame delle mozioni all’ordine del giorno per poi riprendere i lavori nella seduta del 13 con il dibattito riguardante la legge sul turismo golfistico. Essendo soltanto l’aula a poter modificare una deliberazione della conferenza dei capigruppo ed avendo constatato la volontà dell’on. Salis di tenere ferma la sua richiesta, l’ha sottoposta al voto dell’assemblea con il seguente esito: favorevoli 23, contrari 27. Il consiglio non approva. I lavori del consiglio regionale riprenderanno dunque il 13 settembre prossimo alle ore 10.00 con la prosecuzione dell’esame della legge sul turismo golfistico. (A.F.)