CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 232 del 21 luglio 2011
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Mozione n° 133, Bruno e più, “sulla necessità inderogabile di dare attuazione al regime finanziario regionale nel rispetto dell’autonomia e della specialità della Regione e sull’attivazione immediata del conflitto di attribuzioni con lo Stato, con richiesta di convocazione straordinaria del consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell’articolo 54 del Regolamento
Interpellanza n° 242/A, Espa e più, contro la politica di tagli prevista dalla recente manovra Tremonti per le politiche sociali, per reclamare al Governo nazionale misure economiche e finanziarie in tal senso e sulla necessità inderogabile di dare attuazione al regime finanziario regionale e sull’attivazione immediata del conflitto di attribuzioni con lo Stato anche per promuovere il welfare in Sardegna
Cagliari, 21 luglio 2011 - La seduta si apre sotto la presidenza della Presidente Lombardo che, dopo le formalità di rito, ha sottoposto all’attenzione dell’assemblea i punti all’ordine del giorno.
L’on. Pierpaolo Vargiu, capogruppo dei Riformatori sardi, ha comunicato che, per motivazioni di carattere politico, il gruppo dei Riformatori sardi non avrebbe partecipato ai lavori dell’Aula.
L’on. Bruno ha preso la parola rimarcando sul piano politico “sia l’assenza del gruppo dei Riformatori che quella, per certi aspetti ancora più grave e significativa, del Presidente della Regione”. La manovra del governo nazionale, ha proseguito, “inciderà in modo pesantissimo sulla situazione finanziaria della Regione; in termini reali, mancheranno alla Sardegna oltre due miliardi e, di fronte a tutto questo, l’esecutivo ha tenuto un atteggiamento tiepido e dilatorio, intavolando prima una lunga trattativa con il vice ministro Vegas e poi seguendo la strada tortuosa delle norme di attuazione”. In questo contesto, ha aggiunto l’on. Bruno, “la giunta è andata a traino del governo e ha fatto male. Al contrario dobbiamo essere in grado di porre in essere con forza, sul piano giuridico e politico, tutte le azioni che consentano di invertire la tendenza. All’appello, complessivamente, mancano inoltre quattro miliardi di fondi Fas ed oltre due miliardi ancora bloccati al Cipe: questo è un attacco frontale all’autonomia ed alla specialità della Sardegna”. Soffermandosi poi sulla vicenda della privatizzazione della Tirrenia, il capogruppo del Pd ha sottolineato “che non può essere terreno di scambio su altri tavoli, visto che sono in gioco per i sardi i diritti fondamentali di mobilità e piena cittadinanza: una politica contestativa nei confronti del governo, insomma, non può più essere rimandata”. Attraverso la mozione, ha detto ancora Bruno, “chiediamo un cambio di passo in un momento così drammatico in cui è a rischio il futuro dei sardi. E proprio in questo momento il presidente della Regione deve stare al suo posto, qui, in Consiglio regionale. Deve riferire urgentemente in Aula sulla trattativa con lo stato e le ripercussioni della manovra, sul ritardo con cui il governo intende applicare le norme di attuazione sulle entrate”. A questo punto, ha affermato l’on. Bruno, “i tempi sono maturi per sollevare il conflitto di attribuzioni, per aprire con lo Stato una vertenza vera, utilizzando tutti gli strumenti disponibili. Fra questi, il ricorso al secondo comma dell’art 51 dello Statuto, che consente l’intervento della Regione quando una legge dello Stato comporti conseguenze manifestamente dannose per la Sardegna”. Attendiamo insomma, ha concluso il capogruppo del Pd, “qualche fatto concreto, dopo molte parole”. (A.F.)
L’on. Marco Espa (Pd) è intervenuto per illustrare l’interpellanza 242/A che lo vede come primo firmatario. “Cosa aspettiamo a convocare il Consiglio regionale a Roma?” si è chiesto valutando come “pericolosissima” la situazione che si sta creando, soprattutto per i sindaci isolani. Ha sollecitato il “recupero delle nostre risorse che Roma non dà”, più di 1500 milioni. Contestando l’assenza del presidente della Giunta Cappellacci e dell’assessore alla Sanità Liori e toccando il tema della spesa sanitaria, Espa ha poi sottolineato l’urgenza degli interventi da adottare per contrastare l’aumento della povertà che colpisce e colpirà la Sardegna a causa della Manovra Tremonti. In particolare, a livello nazionale, ha citato la riduzione dell’ottanta per cento del Fondo per le politiche sociali e la cancellazione di quello per la non autosufficienza.
La seduta è stata sospesa per trenta minuti per mancanza del numero legale. La verifica era stata richiesta dal capogruppo Pd on. Mario Bruno. (MM)
Alla ripresa dei lavori anche l’on. Mario Diana, capogruppo del Pdl, ha chiesto la verifica del numero legale e la presidente Lombardo, constatandone l’assenza, ha sospeso la seduta per altri trenta minuti. (A.F.)
Alla ripresa, in avvio di discussione generale, ha preso la parola l’on. Chicco Porcu (Pd). Ha contestato che su un tema così importante, il diritto della Regione ad avere risorse certe per pianificare il suo futuro, sono assenti il presidente della Giunta Ugo Cappellacci e il presidente della Commissione Bilancio Paolo Maninchedda. L’esponente del Partito Democratico ha constatato la “sofferenza” di altri assenti, i Riformatori, che “credo abbiano fatto un errore di scelta di parte politica” perché temono che “questa legislatura possa essere inconcludente”. Porcu ha fatto appello a che la discussione non si trasformi in una contrapposizione sterile, ma ha ricordato come più volte, nel recente passato, gli accordi su un cammino comune non si sono concretizzati. Ha citato gli ordini del giorno approvati unitariamente negli scorsi mesi. In particolare il n° 34 del 14 ottobre 2010 nel quale la Giunta era impegnata ad avviare il confronto politico con il Governo per approvare le norme di attuazione sul federalismo fiscale e, conseguentemente, sulle entrate erariali. Il Consiglio regionale doveva essere coinvolto, ma nulla è stato fatto per far conoscere lo stato delle trattative e l’andamento dei lavori della Commissione paritetica. “Se volete andare avanti da soli - ha concluso Porcu - non ce la farete mai”. (MM)
L’on. Luciano Uras, capogruppo di Sel-Comunisti-Indipendentistas, ha rilevato in primo luogo che “l’attenzione su temi così importanti per la Sardegna ed il suo popolo viene vanificata dall’incapacità conclamata del governo regionale e del suo Presidente, mentre il governo nazionale trasferisce più risorse alle aree più ricche del Paese”. Non è pensabile, a suo avviso, che “su un argomento come la manovra dello Stato che penalizza il Mezzogiorno e la Sardegna, riconosciuto anche da parte della maggioranza, dopo che la Corte dei Conti certifica una riduzione del sessanta per cento delle entrate per la Sardegna, dopo che la vertenza entrate agonizza sul letto sul quale la maggioranza l’ha abbandonata, dopo l’illegittimità diffusa su applicazione delle norme, dopo tutto questo, il Presidente della Regione scompaia e non si presenti davanti al consiglio regionale”. Dopo che il governo toglie alla Sardegna il diritto alla mobilità di merci e persone, ha proseguito l’on. Uras, “delegandolo per intero al privato a causa dell’incapacità del governo regionale di opporsi a questa deriva, estesa anche al trasporto aereo e in particolare alle società di gestione degli aeroporti sardi, dopo tutto questo il Presidente della Regione non dà segni di vita. Ma il suo posto è qui, in Consiglio regionale”. Soffermandosi sulla situazione finanziaria della Regione, Uras ha definito il bilancio “fasullo”, in teoria di nove miliardi, ma in realtà con un deficit di almeno dieci miliardi, “necessari per chiudere il conto consuntivo”. Ormai, ha concluso, “questa Regione è priva di presidente e di governo; si vada ed elezioni”.
L’on. Francesca Barracciu (Pd) ha affermato che quello delle entrate è per la Sardegna “il problema dei problemi, la cui soluzione è fondamentale per poter programmare qualunque ipotesi di sviluppo”. L’indifferenza, ha aggiunto, “accompagna da sempre l’azione della Giunta regionale, ma oggi si è arrivati al massimo, al punto da ritenere inutile ogni discussione, per un governo regionale del tutto sottomesso al volere del governo Berlusconi-Tremonti”. Mentre Sagunto brucia, secondo l’on. Barracciu, “ci si appresta a votare una legge per giocare a golf, è passato un collegato vuoto di contenuti, e nel frattempo una coalizione salta per aria ed una parte di essa ne denuncia il fallimento, a cominciare dai conti della sanità fuori controllo”. L’esponente del Pd, ha poi criticato molto duramente il presidente della Regione: “non c’è ma, presente o assente, non c’è differenza. Ha dimostrato codardia ed incapacità ad affrontare i problemi, ha sempre avuto paura tirando fuori perfino la scusa della malattia. Va in giro a inaugurare dighe e promettere una marea di risorse che non ci saranno mai”. Per l’on. Barracciu “la situazione della Sardegna è allarmante. Sono inutili gli appelli dell’assessore La Spisa, nonostante la minoranza si sia resa disponibile ad operare in modo costruttivo. Gli impegni contenuti in molti ordini del giorno sono caduti nel nulla, l’uno dopo l’altro”. Al fondo, ha affermato, “c’è un problema politico serio, ma non fra maggioranza e opposizione: c’è una crisi di credibilità della regione nei confronti del governo Berlusconi, come testimonia il ricatto fra entrate e azionariato della Tirrenia. Non resta altra strada che le dimissioni del presidente della Regione.” (A.F.)
L’on Radhouan Ben Amara (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha spiegato che si è perso del tempo prezioso per l’economia della Sardegna attanagliata da una crisi senza precedenti. Senza risposte sulle entrate, davanti ad un Governo definito “latitante”, che non permette all’isola di avere 1,4 miliardi di euro, che non risponde alle richieste delle parti sociali e che sembra non accorgersi della Giunta regionale, Ben Amara ha criticato il governatore Cappellacci per “aver perso il senso del contesto”. Davanti alla necessità di dare risposte urgenti, ha elencato i diritti legati all’insularità, all’energia, alla mobilità per le persone e per le merci, allo sviluppo delle attività produttive, al finanziamento di un Piano di rinascita “costituzionalmente vigente, ma politicamente rimosso”. La Finanziaria Tremonti, dopo anni di tasse non rese e investimenti non fatti, darà il colpo di grazia e, ha concluso, ci sono “nostre colpe”. Tra le possibili motivazioni ha citato la connivenza, la pigrizia mentale e la paura di essere coraggiosi.
L’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha detto che le regole democratiche vanno spiegate a Cappellacci, contestato per non aver fatto nulla finora: “Una maggioranza governa non perché ha ragione, ma perché dovreste avere ragione per legittimare il vostro essere maggioranza dettato dagli elettori. Con questo andazzo non vi rendere conto che state delegittimando i vostri voti, la credibilità e la rispettabilità”. Suggerendo per il futuro il bisogno che si istituisca qualche istituto di garanzia in caso di inerzia o passività, ad esempio del presidente della Regione, Sanna ha aggiunto: “A lui dobbiamo il merito del fatto che ci sta consentendo la cancellazione della nostra specialità per via ordinaria”. Non conoscendo a metà anno i livelli della spesa, davanti alla mancanza di quasi un miliardo e mezzo di euro in due esercizi finanziari, di 600-700 milioni almeno “per toglierci dai debiti” oltre a quello che produrrà la Manovra Tremonti, l’esponente del Pd si è chiesto se i consiglieri regionali, soprattutto di maggioranza, siano solo delle “marionette”. Cappellacci è un “contumace”, ha concluso chiedendosi dove sia andato in un momento nel quale è in gioco la dignità della Sardegna. (MM)
L’on. Pietro Pittalis (Pdl) ha manifestato l’impressione che “molti, per la verità non tutti, anziché guardare la luna si soffermino a guardare il dito. C’è una voglia pervicace di fare della politica una sorta di duello rusticano, ma la politica è altro”. Ancora una volta, ha aggiunto, “le opposizioni cercano il casus belli in un modo che meriterebbe di essere respinto, assieme ad ogni ipotesi di confronto. Rivendicate a parole la coesione ma dimostrate di essere la prova vivente della divisione politica, anche su una materia dove ci vorrebbe unità, quella vera, che ci avrebbe dovuto vedere uniti nei confronti dello Stato”. Quanto alle lamentate assenze del Presidente della Regione, secondo l’on. Pittalis “Cappellacci è in buona compagnia dell’on Soru; anzi Cappellacci ha qualche giustificazione per i suoi numerosi impegni istituzionali, non altrettanto si può dire di Soru, ma sistematicamente assente dall’Aula”. Proseguendo la sua polemica rivolta all’opposizione, l’esponente del Pdl ha sottolineato che da una parte si stigmatizza l’assenza del presidente della Regione, ed è legittimo ma dall’altra si dimentica che ciò accadeva anche nella precedente legislatura. C’è di più. Allora, “di fronte alle assenze croniche e sistematiche, non si poteva nemmeno discutere”. Inoltre, va rimarcata un’altra differenza, a parere dell’on. Pittalis: “ora la Presidente convoca il consiglio per discutere le proposte e le iniziative dell’opposizione, ma questo prima non accadeva. Dov’è lo scandalo se il presidente se Cappellacci è andato ad Orgosolo dove sono ripresi i lavori della diga? Cosa c’entra col problema delle entrate? Forse, ha continuato “non stiamo utilizzando al meglio il nostro tempo; forse è più giusto il regolamento della Camera, dove non è obbligatorio essere presenti e garantire il numero legale quando si discutono interpellanze e mozioni”. Basta, ha concluso, “con le stanche liturgie. Abbattere i costi della politica si può, anche evitando di trasformare il Consiglio regionale un “mozionificio”. Su questa materia evitiamo gli scontri forzati, concentriamoci sul merito, possiamo trovare punti di incontro, ma quella dell’ingiuria non è la strada maestra”.
L’on. Giampaolo Diana (Pd) ha affermato di “volersi iscrivere al partito di Pittalis sperando di dire cose di buon senso. Non credo sia venuto meno il rispetto reciproco e non ci può scandalizzare se l’opposizione chiede a gran voce la presenza del presidente della Regione per affrontare i gravi problemi dell’isola e dare una risposta ai cittadini sardi. Viviamo un momento di grandissima preoccupazione, ha aggiunto Diana, “che è dei sindacati, degli imprenditori, delle partite Iva, dei pastori, c’è ansia e paura in tutti gli strati sociali dell’isola. C’è il dovere politico, e anche morale, di affrontare questa situazione. La preoccupazione della società sarda non infondata, è testimoniata dal tasso di fiducia delle imprese, nel resto del territorio nazionale cresce sia pure lievemente, in Sardegna cala, ed è l’unica regione in cui la Confindustria registra questo dato. Cresce invece, e di molto, il malessere sociale che, a volte, non può essere riconducibili in schemi normali”. Tornando sul tema del malessere dell’isola, l’on. Diana ha detto che “c’è il rischio, che investe tutti, di mettere a repentaglio le fondamenta del nostro stato democratico. Dovremo indignarci e reagire, perché da anni vengono negati alla Sardegna diritti fondamentali, c’è una rivolta contro la politica che rischia di sfuggire di mano e nemmeno il sindacato è in grado di svolgere un ruolo di mediazione. Come affrontare la crisi e la manovra del governo? Questo è il punto”. (A.F.)
L’on. Claudia Zuncheddu (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha definito preoccupante la “scomparsa” di Cappellacci in un momento nel quale le mobilitazioni si susseguono e quando, con il caso Tirrenia, “il Governo italiano ha sferrato l’ennesimo attacco alla specificità regionale e allo Statuto speciale”. Convinta della volontà statale di rendere i sardi “assoggettati” e la Regione una “appendice burocratica”, ha accusato la Giunta e il suo presidente di concorrere all’ennesimo scippo di diritti e aspettative. La Zuncheddu ha spiegato come il federalismo fiscale sia solo un modo per imporre nuovi balzelli in una Regione non in grado di difendere quell’Autonomia che in realtà “non è mai stata esercitata, se non in termini subalterni all’Italia”. Diventa, quindi, fondamentale rimettere al centro del dibattito politico il tema della sovranità e delle relazioni con lo Stato “assolutamente da ridefinire”. Di sicuro, ha concluso la Zuncheddu, da parte sua non ci saranno atti di rinuncia e di rassegnazione.
L’on. Giorgio Cugusi (Sel-Comunisti-Indipendentistas) ha evidenziato l’incapacità decennale di attivare tavoli di concertazione tra lo Stato e la Regione, incapacità spesso accompagnata dal servilismo. Ha criticato il presidente della Giunta per aver “deciso di abdicare” e di fuggire quando, invece, avrebbe dovuto anteporre il coraggio a tutto il resto. Si è augurato che, per decoro e dignità, la legislatura si possa concludere anticipatamente: “Mi dispiace essere entrato un mese fa in un luogo in cui mi sento molto a disagio”, ha concluso augurandosi che, al di là degli schieramenti, qualche punto della mozione possa essere accolto pure dalle forze di maggioranza.
Il capogruppo dell’Idv on. Adriano Salis ha ricordato come più volte, in passato, sia stato sollevato l’allarme su questioni critiche che poi si sarebbero puntualmente verificate: dalle mobilitazioni anti-pignoramenti delle aziende agricole in rovina per i mutui contratti con la legge 44 del 1988 ai casi di inquinamento denunciati nelle aree sottoposte a servitù militare. Lo stesso è accaduto per la vertenza entrate, ma i rischi sono stati sottovalutati: “Non vogliamo perdere tempo o fare gazzosa. All’assessore La Spisa abbiamo detto più volte che siamo al suo fianco se lui risponderà a quelle che sono le esigenze della Sardegna. L’assurdità è che siamo qui a impegnarci per far rispettare una legge dello Stato”. Salis ha ricordato che sarebbero stati tanti i problemi che si sarebbero potuti risolvere con una maggiore disponibilità finanziaria. Invece, oggi il Consiglio regionale si trova ad essere l’unico organismo politico in grado di dare risposte: “Tutti sanno che manifestare a Villa Devoto non serve a nulla e quindi vengono qui”. Per quanto riguarda il futuro della Tirrenia, Salis ha detto di temere che il ministro dei Trasporti Matteoli e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta “stiano lavorando non per la Sardegna, ma per la cordata di privati”. (MM)
L’on. Giulio Steri, capogruppo dell’Udc-Fli, rivolgendosi all’on. Gianvalerio Sanna, ha dichiarato che la mozione all’esame dell’Aula “avrebbe dovuto parlare delle entrate ma si è trasformata in un coro di critiche all’azione della giunta, compreso il problema della legge 44/88”. La nostra posizione è chiara, ha detto, e come è noto differente anche da quella del Pdl: “La situazione della Sardegna è pesante, anche per ragioni congiunturali. La Sardegna dovrebbe avere per 6,4 miliardi, lo Stato ce ne accredita circa quattro, abbiamo centri di debito come Abbanoa, il federalismo fiscale non è solidale perché si può spendere solo ciò che si produce. I margini, dunque, sono ridotti; ci possiamo salvare solo creando nuove situazioni di ricchezza, a cominciare dalle infrastrutture”. Dal punto di vista istituzionale, ha precisato, “è vero che lo Stato è inadempiente ma il conflitto di attribuzione non è precluso, si può fare in qualunque momento. E’auspicabile che l’opposizione lasci da parte le critiche per giungere congiuntamente ad una forte azione nei confronti del governo, attraverso un ordine del giorno unitario.”
L’on. Mario Bruno, capogruppo del Pd, ha messo l’accento sul fatto che “il problema dell’Udc-Fli non è quello della collocazione a Roma ma in Sardegna. Non c’è preclusione a un ordine del giorno unitario, il guaio è che ne abbiamo fatto troppi e tutti sono rimasti lettera morta”. Poi, ha aggiunto, è il momento di dire “cose molto forti, che abbiamo inserito nel dispositivo della mozione. Se l’Udc-Fli è su questa posizione ci può essere lo spazio per concordare un documento unitario. Adesso è il momento di far parlare i fatti e sotto questo profilo anche la presenza in Aula del presidente Cappellacci ha il suo peso”. Il Consiglio regionale, deve cambiare passo perché, ha detto l’on. Bruno, “sta diventato un luogo dove si fanno leggi vuote di significato. Se questo è il modo di lavorare, possiamo riunirci anche ogni giorno ma il risultato sarebbe comunque negativo”. L’opposizione sta facendo il suoi dovere, ha concluso “per realizzare il bene comune. Se ne siamo capaci in un momento drammatico come questo, possiamo andare oltre le parole, con un punto fermo: la chiusura della vertenza entrate viene prima del federalismo fiscale, e bisogna contrastare la tendenza del governo centrale ad appiattire la specialità della Sardegna”.
Nella sua replica l’Assessore della Programmazione Giorgio La Spisa, vice Presidente della Regione, ha voluto da subito sgombrare il campo da un equivoco: “Questione dei trasporti ed entrate non sono legate. Possono esserci condizionamenti, ma ci sono altre partite aperte, piano per il sud, infrastrutture, federalismo fiscale. Il nostro obiettivo, in ogni caso, è quello di chiudere la questione entrate deve essere chiusa prima del federalismo fiscale. Il problema è che più passa il tempo e più le questioni si intrecciano”. Non c’è dubbio, perciò, sul fatto che l’iniziativa dell’opposizione sia “attualissima, al di là del radicalismo di alcune parti. Sarebbe veramente auspicabile, per La Spisa, un documento unanime da predisporre in pochi giorni. Ma prima serve una analisi. Chiudere entrate è possibile, ed è ancora possibile la via diplomatica, dato un conflitto rischia sempre di più di complicare le cose man mano che cresce la difficoltà dello Stato”. Lo scenario tracciato dall’Assessore della Programmazione è molto complesso e delicato: da una parte, ha detto La Spisa “c’è la crisi finanziaria dello Stato italiano e di tutto il mondo occidentale, che sta pagando uno sviluppo pagato col debito. Questo può condizionare la vertenza di una regione speciale, mentre lo Stato sta cercando di raggiungere il pareggio di bilancio azzerando settanta miliardi di debito entro il 2014. Nel confronto col governo, abbiamo detto chiaramente che sta sbagliando nell’individuare le regioni come i centri di costo più irresponsabili. Non si riconosce fra l’altro che la specialità non è uguale, fra nord e sud e nemmeno fra le isole. Nella partita del federalismo fiscale, solo Sicilia e Sardegna non hanno chiuso col governo e ci dovremo arrivare sapendo quale peso potrà essere sostenibile. Perciò dobbiamo accelerare l’azione diplomatica in queste settimane, forse approfittando di debolezza di quadro nazionale, per affrontare dopo il federalismo fiscale. Se non dovessimo raggiungere i risultati sperati, potremo attivare subito il conflitto di attribuzioni ed anzi avremo un argomento in più, dopo le norme di attuazione approvate in sede di commissione paritetica. Per noi questo è l’ultimo tentativo e per questo mi appello doverosamente all’unità del consiglio regionale”. (A.F.)
Per la controreplica, il capogruppo del Pd on. Mario Bruno ha ricordato che il 10 dicembre 2010 la Giunta chiese all’opposizione venti giorni di tempo per risolvere la vertenza in via diplomatica: “Sono passati mesi e non ci sono i risultati. C’è una via giudiziaria da mettere in campo, perché anche quella è una via politica”. Bruno ha spiegato che non viene rispettato il principio della leale collaborazione, anche alla luce di una Manovra che colpisce le Regioni speciali, in particolare quelle più povere: “La crisi non può essere un alibi. Non possiamo permettere che il Governo ci tratti in questo modo”. Ha poi annunciato l’invio di una lettera al Presidente della Repubblica Napolitano per elencare le promesse non mantenute: fondi Fas; vincoli del Patto di stabilità; continuità territoriale compresa quella marittima; assenza di garanzie nemmeno sul principio di uguaglianza. Bruno, infine, ha ricordato l’importanza della presenza di Cappellacci da loro parecchie volte sollecitata; “Chiediamo che faccia il presidente di Regione, che si ponga alla guida di un popolo. Per questo è stato votato”.
L’on. Marco Espa (Pd) si è dichiarato insoddisfatto per l’assenza di risposte della Giunta sul forte calo di risorse per le politiche sociali: “I tagli si ripercuoteranno pesantemente sui sardi e saranno una mazzata. Le persone che avranno difficoltà si dovranno arrangiare e, alla fine, dovranno pagare le famiglie che se lo potranno permettere”.
Dopo una breve sospensione per verificare la possibilità di arrivare ad un’intesa su un ordine del giorno unitario, il capogruppo del Pd on. Mario Bruno ha annunciato di non aver riscontrato i margini per un accordo con chi ha mostrato “un atteggiamento quasi fatalista”. Pertanto, ha chiesto che di andare subito al voto.
L’on. Chicco Porcu (Pd) ha espresso sconcerto per l’intervento dell’assessore La Spisa in quanto “ci dice sostanzialmente che dobbiamo morire senza neanche lottare”. Respingendo l’idea di dover accettare un sopruso, ha aggiunto: “Che il ministro Tremonti abbia il coraggio di cambiare l’art. 8 dello Statuto. Ma se non lo fa, quella legge va applicata per intero. E’ un diritto sacrosanto”. (MM)
Per dichiarazione di voto è poi intervenuto l’on. Uras (Sinistra Ecologia e Libertà - Comunisti - Indipendentistas) che si è lamentato del disinteresse della stampa su questo argomento. “Anche colpa della giunta che ha fallito. Ogni minuto in più che questa giunta sta in piedi – ha detto - è un minuto perso per affrontare i problemi della Sardegna. Ormai il centrodestra ha alzato bandiera bianca”. Per Uras è ormai tempo di alzare la voce. Il presidente della Regione – ha concluso - non deve essere più eletto a suffragio universale perché non risponde a nessuno. Questo presidente è l’inconcludenza in persona.
La mozione è stata messa in votazione e bocciata con 22 voti favorevoli, 27 contrari e 1 astenuto.
Il consiglio è stato convocato per martedì alle 9,30. Il primo punto all’ordine del giorno il PL 299 sull’unione dei comuni. (AF)