CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 192 del 7 aprile 2011

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Norme di attuazione n. 3/XIV/A dell’articolo 8 dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di finanza regionale

Cagliari, 7 aprile 2011 - Il Consiglio regionale inizia i suoi lavori sotto la presidenza dell’On. Claudia Lombardo.
La presidente dà lettura di una comunicazione della giunta per le elezioni che, a seguito di una sentenza della corte di cassazione pronunciatasi per la decadenza del consigliere regionale Pierluigi Caria (Pd) a seguito di un ricorso presentato dal candidato Elia Corda, dello stesso partito, invita ad una formale presa d’atto, da parte dell’assemblea, della pronuncia della suprema corte.
La Presidente proclama quindi eletto consigliere regionale Elia Corda e, constatata la sua presenza in aula, lo invita a prestare giuramento secondo la formula di rito.
Successivamente, prima di passare all’ordine del giorno, ha preso la parola l’On. Mario Bruno, capogruppo del Pd, per lamentare la “scarsa sensibilità della presidenza che ha ritenuto di procedere nei lavori nonostante un concomitante e programmato impegno del gruppo Pd.
La Presidente ha espresso dissenso sui rilievi dell’On. Bruno, ricordando l’impegno assunto dal gruppo Pd per la sua presenza in aula ad un’ora concordata.
L’Assemblea è passata quindi all’esame del primo punto all’ordine del giorno, relativo alle norme di attuazione dell’art. 8 dello Statuto nell’ambito della c.d. “vertenza entrate”.
Nel suo intervento, il relatore Giulio Steri (Udc-Fli) ha dichiarato che “l’approvazione delle norme di attuazione è necessaria per poter proporre un ricorso alla corte Costituzionale nel caso di una risposta negativa da parte del governo. Ma anche se la risposta fosse positiva, è chiaro che questo voto on chiude il conflitto con lo Stato”. Steri si è poi soffermato su alcuni punti che richiederanno la ripresa di un difficile negoziato con lo Stato. “Si tratta-ha aggiunto-di un pacchetto che contiene il calcolo delle risorse da trasferire alla Sardegna per una serie di funzioni esercitate per conto dello Stato. E non solo briciole: stiamo parlando di oltre 40 milioni di euro all’anno.”
L’On. Steri, nel ribadire la necessità di un confronto “alto” con lo Stato, ha citato la recente iniziativa del Ministro dell’Economia Tremonti, che ha suggerito una zona franca per la città di Milano, destinata ad attrarre l’insediamento di società finanziarie. In questo modo si sta realizzando una situazione inaccettabile, a giudizio dell’esponente di Udc-Fli: “Chi ha vantaggi incassa altri vantaggi, accumulati per effetto del federalismo fiscale. E’inaccettabile. Io voglio uno Stato che sia effettivamente solidale.” Avviandosi alla conclusione, l’On. Steri ha esortato l’assemblea a votare a favore delle norme di attuazione dell’art. 8, definito comunque “un piccolo passo avanti”.
Ha preso quindi la parola l’On. Paolo Maninchedda che, con una premessa, ha rivolto alla presidenza l’invito a sollecitare formalmente la giunta regionale alla puntuale attuazione delle leggi votate dal consiglio, aggiungendo che di questo problema investirà a breve la conferenza dei capigruppo. Sul punto all’ordine del giorno, l’esponente del Psd’Az ha rilanciato con molta fermezza la polemica sulle dichiarazioni del Ministro Tremonti. “La Sardegna ha bisogno della fiscalità di vantaggio, eppure i vantaggi vanno alla Lombardia e la finanziaria della regione sarda viene impugnata dal governo proprio nei punti in cui prevedeva interventi di fiscalità di vantaggio a favore dei piccoli comuni montani.” Quindi delle due l’una, ha affermato l’On. Maninchedda: “O il consiglio regionale ha fatto bene a non votare l’ordine del giorno sardista che parlava di sovranità e indipendenza, ed auspicava con lo Stato un negoziato fra pari; oppure ha ragione Tremonti a proporre ennesimi benefici per la Lombardia, regione fra le più ricche d’Europa, che probabilmente saranno estesi ben preso al Triveneto e ad altre regioni del Nord.”
La verità-ha sostenuto Maninchedda-è che questo governo non ha nessuna idea del Sud e “di conseguenza, non ha nessun senso quello che stiamo facendo”. L’esponente sardista ha in conclusione annunciato il suo voto contrario alle norme di attuazione dell’art. 8 “se non ci sarà una sanzione formale delle dichiarazioni di Tremonti.” (A.F.)
Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Mario Bruno, ha dichiarato di condividere “abbastanza” l’ intervento dell’on. Maninchedda, “anche nei toni oltre che ne contenuti”. Bruno ha invitato il Psd’Az a “essere conseguente una volta per tutte, perché è comodo rimanere sui banchi della Giunta più subalterna nella storia dell’Autonomia. Bisogna – ha continuato - essere tutti coerenti uscendo immediatamente da quei banche, da quella Giunta e abbandonare la maggioranza”. Il leader dell’opposizione ha sostenuto che il problema non sono le norme di attuazione ma l’esistenza di un inganno di cui parte della maggioranza si sarebbe “finalmente” resa conto. “C’è un atteggiamento dilatorio in atto – ha spiegato - . Il Governo ci sta portando verso il federalismo fiscale e voi vi siete fidati dei sottosegretari di turno che ci hanno portato all’approvazione di queste norme in commissione paritetica con tutti i passaggi ancora da fare”. Bruno ha sottolineato l’assenza dall’Aula del presidente della giunta, Cappellacci, dichiarando: “Forse non sta bene, sicuramente politicamente”, e ha ricordato che il presidente della Regione, secondo un ordine del giorno votato dal Consiglio, avrebbe dovuto riferire costantemente sullo stato di avanzamento del federalismo fiscale invece, “ nulla è stato fatto in questa direzione” a dimostrazione di “un atteggiamento subalterno”. Ha quindi invitato l’Assemblea a mobilitarsi affinché il popolo sardo rivendichi i suoi diritti nei confronti di un governo che calpesta la nostra autonomia, manifestando a Roma il giorno in cui saranno discusse le norme di attuazione, “con la consapevolezza che ogni articolazione di questa regione pretende rispetto dallo Stato”. “Noi oggi – ha concluso – dobbiamo portare avanti un adempimento quasi burocratico, un sistema di norme di attuazione non necessario e che non ci fa fare passi avanti”. E rivolgendosi alla maggioranza: “ L’unità di questo Consiglio l’avrete anche da parte dell’opposizione se farete gli interessi della Sardegna e non quelli della vostra colazione e del vostro premier”.
È poi intervenuto Francesco Sabatini (Pd) che ha esordito definendo la Giunta Cappellacci, “Giunta del rinvio” perché – ha spiegato - non vuole affrontare i temi veri della Sardegna come il confronto con lo Stato. “Noi dell’opposizione abbiamo detto fin dall’ inizio che le norme di attuazione non sono necessarie, ma occorre chiedere il rispetto dell’ art.8”. Secondo Sabatini ci si rifà alle norme di attuazione “solo per rinviare l’applicazione del nostro Statuto. Chi le ha lette - ha enunciato - ha capito che sono un documento inutile, perché serviranno subito nuove norme di attuazione per applicarle”. Il consigliere del Pd si è anche domandato il perché di questa scelta e ha spiegato che “qualche componente della maggioranza” gli avrebbe riferito della necessità di approvare le norme di attuazione per “sollevare il conflitto di attribuzione” con lo Stato. “A che gioco stiamo giocando? – ha domandato ironicamente Sabatini -, aggiungendo poi : “Ma la verità la conosciamo tutti. Si vuole rinviare ancora una volta l’apertura di una vertenza con lo Stato per l’incapacità di confrontarsi con questo governo. Allora, assessore La Spisa, che non vedo in Aula, a che serve l’ennesimo appello all’unità che ci fa arrivare dalle pagine dei giornali? Questa unità, voi Giunta, l’avete resa inutile per mancanza di autorevolezza. Siete sotto schiaffo del governo regionale, questo è il tema. La verità – ha concluso - è che siamo in ritardo su tutto, l’articolo 8 è lontano, sul patto di stabilità non è stato contrattato nulla e il federalismo fiscale ci sta travolgendo. Sono inutili i richiami di unità al Consiglio se ci chiediamo dov’è Cappellacci”. (M.C.)
L’on Chicco Porcu (Pd), con riferimento a quando dichiarato in precedenza dal sardista Maninchedda, ha ricordato le ripetute denunce della minoranza su norme di attuazione ritenute un “tentativo dilatorio da parte del Governo per farci perdere tempo”. Lo schema, ha aggiunto, esclude la possibilità concreta di spendere 1,6 miliardi di euro rispetto alle competenze assorbite. L’esponente del Partito democratico ha definito lo Stato “un Robin Hood alla rovescia” da contrastare “facendo valere i diritti che possiamo esercitare oggi chiedendo ogni giorno al Governo quello che spetta alla Sardegna”.
L’on. Porcu, rimarcando le assenze frequenti del presidente della Giunta Ugo Cappellacci, ha voluto affrontare il tema della ventilata riapertura a La Maddalena di basi appoggio delle forze armate americane o della Nato. “Ci si dimentica che l’unico modo per non far tornare la nostalgia dei militari è dare una risposta alle attese dell’arcipelago. Ci sono 312 milioni stanziati per la riconversione turistica - ha spiegato - Non un solo posto di lavoro è stato creato; che Cappellacci si batta per sbloccare gli investimenti, non faccia comunicati ma agisca, non cerchi scorciatoie. L’intervento si è concluso con l’annuncio della presentazione specifica del Pd: “La Maddalena è un luogo simbolico perché da lì abbiamo progettato un futuro non servile”.
L’on. Pietro Pittalis (Pdl) si è chiesto quale possa essere “l’utilità di uno scontro a tutti i costi”: “La causa comune deve rimanere una forte rivendicazione della Sardegna su quei temi che nell’art 8 e nelle norme di attuazione rappresentano un punto di arrivo molto importante, ma non certamente esaustivo. Ma non valorizzare il lavoro iniziato dalla Giunta Soru e portato avanti dalla Giunta Cappellacci, almeno per valutare gli aspetti positivi, mi pare un piangersi addosso”. L’esponente del Popolo della Libertà ha ammesso che “forse si poteva e si doveva fare di più” ma ha anche chiesto che si dica la verità sui contenuti della proposta presentata dalla Giunta in Commissione paritetica Stato Regione: comprendeva anche la quota delle accise sui prodotti realizzati in Sardegna ma trasportati altrove e diversi meccanismi di calcolo sulle imposte societarie. Secondo l’on. Pittalis “non bisogna pensare che tutto sia stato fatto con ottica subalterna”: ha ricordato l’intesa raggiunta tra gli schieramenti in Prima Commissione sullo schema di decentramento dell’assistenza ai grandi invalidi perché “ci trasferivano funzioni e competenze ma non c’era altrettanta chiarezza sulle risorse”. La valutazione, ha precisato, è stata condivisa dalla Giunta. (MM).

Qui non è questione di propaganda-ha esordito l’On. Gianvalerio Sanna (Pd)-ed occorre il coraggio della verità “perché molti, in questo consiglio regionale, dicono fuori dall’aula cose molti simili alle nostre ma poi non hanno la forza di essere conseguenti”. Sullo sfondo della c.d. “vertenza entrate”, secondo Sanna, “c’è una immensa questione morale testimoniata, fra l’altro, dal pesante carico di illegalità che si va accumulando nella commissione d’inchiesta sull’applicazione delle leggi regionali.”
Le norme di attuazione-ha aggiunto esponente del Pd-sono una doppia sconfitta: “nel merito perché, ad esempio, non prevedono il passaggio alla regione delle concessioni demaniali, di cui a livello locale c’è solo il peso amministrativo, e nel metodo perché non si capisce cosa si voglia difendere nel momento in cui ci si prepara al conflitto di attribuzione.” Sanna ha poi polemizzato duramente con il presidente della regione Cappellacci, definito “presidente per caso”, anche per la sua assenza alle riunioni del consiglio regionale. In proposito, ha citato il dato delle presenze in aula del presidente della giunta: su 90 sedute ha partecipato solo a 9 riunioni. “Ha fatto molto meglio, e di gran lunga, il presidente della Lombardia Formigoni, con 11 presenze su 13 riunioni”.
L’On. Sanna si è espresso in modo molto critico anche sul risultato dei lavori della commissione paritetica Stato-Regione, da cui è scaturito il nuovo testo dell’art. 8 dello Statuto: “c’è stato un atteggiamento complessivo di subalternità e, in parte, anche di incompetenza, perché non dovevamo essere noi, visto che non abbiamo partecipato al tavolo tecnico, a dire cosa doveva essere inserito nell’accordo sulle entrate”. Riprendendo il suo precedente riferimento alla questione morale, Sanna ha invitato la maggioranza ad assumersi le sue responsabilità e, soprattutto, “ad ascoltare le centinaia i migliaia di sardi che, ogni giorno, soffrono perché sentono di non avere nemmeno la speranza di un futuro migliore.”
Per l’ex presidente della regione Renato Soru “è difficile essere originali parlando di cose che in questi anni e in questi mesi sono state già dette. Qualcuno ha parlato di propaganda? “Io parlerei piuttosto di lotta o addirittura di guerra anche se, per difendere i diritti dei sardi, dico subito che io ed altri ci saremo”.
E’il momento-ha detto Soru-di superare la fase della delegittimazione reciproca: “ci sono esperienze e competenze del passato che dobbiamo valorizzare e da cui possiamo ripartire.” L’On. Soru ha ricordato, sull’argomento, che “molti in passato negavano l’importanza di riscrivere l’art. 8 dello Statuto; oggi ne riconoscono il valore, ma forse è troppo tardi perché abbiamo perso almeno due anni e difficilmente recupereremo il ritardo”. Così come tanti criticarono, all’epoca, la tassa di soggiorno introdotta dalla nostra regione, salvo salutare con favore lo stesso provvedimento adottato dal sindaco di Roma Alemanno o da quello di Firenze Renzi.
Sulle critiche espresse dall’On. Maninchedda al Ministro Tremonti, Soru ha detto di condividerle ed anzi ha definito le dichiarazioni del Ministro “quasi eversive”, perché proponendo una fiscalità di vantaggio per le aree più ricche del paese si mette una pietra tombale sulle esigenze di riequilibrio territoriale che, invece, “sono il vero problema del Sud e di regioni come la Sardegna.” Soru ha invitato tutti, infine, “ad andarcene a casa, per fare un favore ai sardi.”
Francesco Cuccureddu, presidente del Gruppo Misto, ha dichiarato di “non riuscire a comprendere il motivo del contendere” sullo specifico provvedimento dello schema delle norme di attuazione. “Condivido – ha spiegato – i discorsi che parlano in generale sulla vertenza entrate e i rapporti Stato- Regione, ma sullo specifico provvedimento mi pare che la discussione sia paradossale”. Ha poi dichiarato di volersi soffermare su "un aspetto marginale", quello del demanio marittimo. “Credo - ha illustrato - che se le norme tecniche di attuazione servano a qualcosa, servano a esplicitare principi che nel novellato art.8 non erano chiari. Dire entrate erariali e non entrate tributarie è più corretto perché si includono così anche le concessioni. Ma questa norma, che ricomprende tutte le entrate, non trova nessuna corrispondenza nelle norme di attuazione”. Cuccureddu ha sottolineato i rischi di una “sovrapposizone di soggetti e canoni” determinata dal federalismo, precisando la necessità di “rivendicare, oggi, con forza competenze e risorse” per evitare in futuro di “porre sovraccarichi sui cittadini sardi”. Infine, ha anticipato la dichiarazione di voto favorevole da parte del Gruppo Misto a queste norme tecniche.
Il capogruppo dell’Idv in Consiglio regionale, Adriano Salis, ha dichiarato di non essere d’accordo con “il collega Mario Bruno quando dice che le norme di attuazione non servivano. Io penso invece – ha spiegato - che la scusa delle norme di attuazione sia servita a tentare di perpetuare la rapina dello Stato nei confronti della Sardegna, con il tentativo di cancellare le importanti modifiche in termini di entrate previste dall’art. 8”. Salis ha aggiunto che dal suo Gruppo era stata avanzata da subito la richiesta al presidente Cappellacci e alla Giunta regionale di “mettersi a capo di un’iniziativa politica del popolo sardo per difendere questa conquistata fatta unitariamente nella scorsa legislatura”. Il capogruppo dell’Idv ha inoltre voluto sottolineare come errore la scelta di non aver inserito in queste norme “l’elemento delle entrate relativo alla lavorazione dei prodotti fatti in regione e poi venduti fuori dall’Isola e quello delle concessioni demaniali, come indicato nell’ordine del giorno della commissione Bilancio, sottraendo in questo modo alla Sardegna risorse eccezionali”. In merito, ha chiesto spiegazioni all’assessore al Bilancio, Giorgio La Spisa. (M.C.)
Il vice presidente dell’assemblea on.Giuseppe Luigi Cucca (Pd) ha poi dato la parola all’on. Luciano Uras, capogruppo di Sel-Comunisti- Indipendentistas. Riferendosi alla denuncia fatta in aula dal presidente della Commissione Bilancio, on. Paolo Maninchedda (Ps d’Az), sulla mancata attuazione di alcune norme della Legge finanziaria, l’on. Uras ha ricordato il suo ruolo di presidente della Commissione d’inchiesta istituita proprio per analizzare il problema e “nel breve termine cercare di rimediare questa anomalia amministrativa”: “Viviamo in un’epoca eversiva. Tanto è eversiva che tutti hanno lo stesso diritto ad essere eversivi, un diritto che è riconosciuto dall’impunità che all’eversione si garantisce. Non c’è organo dello Stato che pretenda l’attuazione di una legge”. Dopo aver citato una legge del 2005 in materia di servizi per il lavoro, ha rapportato la questione allo Schema di norma di attuazione in esame, l’on. Uras ha dichiarato di temere “un altro tormentone” e di non volere “andare a bussare a Roma, da ministri che sono un peso per questa Regione”.
L’on. Mario Diana, capogruppo Pdl, ha detto di ritenere necessaria l’approvazione delle norme di attuazione dell’art. 8 dello Statuto speciale: “Non sono state concordate adeguatamente? Siamo totalmente d’accordo, sono un fatto provvisorio ma indispensabile. Comunque, non possiamo perdere l’occasione”. L’on. Diana ha aggiunto che non ci si fermerà a questo risultato e si andrà oltre anche utilizzando toni più accesi. In particolare, il capogruppo del Popolo della Libertà, ha citato il caso delle opere pubbliche nei porti sardi come esempio di eccessiva dipendenza nel rapporto con Roma: “Sono stati costruiti senza la Valutazione d’impatto ambientale nazionale, ma ultimamente gli assessorati regionali, per costruire delle banchine, si rivolgono allo Stato”. L’on. Diana, richiamando l’intervento del sardista  Maninchedda, ha precisato: “Credo che avere voci di dissenso nella maggioranza sia un fatto estremamente positivo”. (MM)
La situazione è chiara, ha detto in apertura l?on. Giampaolo Diana (Pd): “c’è un governo che continua a prendere in giro il popolo sardo: vertenza entrate, le Vinyls ed Eurallumina sono situazioni emblematiche della crisi drammatica che stiamo vivendo”. Rispetto a questo, aggiunge Diana, non è accettabile limitarsi all’ordinaria amministrazione, insieme ad una certa inconcludenza del governo regionale che, oltretutto, si rivela sempre più incapace di ascoltare il mondo sindacale come quello della produttive, le associazioni datoriali come il sistema delle autonomie. “Possiamo e dobbiamo usare toni forti ma anche essere capaci di uno scatto di orgoglio, che però non ho percepito in quest’aula”.
Mettendo l’accento su alcuni contenuti della “vertenza entrate” l’On. Diana ha rivendicato al consiglio regionale una capacità propositiva, proprio sulla complessa materia “della fiscalità di vantaggio, che il Ministro Tremonti ha assegnato soltanto a Milano, suscitando la nostra giusta indignazione”. Il presidente della regione, a questo punto, deve essere in grado secondo Diana di “interpretare il malessere profondo della Sardegna, deve mettersi alla testa di una straordinaria mobilitazione cosi come gli chiedono ormai da due anni tutte le forze sociali”.
L’esponente del Pd, infine, si è chiesto “quando arriveranno e dove saranno collocate le risorse provenienti dalla vertenza entrate”, se questa dovesse risolversi con un successo per la Sardegna.
In chiusura della discussione generale è intervenuto l’Assessore della Programmazione Giorgio La Spisa che ha subito premesso di non voler replicare a tante accuse “fuori luogo”, sia nel contenuto che nei toni. Questo perché-ha spiegato La Spisa-il risultato che dobbiamo portare a casa con la riformulazione dell’art. 8 è talmente importante da non consentire a nessuno, a cominciare dalla giunta regionale, di deviare da questo obiettivo qualunque sia la motivazione.
L’esponente dell’esecutivo ha poi espresso apprezzamento per le aperture dell’ex presidente della regione Renato Soru quando ha detto “noi ci saremo” riferendosi ad una vertenza entrate che non finisce con la riforma dell’art. 8. La Spisa ha poi evidenziato alcuni punti sui quali gli accordi hanno portato “al massimo risultato possibile per la regione, come nel caso delle scommesse” ed altri sui quali dovrà concentrarsi l’azione futura della regione: “le accise, problema che non abbiamo voluto sollevare in sede di commissione paritetica perché ne sarebbe nato uno scontro”, e le concessioni demaniali “per le quali resta comunque una strada aperta da percorrere in un’altra fase.”
La Spisa ha poi riconosciuto, sul piano generale, “che il rapporto con lo Stato è difficile, sia per una burocrazia cristallizzata soprattutto nel Ministero dell’Economia che tende a restare sulle sue posizioni, sia per la presenza al governo di una componente politica che tende a privilegiare il nord rispetto al sul ed alle isole. Non lo nascondiamo e non enfatizziamo il nuovo art. 8, ma dobbiamo fare il massimo per far passare questa intesa quanto prima in sede di consiglio dei Ministri”
Si è data lettura dell’ordine del giorno (primo firmatario Steri) “sullo schema di norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna in materia di finanza regionale”. La presidente Lombardo ha aperto la votazione.
Il primo intervento è stato quello del consigliere del Gruppo Misto, Roberto Capelli, secondo il quale questa “è l’occasione per l’esternazione di una profonda indignazione, dovuta al fatto che è evidente che questo documento e l’operato dell’azione della commissione paritetica non sono supportati dall’autorevolezza politica". Capelli ha dichiarato la sua astensione al voto. "Anche perché - ha ribadito- l’indignazione deve produrre conseguenze”. Capelli ha quindi voluto ricordare di essere l’unico consigliere regionale ad aver abbandonato “questa maggioranza e questo presidente. Noi abbiamo votato in Sardegna – ha aggiunto, rivolgendosi all’assessore La Spisa - con la scritta Berlusconi presidente, che si dimostra amico di tutti meno che di noi. Si dimostra amico, ha chiesto provocatoriamente, quando tenta di determinare le scelte urbanistiche ed energetiche, o indica la nomina di un assessore ? Allora è amico? Se è così, assessore, abbiamo sbagliato tutto. È una storia finita. Io non chiedo la presenza del presidente della Giunta oggi in Aula perché è una storia finita questa legislatura”.

Paolo Maninchedda (Psd’Az) ha espresso voto favorevole all’ordine del giorno perché – ha spiegato – “recepisce l’inserimento della fiscalità di vantaggio e le censure sulle dichiarazioni del ministro Tremonti”, relativamente alla proposta avanzata dallo stresso ministro delle Finanze di un regime di fiscalità di vantaggio per la città di Milano, “dopo averla sempre negata alla Sardegna”. Il consigliere del Psd’Az, rivolgendosi all’assessore La Spisa, ha precisato che non avrebbe “accettato un’altra volta insinuazioni sulle motivazioni” sottese alle critiche da lui espresse in Aula sull’operato della Giunta relativamente alle norme di attuazione, sottolineando inoltre che “non è dignitoso farlo”. Ha poi ribadito il suo diritto a contestare decisioni che non condivide, contestando al collega Pittalis che questa scelta possa definirsi “propaganda”.
Efisio Planetta (Psd’Az) ha posto l’accento sul “forte sentimento identitario” che accomuna l’Aula, precisando però, in merito all'azione della Giunta regionale sul tema delle entrate, che “ci troviamo di fronte a strutture che sono più forti delle nostre intenzioni”. Secondo Planetta le difficoltà affrontate da presidente Cappellacci sono le stesse che hanno caratterizzato la precedente legislatura di Renato Soru. Il consigliere di maggioranza ha infine invitato l’Aula “a riprendere, tutti insieme, l’avventura politica di un cambiamento di orizzonte e senso,senza tornare ripetutamente al vecchio orizzonte”. (M.C.)
L’on. Gianvittorio Campus (Pdl) ha spiegato che non ci sarebbe stato bisogno di norme di attuazione se l’art. 8 fosse stato chiaro su tutti i punti, ad esempio sulle concessioni demaniali o sui prodotti petroliferi raffinati: “Penso che quest’aula deve prendere atto che sta facendo un passo avanti di chiarezza. La partita non è chiusa”.
L’on Luciano Uras (Sel-Comunisti-Indipendentistas) dopo aver chiesto la votazione per parti, ha annunciato l’astensione ad eccezione del sì sulla censura politica e morale al Ministro delle Finanze: “E’ doverosa nei confronti di esponenti del Governo che contribuiscono non poco a creare divisione”. Il Capogruppo Idv, on. Adriano Salis si è espresso per l’astensione sui primi punti dell’ordine del giorno e favorevolmente sulla censura. Riferendosi all’intervento in aula dell’assessore al Bilancio ha poi aggiunto: “La Spisa ha fatto bene a ringraziare il ministro Fitto ma temo che sia un vaso di coccio tra vasi di ferro, i ministri Calderoli e Tremonti”. Il capogruppo Pd, on. Mario Bruno, confermando la scelta di voto preannunciata dagli alleati del centrosinistra e ritenendo che “le norme di attuazione sono al ribasso”, ha lanciato un appello alla maggioranza: “Finora c’è stato un gioco di annunci e di rinvii che non porterà lontano. Vi chiediamo un cambio di rotta”. (MM)

Al termine delle dichiarazioni di voto, la Presidente mette in votazione, suddividendolo in tre parti come da richieste dei gruppi, l’ordine del giorno relativo alla riforma dell’art.8 dello Statuto.
Lo scrutinio ha dato il seguente esito. Prima parte (contenente lo schema delle norme di attuazione dell’art. 8 dello Statuto): presenti 72, votanti 36, favorevoli 36, astenuti 25. Seconda parte (i riferimenti a concessioni demaniali, accise, fiscalità di vantaggio): presenti 72, votanti 37, favorevoli 37, astenuti 25. Terza parte (censura politica e morale delle dichiarazioni del Ministro Tremonti sull’istituzione di una zona franca nella città di Milano): presenti 72, votanti 71, favorevoli 71, astenuti 1.
L’ordine del giorno è stato approvato.

Mozione n. 114 (Bruno e più) sulla illegittimità della nomina del dott. Mariano Mariani a commissario straordinario del Comune di Olbia e Mozione n. 113 (Capelli e più) sulla nomina del dott. Mariano Mariani a commissario straordinario per la provvisoria gestione del Comune di Olbia.

I lavori sono proseguiti con l’esame delle mozioni 114 e 113 sulla nomina del dr. Mariano Mariano a commissario del comune di Olbia.
L’On. Gianvalerio Sanna (Pd) ha definito in apertura il “caso” Mariani “l’ennesimo caso di una gestione allegra, per non usare altri termini, delle leggi che governano la pubblica amministrazione regionale. Per dimostrare questa sua affermazione, Sanna ha citato sia la normativa che fissa i requisiti delle persone che possono ricoprire l’incarico (dipendenti pubblici, segretari comunali o provinciali, dirigenti di enti locali con popolazione pari a quella del comune in cui si è destinati), che quella che affronta la situazione specifica dei rapporti fra il dr. Mariano e la regione sarda. Dall’esame congiunto di queste leggi-ha affermato Sanna-emerge che il dr. Mariani non aveva nessuno dei requisiti richiesti. “E’un fatto grave-ha commentato l’esponente del Pd-che non può passare sotto silenzio, fra le tante altre ragioni, perché non appare in grado di garantire la necessaria terzietà rispetto alle delicate funzioni che deve ricoprire un commissario chiamato a gestire, temporaneamente, una città importante come Olbia, nel momento in cui sono state convocate le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale”. Le illegittimità contenute in questo provvedimento sono evidenti-ha concluso l’On. Sanna-“e confido nell’onestà intellettuale dell’Assessore, che fa parte di un organo collegiale ma deve anche essere capace di dire sì e no.”
Secondo l’On. Roberto Capelli (Api) “la crisi della legalità così presente nelle istituzioni è la causa prima della profonda crisi che attraversa il paese. Intervenire per rimuovere questa crisi, dunque, dovrebbe essere una precisa priorità della politica ma, purtroppo, così non è, come dimostra il caso del dr. Mariani.” La maggioranza-ha aggiunto-ha il diritto di scegliere le persone che ritiene più funzionali al perseguimento dei suoi obiettivi ma deve farlo “all’interno del confine tracciato dalla legge, che non può essere violata o aggirata, come giustamente i cittadini riprovano alla politica.”
Nel merito della vicenda, Capelli ha sottolineato che “nel passaggio fra direttore dell’Osservatorio economico, poi disciolto, e la sua assegnazione alla presidenza della giunta, il dr. Mariani è stato nominato surrettiziamente dirigente della regione e, con questo stratagemma, gli si è aperta la strada alla nomina successiva a commissario del comune di Olbia”. Se questa è la situazione, ha concluso, e non entro in questa sede “su alcune responsabilità penali che a mio avviso esistono”, mi chiedo “dove sia finita la meritocrazia e dove sia finito il rispetto della legge, che deve garantire tutti. Siamo di fronte al fallimento della politica e, in Sardegna, si continua a procedere sullo stesso piano inclinato”. A sostegno della sua tesi, l’On. Capelli ha citato le recenti nomine dei vertici delle Asl “dove 6 manager su 9 non possiedono i requisiti previsti dalla legge”. (A.F.)
Secondo Adriano Salis (Idv) la discussione sulle mozioni non può non essere inquadrata all’interno di una più ampia discussione su “un problema serissimo della Regione Sardegna, che pone la necessità di riportare a etica e legittimità i nostri comportamenti”. Commentando la sua esperienza come componente della Commissione d’inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali, il capogruppo Idv ha dichiarato di essere “assolutamente sorpreso dalla carenza di rispetto di legalità che una delle massime istituzioni regionali, quali la Giunta, pone in essere nella designazione dei tecnici e dei funzionari che poi portando ai risultati di governo. Il fatto che non si dia spazio al merito - ha aggiunto - sta portando agli esempi che vediamo nella sanità ma anche, complessivamente, nella gestione dell’Ente regione”. Per il consigliere dell’opposizione se venissero accolte le indicazioni date nella mozione di cui è firmatario “si potrà dare un segnale importante sulla nostra effettiva volontà di voler trasformare in meglio questa Regione”. Alla luce del valore del tema oggetto di discussione, Salis ha domandato a nome del suo Gruppo “che su questa mozione si voti con lo scrutinio segreto”.
Pietro Pittalis (Pdl) ha sostenuto che occorre fare una distinzione tra piano politico e tecnico-amministrativo per stabilire il possesso o meno dei requisiti che giustifichino la nomina del dott. Mariano Mariani a commissario straordinario del Comune di Olbia. “Occorre chiedersi – ha dichiarato infatti - se dobbiamo discutere dell’affidabilità del dott. Mariani, se possieda o meno i requisiti morali di competenza e di funzionalità, se in altre parole dobbiamo montare un caso politico per aspetti che, mi pare di aver colto nell’intervento di Gian Valerio Sanna, investono invece questioni di carattere più tecnico e amministrativo”. Pittalis ha quindi posto l’accento sull’esistenza nella dottrina del diritto di “criteri ermeneutici che aiutano l’interprete a leggere correttamente le norme”, chiarendo che l’intento del suo intervento è di dare “un modestissimo contributo, senza alcuna certezza che possa essere corretta la mia soluzione rispetto a quella avanzata almeno sul piano argomentativo dall’on. Sanna”. Ha quindi contestato la dichiarazione per cui, ai sensi dell’art.4 della legge regionale n.13 del 2005, Mariani non possiederebbe i requisiti richiesti.
Il capogruppo di Sel-Comunisti-Indipendentistas on. Luciano Uras, intervenendo anche in qualità di presidente della Commissione consiliare d’inchiesta di verifica sulla puntuale e coerente applicazione delle leggi regionali, ha spiegato: “Ci capita di porci di fronte a procedure che richiedono una istruttoria, la verifica del possesso dei requisiti e dei criteri, passi obbligati che, se non seguiti, finiscono per essere giudicati come abusi”. Criticando le strutture incaricate di fare le istruttorie tecniche perché spesso “gli interpreti sono così talmente interpretativi”, ha aggiunto: “Penso che la norma sia stata violata. Penso che la responsabilità non sia politica, ma di chi deve istruire e dare indicazioni. Qui bisogna trovare un sistema per far rispettare le leggi”. Estendendo la questione a tutte le persone che potrebbero trovarsi in una situazione simile, l’on. Uras ha dichiarato: “Non un fiduciario che Cappellacci ha mandato, ma deve essere un funzionario della Repubblica inquadrato a dover garantire un’amministrazione imparziale del comune”.
L’assessore agli Enti locali, Nicolò Rassu, ha detto che al momento della nomina “la Giunta ha fatto le riflessioni sulla figura del dirigente a tempo determinato che veniva dal soppresso Osservatorio economico”: “Di fatto – ha proseguito – il rapporto di lavoro di Mariani, per il suo contratto dirigenziale, rientra nelle fattispecie previste”. L’esponente della Giunta ha ammesso di averci “pensato e ripensato”, anche dopo le perplessità espresse da alcuni consiglieri regionali., e che nel dubbio era stato interpellato l’ufficio legale: “Un dipendente a tempo determinato risponde alla legge come quello a tempo indeterminato. A mio parere quel dirigente può anche ricoprire la carica di commissario che ha il dovere di essere imparziale e obiettivo. Probabilmente – ha concluso Rassu – sul nominativo ci sono i problemi”. L’assessore aveva anche ammesso la difficoltà nel reperire figure disponibili a svolgere quel tipo di incarico negli enti locali.
L’on Gian Valerio Sanna (Pd) ha così replicato: “Ho capito che ci si arrampica sugli specchi”. Ha ricordato che, da assessore agli Enti locali nella scorsa legislatura, la Giunta aveva predisposto un bando pubblico per l’iscrizione in un’apposita lista di chi ne avesse titolo, ad esempio i segretari comunali in quiescenza). Ritenendo un fatto grave il parere espresso dall’ufficio legale, l’on. Sanna ha voluto distinguere chi svolge funzioni da dirigente da chi ha la qualifica dirigenziale: “Questo è uno sbaglio voluto e cercato. In mancanza di un atto di revoca, siamo in una situazione di collaterale inquinamento del turno amministrativo di Olbia.
Dopo la richiesta di scrutinio segreto da parte del capogruppo Idv, on. Adriano Salis, la presidente del Consiglio regionale on. Claudia Lombardo ha messo in votazione le mozioni 114 e 113 che sono state accolte. Su 58 presenti e 57 votanti, i favorevoli sono stati 30 e i contrari 27 con una astensione..
I lavori si sono così conclusi. L’Assemblea è stata convocata martedì 12 aprile alle ore 16. (MM). (FINE)