CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 189 del 16 marzo 2011
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Proposta di legge n. 242/A (Cuccureddu e più) composizione dei consigli e delle giunte dei comuni e delle province della Sardegna e disposizioni diverse in materia di enti locali
Cagliari, 16 marzo 2011 - La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Giuseppe Luigi Cucca (Pd) e poi della presidente Claudia Lombardo.
Inizia la discussione della proposta di legge 242/A: composizione dei consigli e delle giunte dei comuni e delle province della Sardegna e disposizioni diverse in materia di enti locali
Apre gli interventi il relatore On. Pietro Pittalis (Pdl), evidenziando il “comune sentire” espresso da tutte le forze politiche della commissione autonomia per far sì che questa legislatura si caratterizzi positivamente in senso riformatore. “Anche sulla proposta di legge in esame - ha aggiunto l’On. Pittalis - si è registrata una significativa convergenza, sia per l’imminenza delle elezioni amministrative sia per chiarire ogni possibile dubbio interpretativo sull’eventuale contrasto fra norme nazionali e regionali”.
Nell’immediato - ha proseguito Pittalis- si è ritenuto “di non cambiare le regole mentre la partita è in corso, anche se abbiamo voluto mandare qualche segnale, come la soppressione della figura del presidente del consiglio comunale nei comuni al di sotto di 15.000 abitanti e delle circoscrizioni, che in alcuni casi si erano articolate in modo abnorme”. Dopo aver sottolineato positivamente che da entrambe le parti “si è rinunciato al facile populismo sulle indennità”, il presidente della commissione autonomia ha tenuto a precisare che la necessità di una legge complessiva di riordino del sistema delle autonomie locali riguarda anche il consiglio regionale per il quale, ma solo per un fatto procedurale, si dovrà seguire un percorso diverso.
Per il Partito democratico, l’On. Giuseppe Cuccu ha concordato sulla necessità di legiferare in via di urgenza, dato che fra poco tempo si voterà in un centinaio di comuni sardi. Cuccu condivide anche la valutazione positiva sull’apertura di una stagione di riforme. A distanza di vent’anni-ha ricordato-una riflessione si impone: “A partire dalle legge sull’elezione diretta del sindaco e del presidente della provincia, si sono sacrificati spazi di rappresentanza democratica a vantaggio degli esecutivi e della governabilità. Si è consolidato un sistema che dobbiamo riequilibrare”.
“Ma non per una questione di riduzione dei costi”-ha precisato l’On. Cuccu-“Molti di noi sono stati amministratori comunali o conoscono quelle realtà, soprattutto quelle dei piccoli comuni con meno di 5000 abitanti dove un consigliere percepisce una indennità di 150 euro lordi all’anno. Questi amministratori non solo suppliscono in molti casi alle carenze di personale ma, spesso, fanno davvero un po’ di tutto: controllano i cantieri, organizzano le feste, aprono e chiudono il campo sportivo. Qui non c’è proprio niente da tagliare”. La cosa importante-ha concluso Cuccu-è che la regione si riappropri dei suoi spazi di autonomia legislativa e predisponga quanto prima un nuovo codice delle autonomie locali. (A.F.)
Gianvittorio Campus (Pdl) nel rimarcare il lavoro fatto in commissione che ha portato a un accordo in larga parte condiviso, ha spiegato il tentativo di fare chiarezza in vista del prossimo turno delle amministrative. “Il taglio dei consiglieri comunali e degli assessori non è un problema di risparmio ma è la politica che si rimodula dall’interno”. Campus ha anche evidenziato come i pochi emendamenti presentati dimostrino che l’accordo raggiunto in commissione abbia portato a una stabilità di massima. Il consigliere del Pdl ha spiegato che la scelta di lasciare in sospeso l’articolo due (Composizione dei Consigli comunali e delle giunte comunali e provinciali), mantenendo in vigore, limitatamente al turno delle amministrative del 2011, l’articolo 10 della legge regionale 1/2002, deriva dall’imminenza delle prossime elezioni. Per Campus ciò diventa “un elemento di memoria, un richiamo a portare questo Consiglio a redigere una normativa unica”.
Anche Chicco Porcu (Pd) ha sottolineato come la norma non abbia la pretesa di essere una riforma organica ma transitoria: “Auspico che questo Consiglio non voglia cominciare dalla coda nell’affrontare il problema dei costi della politica, ma sappia e voglia trattare anche il tema del numero dei consiglieri regionali”. “Non possiamo sottrarci a questo – ha chiarito Porcu - perché dobbiamo essere d’esempio, non sarebbe un danno ma un vantaggio e il ruolo stesso di ogni consigliere regionale ne risulterebbe accresciuto”. Per Porcu tagliare il numero dei consiglieri comunali non è una soluzione al problema più ampio dei costi della politica: “L’attività di chi svolge ruoli nelle amministrazioni va salvaguardata, non dobbiamo scoraggiare l’assunzione di responsabilità da parte di chi, nei piccoli paesi della Sardegna, abbia voglia ed entusiasmo per impegnarsi al servizio dei cittadini. Non scarichiamo una discussione sui costi della politica cominciando dai più deboli. Dobbiamo rimettere al centro anche il tema del numero dei consiglieri regionali e sarebbe una bella pagina politica per questa legislatura”. (M.P.)
Critico l’intervento dell’on. Roberto Capelli (Gruppo Misto): “Vorrei rompere questo idillio. Mi sarei trovato a mio agio ad affrontare questa discussione se avessimo già concluso quella sessione di riforme annunciata quattro mesi fa. Mi sarei trovato meglio – ha proseguito - se prima avessimo rivisto la struttura amministrativa e burocratica della Regione, invece ci occupiamo degli enti intermedi. Mi sento come un papà che ruba la merendina al bambino che ha a fianco. Gli amministratori comunali sono coloro che stanno in prima linea, che vivono quotidianamente i problemi dei cittadini”. L’on. Capelli ha poi aggiunto: “I consiglieri di opposizione così come sono organizzate le amministrazioni comunali non possono fare il loro lavoro. Viene eliminata adesso anche la figura del Difensore civico, dopo i Cocico. Ormai ci si può rivolgere soltanto al Tar per opporsi agli atti amministrativi, con tutti i costi che ne derivano”. L’esponente del Gruppo Misto ha poi proseguito: “Mi sentirei di fare una riduzione drastica dei consigli comunali se avessimo prima ridotto i costi dell’amministrazione regionale. Questo tipo di riforme non possono partire dal basso, ma per essere credibili devono partire dall’alto”. L’on. Capelli ha poi dichiarato il suo voto di astensione, annunciando il suo voto soltanto per il comma 4 dell’art. 2. “Non sono sereno nei confronti dei nostri amministratori locali, quelli che ricevono intimidazioni, pallottole, minacce e vivono momenti difficili assieme alle loro famiglie. Vi invito a ulteriori riflessioni. Se non lo fa la Giunta lo facciamo noi del Consiglio stabilendo le priorità, e quella in discussione non mi sembra affatto una priorità neanche in prossimità delle elezioni del 15 maggio”.
E’ poi intervenuto l’on. Carlo Sechi (Comunisti – La Sinistra sarda): “In commissione nonostante le diverse posizioni siamo arrivati a un punto d’incontro per rendere le elezioni del 15 maggio serene e soprassedere alla riforma complessiva. Resta fermo l’impegno a metter mano alla riforma degli enti locali. Quella di oggi è già un contributo a quella discussione che proseguirà in Commissione. Noi diamo la priorità alla funzionalità, efficienza ed efficacia degli enti locali, prima di puntare sul risparmio”. L’on. Sechi si è detto d’accordo con l’on. Capelli a riistituire Cocico e Coreco, ma anche favorevole ai tagli previsti dal governo nazionale. “Un esecutivo più ristretto – ha affermato – renderebbe più snella l’attività dell’amministrazione e quindi la renderebbe più efficiente ed efficace”. L’esponente dei Comunisti – La Sinistra sarda ha poi proposto il taglio anche del numero dei consiglieri regionali, in particolari di quelli previsti nel listino “affinché venga salvaguardata la rappresentatività democratica”. L’on. Sechi ha poi concluso affermando che “c’è la volontà condivisa da tutti di avviare la stagione delle riforme”. (E.L.N.)
L’On. Franco Cuccureddu, nel ricordare il lavoro legislativo che ha preceduto la proposta di legge in esame, ha manifestato forti perplessità per i numerosi emendamenti presentati, anche su materia diverse, che di fatto snaturano il provvedimento e ribaltano la linea decisa in commissione autonomia. “E’meglio invece concentrarsi sui contenuti concordati-ha detto Cuccureddu- perché siamo sotto elezioni e c’era grande incertezza nei comuni sardi, perfino sul numero dei candidati da inserire nelle liste, ed esisteva una situazione a macchia di leopardo, con assessori provinciali che andavano da 3 a otto senza alcuna logica”.
L’esponente del gruppo Misto ha poi difeso appassionatamente il ruolo e la funzione degli amministratori locali, che spesso rinunciano alle loro indennità, peraltro irrisorie, a tengono in piedi le istituzioni democratiche fra mille difficoltà. Perplessità anche sulla capacità del consiglio regionale di predisporre in 6 mesi una riforma organica della autonomie locali, anche perché i tempi sul tappeto sono di grande importanza: fra questi quello dell’incompatibilità fra consigliere e assessore, che secondo Cuccureddu va rimossa. Il Consigliere ha infine auspicato maggiore attenzione sui temi che intaccano il patto di stabilità, per evitare nuove possibili bocciature che avrebbero effetti devastanti.
Molto critico sul testo il capogruppo de I comunisti-la Sinistra sarda Luciano Uras, secondo il quale “è un lavoro fatto di corsa, dove non c’è niente di riformatore, in coerenza con un sistema che vuole conservare anche quello che non funziona”. Uras, in altre parole, non creche che la legge in discussione potrà avere effetti positivi sugli enti locali. “La realtà è diversa-afferma Uras-le autonomie possono solo continuare a sopravvivere nella disapprovazione generale, mentre i precari restano precari e i senza lavoro rimangono tali. Ci si preoccupa di salvare una forma, mentre ci si dimentica completamente della sostanza”.
L’esponente della sinistra ha poi citato esempi che dimostrerebbero l’irreversibile “formalismo conservatorista” del sistema regionale: il piano del lavoro contenuto nella legge 20 del 2005, e la legge 8 del 2008 in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. Entrambi i provvedimenti, ha lamentato Uras, non hanno prodotto alcun risultato concreto. “Diffido degli ordini del giorno unanimi”-ha poi continuato Uras-perché dietro un apparente largo consenso su qualcosa c’è la volontà di mantenere le cose come stanno”.
Giulio Steri (Udc-Fli) ha dato atto alla commissione del lavoro fatto sul testo e ha spiegato che le norme in oggetto “sono necessitate e urgenti essendoci trovati di fronte a norme nazionali che hanno modificato la disciplina in materia, norme che riteniamo demagogiche perché non hanno affrontato i veri problemi”. Per Steri uno dei principi cardine da seguire è che “le regole non vanno cambiate il giorno prima delle elezioni”, è per questo che sul numero dei consiglieri comunali “non era il caso di incidere adesso”. In ogni caso un numero eccessivamente ridotto dei consiglieri nelle assemblee comunali, a parere di Steri, minerebbe il buon funzionamento di tutto meccanismo: “Quando rimetteremo mano a tutta la riforma degli enti locali – ha rimarcato - dovremo dettare una serie di norme che puntino soprattutto sull’efficienza”. Steri ha posto l’accento sul carattere di urgenza della norma, dettata dai dubbi generati dall’ordinamento nazionale.
Gianvalerio Sanna (Pd) ha voluto sottolineare il rilievo che la legge ha nel dibattito politico perché “nasce dall’esigenza di evitare che gli uffici delle Prefetture emanino direttive alle amministrazioni pur non avendo la titolarità queste funzioni”. In sostanza per Sanna si tratta di una norma che ripristina una titolarità unica e non cedibile nella materia degli enti locali. Citando Alcide De Gasperi, Sanna ha richiamato il principio ispiratore della democrazia moderna secondo il quale il ruolo di governo spetta ai cittadini attraverso i propri rappresentanti eletti e non a poche persone, in particolare ciò vale per le amministrazioni comunali: “Un tempo alla guida del Comune c’era il podestà, poi si è scelta la parola sindaco che richiama il principio della gestione condivisa”. E’ per questo, secondo Sanna, che la norma all’esame dell’Aula non debba essere interpretata come “una potatura”. Il tema del taglio dei costi della politica per il consigliere dei Democratici, non si può affrontare tagliando i rami secchi ma operando interventi organici “come quelli che la classe politica regionale ha messo in campo negli ultimi quindici anni, anche relativamente agli emolumenti e alle indennità dei singoli consiglieri regionali, ma che non va mai a finire sui giornali perché si preferisce fare del mero populismo”.(M.P.)
In risposta all’on. Sanna è intervenuta la presidente del Consiglio regionale, on. Claudia Lombardo, che ha sottolineato come si stia facendo molto per il contenimento delle spese e la gestione oculata del Bilancio del Consiglio regionale, senza che la stampa ne dia adeguata notizia preferendo fare, a volte, disinformazione piuttosto che informazione. La presidente ha evidenziato come quanto realizzato in materia di tagli e di risparmi da questo Consiglio regionale negli ultimi due esercizi non ha eguali in alcuna regione d’Italia né alla Camera né al Senato. Poi i numeri: il risparmio dall’inizio della legislatura è stato di oltre il 15 per cento, pari a circa 13 milioni di euro di tagli ai costi d’esercizio, che si aggiungono ai 9 milioni del biennio precedente attestandosi in un risparmio complessivo negli ultimi quattro anni di oltre il 23 per cento.
La presidente ha poi dato la parola alla Giunta. L’assessore degli Enti locali, Nicola Rassu, ha chiesto all’Aula di non andare oltre il testo in esame e di rimandare la predisposizione di una normativa generale di riordino solo dopo le amministrative. L’assessore ha affermato: “Gli interventi sono stati di alto livello e vorrei che potessero continuare anche in altre occasioni. La Giunta si atterrà a quanto deciderà l’Aula”.
La presidente Lombardo ha messo, quindi, in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 61 voti favorevoli, uno contrario e tre astenuti. (E.L.N.)
Si passa alla discussione degli emendamenti alla proposta di legge 242/A
L’On. Claudia Zuncheddu, del gruppo I comunisti-la Sinistra sarda, chiede il voto segreto sull’emendamento n° 1
La Presidente On. Claudia Lombardo dichiara inammissibili gli emendamenti n° 11, 12 e 15
L’On. Pietro Pittalis (Pdl) interviene per segnalare che sugli emendamenti 11, 12 e 16 si è registrata una convergenza dei gruppi e rimette alla presidenza la valutazione sull’ammissibilità al voto dell’aula.
La presidente Lombardo chiarisce che l’emendamento 16 non è in discussione e ribadisce la linea precedentemente annunciata, nel senso che può essere ammessa una deroga singola se su di essa vi è il consenso di tutti i gruppi, ma ciò non significa aprire la strada ad una deroga generalizzata che darebbe origine a norme intruse e a leggi “omnibus”.
L’On. Luciano Uras, capogruppo de I comunisti-la Sinistra sarda, annuncia il ritiro di tutti gli emendamenti presentati e si chiede cosa debba considerarsi “intruso”. Esistono problemi aperti-afferma-per i quali se non si trova una soluzione legislativa se ne troverà una amministrativa.
La presidente Lombardo chiarisce che si intendono ritirati gli emendamenti n° 11, 13 e 16 presentati dall’On. Luciano Uras.
Lo stesso On. Uras, chiesta e ottenuta la parola, annuncia il suo voto contrario ad ogni articolo della legge. Che ritiene un provvedimento di controriforma. “Non mi convince-dichiara-la sobrietà che viene dichiarata e praticata solo per gli altri, mentre la sobrietà deve essere di tutti. Abbiamo detto-ha ripreso-che occorre riformare il nostro apparato pubblico in profondità perché non corrisponde più alle esigenze reali della società sarda e si adatta bene, invece, “al governo del consenso”. Dopo essersi espresso in modo critico nei confronti di un sistema regionale che non fa né produzione né manutenzione legislativa, l’On. Uras si è dichiarato favorevole al titolo ma ha ribadito il voto contrario sul provvedimento.
La presidente Lombardo mette in votazione il titolo che viene approvato. Si passa all’esame degli emendamenti. Sull’articolo due sono presenti gli emendamenti n. 2, 5, 7, 9 e 14
Luciano Uras (capogruppo Comunisti-La Sinistra sarda): “Il comma 2 lascia immutata la precedente normativa relativamente al prossimo turno delle amministrative e introduce per la tornata successiva il nuovo regime, che è quello previsto dalla legge dello Stato. Questo diverso regime è la ragione per la quale alcuni di noi anziché fare una battaglia campale hanno lavorato a creare un clima positivo attorno a questo provvedimento”.
Gianvalerio Sanna ha illustrato gli emendamenti 7 e 9, su entrambi è stato chiesto il voto segreto. Secondo Sanna “una legge deve dare ai cittadini gli strumenti di regolazione della loro vita, quando invece la legge serve a regolare la stessa vita dei legislatori non dà affidabilità”. Per questo Sanna ha chiesto di sostituire il comma con un ordine del giorno unitario che impegni il Consiglio.
La presidente Lombardo ha dato la parola all’on. Pietro Pittalis (Pdl) per sentire il parere del relatore sull’emendamento. “Bisogna rimettersi alle decisioni dell’Aula. Ma vorrei sottolineare – ha affermato il presidente della Prima commissione Autonomia – che l’emendamento 9 prevede la soppressione del capoverso comma 2 dell’articolo 2, che è stato oggetto di un accordo raggiunto tra tutte le forze politiche in Commissione. Se questo emendamento sarà approvato - ha avvisato l’on. Pittalis - la votazione potrebbe prendere altre vie perché prevedeva l’accordo sulla successiva riduzione dei componenti dei Consigli comunali”. La presidente Claudia Lombardo ha chiesto poi il parere alla Giunta. L’assessore degli Enti locali, Nicola Rassu, ha affermato: “Parere conforme al parere del relatore”.
L’emendamento 9 è stato votato e approvato dall’Aula a scrutinio segreto (35 favorevoli, 22 contrari, 2 astenuti on. Claudia Lombardo e on. Claudia Zuncheddu, 1 voto nullo).
La presidente Lombardo ha messo in votazione l’emendamento 7 (Agus e più) a scrutinio segreto. Il testo è stato approvato dall’Aula (36 favorevoli, 23 contrari, 1 astenuto on. Claudia Lombardo, 1 nullo).
La presidente ha messo in discussione l’emendamento 5. E’ intervenuta l’on. Francesca Barracciu (Pd): “Questa legge nasce per salvaguardare partecipazione. Un problema di rispetto della democrazia. Per questo spero che l’Aula approvi anche l’emendamento 5, che pone la questione di parità di genere: prevede una rappresentanza del 40 per cento nelle costituzioni delle Giunte”. Per l’on. Barracciu con questo emendamento si potrebbe dare un segnale vista la sottorappresentanza delle donne nelle Istituzioni. In particolare, l’esponente del Pd ha ricordato quello che è successo anche nella attuale Giunta regionale, dove non è più presente alcun assessore donna. L’on. Barracciu ha quindi rivolto un appello alle colleghe, indipendentemente dal partito di appartenenza. (E.L.N.)
L’On. Adriano Salis, dell’Italia dei valori, ricorda che la mancata applicazione del principio della parità di genere è una anomalia della politica italiana. Dichiara il voto favorevole all’emendamento e chiede che su di esso sia inserita anche la firma del suo partito.
Sostegno all’emendamento anche da parte dell’On. Roberto Capelli (Api), “nonostante la collega Barracciu non me l’abbia chiesto: se lo accetta, chiedo anche di poter mettere la mia firma sul testo”. Capelli ha motivato la sua posizione “anche alla luce di quanto accaduto in occasione della composizione della giunta regionale: da qualche parte bisogna iniziare e dobbiamo recuperare le tante occasioni perdute”.
Sono contento-ha concluso- di aver provocato un dibattito. “Segno che questa non è una leggina. Si vede che qualcuno si è svegliato…”
Sull’emendamento 5, sulla parità di genere; hanno espresso voto favorevole Marco Meloni (Pd), Carlo Sechi (Comunisti-La Sinistra sarda), Luigi Lotto (Pd), Pietro Pittalis (Pdl), Claudia Zuncheddu (Comunisti-La Sinistra sarda), Mario Bruno (Pd), Alessandra Zedda (Pdl). L’emendamento non è stato approvato (presenti 60, votanti 54, Si 27, No 27, astenuti 6)
La presidente del Consiglio ha messo in discussione l’emendamento 14. L’on. Luciano Uras ha evidenziato che l’emendamento prevede che le disposizioni si applichino a tutti tranne al Comune di Castelsardo. “E’ un emendamento burla – ha detto – siamo un circo. Che figura facciamo”. L’emendamento, messo in votazione, è stato bocciato a voto palese (53 contrari 2 astenuti).
L’emendamento 2 è stato ritirato dal proponente on. Franco Cuccureddu, dopo che l’on. Gian Valerio Sanna (Pd) ha evidenziato che la norma inserita nel comma 1 è “già presente nella legislazione corrente della Regione Sardegna”. (E.L.N.)
La presidente Lombardo dichiara che, dalle verifiche effettuate, risulta che i rilievi dell’On. Gianvalerio Sanna sono corretti, nel senso che il primo comma dell’emendamento dell’On. Cuccureddu riproduce una parte della legge 10. Non potendo procedere autonomamente, la presidenza si rimette al presentatore dell’emendamento o in alternativa all’aula.
L’On. Uras (I comunisti-la Sinistra sarda) definisce l’emendamento in discussione “inutile”
L’On. Steri (Udc-Fli) ricorda che in commissione si era raggiunto un accordo che prevedeva di non sottoporre l’emendamento all’esame dell’aula.
L’On. Cuccureddu, dopo aver chiesto lumi sulle conseguenze di un eventuale bocciatura dell’emendamento, ne annuncia il ritiro.
La presidente Lombardo annuncia l’inammissibilità degli emendamenti 12 e 15, mentre il 16 è stato ritirato. Aggiunge che gli art. 3 e 4 della proposta di legge sono soppressi e che gli art. 5 ed 8 sono stati ritirati.
La presidente Lombardo chiede all’On. Uras (I comunisti-la Sinistra sarda) se intende mantenere la richiesta di voto segreto sull’emendamento n° 1 formulata dall’On. Claudia Zuncheddu, del suo stesso gruppo.
L’On. Uras conferma di voler mantenere la richiesta. Ricorda il lungo lavoro in commissione per la ricerca di un equilibrio fra le diverse esigenze e sensibilità. Polemizza col Pd che, a suo avviso, in alcuni casi si dimostra lontano dagli effettivi bisogni dei cittadini.
A parziale rettifica delle proprie dichiarazioni precedenti, annuncia il voto di astensione sulla legge.
Adriano Salis ha sottolineato la necessità di dover velocemente dare dei segnali sulla riforma di tutto l’apparato della Regione: “Invito anche il presidente della Prima Commissione ad interloquire con gli altri consiglieri sul tema del numero dei consiglieri regionali perché credo che ci sia un’ampia sintonia con gli altri consiglieri”.
La presidente Lombardo ha messo in votazione l’emendamento 10 che è stato approvato.
Sull’emendamento 6 Gavino Manca (Pd) e Gianvittorio Campus (Pdl) hanno dichiarato il loro voto favorevole. Per la votazione è stato chiesto il voto elettronico palese, l’emendamento è stato respinto (presenti 57, votanti 49, si 18, no 31, astenuti 8).
La presidente Lombardo ha aperto la discussione sull’emendamento n. 3. Ha preso la parola l’on. Franco Cuccureddu (Gruppo Misto) : “Si tratta di una mera precisazione perché il Patto di Stabilità vieta ai Comuni che non l’abbiano rispettato di fare qualunque assunzioni”. Posto in votazione l’emendamento è stato approvato. (30 fovorevoli, 19 contrari, 7 astenuti). Successivamente l’on. Uras (Comunisti – La Sinistra sarda) ha chiesto una precisazione sul regolamento in merito all’ammissibilità degli emendamenti. L’emendamento 17 è stato ritirato dal proponente, l’on Cuccureddu, mentre sono stati bocciati gli emendamenti 4 e numero 1 (16 favorevoli, 39 contrari, 1 astenuto). (E.L.N.)
Intervenendo sull’art. 7 il capogruppo de I Comunisti-la Sinistra sarda Luciano Uras ha affermato che “il consiglio regionale non ha scritto una bella pagina. E’una legge che non riforma, che non riordina, che non risolve problemi e forse ne crea degli altri”. Ha concluso annunciando il suo voto contrario, pur non volendo vincolare il gruppo alle proprie decisioni.
Per l’On. Carlo Sechi, sempre del gruppo I Comunisti-la Sinsitra sarda “quello venuto fuori dal dibattito è un grande pasticcio che contraddice su tutta la linea gli accordi raggiunti dai gruppi in commissione autonomia”. Anche Sechi ha annunciato il voto contrario
Chiusa la discussione, la presidente Lombardo ha messo in votazione l’articolo 7 con il seguente esito: presenti 56, votanti 55, favorevoli 40, contrari 15, astenuti 1. L’articolo 7 viene approvato.
Successivamente si è proceduto al voto finale sulla legge 242/A con il seguente esito: presenti 56, votanti 52, favorevoli 47, contrari 5, astenuti 4. La legge viene approvata.
Infine, è stato sottoposto al voto dell’assemblea un ordine del giorno, sottoscritto dai gruppi Pd, Idv, Udc-Fli e I Comunisti-la Sinistra sarda con cui si chiede al governo centrale di accorpare al prossimo turno amministrativo del 15 e 29 maggio anche i referendum nazionali (ora previsti per il 12 di giugno), in modo da risparmiare circa 300 milioni di euro. Questo l’esito della votazione: presenti 55, votanti 48, favorevoli 29, contrari 19, astenuti 1. L’ordine del giorno viene approvato.
La presidente Lombardo dichiara quindi chiusa la seduta. I lavori vengono aggiornati a domani alle 9.30 per la seduta solenne in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia. (FINE)