CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 184 del 17 febbraio 2011

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Vertenza entrate: Dichiarazioni del presidente della Regione, ex articolo 120 del Regolamento.

Cagliari, 17 febbraio 2011 - I lavori del Consiglio si sono aperti sotto la presidenza dell’On. Claudia Lombardo.
La Presidente ha comunicato il calendario dei lavori delle commissioni e dell’aula definito in sede di conferenza dei capigruppo.
Il consiglio regionale si riunirà dal 21 marzo al 24 aprile prossimi, mentre per il 17 marzo è stata fissata la seduta solenne in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Per quanto riguarda il calendario delle commissioni consiliari, la Presidente ha reso noto l’elenco degli argomenti cui è stata assegnata priorità, sulla base delle indicazioni della conferenza dei capigruppo. (a.f.)

Alla ripresa dei lavori, dopo la riunione dei capigruppo, la presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, ha dato la parola all'assessore al Bilancio Giorgio La Spisa per riferire sull'andamento del confronto con lo Stato in merito alla vertenza entrate, anticipando che subito dopo sarebbe intervenuto il presidente della Giunta, Ugo Cappellacci. L’assessore La Spisa nella sua introduzione ha sottolineato che non bisogna dimenticare, trattando questo delicatissimo problema, che si parte da un presupposto, ossia che la cosiddetta vertenza entrate è ancora in corso non si è ancora chiusa. L’assessore al Bilancio ha manifestato una preoccupazione di fondo: l’art. 8 ha creato norme certe che, nella loro applicazione, consentono un incremento di risorse a favore della Sardegna, ma ha anche sottolineato la situazione di incertezza che provoca, di conseguenza, incertezza nei calcoli di previsione e di accertamento. “E’ importante – ha sottolineato l’esponente della Giunta regionale – arrivare a certezze di calcolo. Nel corso delle interlocuzioni avute con il Governo è stato riconosciuto alla Sardegna il diritto alla compartecipazione sulle entrate. Per il 2011 – ha proseguito l’assessore del Bilancio - sono previste entrate per 5miliardi e 400 milioni di euro, non considerando la parte relativa a “giochi e scommesse” su cui c’è ancora una differenza di valutazione tra la Regione Sardegna e il Governo. Per il 2010 sono a disposizione 5 miliardi e 320mila euro di entrate certe più un milione e 300mila euro riscossi direttamente. Per il 2011 riteniamo che le entrate saranno superiori. E’ fondamentale ottenere da parte dello Stato la piena e completa attuazione dell’art. 8, ma è anche fondamentale – ha concluso La Spisa – avere certezza sui numeri e fare una politica sana con numeri certi. La Giunta vuole difendere questo risultato”. (E.L.N.)

Alla ripresa dei lavori, il Presidente della Regione Ugo Cappellacci ha affermato di voler sgombrare il campo da ogni equivoco, chiarendo che sul problema della cosiddetta “vertenza” entrate la posizione della giunta regionale è la stessa espressa formalmente dal consiglio con un ordine del giorno.
A suo parere, quindi, “esiste una volontà comune sul risultato da raggiungere ma sono in campo diverse ipotesi per raggiungerlo, compreso il ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti del bilancio dello Stato”.
Il Presidente si è poi soffermato sul passaggio cruciale del parere sulla materia richiesto dalla Regione al costituzionalista Valerio Onida. Onida, ha dichiarato Cappellacci, “non ritiene opportuna l’impugnazione del bilancio statale perché, anche se omettesse di comprendere al suo interno le risorse aggiuntive da riconoscere alla Sardegna, ciò non pregiudicherebbe l’esistenza del “debito” che lo Stato deve onorare con la Regione”.
Il bilancio dello Stato infatti - ha proseguito Cappellacci illustrando la tesi del prof. Onida - è solo uno strumento formale e non sostanziale in cui viene indicato l’ammontare delle somme stanziate da una parte, e gli impegni ed i pagamenti con cui farvi fronte dall’altra. Data questa premessa, il ricorso alla Corte Costituzionale avrebbe con tutta probabilità esito sfavorevole ma - ha aggiunto - potrebbe produrre un danno sul piano politico con ulteriori ripercussioni negative sulla battaglia della Regione per il riconoscimento di quanto dovuto.
In conclusione, ha sostenuto il Presidente della Regione, “resto convinto che la strada dell’impugnazione del bilancio dello Stato possa produrre un danno che è nostro interesse evitare. E, su questo punto, la giunta si rimette alla valutazione dell’aula, anche per ritrovare quella unità d’intenti che deve qualificare tutta la politica sarda”.
Il governo regionale - ha concluso – “è invece d’accordo nel seguire la strada del conflitto di attribuzioni fra Stato e Regione davanti alla Corte Costituzionale, che lo stesso prof. Onida ritiene giuridicamente fondato, ma solo per la parte che riguarda la quota di risorse aggiuntive fin qui non ancora riconosciute (giochi e scommesse). Così come condivide la scelta dello stesso percorso in relazione al patto di stabilità, sostenendo in particolare la mancata applicazione del principio di “leale collaborazione” fra istituzioni perché, secondo la Regione, i parametri del patto devono essere ricalcolati sulla base del nuovo volume delle entrate e delle funzioni trasferite”.
Si è aperta la discussione generale
Chicco Porcu (Pd) ha esordito precisando che l’opposizione ha accolto l’invito a cercare di muoversi in maniera unitaria, e di sperare pertanto che “oggi non si inneschi una rottura ma una collaborazione tra le parti politiche sulla vertenza entrate”. Rivolgendosi al presidente Cappellacci ha precisato la necessità che siano comprese “le ragioni e le preoccupazioni della minoranza”, ricordando che la “partita con lo Stato sulle entrate è aperta da più di 18 mesi”, e che è stata riaperta la scorsa estate su “iniziativa della minoranza. Oggi – ha continuato – i dati di fatto purtroppo parlano in maniera diversa rispetto alle sue promesse. Dopo 18 mesi e due finanziarie siamo ancora senza certezze e ci troviamo con una pressione fortissima da parte del mondo imprenditoriale”. Porcu ha dichiarato di “non essere convinto” dalla proposta del Presidente, che ci invita a valutare pareri che non abbiamo letto. Ma questa non è una partita privata – ha ribadito – ma una partita che riguarda tutti i sardi”. Il consigliere del Pd ha quindi ricordato che il parere dato dall’altro costituzionalista interpellato dalla Giunta, Omar Chessa, “non esclude il ricorso”, e rivolgendosi a Cappellacci ha domandato: “Cosa ci impedisce, presidente, di impugnare il bilancio dello Stato e la previsione di chiusura 2010?”. Ha infine concluso il suo intervento chiedendo “di mantenere fede all’ordine del giorno, di andare avanti con l’impugnazione della legge di Bilancio e serrare i tempi sulla norma attuazione. Le staremo a fianco, presidente, - ha concluso - ma si scuota e ascolti questa parte politica che ha dato prova di ragionevolezza”.
Gian Valerio Sanna (Pd) ha sottolineato l’importanza di questa fase della discussione che riguarda anche il modo in cui “insieme stiamo cercando di definire che carattere di autonomia vogliamo riconoscere a noi stessi e farci riconoscere dallo Stato”. Sanna ha precisato che non esprimerà le sue opinioni sulle parole espresse dal presidente della Regione “su una parte del parere” al quale, ai sensi dell’art.105 del Regolamento, avrebbe dovuto avere accesso. Ha poi definito “pericoloso” affermare che la “legge di Bilancio dello Stato, pur non mettendo in discussione l’art. 8, può fare quello che vuole”, esprimendo in merito il suo parere contrario. Ha quindi precisato che “sull’articolo 8 sono state aperte due partite. La prima, riguarda un dato certo sulla configurazione e non necessita norme di attuazione, quindi deve trovare esatta corrispondenza di un suo rispetto nelle previsioni di bilancio, altrimenti ci troviamo davanti a una violazione di legge. È per la seconda, che riguarda invece le norme di attuazione di cui non abbiamo certezza, che è necessario si sollevi il conflitto di attribuzione”. Ha quindi concluso sollecitando il presidente Cappellacci a portare avanti “una battaglia autonomistica. Non comprendo – ha spiegato - le preoccupazioni di carattere politico del presidente e dell’assessore. In 60 anni di autonomia la nostra specialità ha subito molte sconfitte politiche, ma io non temo queste sconfitte, che nascono da battaglie che vanno nella direzione di salvaguardare la nostra autonomia. In questo caso, si tratta di un dovere, non di una sconfitta”. (M. C.)

Nessuna apertura nei confronti del presidente Cappellacci da parte dell’on. Claudia Zuncheddu (Comunisti – La Sinistra sarda – Rossomori): “Questa retromarcia non si può accettare, mi sarei aspettata che il presidente tenesse fede all’ordine del giorno. Il presidente sostiene che l’impugnazione del Bilancio dello Stato creerebbe enormi danni sul piano politico, ma questo era da mettere in conto”. Secondo Zuncheddu il conflitto istituzionale tra Stato e Regione denota l’ennesimo scontro tra il popolo e lo Stato. Uno Stato che “nega autonomia e indipendenza ai sardi e impone loro una situazione di sudditanza attraverso le scelte politiche della giunta regionale e del suo presidente”. “Si continua a negare alla nazione sarda – ha proseguito Zuncheddu - il diritto di contare sulle proprie risorse economiche e lo si fa con alcune complicità”.
La richiesta è chiara: “Il tema deve essere affrontato in modo unitario e il presidente Cappellacci deve rappresentarci senza ripercussioni politiche – ha concluso Zuncheddu -. Manteniamo aperta la vertenza”.
In linea con l’intervento dell’on. Sanna, anche Solinas (Pd) rimarca negativamente la richiesta di riservatezza sugli atti riguardanti la vertenza entrate avanzata dal presidente Cappellacci: “A distanza di due anni dall’insediamento di questo Consiglio Regionale ci troviamo a discutere nuovamente i problemi relativi all’applicazione dell’art. 8. Oggi però siamo condizionati gravemente dal fatto che non possiamo prendere visione di un di un importante parere giuridico perché lei si rifiuta di consegnarcelo”. Solinas non accetta di disattendere il deliberato dell’Aula (30 dicembre 2010), preso all’unanimità dopo un acceso confronto che aveva portato l’opposizione all’occupazione dell’Aula, che dava mandato alla giunta regionale di procedere con l’impugnazione del Bilancio dello Stato da parte della Regione e di sollevare il conflitto dinnanzi alla Corte Costituzionale. “ Oggi il presidente Cappellacci ci dice che non ci sono le condizioni politiche per avanzare un’impugnativa nei confronti dello Stato. Voi vi state assumendo un onere gravissimo: rompere il fronte unitario costruito faticosamente sulla questione delle entrate, invece di perseguire fortemente ed esclusivamente gli interessi dei sardi”. “Lei si assume un onere politico che creerà gravissimi danni alla Sardegna – ha concluso Solinas -. Se lei proseguirà su questa strada sarà solo e non ci troverà al suo fianco, se invece perseguirà gli interessi dei sardi noi faremo la nostra parte e saremo al suo fianco”. (M.P.)

La correttezza istituzionale va sempre garantita e, in questa vicenda, è completamente mancata la trasparenza. E’ il giudizio critico espresso dall’On. Carlo Sechi (Comunisti-La Sinistra sarda-Rosso Mori), che ha ricordato una serie di omissioni e la mancata pubblicità dei pareri giuridici sulla cosiddetta “vertenza entrate”.
Tuttavia – ha aggiunto – “oggi il problema più importante è che il ricorso contro il bilancio dello Stato venga presentato, come aspettiamo invano da oltre due mesi, nel rispetto dell’ordine del giorno del consiglio regionale approvato il 22 dicembre, che ha voluto riaffermare con voto unanime la nostra autonomia”. In questo momento – ha continuato – è in gioco il futuro dei sardi, soprattutto dei più deboli, ed è pesantemente messa in discussione la stessa dignità del parlamento dei sardi. “E’il momento di mostrare la massima determinazione con lo strumento di pressione più forte di cui disponiamo – ha concluso l’On. Sechi – chiedendo con forza che lo Stato rispetti i patti con i nostri lavoratori, le famiglie, le imprese, ed è un atteggiamento che non cogliamo nella posizione del Presidente e della giunta regionale”.
“L’esito di questo dibattito condizionerà la qualità del futuro dell’isola”. Se ne è dichiarato conto l’On. Giampaolo Diana (Pd), che ha ripercorso un anno di mobilitazioni della società sarda sulla “vertenza” entrate. Attuare integralmente l’ordine del giorno del consiglio regionale – a parere di Diana – significa interpretare un sentimento diffuso che chiede al consiglio regionale di rappresentare le vere ragioni di questa vertenza. L’esponente del Pd si è poi chiesto a quali “danni” volesse far riferimento il Presidente Cappellacci nel sostenere l’inopportunità di impugnare il bilancio dello Stato. Oggi – ha affermato Diana – lei ha davanti due strade: sostenere la piena attuazione della volontà espressa dal consiglio regionale, o scegliere la via della prudenza che, in questo caso, significa subalternità ad un governo che ha mostrato di non tenere in alcun conto gli interessi della Sardegna.
“L’unico modo per rispettare la volontà del consiglio – ha concluso Diana – è impugnare il bilancio dello Stato. Un altro ordine del giorno con contenuti diversi che, come sembra, potrebbe vedere la luce, non otterrebbe l’unanimità e sarebbe un arretramento inaccettabile”. (A.F.)

La presidente del Consiglio regionale, on. Claudia Lombardo, ha poi dato la parola l’on. Adriano Salis (Gruppo Italia dei Valori), il quale ha condiviso gli interventi dei colleghi dell’opposizione che lo hanno preceduto. Secondo l’on Salis: “Ci stiamo avviando per eccesso di timidezza e di prudenza verso una delle peggiori sconfitte del popolo sardo”. In particolare, sulla vertenza entrate, l’esponente dell’Idv ha evidenziato come da un lato da due anni si stia battagliando per far rispettare un diritto e dall’altra si riscontri una sorta di indifferenza con l’utilizzo di eccessivi tecnicismi. Poi rivolgendosi al presidente della Giunta ha affermato che questa è “una battaglia che ha un’esclusiva valenza politica. Non capisco tutte queste titubanze e perdite di tempo”. L’on. Salis ha evidenziato come la Giunta regionale abbia disatteso quanto stabilito nella delibera del 30 dicembre scorso della stessa Giunta regionale, che dava mandato alla Direzione generale dell’Area legale di avviare immediatamente tutte le procedure nei confronti dello Stato per far rispettare l’attuazione dell’art. 8. “Quella delibera era giusta – ha affermato - poi qualcosa ha spinto la Giunta a utilizzare maggiore prudenza. Non è tempo di prudenza, ma di battaglia”. L’esponente dell’Idv ha esortato il presidente Cappellacci a mettersi alla guida di questa battaglia. Nella sua conclusione l’on. Salis ha anche evidenziato il silenzio dei parlamentari sardi della maggioranza “che non difendono, come hanno fatto i parlamentari siciliani, la loro giunta regionale. Spero – ha ribadito - che il Consiglio regionale confermi l’ordine del giorno approvato il 22 dicembre scorso”.
Ha poi preso la parola l’on. Roberto Capelli (Gruppo Misto), il quale ha ricordato il voto unanime sull’ordine del giorno, sottolineando però che si era arrivati a dover riscrivere l’art. 8 perché era stato redatto in modo maldestro dalla precedente Giunta regionale. L’on. Capelli ha sottolineato come ritenesse corretto acquisire pareri sull’ordine del giorno approvato il 22 dicembre scorso, ma ha evidenziato le sue perplessità sull’impostazione, per quanto riguarda la vertenza entrate, di voler “portare a casa ciò che è concordato e rimandare il confronto con lo Stato a un secondo momento”. “Il problema – ha spiegato - è se in futuro ci saranno motivazioni valide per riaprire la vertenza con lo Stato. Se così non fosse non potremo intervenire in un secondo momento”. Per l’on. Roberto Capelli: “La Regione è bloccata. La scelta del sindaco di Cagliari sta ingessando le scelte dell’amministrazione della Regione Sardegna, cosa che non sta succedendo in Lombardia dove si deve eleggere il sindaco di Milano. Questa situazione sta conducendo la Regione a un fallimento politico per un problema di assegnazione di posti e cariche, come se si assistesse a una partita di risiko. Non mi aspettavo questo da Lei, presidente Cappellacci, mi attendevo un atteggiamento più forte e coraggioso per il bene della Sardegna”. In conclusione, l’on. Capelli ha esortato il presidente Cappellacci e la Giunta a recuperare il tempo perso finora. (E.L.N.)

Luciano Uras (Comunisti - La Sinistra Sarda - Rosso Mori) esprimendosi a nome del gruppo consiliare che rappresenta e “credo – ha precisato – di tutto il centro sinistra”, ha sostenuto la necessità di “impugnare il bilancio dello Stato, coerentemente con quanto il Consiglio regionale ha già votato”. Uras ha sollecitato un atto da parte dell’amministrazione regionale e della società sarda, lamentando la “scomparsa, per nostra responsabilità” delle iniziative portate avanti dallo schieramento sociale per affermare il valore della vertenza entrate e per rivendicarne coerentemente il risultato ottenuto. “Se si rassegna – ha dichiarato - il mondo del movimento sociale e del popolo sardo, nelle sue articolazioni più rilevanti, vuol dire che noi siamo destinati a un declino incontrastato”. Secondo Uras la Giunta ha una “responsabilità gravissima su questo terreno” perché “tergiversa e non dà la sensazione di essere combattiva, stando in una posizione genuflessa e rassegnata nei confronti di un governo patrigno, come mai se n’è conosciuto dopo la Liberazione”. Ha quindi invitato il presidente della Regione a procedere ai sensi del punto 2 dell’ordine del giorno “che recita di adottare nella prima riunione utile di Giunta la deliberazione che avvii, autorizzandola fin d’ora, la proposizione di un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale”. Uras ha espresso il timore che lo sforzo messo in campo per costruire un movimento unitario –“ almeno sul percorso” - e mettere mano alle riforme di cui si aveva bisogno “oggi è fallito per totale inconsistenza e inaffidabilità della maggioranza e soprattutto della Giunta”. In questo modo – ha attaccato –“non si vuole riformare ma contro riformare in maniera reazionaria, riportando la Sardegna in una posizione di subordinazione. E noi – ha concluso - non ci staremo”.
È poi intervenuto Giulio Steri (Udc) che ha ribadito la legittimità di ogni critica e precisato di non sentirsi “né inaffidabile né reazionario”. Secondo Steri, si poteva decidere di allagare il dibattito in Aula ad altre battaglie, come quella sul federalismo municipale o su altri aspetti dell’art.8, “per rivendicare dallo Stato, ad esempio, le risorse necessarie ad esercitare funzioni un tempo statali come nel caso del corpo forestale”. Ha quindi ricordato che “l’art.8 è un argomento talmente importante su cui non possono essere prese posizioni politiche” e ha difeso l’operato del presidente della Giunta “che in adempimento a quanto richiesto dall’ordine del giorno del 22 dicembre, ci riferisce di avere dato avvio ai pareri legali, tracciando una serie di strade” per giungere al risultato auspicato e dando anche indicazioni “ su come muoversi per ottenere una nuova disciplina sul patto di stabilità”. Steri ha precisato che non vi sia “nessuna volontà di abbandonare la lotta contro lo Stato”, sia da parte Giunta che di tutto il Consiglio regionale, e ha invitato l’Aula “a votare un ordine del giorno congiunto per dare forza alla Giunta”. Constatando la “volontà comune di combattere” ha concluso chiedendo di abbandonare “le posizioni politiche e pregiudiziali”, invitando a guardare “a ciò che ci interessa, la vittoria contro lo Stato”. (M. C.)

L’on. Mario Diana (Pdl) ha sottolineato l’esclusiva competenza del presidente della Regione nella decisione di portare avanti due atti come l’impugnazione del bilancio dello Stato e della sollevazione della questione sul conflitto tra i poteri alla Consulta. “Io ho letto con attenzione i pareri richiesti dalla giunta sulla vertenza e mi vien difficile pensare che il presidente Cappellacci possa proseguire sul cammino dell’impugnazione se pareri autorevoli concordano sul fatto che quella non sia la strada giusta da percorrere. E se l’opposizione continua a sostenerla si tratta esclusivamente di un tentativo di portare la questione sul terreno dello scontro politico”. Per Diana la battaglia sulle Entrate deve tener fuori la politica intesa come scontro tra maggioranza e opposizione. “Fermo restando che la decisione al riguardo è una prerogativa esclusiva del presidente Cappellacci, secondo noi la strada corretta è quella di rinunciare all’impugnazione del bilancio dello Stato perché non esistono le condizioni, mentre esistono probabilmente per poter sollevare il conflitto tra poteri alla Corte costituzionale”.
Nel suo intervento l’on. Mario Bruno (capogruppo del Pd) in prima battuta ha chiesto alla presidente Claudia Lombardo un chiarimento ai sensi dell’articolo 105 del regolamento consiliare (“Ogni Consigliere, al fine di ottenere notizie e informazioni utili all'espletamento del proprio mandato ha diritto di ottenere dagli uffici regionali, compresi quelli degli enti ed aziende dipendenti dalla Regione, copia degli atti preparatori dei provvedimenti (…). Ogni Consigliere ha diritto di ottenere dai predetti uffici, informazioni, comunicazioni o notizie relative a provvedimenti o operazioni amministrative salvo che, su proposta del responsabile del Servizio, il Presidente della Giunta regionale non opponga il segreto d'ufficio a tutela dell'Amministrazione regionale o delle persone (…)”). L’on Bruno ha quindi sostenuto che l’impedire a tutti i consiglieri di prendere visione dei pareri degli esperti ottenuti sulla vertenza senza peraltro porre il segreto d’ufficio, costituisse una violazione del regolamento stesso.
In risposta all’on. Bruno la presidente Lombardo ha assicurato di aver chiesto al presidente Cappellacci e alla sua giunta un’ampia collaborazione con l’Aula e ha precisato che nella conferenza dei capigruppo convocata in apertura dei lavori non è stato imposto alcun segreto d’ufficio ai sensi dell’articolo 105 e che pertanto in quella sede è stata presa a maggioranza la decisione di mantenere la riservatezza sugli atti così come richiesto dal presidente Cappellacci.
L’on. Bruno ha proseguito il suo intervento sottolineando la linea intrapresa dal Consiglio regionale alla fine di dicembre dopo la protesta e l’occupazione dell’Aula da parte dell’opposizione: “In quei giorni Cappellacci ha concordato con noi una strada che ora sta disattendendo, non è nostra la politica contestativa. Le strade proposte nei pareri degli esperti Onida e Chessa sono tutte percorribili e da percorrere, ma non escludono quella del ricorso contro il bilancio dello Stato”. (M.P.)

Nella sua breve replica al termine del dibattito, il Presidente della Regione Ugo Cappellacci ha ribadito con forza la volontà del governo regionale di rispettare l’ordine del giorno approvato dal consiglio regionale il 22 dicembre scorso e solo in questa chiave – ha chiarito - va interpretata la scelta di rimettere all’aula la decisione finale.
Nessuno ha parlato – ha proseguito – di ragioni politiche, di timidezza o di titubanza che avrebbero condizionato le nostre decisioni.
Entrando nel merito del dibattito, il Presidente ha confermato che la Regione solleverà il conflitto di attribuzioni con lo Stato davanti alla Corte costituzionale per la quota di risorse aggiuntive non ancora riconosciute e per il patto di stabilità, ma che ritiene il ricorso contro il bilancio dello Stato “un pericolo ed una azione che oggettivamente indebolisce la Sardegna”.
Sul parere fornito dal costituzionalista Valerio Onida, Cappellacci ha premesso di non volerne divulgare alcuni contenuti, per “non anticipare le nostre mosse e dare un vantaggio alla controparte”. Tuttavia ne ha sottolineato l’estrema chiarezza su un punto: “l’art. 8 è immediatamente efficace anche senza norme di attuazione, che invece servono per formalizzare gli accordi raggiunti in commissione paritetica”.
In caso di inadempimenti “andremo avanti”, ha concluso il Presidente della Regione, “e siamo disposti a qualunque tipo di conflitto”.
Dopo l’intervento di Cappellacci, il capogruppo del PDL On. Mario Diana ha chiesto di poter presentare un ordine del giorno, ma la richiesta è stata respinta dalla Presidente Lombardo perché, a norma di regolamento, è consentito presentare ordini del giorni “entro” la fine del dibattito e non “dopo”.
I lavori dell’aula si sono quindi conclusi senza un voto finale e riprenderanno questo pomeriggio alle 16.30. (A.F.)