CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 168 del 23 dicembre 2010

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Approvato il passaggio agli articoli

Cagliari, 23 dicembre 2010 - La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. I lavori sono ripresi con l’esame del documento n.12/a, il Dapef, del disegno legge 219/a, la Legge Finanziaria, del ddl 220/a sul Bilancio preventivo del 2011 e pluriennale 2011-2013.
È proseguita la fase della discussione generale, con l’intervento dell’on. Silvestro Ladu (PDL) per il quale è “obbligatorio intervenire per un fatto istituzionale, in un momento particolarmente difficile per la crisi economica e sociale della Sardegna. Una discussione iniziata in modo anomalo, preceduta dall’occupazione dell’aula da parte dei consiglieri del centrosinistra, conclusa in modo positivo, grazie anche al senso di responsabilità del Presidente, della Giunta, della maggioranza e dell’opposizione. È condivisibile la linea per l’approfondimento di temi nuovi, come le entrate e le accise. Non mi dilungherò”, ha affermato l’on. Ladu, “sulle cifre, ma il risultato raggiunto per 2010 e 2011 è già importante, fermo restando un possibile miglioramento. Detto questo, non dobbiamo abbassare la guardia, istituzionalizzando le conquiste di oggi. Queste risorse ci spettano e non ci dobbiamo più ritornare sopra. Il rischio vero è che la battaglia venga vanificata dal blocco alla spesa del Patto di stabilità, che ci impedisce di spendere le risorse. Su questo punto serve un’altra battaglia bipartisan, come quella del 2006 sulle entrate. Credo nella diplomazia e l’atteggiamento della Giunta verso il governo nazionale è stato corretto. Ma se dovesse servire un’azione eclatante, noi ci saremo. È necessario, dal lato della spesa, invertire la tendenza”, ha proseguito l’esponente del Pdl, “tagliando i rami secchi e aumentando l’incidenza della spesa per investimenti, altrimenti non si cresce, spendendo meglio ciò che abbiamo. Cito un fatto emblematico: il disavanzo sanità, che va assolutamente bloccato. Spendiamo moltissimo, ma il sistema non migliora. Se sprechiamo fondi inutilmente, è ovvio che poi non ci sono soldi per investimenti e interventi produttivi. La cosa grave però”, ha concluso, “è il mancato raccordo tra Giunta regionale e maggioranza. Non abbiamo visto le tabelle e non le vedremo mai. Assessore, lei dovrebbe assumere un impegno per far capire la reale destinazione delle risorse, coinvolgendo i consiglieri”.

Dopo l’on. Ladu ha preso la parola l’on. Chicco Porcu (Pd), che ha detto: “Sui programmi di sviluppo della Sardegna avete collezionato un tradimento dietro l’altro, consentendo che lo Stato tradisse le aspettative della Sardegna. Dove vediamo un vuoto e una carenza, noi dell’opposizione non ci tiriamo indietro, anche rianimando un presidente e una giunta che spesso sono apparsi deboli. In questi due anni non c’è stata una singola legge che possa dare idea del fronte riformista della giunta Cappellacci. La realtà oggettiva è che l’unica bussola riformista è quella che abbiamo tracciato nella scorsa legislatura. Questa che discutiamo non è una finanziaria ma poco più di una legge di bilancio, con norme finalizzate a sostenere progetti di sviluppo ma ad accontentare gli amici degli amici. Noi siamo stati dalla parte vostra e dei sardi nella rivendicazione con lo Stato ma non accettiamo di coprire la vostra incapacità. Proveremo a darvi delle idee con i nostri emendamenti e vi chiederemo di fare poche cose semplici. Per prima cosa dovete valorizzate il sistema degli enti locali, che hanno il rapporto diretto con il territorio. Vi chiederemo di pensare a un grande piano di riqualificazione energetica degli edifici pubblici”.
Ha preso poi la parola l’on. Daniele Cocco (Idv): “Siamo alla liturgia della finanziaria, una liturgia ben nota. La nostra situazione socioeconomica è disastrosa e nel frattempo la struttura regionale cresce a dismisura succhiando sangue dalla carne viva dei sardi. La spesa è irrazionale e a fronte di questo i servizi pubblici, sanità in testa, sono di bassissimo livello. Da qui nasce il nostro parere negativo, perché non si intravedono scelte a favore dello sviluppo e degli investimenti”.
Per l’on. Pierpaolo Vargiu (Riformatori) “siamo al terzo esercizio di bilancio e la maggioranza ha dalla sua questa esperienza, credo che sia un momento in cui è possibile scambiarci delle valutazioni. Ieri il collega Maninchedda rifletteva sul fatto che il Consiglio regionale non è quell’agorà che dovrebbe essere. Penso che dovremmo dare a quest’Aula una dimensione che non ha e credo che sia in salita dimostrare che ottanta persone in quest’aula abbiano dato tutti in questi anni un apporto fondamentale per la Sardegna. Oggi che stiamo discutendo una delle leggi fondamentali dell’anno che verrà sono presenti in aula in questo momento venti consiglieri regionali. Se riducessimo i consiglieri regionali a sessanta, manderemmo un messo fondamentale ai sardi. Così come se riducessimo il numero delle province sarde, riportandole a quattro. Anche se probabilmente tutte e otto le province non hanno più senso”. Parlando della manovra in atto l’oratore ha detto: “Uno degli sforzi più importanti di questa giunta è rappresentato dal fatto che finalmente questo bilancio sta tornando ad essere chiaro e trasparente. E allora, se facciamo un altro passo avanti, cominciamo a dire che su alcuni settori, il primo è la sanità, dovremmo iniziare a ragionare senza vincolo di schieramento. Nel 2005 abbiamo avuto una perdita netta sanitaria di 328 milioni di euro, nel 2006 la perdita fu di 124 milioni di euro ma nel 2008 il disavanzo riprese a crescere tanto che nel 2009 siamo tornati a 265 milioni di euro. Perché riporto questi dati? Perché lo Stato quando calcola la spesa sanitaria sarda sbaglia: garantire la sanità a Milano non è come garantirla in un’isola dove ci sono pochi abitanti sparsi in un grande territorio. Cosa aspettiamo ad aprire una grande rivendicazione su questo con il ministro della Sanità? Di questo passo siamo condannati alla bancarotta sanitaria. Dobbiamo trovare strade serie per cambiare e il cambiamento non potrà essere se non superiamo gli schieramenti, quando è necessario”.
Il presidente Cossa ha dato poi la parola all’on. Luciano Uras (Sel), che ha esordito dicendo: “Ci interessa approvare velocemente questa manovra per dare alla Sardegna uno strumento efficace. Per prima cosa vorrei dire che la battaglia nei confronti dello Stato sulle entrate ha un senso solo se noi dimostriamo che siamo capaci di spendere. Noi dobbiamo essere seri e per essere seri dobbiamo spiegare ai sardi quanti soldi abbiamo, come intendiamo spenderli e monitorare sistematicamente l’efficienza della spesa”. Rivolto all’on. Mario Diana, capogruppo del Pdl, l’oratore ha detto: “Per noi è fondamentale che il bilancio sia pulito da ogni spreco e da ogni pratica clientelare. Non possiamo regalare consulenze, contributi straordinari. Facciamo invece interventi che si traducano immediatamente in buste paga e non soluzioni i cui effetti, se si vedranno, arriveranno tra sette anni”. L’on. Uras ha concluso sollecitando un piccolo interventi finanziario in occasione del centoventesimo anno della nascita di Emilio Lussu e Antonio Gramsci.
E’ intervenuto poi per l’Udc l’on. Giulio Steri, che si è detto “pienamente d’accordo per la pulizia dei residui di bilancio e a dare certezza sui tempi ristretti della spesa delle risorse, come peraltro previsto dalle norme di legge. Dobbiamo evitare che le risorse siano a disposizione ma non vengano spese. Dobbiamo poi inserire una serie di interventi mirati a favore non di persone determinate, deve finire il finanziamento ad hoc per le singole fondazioni. Il nostro deve essere un bilancio snello, caratterizzato dalla certezza delle entrate”. Sulla riduzione del numero delle province, l’oratore ha detto: “Condivido la posizione dell’amico Vargiu ma non ritengo sia questa la sede per discuterne né per discutere della riduzione del numero dei consiglieri regionali, sulla quale è necessario fare un lungo ragionamento politico”. L’on. Steri ha confermato “la disponibilità verso l’opposizione per un dialogo efficace e produttivo”.
Il capogruppo del Pdl, on. Mario Diana, è intervenuto subito dopo affermando: “E’ naturale che le forze che hanno perso le elezioni ritengano di dover controbattere tutto e di non dover condividere nulla. Nelle mie tre legislature ho avuto questa esperienza e soltanto il tema delle entrate è stato capace di unificarci. La dice lunga: evidentemente siamo convinti che l’abbondanza di risorse sia un punto di partenza necessario. Ed è vero: le risorse sono un punto fondamentale come è determinante la pessima conduzione dell’attività amministrativa in Sardegna che ci porta a denunciare che le risorse non bastano mai quanto è vero che spesso non vengono spese o vengono spese male. Nella Regione come negli enti locali sardi, ai quali non facciamo mai i conti, ai quali non chiediamo mai come spendono e se spendono le loro risorse. Sui Gal, ad esempio, ci sono 200 milioni non spesi; nell’autorità d’ambito c’erano 200 milioni che non andavano mai in appalto e ci ha dovuto pensare un solerte commissario. Il mio invito è quello di trovare condivisione, in un momento così difficile di questa economia, ripianando con questa finanziaria il bilancio della Regione. Ma non è con questa finanziaria che dobbiamo affrontare i problemi generali dello sviluppo dell’Isola né le richieste finanziarie del seminario o della diocesi. Prendiamo ad esempio il disavanzo della sanità sarda: è un problema dell’assessore Liori o è un problema che ci portiamo dietro da anni? Chi va al governo trova sempre vecchie e nuove emergenze”.
“Unità d’intenti sì ma con una distinzione di responsabilità che voglio rimarcare”, è quanto ha sostenuto il capogruppo del Pd in Consiglio Mario Bruno, precisando che esiste una “responsabilità di governo e una della maggioranza nel dare un indirizzo alla Giunta, che non può essere ignorata “perché, come opposizione, partiamo da intenti diversi dai vostri. Vi siete presentati ai sardi – ha attaccato Bruno - con un serie di promesse, e non ne avete mantenuta una. Prima occorre precisare questo, poi si può parlare di unità d’intenti”. Il leader dell’opposizione ha quindi chiarito che “l’ambizione” del centro-sinistra “è di riscrivere quasi intermante questa finanziaria, ed è questo il piano su cui intendiamo sfidare la maggioranza. Vogliamo praticare un esercizio di democrazia in quest’Aula avviando un processo di riscrittura e non di ostruzionismo o che ci porti all’esercizio provvisorio. Ma vogliamo una finanziaria degna di questo nome che affronti la crisi in atto, e per ottenere questo risultato presenteremo almeno 400 emendamenti”. Bruno ha poi sottolineato gli elementi negativi della manovra, precisando che la definizione di snella rimanda alla sua incapacità di incidere sulla crisi in atto, affidandone il compito ai collegati. “È una tecnica – ha ricordato - che avete usato nel 2009 per mettere poi mani alla sanità, commissariare le asl e annunciare una riforma che ancora oggi risulta non attuata. Anche l’anno scorso è accaduta la tessa cosa, attraverso un collegato che, da semplice manovra di assestamento, ha ridotto di 400 milioni di euro le entrate del 2010, in virtù di una presunta diminuzione del gettito fiscale”. Un modo di legiferare che il consigliere del Pd ha definito “strano” e che denuncia l’incapacità di assolvere al proprio ruolo: “O siamo capaci di fare una finanziaria che dà delle risposte e produce leggi di settore, oppure non si capisce il senso di questa manovra”. Ha poi attaccato la legge di contabilità dell’assessore regionale al Bilancio, Giorgio La Spisa, rimarcando che questa non è “solo uno strumento tecnico, bensì parte indispensabile di un programma regionale di sviluppo che anno per anno necessita di essere verificato attraverso il Dapef , e rilanciato l’anno successivo. Dopo aver letto - ha aggiunto Bruno - il documento annuale di programmazione economica finanziaria chiedo dove sia la verifica dell’anno scorso? Ho avuto l’impressione che si trattasse piuttosto di un collage, quasi di un bignami del programma regionale di sviluppo, privo di qualsiasi strategia”. Secondo Bruno l’idea che emerge dal Dapef è quella di una “centralizzazione” generale, dimostrata dalla scelta di commissariare enti e agenzie “senza un’idea di fondo”, che lo ha spinto a dichiarare di comprendere i colleghi della maggioranza “che al di là di inserire la persone giuste al posto giusto non hanno altra possibilità di intervenire sulle azioni del governo regionale”. Bruno ha quindi sottolineato l’assenza di copertura finanziaria per il “mostruoso” disavanzo della sanità pubblica e il decremento – secondo quanto evidenziato dall’Anci – di un 3% del fondo unico per gli enti locali, facendo presente all’assessore La Spisa che “o noi decidiamo che bisogna cancellare quella parte della legge, per noi fondamentale, che incrementa il fondo unico alle maggiori entrate tributarie della Regione oppure la dobbiamo applicare”. Infine, ha precisato che gli emendamenti dell’opposizione interverranno proprio sul fondo per gli enti locali – “come richiesto da Anci e Consiglio delle autonomie locali” - , precariato, messa in sicurezza delle scuole, riorganizzazione dei servizi per il lavoro e sostegno al reddito garantito (12mila euro annui) per i lavoratori in cassa integrazione e mobilità.
L’assessore alla programmazione Giorgio La Spisa, nella replica, ha sottolineato quanto sia importante dibattere sui temi. “Con una premessa: chiedo altrettanto rispetto per le mie considerazioni. Senza alcuna polemica, devo sottolineare alcuni aspetti importanti. Per molti anni sono state approvate in Sardegna manovre interessate solo alla spesa, senza guardare alle entrate. Negli scorsi decenni”, ha aggiunto l’assessore, “l’incremento della spesa non è stato corrispondente all’incremento e all’attenzione alla politica delle entrate. Nella scorsa legislatura la questione entrate è stata affrontata con decisione, in un confronto molto forte con lo Stato. Si è così ottenuta una significativa modifica dell’art.8 dello Statuto, con alcuni risultati immediati e l’entrata a regime nel 2010. Ma con due governi nazionali diversi, stiamo pagando oggi le implicazioni di quell’accordo, in un momento di finanza pubblica in grave crisi. Ora ci troviamo tutti a lavorare in queste condizioni, con la volontà di verificare tutti gli aspetti di cui abbiamo discusso, dalle accise, alla compartecipazione sulle seconde case, alla revisione del Patto di stabilità, ai fondi Fas. Faremo tutte queste battaglie, sapendo che tutte le Regioni d’Italia sono sulla stessa barca. Speriamo che crescano le risorse, che dipendono poi anche dalle nostre politiche, se riusciremo a far crescere la ricchezza della Sardegna. Il nostro Bilancio”, ha aggiunto, “è diviso a metà sul fronte della spesa, tra la sanità e tutto il resto. Se è vero che il patto di stabilità ci frena sui pagamenti, l’affanno vero deriva dal cumulo di residui passivi e di spese derivanti da impegni assunti nel passato, che ingolfano la ragioneria di pagamenti che poi creano problemi nel corso dell’anno. Per questo motivo è importantissimo il lavoro svolto sulla limitazione dei residui. La bontà della politica regionale non deriva solo dalla legge finanziaria, ma dalla fonte delle autorizzazioni di spesa che si certificano poi nel bilancio. Se non interveniamo strutturalmente sulla spesa”, ha concluso, “ci ritroveremo a recriminare sempre reciprocamente sul disavanzo della sanità, non certo per la politica finanziaria, ma per le politiche gestionali sbagliate. Dobbiamo riequilibrare la spesa, qualificando le scelte, puntando alla crescita e al lavoro”.

Sabatini (Pd) per dichiarazione di voto, ha detto di votare contro il passaggio agli articoli. Questa finanziaria non ci piace – ha detto - e presenteremo emendamenti. Vogliamo aprire un confronto per ragionare su alcuni temi e provare a scrivere proposte che possono migliorarla.

Il passaggio agli articoli è stato approvato dall’aula. (presenti 65, sì 43, no 21, 3 astenuti).
La presidente lombardo ha chiuso i lavori. Il Consiglio si riunirà martedì 28 dicembre alle ore 16. La commissione Bilancio il 28 dicembre alle ore 9,30. FINE