CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 164 del 9 dicembre 2010
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Seduta congiunta: Consiglio regionale – Consiglio delle Autonomie Locali.
Cagliari, 9 dicembre 2010 – La seduta congiunta del Consiglio regionale con il Consiglio delle autonomie locali si è aperta con l’intervento della presidente del Consiglio Claudia Lombardo. “L’odierna seduta congiunta con il Consiglio delle Autonomie Locali – ha detto la presidente - è la terza tenuta nel corso della presente legislatura, segue quella di Oristano dell’aprile 2009 e la successiva di Nuoro del novembre dello stesso anno. Nel 2010 l’attività legislativa del Consiglio Regionale, aggiornata alla data odierna, è consistita nell’approvazione di 16 leggi. La suddivisione per competenza di Commissione è la seguente: 2 alla Commissione autonomia; 1 alla Commissione politiche comunitarie e diritti civili; 4 alla Commissione programmazione e bilancio; 2 alla Commissione ambiente e agricoltura; 1 alla Commissione industria; 2 alla Commissione sanità e politiche sociali; 4 alla Commissione cultura e istruzione. In merito alle leggi suddette, le commissioni consiliari non hanno richiesto nessun parere obbligatorio ai sensi dell’articolo 9 della legge istitutiva del Consiglio della autonomie locali ritenendo le materie in oggetto non rientrassero fra quelle contemplate dalla normativa. Il previsto parere sulla manovra finanziaria 2011 è pervenuto agli Uffici del Consiglio il 30 novembre 2010. Il CAL ha, inoltre, espresso osservazioni di propria iniziativa in merito alla legge 13 ( attività di rilevo europeo e internazionale della Regione) ed in merito al testo unificato della Proposta di Legge 48 e del Disegno di Legge 99 ( riforma del servizio sanitario regionale ). Infine, c’è da registrare che, per quanto riguarda la recente legge regionale sul Patto di stabilità territoriale, dato il carattere d’estrema urgenza, non è stato richiesto il parere del CAL, in quanto si è passati direttamente all’esame dell’Aula attraverso la procedura prevista dall’articolo 102 del Regolamento interno. Sotto il profilo delle competenze proprie del CAL, l’approvazione della legge 13, ha introdotto delle novità normative, accrescendone le competenze nel prevedere il parere obbligatorio anche per il disegno di legge europeo regionale che la stessa norma prevede si approvi con cadenza annuale. L’approvazione di questa legge assume un contenuto strategico di fondamentale importanza per il futuro. I sardi del terzo millennio devono guardare con particolare attenzione al complesso socioeconomico, giuridico e politico europeo. Infatti, la Sardegna potrà recuperare appieno un ruolo non marginale disegnando, nel nuovo contratto pattizio con lo Stato, una sua peculiare dimensione giuridica europea e mediterranea resa ancora più necessaria in piena epoca di globalizzazione. Un indirizzo, quest’ultimo, già contenuto nella dichiarazione di Catalogna del 2005 avanzata dai Presidenti delle Regioni con poteri legislativi dell’Unione Europea per rafforzare il sistema delle autonomie locali e le regioni, associandole al processo decisionale europeo, in quanto entità che meglio garantiscono la prossimità ai cittadini e tutelano l’identità e la cultura dei popoli europei. Passando all’immeditato, un prossimo impegno è costituito dalla necessità di provvedere al rinnovo del Consiglio delle Autonomie che è scaduto da tempo. Un obbligo reso ancora più pressante dal fatto che, a seguito delle elezioni amministrative tenutesi la scorsa primavera, l’organismo presenta molte vacanze nella propria composizione. Ritengo però che già nei primi mesi del 2011 saremo in grado di far fronte a questo importante adempimento. Io credo che questa sarà un’occasione da non trascurare finalizzandola esclusivamente all’osservanza di una scadenza superata abbondantemente, ma utilizzandola quale opportunità utile per fare il punto sull’intero sistema delle autonomie locali sarde e per migliorare la funzionalità dei rapporti fra Parlamento Regionale e Consiglio delle Autonomie. Già nel corso del mio primo intervento sullo stato dei rapporti intercorrenti fra il Consiglio Regionale e il Consiglio delle Autonomie Locali, ebbi modo di porre l’accento su questo tema affermando che “ il CAL non è un ospite, nell’ordinamento della Regione, ma esso stesso un organo della Regione”. E’ chiaro che una rivisitazione del quadro normativo attuale, per dare compiutezza al disegno di federalismo interno che concretizzi il riconoscimento del pluralismo delle istituzioni sarde, richiede un intervento strutturale con specifica norma organica da inserire nel testo del nuovo Statuto. Pur tuttavia mi sento di raccomandare ai Presidenti di Commissione di valutare ogni possibile sinergico coinvolgimento del CAL già nella fase di esame degli atti delle iniziative di legge che rivestano carattere di interesse particolare per le autonomie locali, anche al di là di quanto espressamente previsto dalla vigente norma. In tema di stringente attualità politica Consiglio, Giunta e Consiglio delle Autonomie devono farsi attori di un generoso clima di fattiva collaborazione per arrivare ad una celere approvazione della manovra finanziaria con il concorso di tutte le componenti politiche. In questi tempi bui di depressione economica la Regione non può sottrarsi all’urgenza di fornire tutte le risorse possibili al sistema produttivo sardo e al mantenimento di livelli accettabili per lo stato sociale, al fine di alleviare il peso della crisi in atto. Sotto questo profilo, una fonte di grande preoccupazione che tocca l’esecutivo e l’assemblea regionale, nonché le autonomie locali, deriva dalla ridotta possibilità di movimentazione delle risorse finanziarie poste in Bilancio. Una manovra che nasce in una camicia di forza strettissima, ingessata com’è da impegni di spesa obbligati e crescenti a fronte dei pochi mezzi finanziari disponibili. Contribuirebbe non poco a dare sollievo a questa situazione di grave sofferenza finanziaria una positiva risoluzione della vertenza in corso sul rientro delle somme dovute alla regione riferibili al prelievo fiscale effettuato nel nostro territorio. La vertenza entrate che riguarda l’Isola si impernia come noto sulla necessità di definire la piena attuazione dell’articolo 8 dello Statuto speciale della Sardegna, così come novellato dalla Legge n. 296 del 2006 in vista della riforma del federalismo fiscale di cui alla Legge n. 42 del 2009. La mancata erogazione di questi fondi costituisce un intollerabile pregiudizio per l’utilizzo di risorse utili anche per sostenere gli oneri derivanti dalle spese per mantenere il sistema delle autonomie locali sarde. Non è un problema da poco se si considera che a brevissimo ci troveremo ad affrontare un nuovo contesto legislativo nella gestione finanziaria dei nostri enti locali. Un quadro derivante, sia dall’applicazione dei parametri e dei dettami contenuti nella normativa intervenuta dal 2008 per dare attuazione alla disciplina degli artt. 78 e 79 del Trattato europeo in materia di Patto di stabilità e sviluppo, e sia dalle norme in materia di Federalismo fiscale. Un impegno complesso in considerazione del fatto che in Sardegna sussiste il rischio reale che l’introduzione di questa normativa possa creare seri contraccolpi alle già disastrate finanze del nostro sistema delle autonomie locali. Vi è una preoccupazione diffusa su queste problematiche che il Consiglio Regionale ha prontamente raccolto approvando uno specifico testo di legge, - la legge n.16 recante disposizioni relative al patto di stabilità territoriale - per venire incontro ai moltissimi comuni e alle province che non si trovano nelle condizioni oggettive di rispettare la rigidità delle norme che accompagnano i vincoli del Patto di stabilità. Una situazione di oggettivo impedimento non derivante, nella stragrande maggioranza dei casi, da condizioni di deficit della gestione finanziaria o di carattere strutturale, ma per ragioni contingenti legate, per esempio, ai cofinanziamenti dei POR e per debiti fuori bilancio determinati da sentenze esecutive in materia di espropri. La legge approvata intende porre rimedio a questo stato di cose attraverso l’instaurarsi di un patto di solidarietà orizzontale e verticale del sistema delle autonomie locali della Sardegna, nello specifico regione, province e comuni superiori ai 5000 abitanti. Un intervento rilevante che consentirà agli enti locali di sforare il patto di stabilità, evitando le pesanti ricadute contenute nella disciplina statale e simultaneamente di evitare che i margini finanziari dei comportamenti virtuosi degli enti sardi possa essere dirottato dallo Stato in altre regioni. L’approvazione della legge n. 16 va certamente nella direzione di una migliore organizzazione interna delle istituzioni sarde. Dove tuttavia permane la necessità, alla quale accennavo pocanzi, di rivisitare tutto il contesto degli attuali rapporti degli enti all’interno della nostra Regione per rinforzare la sussidiarietà interna e ammodernare il quadro giuridico adattandolo anche alla necessità di riscrivere la nostra Carta costituzionale con l’obiettivo di rivedere l’insieme di regole sulle quali si fonda il nostro vivere collettivo. Il Consiglio Regionale, grazie anche al contributo pervenuto da tutto il sistema sociale, ha portato a compimento un primo significativo atto per avviare il percorso di revisione costituzionale del proprio Statuto di autonomia. Con l’ordine del giorno n.41, approvato nella seduta del 18 novembre 2010, si è dato mandato alla Prima Commissione permanente di provvedere a elaborare un percorso costituente finalizzato alla riscrittura dello Statuto e di avviare un confronto al suo interno per l’individuazione dei temi inerenti le riforme. Il tutto operando secondo un metodo unitario. In tal modo non solo si adempie alla volontà comune di tutte le forze politiche di trasformare la presente legislatura consiliare in “legislatura costituente”, ma si avvia una fase di profondo rinnovamento del complesso sistema delle istituzioni regionali e locali. Infatti la riforma potrà arrivare ad essere declinata in tutti i suoi aspetti strutturali se alla proposta di revisione dello Statuto si accompagneranno tutta una serie di provvedimenti tesi a intervenire giuridicamente sul versante della regolazione dei rapporti interni, ragionando in termini di svecchiamento e aggiornamento della nostra Regione, delle autonomie locali e dell’intero apparato politico, amministrativo e funzionale. Lo si può fare da subito agendo parallelamente al percorso della Riforma, con una profonda rivisitazione della legge n.1 del 77 che ridisegni la mappa, le funzioni e le attribuzioni degli assessorati e della Regione, ispirati al principio della sussidiarietà interna e chiaramente conformandoli ai principi adottati dalla proposta di Nuovo Statuto. Sono certa che in tutta questa fase costituente il ruolo e l’apporto del Consiglio delle Autonomie locali, saranno importante stimolo per tutte le tematiche attinenti la futura visione dei rapporti fra l’istituto regionale e gli altri organi di rappresentanza istituzionale della nostra Isola. Consiglio regionale e Consiglio delle Autonomie Locali, nell’ambito della riforma, devono sviluppare assieme la proposta di un nuovo quadro di rapporti perfettamente integrato fra i due enti. Andando cioè al di là degli odierni riferimenti costituzionali, legislativi e amministrativi per migliorare l’esercizio delle funzioni proprie della Regione e valorizzare le competenze in seno alle autonomie locali, favorendo forme di amministrazione partecipata e negoziata attraverso opportune intese, accordi e procedure di concertazione. La via maestra sarà quella di introdurre nel tessuto del nuovo Statuto i principi di un federalismo interno solidale e cooperativistico nell’indirizzo di una nuova “governance” del sistema regionale. L’impegno per una stagione costituente può restituire nuova linfa al rapporto cittadini - istituzioni oggi entrato in crisi. La crisi della politica è crisi della società. Di una società, e della sua classe dirigente, oggi in affanno nell’inseguire i mutamenti epocali che sono avvenuti e stanno avvenendo a grande velocità. Le istituzioni regionali, le forze economiche e le forze sociali dell’Isola devono affrontare la sfida della modernità adattando i propri modelli al nuovo che avanza. La nostra Regione per reggere i pressanti impegni di governo delle problematiche dell’Isola deve darsi una dimensione di soggettività internazionale all’interno della futura architettura della Costituzione italiana, facendo in modo che la “Specialità” della Sardegna entri in relazione diretta con l’Unione Europea evolvendosi da forma regionalistica funzionale a forma regionalistica istituzionale in uno spazio costituzionale europeo. I lavori sono proseguiti con l’intervento di Graziano Milia presidente del Cal È quindi intervenuto il Presidente del CAL, Graziano Milia, il quale, dopo aver ringraziato la Presidente Lombardo, per il profilo di leale collaborazione e per il rispetto istituzionale, ha posto l’accento sulla particolare attenzione necessaria ad affrontare la crisi che la Sardegna sta attraversando. “Ho parlato anche con l’assessore La Spisa”, ha sostenuto Milia, “e, partendo dalla consapevolezza che la nostra crisi è strutturale e di sistema, dobbiamo interrogarci sulle ricette, se debbano essere le stesse del passato. Il ritardo in Italia è disarmante, ma i documenti di programmazione prevedono risparmi e tagli, ma non modelli e strumenti di sviluppo. In passato, il problema di far vivere l’autonomia speciale per farla diventare patrimonio comune, si scelse una strada centralistica. Noi rinunciammo alla questione delle entrate fiscali proprie, scegliendo la via dei trasferimenti, che probabilmente fu giusta allora, ma oggi non più. Cosa vogliamo?”, si è chiesto il Presidente del CAL, “un codice della specialità sarda? E’ utile o no il sistema della autonomie locali? Se si, non si possono mettere i limiti attuali alla capacità di spesa dei propri fondi. Su questi temi, partendo da una rinnovata volontà di risolvere i problemi, dobbiamo avere la capacità di procedere insieme nell’interesse del popolo sardo”. Il sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti, ha espresso un parere negativo sul funzionamento dell’organismo, stigmatizzando la mancanza di un regolamento per le procedure. “Dobbiamo porci il problema se sia il caso di mantenere in piedi questo tipo di organismo”, ha detto Comiti, “secondo me si, ma deve intervenire anche il Consiglio regionale. Le riunioni a Cagliari, ad esempio, penalizzano gli amministratori distanti, come il sindaco di Olbia, che non ha mai partecipato. Discutiamo dei veri problemi. Vedo, ad esempio, che in finanziaria regionale si continua a parlare dell’abolizione delle province, un tema su cui occorre confrontarci, per prendere una decisione chiara. Io oggi mi sento in imbarazzo. Sarà anche rituale questo appuntamento”, ha concluso, “ma sarebbe stato necessario un impegno maggiore.” L’on. Mario Bruno (PD) ha espresso preoccupazione per “il clima ovattato e surreale dell’incontro odierno. Il problema”, ha esordito, “non è solo l’organizzazione dell’organismo, ma anche e soprattutto la visione del ruolo e del sistema degli enti locali. Basti vedere l’atteggiamento imperante dei governanti sulle province, ma anche sulle comunità montane e sugli altri enti locali, per i quali si mettono in piedi procedure riforma senza un effettivo coinvolgimento dei diretti interessati, oltretutto in un momento particolare, con la finanziaria regionale e il voto fiducia in Parlamento. Il problema”, ha proseguito il capogruppo del PD, “non è solo lo Statuto di autonomia. La Regione deve dare l’esempio, opponendosi a nuove forme di centralismo. Abbiamo bisogno del sistema delle autonomie locali, anche nel rapporto con lo Stato e nella mobilitazione della Sardegna. La legge istitutiva del Cal deve essere rivista, certamente, prevedendo maggiori poteri nelle materie di competenza degli enti locali. Noi oggi non vediamo un vero progetto di sviluppo, né nella finanziaria, né nelle altre proposte della Giunta”, ha concluso.
È poi intervenuto il sindaco di Gonnosfanadiga, Sisinnio Zanda, che ha definito il sistema delle autonomie come “ il sistema portante del nostro Stato”, vittima però di un “atteggiamento punitivo da parte del Governo nazionale, in particolare verso i comuni”. Secondo Zanda ogni attore sociale deve dare il proprio contributo alla stabilità dei conti pubblici, “attraverso meccanismi che non portino a situazioni paradossali, come quelle che oggi non permettono neppure ai comuni virtuosi di rispettare i vincoli”. Il sindaco ha pertanto domandato al Consiglio regionale di cercare di limitare al massimo le difficoltà dei comuni, chiedendo nello specifico di intervenire sul Fondo unico - “che non dovrebbe essere diminuito, come risulta invece nella proposta di Bilancio che prevede un taglio di 20 milioni di euro” . In merito alla legge sul patto di stabilità, “va nella direzione giusta – ha dichiarato - e sarà molto utile per affrontare i problemi dei comuni, ma - ha sottolineato - è necessaria una disponibilità concreta di risorse regionali, senza le quali molti comuni rischieranno di sforare il patto di stabilità”. Zanda infine ha lamentato scarsa attenzione da parte del Consiglio regionale allo strumento della autonomie locali.
L’assessore regionale degli Enti locali, Nicolò Rassu, ha sottolineato il ruolo e l’importanza delle autonomie locali nella riforma dello Statuto. “Il Consiglio regionale - ha dichiarato Rassu – durante il percorso per la riscrittura dello Statuto ha cercato un’ampia convergenza con la società sarda. Spetterà ora alla Prima commissione stabilire, entro 90 giorni , il percorso costituente. La commissione Autonomia sarà quindi allargata in modo da rappresentare tutte forze politiche, ma anche aperta all’apporto delle autonomie locali, definendone il ruolo all’interno delle nuove regole statuarie”. Rassu ha poi elogiato lo sforzo dell’Assemblea verso posizioni comuni che permetteranno di giungere a una riforma dello Statuto condivisa, di cui uno dei punti fermi è rappresentato dal rapporto tra Regione e Autonomie locali attraverso “un reale coinvolgimento delle autonomie nel nostro sviluppo socio economico, per mezzo di un processo di partecipazione non verticistico ma aperto e democratico. A livello regionale - ha continuato – dovrà essere iscritto un nuovo modo di operare tra Regione e enti territoriali in modo che possano dare un vero contributo legislativo. Nella legge istitutiva pensiamo infatti di dare maggiori poteri al Consiglio degli enti locali.”. Rassu ha sottolineato che l’attuale Giunta regionale ha riposto alle richieste di spesa provenienti dagli enti locali, stanziando in totale, per l’anno 2010, 512 milioni di euro per i Comuni e 72 milioni per le Province. Ha poi ricordato che esistono serie difficoltà legate alla vertenza sulle entrate con lo Stato, i cui esiti “permetteranno di definire quale modello di finanza locale si possa stabilire in Sardegna. Senza dimenticare gli obblighi imposti dalla legge nazionale, che stabilisce l’unione dei comuni al di sotto dei 5mila abitanti”. La Giunta – ha concluso – valuterà i risultati della Commissione di studio sul riordino degli enti locali secondo un’ottica che intende “valorizzare e dare concretezza alle funzioni delle autonomie stesse”.
E’ poi intervenuto l’assessore regionale alla programmazione Giorgio La Spisa (Pdl) che ha sottolineato la necessità di approvare una nuova legge sulla finanza locale. L’esponente dell’esecutivo ha ricordato che i trasferimenti dalla Regione ai Comuni ammontano a circa un miliardo di euro l’anno. La crisi che stiamo attraversando – ha detto La Spisa – è inedita e senza precedenti. E’ una crisi economica e finanziaria che colpisce la finanza pubblica di tutti i paesi europei, dell’Italia, della Sardegna e degli enti locali. Dobbiamo – ha continuato l’assessore – tenere la spesa pubblica sotto controllo. Ignorare questo fatto significa non ammettere la realtà e accettare, anticipatamente, che le soluzioni le dettino altri. L’orientamento è quello di costruire un sistema che riesca a controllare la spesa, accentrando la spesa. Se questa impostazione andrà fino in fondo vinceranno i poteri e le regioni più forti. C’è un’unica possibilità: dividere la responsabilità del controllo della spesa pubblica tra tutti i livelli di governo europeo, nazionale, regionale e locale. Per poter partecipare alla crescita noi dobbiamo assumerci l’onere di regolare la spesa, tagliando spese non più sostenibili e indirizzare la spesa verso scelte di sviluppo. Quindi è necessario che Il Consiglio regionale, la giunta e gli enti locali affrontino insieme materie come la spesa sanitaria, la spesa per il servizio idrico e per le infrastrutture. Un breve accenno anche sul patto di stabilità: “Dobbiamo allineare competenza e spesa e abbattere i residui passivi”.
I lavori si sono conclusi (FINE)