CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 159 del 16 novembre 2010
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Mozione n. 84 (Barracciu e più) sulla drammatica situazione del sistema scolastico regionale
Cagliari, 16 novembre 2010 – I lavori si sono aperti sotto la presidenza dell’on Claudia Lombardo. All’esame del Consiglio la Mozione n. 84 (Barracciu e più) sulla drammatica situazione del sistema scolastico regionale. La mozione è stata illustrata dall’on. Francesca Barracciu (PD). “Finalmente questa mozione, presentata all’inizio dell’anno scolastico, arriva in aula”, ha affermato, “nonostante la pregnanza dell’argomento. La controriforma Tremonti-Gelmini, da noi giudicata retrograda, fa pagare prezzi altissimi alla Sardegna, decurtando le risorse politiche destinate alla conoscenza. Le responsabilità sono anche della classe politica del centrodestra regionale. La Giunta, infatti, ha deliberato un 10% in meno dei fondi per l’Ersu, invertendo un trend che per decenni ha permesso ai giovani di istruirsi e riscattarsi da gravi ritardi socio-economici. I tagli”, ha aggiunto l’on. Barracciu, “si traducono in svantaggi maggiori per gli studenti disabili con l’assistenza spesso ridotta a 4 ore a settimana. Sappiamo che lei assessore si sta interessando”, ha detto, rivolta all’assessore regionale alla Pubblica Istruzione Sergio Milia, “ma non si può sempre lavorare con l’emergenza, ma è necessario intervenire prima che inizi l’anno scolastico. La Sardegna è la Regione più colpita dai tagli, in proporzione al numero di abitanti. Da qui le proteste dei precari, degli studenti, dei sindaci. L’unico presupposto della riforma”, ha proseguito l’esponente del PD, “è solo la necessità di fare cassa, per il governo, a discapito dei cittadini che usufruiscono della scuola pubblica. Si concretizza, così, un disegno di smantellamento della scuola pubblica. La Regione dovrebbe dare risposte all’emergenza, ma serve una inversione di rotta. Per ora prevale l’imbarazzo e la preoccupazione, perciò richiamiamo alla responsabilità la Giunta regionale. Ci auguriamo che stavolta le promesse vengano mantenute. Lei, assessore”, ha concluso l’on. Barracciu, “deve fare meglio dei suoi predecessori, rimettendo al centro le sorti della scuola, la cui situazione è peggiorata ulteriormente. Ce lo dice anche il Rapporto Ocse, che pone la scuola sarda tra le ultime in Europa. Un sistema incapace di produrre conoscenza, al quale occorre porre rimedi, aggredendolo con una terapia urgente e radicale. Confidiamo nella caduta del governo e nell’interruzione del federalismo, ma noi intanto dobbiamo pensare alla nostra isola. Una riforma è urgente, anche partendo dai punti indicati dal collega Maninchedda un anno fa”.
L’on. Giuseppe Cuccu (PD) ha quindi provveduto all’illustrazione dell’interpellanza. “Faccio i miei personali auguri all’assessore Milia”, ha affermato, “ne ha bisogno, per affrontare criticità e problemi non ordinari.Questa interpellanza era stata presentata il 9 Giugno 2010, non appena governo rese note le disposizioni per gli organici della scuola, il più grande licenziamento di massa della storia. Il taglio degli organici della scuola sarda, altri 1700 posti tra docenti e Ata, è ancora più drastico. L’interpellanza”, ha aggiunto l’on. Cuccu, “aveva uno scopo preventivo, sollecitando iniziative a tutela del diritto allo studio, provando a frenare un vero e proprio attentato alla scuola”.
Si è poi aperta la discussione generale.
Per l’on. Cesare Moriconi (PD) ai problemi di sempre si aggiungono troppi precari in più e molte classi in meno.”Sui precari sollecitiamo un’iniziativa della Giunta nei confronti del Governo”, ha affermato, “in gioco vi sono non solo le condizioni della scuola, ma le stesse istituzioni democratiche, lo stesso ruolo fondamentale della scuola nello sviluppo della Sardegna. Gli sprechi non si eliminano certo chiudendo le scuole. Se chiude una scuola a Silius”, ha aggiunto l’on. Moriconi, “non è come chiudere una scuola a Roma. I disagi sono molto più grandi, muore la speranza, oltre al diritto. Lei, assessore, deve combattere un’altra grande battaglia contro questa riforma. La legge regionale per l’istruzione non può più attendere, ma deve essere posta con urgenza al Consiglio e al sistema socio economico della Sardegna. E’ una sfida contro il tempo, ma di grande significato culturale”, ha concluso.
E’ poi intervenuto l’on. Gavino Manca (PD), per il quale la precedente assessore Baire non ha avuto il coraggio di guidare l’assessorato in un momento difficile. “Mi auguro che lei”, ha detto rivolgendosi all’assessore Milia, “abbia maggiore coraggio. Questa riforma parte solo dal risanamento dei conti pubblici, ottenuto con un taglio radicale sul personale e sui livelli di istruzione. Se avessero considerato i fondi sprecati da scuole private e paritarie, forse non sarebbe stato necessario tagliare altrove. Il Ministro aveva promesso che un terzo dei risparmi si sarebbe utilizzato per formazione insegnanti, ma così non è stato. Oggi abbiamo la classe docente più anziana d’Europa, costretta ad operare con classi di 30 alunni. Nessuna attenzione all’edilizia scolastica. Dati già negativi, che peggioreranno ulteriormente, come se qualcuno volesse i sardi poco istruiti. Bisogna invece investire”, ha concluso l’on. Manca, “per ampliare la conoscenza e il numero di giovani che studiano e si formano”.
L’on. Valerio Meloni (PD) ha parlato di una fase storica drammatica. “Le politiche di riforma del governo appesantiscono i livelli di vitalità del sistema sardo. La Giunta”, ha affermato, “non ha voluto intervenire rispetto a tali riforme. Il precedente assessore non si era, forse, resa conto del momento di difficoltà. Ora si deve intervenire per garantire livelli adeguati di formazione. Senza perdere tempo è necessario aprire un tavolo per un piano di intervento. Finora”, ha aggiunto l’on. Meloni, “sono state utilizzate poche deroghe, spesso quantitativamente e qualitativamente insufficienti, in zone disagiate, contro decisioni piovute dall’alto, come mannaie. Una grave violazione del diritto allo studio, per cui è necessario discutere del dimensionamento e dell’insediamento delle scuole in Sardegna. E’ indispensabile”, ha concluso, “attivarsi al più presto per dare risposte, in particolare per la provincia di Sassari, la più penalizzata”.
L’on. Giuseppe Luigi Cucca (PD) ha stigmatizzato l’assenza della voce della maggioranza su un tema così delicato. “E’ vero che ne parliamo ogni anno”, ha affermato l’on. Cucca, “ma se ci troviamo in questa situazione è anche perché il tema è stato sottovalutato, per cui un maggior interesse sarebbe auspicabile. I problemi si ripresentano ogni anno a settembre-ottobre. Abbiamo assistito a un taglio di 140.000 posti di lavoro in tre anni, un licenziamento di massa dei precari in Italia. Abbiamo una scuola incapace di garantire l’ordinario funzionamento degli istituti. Nel recente passato non si è udita la voce della Regione affianco agli amministratori locali, in seguito alle soppressioni e ai tagli che hanno colpito soprattutto i piccoli centri. Se non si fa nulla”, ha aggiunto, “è inutile continuare a dire che c’è la volontà di intervenire. In queste condizioni non è vero che la scuola è aperta a tutti. Chiudo lanciando un appellando all’assessore”, ha concluso, “affinché trovi la forza e il coraggio perché l’anno prossimo non si ripetano le stesse situazioni drammatiche”.
Per l’on. Radohuane Ben Amara (Comunisti-La Sinistra Sarda-Rossomori) la scuola italiana è intrappolata in un cul de sac. “Una situazione che richiederebbe una riforma del pensiero e dell’insegnamento, una riforma del soggetto che insegna e di colui che pensa. Nessun ministro l’ha mai fatto o pensato. Io, come docente attivo fin dal 1980 in vari continenti, dico che la sfida è ben chiara. La separazione delle discipline è incapace di cogliere la complessità del sapere. Neppure lo specialista della disciplina più circoscritta”, ha aggiunto l’esponente dell’opposizione, “può sapere il 100% dello scibile del suo settore. Altro che maestro unico e pensiero unico! Serve una riforma paradigmatica. Non si può affidare la conoscenza e il sapere solo al ministro o all’assessore. L’insegnamento non deve essere più solo una funzione o una professione, ma un compito di salute pubblica, una missione”.
E’ quindi intervenuto l’on. Efisio Planetta (Psd’az). “Anche oggi parliamo dell’ennesima grave emergenza. Ieri l’agricoltura, domani l’emergenza industrie, oggi la scuola. Davanti a riforme calate dall’alto, tutti abbiamo sotto gli occhi i dati allarmanti della realtà scolastica sarda, agli ultimi posti in Europa, con disagi soprattutto in piccole e isolate realtà. I riflettori”, ha affermato l’on. Planetta, “si sono accesi su tante proteste in tutta la Sardegna. I tagli ricadono sulle componenti più deboli, studenti, famiglie, precari. Negli ultimi 2 anni, vi è stata la diminuzione di 3500 alunni, la dispersione è al 25%, sono stati persi 2000 posti di lavoro. Oggi c’è la possibilità della chiusura delle scuole nei piccoli comuni, unica presenza locale delle istituzioni. Alle carenze storiche”, ha aggiunto, “si somma anche l’ultima riforma ministeriale. La scuola fornisce i valori della convivenza democratica e dello sviluppo sostenibile. Per noi sardisti”, ha concluso, “la scuola resta un’infrastruttura strategica e importante per il futuro della Sardegna. E’ nostro diritto-dovere sviluppare con nostre risorse una politica scolastica autonoma. La radice dei problemi è sempre la subordinazione nei confronti dello Stato”.
Per l’on. Massimo Zedda (Comunisti-La Sinistra sarda- Rossomori) la mozione affronta un tema tra i più importanti per sviluppo nostra isola. “Nel nostro Paese il sistema scuola-università-ricerca è stato sottomesso all’economia e al mercato. La riforma”, ha affermato, “è solo un taglio indiscriminato di risorse. La crisi è mondiale, si dice. Ma non per tutti. Brasile, India, Cina, crescono perché investono in cultura e conoscenza. In Italia, invece, la cultura viene schiacciata, per annichilire i cittadini e tutta la società nel complesso. Ai dati pessimi dell’abbandono scolastico, delle conoscenze, dell’edilizia scolastica, degli stipendi, si aggiunge il tema, non slegato, della diffusione delle malattie e la capacità di curarsi. La poca istruzione e la poca cultura determinano anche la diffusione malattie e la poca cura di sé. Si pensi”, ha aggiunto l’on. Zedda, “a quanto incidono i costi della sanità e quanto gli investimenti in quel settore avrebbero ricadute sui conti pubblici. Si pensi ai disabili, al modello egoista di società. Si pensi ai precari, alla sicurezza, alla vigilanza. Eppure il Paese esprime tante speranze, nelle sue intelligenze, nei sacrifici delle famiglie. Nel Piano regionale di sviluppo non c’è traccia di tutto questo. Le chiediamo attenzione, assessore, per tutti questi problemi”, ha concluso.
L’on. Antonio Solinas (PD) ha sottolineato la scarsa attenzione dimostrata da questa maggioranza sul tema della scuola. “Anche in Commissione”, ha accusato, “non si riesce quasi mai a garantire il numero legale, segno di insensibilità sul tema. I dati e le percentuali sono impietosi e preoccupanti. Ma di fronte a ciò, invece di procedere a maggiori investimenti, il governo, con la complicità della Regione, cala sul sistema scolastico sardo un’autentica mannaia, con 1700 posti di lavoro in meno. E’ come se chiudessero contemporaneamente dieci fabbriche di discrete dimensioni. Invece”, ha aggiunto l’on. Solinas, “sono precari e sparsi nell’isola, quindi si accettano i tagli quasi fossero inevitabili. Si rischia di assistere alla definitiva cancellazione della scuola nei centri delle zone interne, accelerando lo spopolamento dei piccoli e piccolissimi Comuni. Questa Giunta e questa maggioranza, però, continuano con l’atteggiamento di subordinazione assoluta rispetto ai diktat governativi. L’impressione”, ha concluso, “è che l’atteggiamento verso la scuola pubblica sia severissimo, mentre sulla scuola privata vi sia ben altra attenzione. E’ invece indispensabile un pronunciamento per la centralità scuola pubblica”, ha concluso. L’on. Tarcisio Agus (Pd) ha detto che purtroppo l’istruzione non è il primo pensiero di chi governa sia a livello nazionale che regionale. La Sardegna – ha detto l’esponente del Pd - paga anche lo scotto della sua insularità. Agus ha parlato a lungo dei problemi e dei tagli della scuola in Sardegna e ha prospettato varie soluzioni per abbattere il precariato. Per Agus la mozione all’esame dell’aula serve per dare indicazioni alla giunta e per ridisegnare un’ipotesi di scuola sarda. Per l’on. San just (Pdl) la scuola italiana ha bisogno di una radicale riforma e la Sardegna di un sistema educativo più adeguato alla realtà, più aperto e libero per superare lo statalismo. L’esponente del Pdl è stato chiarissimo: la scuola si trova dal punto di vista economico quasi al fallimento e dal punto di vista dei risultati a un livello molto scarso. Carlo Sanjust si è soffermato a lungo sui precari, che sono le colonne della scuola isolana ma che certo non possono essere assunti tutti insieme e sulle finanze che non possono essere solo regionali. L’on. Caria (Pd) ha detto che la scuola rappresenta uno dei pilastri della società. Per Caria il rilancio della scuola sarda non passa solo attraverso lo stanziamento di risorse economiche. E’ necessario capire che la scuola serve a educare le future generazioni. Anche l’esponente del Pd si è soffermato a lungo sul fenomeno della dispersione scolastica e sulla formazione che è stata “snaturata”. L’on. Marco Espa (Pd) ha ricordato i 1700 posti di lavoro persi in Sardegna. Nel settore della scuola – ha detto – c’è stato il più grande licenziamento di massa. Espa ha parlato a lungo degli insegnanti di sostegno e del finanziamento per le scuole paritarie. Auspico – ha concluso Marco Espa - un’azione unitaria da parte di tutto il Consiglio per dare più forza alla scuola sarda. Al termine dell’intervento dell’on. Espa la presidente Lombardo ha chiuso i lavori. Il Consiglio è stato convocato per domani mattina alle 10.