CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 154 del 10 novembre 2010

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Disegno di legge n.186/A “Disposizioni in materia di agricoltura”. L’intervento dell’assessore regionale all’agricoltura Andrea Prato.

Cagliari, 10 novembre 2010 – La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. All’ordine del giorno il Disegno di legge 186/A “Disposizioni in materia di agricoltura” .
Il primo a intervenire, come deciso dalla conferenza dei capigruppo, è stato l’assessore regionale all’agricoltura Andrea Prato.
Coerentemente con quanto esposto nelle relazioni di maggioranza e opposizione – ha detto l’assessore - la Giunta regionale intende creare quei presupposti che apportino novità strutturali al comparto agro-pastorale sardo. L'obiettivo è duplice e ambizioso: aggredire la peggiore crisi che la nostra agricoltura vive dal Dopoguerra a oggi e gettare le basi affinché gli stessi problemi non si ripresentino in futuro. Questo settore, e in particolare quello ovi-caprino, da troppo tempo subisce quelle che definisco le 6 vergogne agricole e sulle quali dirò più tardi. “Vergogne” che questo provvedimento vuole finalmente cancellare dalla memoria dei nostri pastori. In questi mesi si è proceduto ricercando la massima condivisione di tutti gli attori impegnati in prima linea a difesa del comparto, a partire dalle organizzazioni agricole e dalla Commissione Agricoltura, con l’obiettivo di creare effetti duraturi e soprattutto no partisan.
Il documento, nato con la forte condivisione del settore produttivo, visto che accoglie oltre il 70% delle richieste pervenute formalmente dai suoi rappresentanti, si è via via arricchito di contenuti e risorse. E oggi può davvero proporsi come un primo grande passo verso una seria riforma agraria in Sardegna. Le parole chiave del provvedimento sono: qualità, aggregazione, diversificazione produttiva, governo delle filiere, sostegno solo per veri contadini e pastori, accesso al credito, elettrificazione e infrastrutturazione rurale. Ed è proprio su questi punti fermi che vogliamo fortemente varare una riforma agraria della quale si sente grande necessità da troppo tempo. Vista la complessità dei temi, e considerati i limiti normativi e finanziari, si ritiene di aver raggiunto il miglior risultato possibile e, nonostante il clima di austerità finanziaria, mai come oggi la Regione Sardegna ha riconosciuto all’agricoltura una simile centralità politica ed economico-finanziaria.

Un altro grande elemento di innovazione rispetto al passato sta nella qualità degli interventi che prevedono un concreto sostegno economico ai produttori e ai trasformatori del settore. Ma allo stesso tempo si chiede loro in cambio, per la prima volta, atti formali che portino il nostro sistema produttivo agricolo e pastorale fuori dagli schemi retrogradi e medioevali che la Sardegna registra e denuncia da troppo tempo. I nostri pastori non meritano una Sardegna così arretrata e i provvedimenti contenuti in questo disegno di legge vogliono porre fine almeno alle 6 grandi vergogne agricole che ho citato in premessa:

1. la prima di queste vergogne è che oggi il latte destinato alla caseificazione si paga ancora al litro e un allevatore che fa un prodotto di qualità (dietro il quale ci sono fatica, sudore, passione per questo mestiere e investimenti aziendali) percepisce gli stessi soldi anche se meriterebbe fino al 60% in più di un hobbysta;

2. la seconda vergogna: in molte aree non esiste ancora elettrificazione rurale, ma oggi finalmente con atti concreti intendiamo dare energia pulita a questi avamposti di civiltà anziché mortificare ulteriormente la loro voglia di intraprendere in territori difficili;

3. la terza è che le nostre industrie cooperative utilizzano il latte ovino sardo all’80% per fare un solo formaggio, declinato sempre più ad una commodity, svilendo il ruolo storico del pecorino romano DOP che deve tornare ad essere uno dei grandi formaggi non solo sardi, ma anche italiani;

4. la quarta vergogna è che le stesse cooperative vanno sul mercato con una commodity che spesso contiene il 7% di sale (in barba a ogni principio salutistico e a quelle che oggi sono le esigenze dei consumatori), facendosi così la guerra dei poveri e svilendo ancor di più il prezzo del formaggio e quindi del latte;

5. la quinta è che, nonostante i mille proclami, attuare il piano di qualità del latte è stato sempre impossibile per la difficoltà nell’elaborazione dei dati subito dopo il prelievo. Ma con l’acquisto di 250 latto-prelevatori da parte di Laore avvieremo finalmente e a brevissimo un piano per riconoscere il latte di qualità e pagarlo in modo adeguato a chi investe in questo prodotto;

6. L’ultima, e forse la peggiore di tutte le vergogne, riguarda il rapporto industriali caseari e i pastori. A causa della scarsa capacità di aggregazione si è instaurato il sistema delle caparre che tiene in ostaggio migliaia di pastori che, trovandosi sempre a dipendere da metodi vetusti, non hanno la serenità di attivare relazioni contrattuali serene e alla pari. Ecco perché l’aggregazione dell’offerta, forse il punto nodale e più importante di tutto il provvedimento oggi in discussione, è la chiave di volta perché tutto questo non accada più.

Detto questo –ha proseguito Prato - vorrei ricordare come lo stanziamento complessivo del provvedimento, che nella prima stesura di fine luglio (oggi sembra sia passato un secolo) era di 16,5 milioni di euro, oggi arriverà a 143,7 milioni di euro. Più nel dettaglio, gli emendamenti che arricchiscono il DDL 186, elaborati dalla Giunta anche in base agli accordi con diverse associazioni agricole e con gli altri attori del comparto, sono:

1. all’articolo 1, relativo dell’aggregazione e del latte a qualità, la dotazione viene raddoppiata fino a 30 milioni di euro nel triennio 2010-2012, e si prevede di erogare fino ad un massimo di 3.000 euro ad azienda secondo precisi criteri.

2. Per l’aggregazione delle imprese di trasformazione e l’accrescimento della managerialità la dotazione complessiva sarà di 20 milioni di euro nel biennio 2010 2011 e riguarderà, oltre il comparto ovino, anche quello vitivinicolo, serricolo, ortofrutticolo, e delle carni sarde di qualità.

3. Per ridurre ulteriormente le scorte di formaggi ovini dop si prevede l’erogazione di 6 milioni di euro per distribuire tali prodotti ai Paesi in via di sviluppo per l’anno 2011.

4. Per la diversificazione produttiva si prevede di sostenere la trasformazione del latte in polvere o in nuovi formaggi diversi dal pecorino romano dop per 11 milioni di euro nel triennio 2010 2012.

5. Per il potenziamento delle filiere che garantiscano una ricaduta positiva verso i produttori di materie prime è stata prevista una dotazione di 15 milioni di euro per ricapitalizzare le aziende e in particolare quelle cooperative.

6. Per ripristinare delle adeguate condizioni di mercato si prevede di favorire modifiche per governare al meglio il latte e i formaggi trasformati per non trovarsi nuovamente nelle attuali situazioni di crisi che si ripercuotono da cent’anni quasi solo su pastori e contadini, la parte più importante e debole, fino ad ora, dell’intera filiera. Si istituisce finalmente presso l’agenzia regionale Laore Sardegna il tanto agognato osservatorio regionale di programmazione e monitoraggio produttivo e commerciale con la collaborazione dei consorzi di tutela, delle aziende sanitarie, delle Università, e di istituzioni pubbliche nazionali e regionali.

7. Per proseguire il lavoro della valorizzazione dei prodotti regionali ed incrementare i consumi interni è stata inserita la spesa di 2,5 milioni di euro per il triennio 2011 2013.

8. Per garantire la libera circolazione dei ruminanti, si stabilisce uno stanziamento di 850 mila euro per assicurare agli allevatori sia i vaccini che la copertura istituzionale nell’interlocuzione con le altre regioni italiane, ma anche per migliorare il sistema di tracciabilità.

9. Per favorire l’aggregazione nell’acquisto di mangimi, che determinano circa il 40% dei costi produttivi delle aziende zootecniche, si vuole favorire la concentrazione degli acquisti attraverso gli attori aggregati grazie all’articolo uno del presente disegno di legge. La dotazione finanziaria per tale aggregazione è di 1,5 milioni di euro per il triennio 2011 2013.

10. Per aggregare e sostenere le produzioni cerealicole sarde e favorire processi di filiera che portino all’uso di grano sardo per la produzione di pani e paste tipiche sarde la dotazione finanziaria dell’articolo due passa da 6 a 12 milioni di euro nel triennio 2011 2013.

11. Per migliorare la capacità produttiva delle aziende agro zootecniche e ridurre i costi energetici si intende favorire la realizzazione di impianti fotovoltaici, sia per le aziende agricole che zootecniche, attraverso un miglior accesso al credito da parte dell’imprenditore agricolo che diversamente deve necessariamente interfacciarsi con imprenditori terzi. La Regione intende finanziare questa misura di accesso al credito con 7 milioni di euro nel triennio 2010 2012.

12. Per favorire il ricambio generazionale in agricoltura e permettere a svariati imprenditori di riappropriarsi della propria azienda, si prevede di finanziare con mutui trentennali l’acquisto o il riacquisto di aziende agricole. La dotazione finanziaria è di 10 milioni di euro per il 2011 e di 1,5 milioni di euro all’anno per gli esercizi finanziari a seguire.

13. Per favorire i prestiti di conduzione e concorrere alla riduzione della pressione sugli interessi bancari di breve termine, la regione eroga 6 milioni di euro per il triennio 2011 2013.

Subito dopo l’intervento dell’assessore Prato ha chiesto di intervenire, sull’ordine dei lavori, l’on. Salis (Idv)che ha chiesto alla giunta di mettere a disposizione dei consiglieri gli emendamenti presentati. “Solo dopo averli studiati – ha detto Adriano Salis – ci potremo esprimere nel merito della proposta fatta dalla giunta che modifica radicalmente il testo uscito dalla commissione. Salis ha chiesto una sospensione dei lavori per poter procedere all’esame degli emendamenti.

La presidente Lombardo ha chiarito che un testo che arriva all’esame del Consiglio può essere stravolto anche radicalmente dagli emendamenti. La presidente ha detto che non era possibile interrompere la discussione.

L’on. Bruno (Pd), sempre sull’ordine dei lavori, ha affermato che di fatto c’è un nuovo disegno di legge. “E’un modo di legiferare anomalo, ma noi comprendiamo vista l’eccezionalità dell’argomento, però chiediamo una sospensione per esaminare gli emendamenti della giunta.

A favore della richiesta di sospensione è intervenuto l’on. Salis (Idv) che ha detto che il provvedimento di legge è completamente stravolto. I gruppi devono approfondire l’esame degli emendamenti. Chiedo anche alla maggioranza di accedere a questa richiesta della minoranza.

Contro la richiesta di sospensione è intervenuto Mario Diana (Pdl). “E’ pretestuoso – ha detto - chiedere una sospensione. Qui si tratta di trovare soluzioni e di fare in fretta.

Messa in votazione, per alzata di mano, la proposta di sospensione dei lavori chiesta dall’on. Bruno(PD) e dall’on. Salis (Idv) è stata bocciata.

Il primo a intervenire nel dibattito generale è stato l’on. Antonio Solinas (Pd) che ha detto di essere “esterrefatto” dalle dichiarazioni dell’assessore Prato. Il suo discorso assessore – ha detto rivolgendosi ai banchi della giunta - mi porta ad anticiparle l’invito che faccio all’assessore Cappellacci a sostituirla prima che lei crei ancora danni. Presidente, sostituisca l’assessore Parto con qualsiasi altra persona che abbia rispetto delle istituzioni e che abbia credibilità nel mondo agricolo sardo. Solinas è stato molto critico sulle dichiarazioni fatte dall’assessore. La situazione – ha detto - rischia di esplodere da un momento all’altro. Questo consiglio deve non solo fronteggiare l’emergenza ma anche dare risposte in termini strutturali.

Con il consenso dell’aula è intervenuto il presidente della giunta Ugo Cappellacci che ha auspicato un percorso all’insegna della massima condivisione. La giunta – ha affermato - non ha ancora depositato gli emendamenti perché sta aspettando, per ultimarli, le indicazioni che arriveranno dal dibattito generale. Possiamo però consegnare all’aula tutti gli emendamenti preparati fino ad ora, tenendo però presente che altri emendamenti saranno presentati dopo le indicazioni che arriveranno dal dibattito generale.

Nel dibattito è poi intervenuto il presidente della commissione agricoltura Mariano Contu (Pdl) che ha detto che l’auspicio è quello di trovare l’unità tra tutti i gruppi politici. Mariano Contu ha sottolineato l’esigenza che gli agricoltori hanno di avere acqua a basso costo. Il presidente della V commissione ha salutato con favore l’arrivo, come annunciato dall’assessore, di nuove risorse da destinare al settore agricolo. L’auspicio, però, è di trovare l’unità, anche nel mondo agricolo. Mariano Contu si è poi soffermato sul settore bovino, sulla necessità di dotare le aziende agricole di impianti di energia alternativa, sulla tutela delle carni e sulla destagionalizzazione delle produzioni. Per Mariano Contu è necessario, però, riordinare il settore con una legge di riforma complessiva.

Per l’on. Tarcisio Agus (PD) la Giunta propone una legge che ha l’ambizione di intervenire sui problemi spinosi di un settore che rappresenta la spina dorsale dell’economia sarda. “Un tema affrontato sull’onda dell’emergenza”, ha sostenuto l’on. Agus, “si infrange sulle ridotte disponibilità finanziarie. In Commissione si è lavorato su un articolato omnibus, ma la Giunta con propri emendamenti ha inficiato il lavoro precedente. Apprezziamo comunque l’ulteriore sforzo dell’assessore Prato. Tutto questo però non basta e rischia di essere solo una pezza. Il comparto”, ha proseguito, “deve diventare l’industria primaria in Sardegna, con infrastrutture, viabilità, interconnessioni tra aziende. Incentivare l’industria agroalimentare può rappresentare l’alternativa al prossimo deserto industriale. Ma è necessaria una vera rivoluzione concettuale, dall’uomo-industria all’uomo-pastore. Per il latte, ad esempio, non è sufficiente la sola trasformazione in pecorino romano. La diversificazione”, ha aggiunto l’esponente democratico, “porta vantaggi, quindi il latte va trasformato in Sardegna. Così per la carne, per il grano duro, altra materia prima che non deve essere venduta così, ma trasformata, come nel caso del pane carasau, oggi esportabile su altri mercati”. Molto importante, per l’on. Agus, anche lo spirito ambientalista, che “ormai ci accomuna, con l’attenzione alle specificità e alla nostra identità, vero valore aggiunto delle produzioni agropastorali.Così come importante è anche il concetto della salvaguardia dei piccoli centri di campagna, in cui anche la vita familiare è più vera. Da oggi”, ha concluso, “può iniziare la era riscossa della Sardegna”.

L’on. Carlo Sechi (Comunisti-La Sinistra Sarda-Rossomori) ha affermato che risulta difficile intervenire dopo le modifiche apportate dalla Giunta. “Ma è necessario dare risposte per un settore così importante. La politica degli aiuti e dell’assistenza”, ha detto l’on. Sechi, “si è rivelata un fallimento, soprattutto se non viene supportata da un progetto complessivo. Oggi vi è il contributo di tutti per superare l’emergenza, ma poi serve quel progetto per il futuro, per non ripetere gli errori del passato. I problemi sono evidenti: costi dell’energia, costi dell’acqua, costi delle sementi, costi del lavoro, oltre ai problemi su commercializzazione e trasformazione. Ma pare che non esista una vera politica, un progetto da sottoporre al governo italiano. Alla crisi generale, si aggiunge quindi l’insularità e la crisi dell’attività agricola sarda, oltre allo spopolamento delle zone interne, alle scarse infrastrutture e alla carenza dei collegamenti”. L’on. Sechi ha proposto quindi di intervenire sulla diversificazione, soprattutto nei settori pastorale e caseario. “Privilegiamole piccole produzioni, più facili da commercializzare, vendere e consumare. In un mondo così tecnologicamente avanzato, non è possibile che la Sardegna non riesca a promuovere i propri prodotti tipici e genuini. Mentre potremmo aiutare il settore, prevedendo ad esempio il consumo di prodotti locali nelle mense. L’assessore Prato”, ha concluso, “ha fatto riferimento al sostegno da dare ai veri contadini e ai veri pastori. Sappiamo bene cosa è accaduto in passato, quando i veri operatori venivano penalizzati, con finanziamenti dati a chi non aveva nulla a che fare con quel mondo.”

Secondo Renato Lai (Pdl) occorre come primo obiettivo raggiungere un giusto prezzo del latte, e individuare le responsabilità della crisi che investono ambiti più ampi di quello istituzionale, che investono il mondo caseario – “che si pone come obiettivo quello di mantenere bassi i prezzi delle materia prime per garantire un alto margine di guadagno al mondo industriale” – ma anche quello dei produttori di latte che “pur riunendosi in cooperative, non sono riusciti a creare un cartello con capacità contrattuali”. Occorre pertanto, “ un serio aggiornamento dei metodi di produzione e commercializzazione, che potrà avvenire solo con il contributo di tutti”. Il segretario della Terza commissione indica come strada all’uscita dalla crisi quella che punta a stimolare i pastori a costituirsi in cooperative di lavorazione e produzione per difendersi dalla speculazione di un mondo globalizzato. In questo progetto – ha continuato – “la Regione deve ergersi a difesa di questo mondo che costituisce anche un a parte importante della nostra identità storica”. Mentre il ruolo del Consiglio sarà quello di “cercare punti d’incontro tra mondo caseario e industriale, sforzandoci per valorizzare la difesa di una realtà di produzione unica”. Il consigliere del Pdl ha invitato l’Aula a leggere gli emendamenti presentati dalla maggioranza in termini più sereni, ritenendoli “utili a rispondere alle esigenze del mondo agricolo e zootecnico nel suo complesso”, indicando nel rispetto dei tempi per l’approvazione della legge sulla agricoltura un “segnale” di quest’impegno.

In merito all’acquisto delle giacenze di pecorino romano invenduto, Lai ha sostenuto che occorre inquadrare la misura “in un contesto di crisi globale economica gravissima, che non può essere liquidato come un’operazione di mero assistenzialismo. Chi riceve gli aiuti - ha continuato - deve fare di tutto per convertirsi e rimodulare la propria presenza nel mercato. Credo sia questo il senso dell’accordo siglato”. Ha concluso infine sottolineando che “come rappresentanza politica abbiamo il dovere di ricordare ai produttori che il mercato è spietato e altri aiuti a pioggia potrebbero non esserci, se non si inizia ad andare nella direzione di una produzione di qualità”.

“Il settore dell’agricoltura e dell’allevamento rappresentano la cartina di tornasole dell’economia dell’Isola, anche per il peso sugli equilibri sociali”, ha esordito Giovanni Mariani (Idv) chiedendo che la politica regionale e nazionale intervengano con misure di sostegno alle imprese. Il segretario del Consiglio regionale fa un elenco delle misure che la Regione è chiamata a mettere in campo, dal contenimento dei costi legato al trasporto delle merci, alla promozione del consumo dei prodotti agro-alimentari locali e a filiere corta nella della ristorazione collettiva. L’ottica è quella del minor impatto ambientale e del consumo dei prodotti di qualità, “informando i consumatori sull’origine del prodotto, attraverso rendendo la tracciabilità; incrementando la vendita diretta dei prodotti agricoli regionali e il consumo di alimenti privi di Ogm”. Ha poi accennato al problemi del credito, denunciando le responsabilità di “una cieca politica regionale che ha promesso contributi a pioggia come forma di scambio elettorale, contribuendo a ridurre i nostri allevatori al ruolo di subalterni nei confronti degli istituti di credito”. Secondo Mariani “questi problemi non possono essere risolti nell’arco di una sola legislatura ma a seguito di riforme non solo settoriali ma anche istituzionali”.

Per l’on. Silvestro Ladu (PDL), siamo davanti alla peggiore crisi del mondo agropastorale della storia recente. “Ed è una crisi strutturale, con radici lontane, dovuta alle carenze infrastrutturali della Regione. Se questa è la causa”, ha affermato l’esponente della maggioranza, “ noi oggi dobbiamo mettere in discussione tutta la politica agricola degli ultimi decenni. Ci siamo affidati quasi esclusivamente alle risorse comunitarie, mentre saremmo dovuti intervenire in maniera strutturale, per rendere l’agricoltura competitiva sui mercati mondiali. Anche oggi dobbiamo valutare se le risorse vengono impegnate nel modo giusto e se riusciamo a spenderle nei tempi giusti, rapidi, immediati. Noi abbiamo costi elevati per tutto, ma quello che serve è una politica complessiva, per evitare distorsioni. Nelle ultime settimane”, ha aggiunto, “è stato fatto uno sforzo importante, mettendo in campo 143 milioni di euro. Una risposta importante, che premia l’impegno e la responsabilità delle parti, compatibilmente alle difficoltà odierne, sia per le risorse, sia per il patto di stabilità, sia per i vincoli della normativa europea. Ma l’agricoltura è ancora un settore portante, quindi noi dobbiamo lavorare per tenerla in piedi. Bisogna entrare nel merito, e capire che altri Paesi investono molto più di noi per sostenere agricoltura. E noi non lo stiamo facendo. Noi dobbiamo puntare ai prodotti di filiera: non basta la qualità, ma serve anche produrre quantità importanti, altrimenti non riusciremo ad entrare sui mercati. Oggi arriviamo ad un primo risultato, un primo passo importante”, ha concluso l’on. Ladu, “ma ora lavoriamo per fare una vera riforma, dopo aver ricomposto la frattura con le organizzazioni agricole”.

L’on. Luciano Uras (Comunisti-La Sinistra Sarda-Rossomori) ha parlato di una situazione ormai quasi definita per trovare una soluzione ai problemi del settore. “Ma perché ci troviamo in questa situazione?”, si è chiesto, “noi siamo di fronte al fallimento dell’ideologia che affida tutto al mercato. Ogni volta che un qualunque settore produttivo si trova in crisi, si vanno a chiedere soldi, aiuti finanziari, non politiche a costo zero. Le attuali acrobazie della Giunta sono dovute ai vincoli posti dal governo, che sono vincoli di spesa intollerabili. Parliamo di cifre. La regione ha oltre 9,4 miliardi di entrate previste di competenza, ma le risorse trasferite dallo Stato e finite materialmente nelle nostre casse sono appena 4,4 miliardi, 5 in meno. Di ciò che riscuotiamo” , ha aggiunto l’esponente dell’opposizione, “spendiamo 2,5 miliardi per sanità e sistema istituzionale, mentre all’occupazione, ad esempio, spettano appena 83 milioni. Praticamente il nulla. E alla fine dobbiamo affrontare i problemi con dotazioni finanziarie totalmente inadeguate. Rimaniamo disponibili ad un ragionamento serio su tutte le vertenze”, ha concluso l’on. Uras, “ma solo se saremo in grado di recuperare i fondi e le possibilità di spesa della Regione, oggi negate dal governo e da normative vincolanti. Chiediamo solo il rispetto delle leggi”.

“Davvero vogliamo costruire le condizioni per arrivare ad offrire al mondo delle campagne una buona legge?”, ha domandato Luigi Lotto (Pd), ricordando il lungo iter di una proposta di legge che definisce “pericolosa”, perché “a dei pastori che scendevano in piazza molto contrariati noi presentavamo una proposta che li faceva ridere se non piangere”. Lotto rileva che pur esistendo dei punti condivisibili, come l’accenno all’aggregazione dell’offerta, risultasse sbagliata l’individuazione dei soggetti, secondo “un atteggiamento di pregiudiziale negativa verso chi invece è deputato all’aggregazione, ossia il mondo della cooperative e dei produttori. In quel messaggio politico - ha continuato - si leggeva la difficoltà della Giunta ad interloquire con il mondo aggregato organizzato. È un errore che ha commesso l’assessore, che forse sta ancora commettendo, e che spero comprenda il pieno significato di ciò che dico”. Secondo Lotto non è possibile ignorare il fatto che come gli agricoltori siano organizzati nei loro sindacati anche le cooperative lo sono in delle centrali, che danno un supporto politico-organizzativo alla singola cooperativa. “Voler tagliare fuori queste centrali sarebbe come decidere di parlare singolarmente con ogni pastore e non con i loro rappresentanti. Significa - ha accusato il consigliere del Pd - falsare il confronto. Su questo, l’assessore e la Giunta debbono fare una seria riflessione e considerare che un mondo cooperativo riorganizzato e consapevole è un patrimonio per la nostra Regione e non un fastidio”. Ha poi aggiunto però che “oggi prendiamo atto che quell’errore è stato superato già in commissione e negli emendamenti presentati dalla Giunta”, e sottolineato che “il mondo dell’agricoltura deve diventare un sistema di imprese che sappia interloquire con quello globalizzato delle imprese, avendo la capacità di imporre i propri interessi”. Il segretario della Sesta commissione si è augurato che si arrivi un giorno a potere definire “tutti gli agricoltori dell’Isola, ricchi e non poveri”, denunciando l’esistenza in Sardegna e nella società in generale, “di un atteggiamento di critica, che non condivido, verso un settore che prova ad alzare la testa e camminare con le proprie gambe”.

Ha poi sostenuto che per far si che la Regione Sardegna possa essere considerata un interlocutore valido, debba dotarsi di strumenti e utilizzare quelli di cui si è già dotata, evidenziando in questa mancanza dei forti limiti. “L’obiettivo - ha concluso – deve essere quello di diventare interlocutori credibili, affinché un mondo in grande difficoltà intraveda negli atti della Regione una validità”.

Secondo Giuseppe Cuccu (Pd) “i problemi posti all’attenzione dell’Aula oggi non sono pochi e vengono da lontano. Se negli anni e nei decenni si sono succeduti Presidenti e assessori ma i temi restano sempre gli stessi, probabilmente un motivo c’è e non penso si possa dire che siano stati tutti incapaci”.

I consigliere del Pd ha riconosciuto quindi l’esistenza di problemi di natura più ampia, riguardanti le dinamiche dei mercati mondiali, ma ricordando che in un Paese caratterizzato dal libero mercato come quello americano, l’agricoltura viene tutelata e difesa. “Forse perché – ha spiegato - è ritenuta un settore primario, di cui non potere fare a meno, visto che dobbiamo pur mangiare. Essendo un settore indispensabile – ha continuato - non è forse più un settore economico, inteso come produttore di ricchezza. Non dobbiamo aver paura a dire che va assistito, aiutato e sostenuto”. Secondo Cuccu condividere queste considerazioni non vuol dire però “sottrarsi alla sfida del contingente, provando a dire ciò che va fatto”. Come primo intervento proposto dal componente dell’ Ottava commissione c’è quello della necessaria attuazione delle leggi approvate dal Consiglio regionale. “Saranno poca cosa, ma se attuate incominceranno a dare qualche risposta”. Cuccu accusa infatti l’assessore Prato di “lamentarsi in giro” invece di preoccuparsi di attuare le leggi, consigliandogli di “incominciare a farlo per poi correggere quello che non va”.

“Misure nuove vanno poste in essere per affrontare la crisi perché l’inerzia produce danni”, ha accusato ricordando che “un intervento sulle giacenze fatto in primavera sarebbe stato tempestivo e avrebbe dato respiro a un mercato intasato. Per cinque mesi non si è parlato altro che della crisi della Giunta. Lei assessore dov’era?”. Cuccu ha chiesto chiarezza all’assessore, precisando che il Pd non ha preclusioni di nessun genere ma chiedendo che si sappia quali sono le soluzioni messe in campo dagli emendamenti perché non si è disposti a dare “deleghe in bianco alla Giunta”. “Noi abbiamo dato il nostro contributo in commissione e vogliamo darlo in aula – ha concluso - ma non vogliamo essere vostri complici”.

L’on. Pietro Pittalis (PDL) ha criticato l’atteggiamento di alcuni esponenti della minoranza. “Mi sarei aspettato”, ha affermato, “un contributo costruttivo su un tema che dovrebbe unire. Invece ho notato già in apertura alcune richieste stravaganti, per sospendere i lavori, come se il popolo delle campagne abbia tempo da perdere. Forse si tratta di una polemica in funzione anti-assessore e anti-maggioranza. Tutto è lecito, ma non vi sono proposte. Dopo le politiche davvero disastrose dell’ex assessore Foddis e del centrosinistra”, ha proseguito l’on. Pittalis, “vi dimenticate le manifestazioni del 2006 e 2007, con livelli più alti di oggi? Ricordate cosa disse Soru? Non fece nulla per incontrarli e si parlava già allora di una crisi senza precedenti. Ma anziché convocare un tavolo, fece una conferenza stampa. Oggi, però, criticate questa maggioranza. Noi”, ha proseguito l’esponente del centrodestra, “non avremmo voluto ricordare i vostri errori del passato, i soldi persi, ma dobbiamo portare nuovamente questi fatti alla vostra attenzione perché voi impostate un dibattito basato sul pregiudizio di gettare fango su Giunta, assessore e maggioranza. Oggi stiamo impegnando risorse vere, per misure concrete. Si vuole mettere in discussione quanto previsto, ma senza proporre nulla di alternativo. Non sono risorse inadeguate, ma è ciò che si può fare. Perciò, basta con le bugie per sminuire il lavoro che si sta facendo. Lavoriamo insieme per capire cosa si può fare di meglio e di più”.

Con l’intervento dell’on. Pittalis i lavori della mattinata si sono conclusi. La Presidente del Consiglio Claudia Lombardo ha comunicato che i lavori riprenderanno alle 16. (FINE)