CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 148 dell'11 ottobre 2010

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In apertura di seduta la commemorazione del caporalmaggiore Gianmarco Manca. Lavori del Consiglio sospesi per 5 minuti in segno di lutto.

Cagliari, 11 ottobre 2010 – Il consiglio regionale ha commemorato il caporalmaggiore Gianmarco Manca, il giovane militare di Alghero rimasto ucciso sabato in un attentato in Afghanistan. Di seguito l’intervento della presidente del consiglio regionale Claudia Lombardo:

"Colleghi,
un altro giovane soldato sardo si è immolato ai valori della Patria e della democrazia.
La Sardegna piange la scomparsa del caporalmaggiore di Alghero Gianmarco Manca che ha perso la vita sabato in un attentato messo a segno dai talebani durante una missione in Afghanistan.
Gianmarco Manca aveva 32 anni, era un ragazzo che aveva scelto di partecipare a una missione di pace non solo per ragioni professionali ma anche per aiutare popolazioni più sfortunate.
Ma il suo spirito di abnegazione è stato stroncato da una bomba che non ha lasciato scampo a Gianmarco e ai suoi tre colleghi che si trovavano con lui nel mezzo blindato.
Un attentato vigliacco che ci fa capire che l’ondata di violenza non accenna a placarsi.
E il tributo che la Sardegna paga diventa sempre più pesante. Troppe croci, troppi lutti, troppi giovani ragazzi hanno perso la vita in nome di una pace che sembra sempre più lontana.
E’ ancora vivo il ricordo del primo maresciallo Mauro Gigli, 41 anni di Sassari, ucciso da un ordigno nei pressi di Herat, e del caporalmaggiore della Folgore Matteo Mureddu di Solarussa caduto a Kabul o degli altri quattro militari sardi uccisi dal 2003 mentre erano in missione all’estero.
Oggi è un altro giorno di grande dolore. Siamo attoniti e impotenti di fronte a un’altra tragedia così grande.
Ma la nostra sofferenza deve servire anche per riflettere sul modo di evitare che queste morti si ripetano.
I nostri soldati devono portare avanti la loro missione di pace in condizioni sempre più sicure.
Siamo stanchi di celebrare giornate come questa e di tentare di elaborare un lutto che colpisce l’intera Sardegna.
Perdere la vita a 32 anni è inaccettabile e non può esserci spiegazione che valga ad attenuare il dolore.
Oggi il Consiglio regionale rende omaggio a Gianmarco Manca. Lo ricordiamo e lo ringraziamo per la professionalità con cui ha portato avanti la sua missione, per l’ abnegazione e per il suo spirito di sacrificio.
Il suo ricordo resterà indelebile non solo per la sua famiglia, per i suoi amici, per i suoi colleghi, ma per l’intero popolo sardo.
Alla famiglia del Caporalmaggiore Gianmarco Manca, alla mamma e alla sorella, giunga il più profondo cordoglio da parte dell’intero Consiglio regionale.
Sospendo i lavori del Consiglio per 5 minuti in segno di lutto."

I lavori sono stati sospesi.

Il giuramento degli assessori tecnici

Alla ripresa dei lavori la presidente, dopo aver comunicato la nuova giunta, ha fatto giurare gli assessori tecnici (La Spisa, Prato, Crisponi, Sannittu, F. Manca , Liori, Carta). Subito dopo il giuramento sono stati chiesti dieci minuti di sospensione e i lavori sono stati sospesi.

Dichiarazione del presidente della Regione sulle motivazioni della revoca delle deleghe assessoriali e sulla situazione politica

Alla ripresa l’on. Steri (udc) ha chiesto alla presidente di sospendere i lavori perché alcuni consiglieri non potevano entrare in Consiglio regionale a causa di una manifestazione. La presidente ha ricordato che l’aula poteva essere sospesa solo per mancanza del numero legale.

L’on. Steri (Udc) ha chiesto formalmente una sospensione e ha sottolineato che nel caso i lavori proseguano il gruppo Udc abbandonerà l’aula per motivi politici.

Sulla proposta di sospensione è intervenuto, contro, l’on. Bruno (Pd). “Siamo contrari – ha detto – a un’altra sospensione. Non vediamo piuttosto il presidente della Regione che deve riferire i motivi che hanno portato alla crisi e al ritiro delle deleghe”.

A favore è intervenuto, invece, l’on. Pittalis (Pdl) che ha detto che non c’è nessuna manovra dilatoria e nessuna volontà di perdere tempo. L’intervento dell’on. Pittalis è stato interrotto da alcune polemiche e la presidente ha sospeso i lavori per qualche minuto.

Alla ripresa, essendo entrati in aula i consiglieri e il presidente della Regione, bloccati fuori dal palazzo dai manifestanti, la presidente Lombardo ha detto che la richiesta di sospensione era decaduta.

L’on. Pittalis ha chiesto la verifica del numero legale .

Essendo presente il numero richiesto è intervenuto il presidente della Regione che ha detto che con il giuramento degli assessori inizia la “fase due” di questa legislatura. Il presidente Cappellacci si è soffermato a lungo sulle criticità nate nel periodo della crisi su una presunta situazione di stallo che si è creata in Sardegna. Il presidente ha letto in aula un lungo elenco di provvedimenti adottati dalla giunta nel mese di settembre. E’ solo un esempio di quello che abbiamo fatto – ha detto – non c’è stato nessuno stallo. Il confronto non ha rallentato l’attività di questo esecutivo. Io credo che siano destituite di fondamento le teorie secondo le quali in questi tre mesi l’attività della Sardegna sia stata bloccata a causa della crisi. Così non è stato. Abbiamo cercato di mettere a punto una squadra migliore possibile, anche con rappresentanti eletti dal popolo. Questa squadra di governo è in continuità rispetto alla precedente giunta, la fortifica ed è stata messa insieme apposta per affrontare le sfide difficili. Abbiamo necessità di fare le riforme, concentriamoci sui problemi veri della Sardegna. Il presidente Cappellacci ha ricordato all’Aula che giovedì è stata convocata la conferenza Stato- regione, per questo motivo credo che la riunione prevista del Consiglio debba essere rinviata.

L’on. Antonio Solinas (Pd) chiede di intervenire per avere chiarimenti sulle lettere inviate il 24 febbraio al presidente Ugo Cappellacci, alla presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, e all’assessore all’Agricoltura, Andrea Prato, per acquisire atti sulla Società bonifiche sarde, relativi a bilanci ed elenchi delle cause in corso.
“Non ho ricevuto alcuna riposta – ha dichiarato Solinas – nonostante una richiesta di sollecito presentata il 23 giugno scorso, in aperta violazione dell’art.105 del regolamento che sancisce il diritto dei consiglieri regionali di avere accesso agli atti. Passati 8 mesi - ha continuato - inizio a pensar male. Non vorrei che dietro la mancata concessione di accesso agli atti si nascondesse qualcosa di più grave”.
La presidente Lombardo ha ricordato all’on. Solinas che la competenza in questo ambito spetta alla Commissione di verifica. Ha inoltre precisato di essersi attivata per comunicare alla suddetta Commissione la richiesta avanzata dal consigliere del Pd, ribadendo infine che “sarà mia premura verificare che questo avvenga”.

E’ poi intervenuto il capogruppo del Pd in Consiglio, l’on. Mario Bruno, che ha esordito ricordando che “27 consiglieri regionali hanno voluto il dibattito odierno, per riportare nella sede propria una crisi ancora aperta”, e accusato il Presidente della regione di aver revocato un’intera Giunta senza informarne l’Aula.
“Quest’Assemblea, – ha continuato Bruno - che è anche organo di indirizzo e programmazione, vuole verificare se ci siano le condizioni per continuare a mantenere in piedi questa Giunta”. Il consigliere di opposizione si è poi rivolto al presidente Cappellacci, sottolineando la gravità di avere annullato “la collegialità di uno dei suoi organi” e ha chiesto che siano resi noti i decreti firmati in quei quattro giorni. Secondo Bruno, si è messo in campo un “espediente senza successo per risolvere la crisi regionale” che rappresenta inoltre “un grave precedente”.
“Con la mozione di sfiducia e quella sull’eolico – ha continuato - abbiamo mostrato che il Presidente avesse in realtà come riferimento altri poteri, che corrispondono al vertice nazionale del suo partito, ma non solo”. I “grandi assenti” nella nuova Giunta sono le leggi – “a parte qualche finanziaria e un piano casa è stato approvato e corretto poco altro”, mentre i punti deboli del governo Cappellacci sono denunciati dalla perdita dei fondi Fas, dal caso G8, dai lavori fermi nella Sassari-Olbia, dalla mancata difesa dell’art.8 dello Statuto, “tutti elementi che dimostrano che siamo al traino di un Governo nazionale che non pensa alla Sardegna”.
Il nodo politico è chi governa, chiede il capogruppo del Pd: “I partiti? I consiglieri regionali? O un presidente che ha i piedi in Sardegna e la testa a Roma?”, sottolineando inoltre come il malcontento sia diffuso anche tra le file dei suoi alleati, “che hanno chiesto in quest’Aula più trasparenza”. Pertanto, “questo non è il momento del compitino difensivo - ha dichiarato il consigliere dei opposizione rivolgendosi al capo del governo –“ma quello della svolta, se ne siete capaci”. Bruno ha poi stigmatizzato la decisione di Cappellacci di escludere le donne dalla nuova Giunta. “L’abbiamo definita una giunta scandalo pensata secondo regole di 25 anni fa che permettono che il potere passi in mano ai partiti e ai capi-corrente. In questo meccanismo sembra rimanere saldo il solo Presidente, che rilancia slogan senza far seguire i fatti”. L’opposizione ha chiesto al governatore che si impegni a varare una strategia sui trasporti, in primis per ciò che riguarda un “vero sistema aeroportuale sardo” e che renda conto dell’erogazione dei contributi dell’Agenzia regionale Sardegna promozione, dell’abbattimento delle liste d’attesa della sanità “senza creare altri centri di potere”, così come della realizzazione di nuovi ospedali secondo quanto stabilito nel piano regionale.
“Per la Sardegna si prospettano 150 milioni di euro di tagli, senza che si abbia la certezza di ricevere le entrate previste dall’ art.8. E’ possibile che tutto ciò avvenga nel clima che viviamo oggi in questo Consiglio? Lei ha presentato una Giunta ma non ha risolto una crisi che dura da 18 mesi, e a cui è seguita la sconfitta del suo partito alle amministrative”. Bruno ha infine promesso che il gruppo politico non porterà avanti “un’opposizione pregiudiziale, se gli interessi della Sardegna saranno messi al primo posto, a partire dall’unità delle riforme”, ma ha anche avvisato che non sarà disposto “a fare sconti a nessuno”. “Faremo un’opposizione dura e intransigente, per arrivare il prima possibile a nuove elezioni che possano permettere di dimenticare il momento più buio dell’Autonomia”.
L’on. Giuseppe Cuccu (Pd) ha esordito sottolineando l’assenza delle donne nella nuova Giunta ed esprimendo il proprio appoggio alla collega Francesca Barracciu “quando ipotizza dubbi sulla legittimità di tale composizione”. Ha pertanto domandato al presidente Cappellacci se “al di là dell’aspetto formale, non avesse avvertito la necessità politica di avere un’adeguata rappresentanza sociale” nella sua giunta. “Siamo qui oggi per verificare la coerenza della sua azione rispetto al programma presentato agli elettori. Dal marzo 2009 sono passati 18 mesi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Lei allora fece un’analisi della crisi che investiva la nostra Isola e si impegnò a introdurre un nuovo modello che restituisse dignità al personale regionale. Si chieda se l’ha fatto. Io penso che lei conosca la riposta e che la possa trarre dai numeri impietosi della crisi”. Cuccu ha condannato “il ricorso costante agli ammortizzatori sociali” e la scelta di riconfermare Andrea Prato all’assessorato all’Agricoltura – “nonostante le richieste di sostituzione avanzate da tutti, anche dalla maggioranza” -, così come il rischio commissariamento della nostra sanità
“Siamo preoccupati – ha continuato - del silenzio assordante della sua Giunta su i problemi di una scuola in affanno”, e ha chiesto che sia aperta una vertenza nazionale “per riqualificazione il sistema regionale della pubblica istruzione che riconosca le peculiarità del territorio sardo”. “La maggioranza politicamente non esiste più e il tentativo portato vanti dalla maggioranza di bloccare questo dibattito è la dimostrazione che i problemi non sono risolti. Una maggioranza che ha cuore le sorti della sua gente accelera e non rallenta”.

L’on. Franco Sabatini (PD) ha innanzitutto fatto gli auguri alla nuova Giunta. “Ne ha bisogno”, ha affermato, “al di là delle posizioni politiche. L’opposizione solitamente attacca la maggioranza su quello che fa. Noi invece dobbiamo attaccarvi per tutto quello che non avete fatto. Siete una maggioranza contrassegnata dall’immobilismo. Ecco perché siamo intervenuti per denunciare un vuoto. Ci avete accusato di fare pura demagogia, ma cosa dovrebbero dire gli insegnanti, i precari, i disoccupati, i pastori? Voi stessi avete fatto numerose dichiarazioni negative sul vostro anno e mezzo di governo. Diciotto mesi di disastri”. “Noi”, ha aggiunto l’esponente del Partito Democratico, “abbiamo solo constatato il fallimento della vostra Giunta. Avevate promesso un cambiamento radicale, ma non c’è alcun cambio di passo. Vi è invece una forte similitudine con il governo nazionale: tutte le aperture di credito al premier Berlusconi, da parte di sindacati e confindustria, si sono risolte in un nulla di fatto. Ora giungono solo critiche, come per lei in Sardegna. Lei non ha fatto nulla e ora si trova davanti a contestazione generale. E che cosa fa?”, si è chiesto l’on. Sabatini, “promette un rilancio che non c’è. La nuova Giunta, infatti, ha creato più insoddisfazione e nuove tensioni in maggioranza. Il suo racconto non convince né noi, né la sua stessa maggioranza. Ma nonostante ciò, noi continueremo a lavorare con senso di responsabilità, per indicare soluzioni ai tanti problemi della nostra società sarda”.

È quindi intervenuto l’on. Paolo Maninchedda (Psd’az). “Il Presidente della Regione e i consiglieri devono lavorare entrambi per la Sardegna, ma con ruoli e responsabilità diverse. Col presidenzialismo”, ha affermato l’esponente sardista, “il fare, o il non fare, sono sottratte ai consiglieri e affidate ai Presidenti delle Giunte. Vorrei le fosse chiaro che un consigliere che si rispetti ha una sola paura: essere considerato complice del non fare o del fare male, senza aver commesso questi errori. Dinanzi a difficoltà delle maggioranze”, ha proseguito l’on. Maninchedda, “c’è chi tenta di gestire la voglia di potere dei consiglieri col gioco del bastone e della carota. L’effetto di questa gestione, è l’inflazione, con un innalzamento dei prezzi di tali richieste, con alla fine l’impossibilità di soddisfarle, fino a cedere quote di potere e responsabilità ad altri. Anche lei ne ha ignorato le radici politiche della crisi, affidandosi ad altre alchimie. Ma a me interessano le radici vere. Innanzitutto, l’adeguatezza delle risposte ai problemi della gente. Abbiamo una visione chiara sulla divisione delle risorse fiscali ed europee? Come si pone la Sardegna di fronte al governo nazionale? Nell’epoca del federalismo, si deve avere visione strategica di come affrontare il governo nazionale”, ha aggiunto l’on. Maninchedda, “Per noi i costi standard sono una rovina che intacca anche l’indipendenza, per noi sardisti fondamentale. Poi lei ha responsabilità dirette, su cui le chiediamo risposte, come sui residui, tema sul quale noi abbiamo idee e vorremmo confrontarci con lei. Oppure, sulla burocrazia: lei cosa intende fare, concretamente? Per noi la politica della comunicazione, piuttosto che dei contenuti, ha uno scarso respiro. Però io, da consigliere, sono responsabile agli occhi degli elettori al pari suo, che decide. Tutto ciò è difficile da sostenere politicamente, anche perché è stata fatta passare come una richiesta di potere di sardisti e riformatori. Cosa risultata non vera, ma portata avanti dai mass media. Manteniamo tutte le nostre perplessità sulla soluzione della crisi e sulle scelte attuate. Ma i problemi urgenti vanno affrontati ora, con chi c’è. Una fuga sarebbe impossibile. Per questo il Psd’az rimane nella compagine di governo, purchè i problemi vengano aggrediti.”

Per l’on. Moriconi (Pd) la giunta Cappellacci bis non è un semplice turn-over, è una mera verifica interna, ed è il frutto del giudizio negativo dei sardi sull’operato dell’esecutivo. “Questa situazione non è un problema della vostra maggioranza – ha continuato l’esponente del Pd - è un problema dei sardi. Ogni volta che c’è crisi voi vi trincerate dietro la demagogia”. Per Moriconi c’è bisogno di un governo forte e autorevole che risolva i problemi della Sardegna. Il vostro “rimpastino” è un’operazione di tipo estetico, ma la Sardegna ha bisogno di un cambiamento radicale per arrestare il declino drammatico della nostra Isola. Questi primi 19 mesi di governo sono stati un fallimento. Proviamo – ha concluso - a costruire un fronte unitario per fronteggiare le gravi emergenze della nostra isola. Presidente venga più spesso in questa aula, non solo per rispetto istituzionale ma anche per onorare il suo impegno solenne di essere il presidente di tutti i sardi, anche delle minoranze.


L’on. Ben Amara Radhouan (Sinistra sarda – Comunisti – Rossomori) ha detto che in atto c’è una soffocante crisi politica che perdura da oltre 19 mesi. Da quando la destra ha preso il potere - ha aggiunto - la crisi ha preso posizione. Il vero nodo da risolvere è quello dei rapporti tra comuni e regione, tra cittadini e regione. Per Ben Amara la nuova giunta regionale è un’altra versione dell’esistente e dell’eccedente che interagisce mediante procedure parcellizzate, Ma si può dare il nome “nuovo” – ha chiesto - a questa giunta che è incerta e caotica? Questo rimescolamento non ha certo risolto le tensioni. I bisogni dell’isola sono tanti, l’azzeramento della giunta non ha risolto i problemi. C’è stata una vera e propria spartizione. Ben Amara è stato molto critico anche sull’assenza delle donne in giunta. La democrazia comincia a due – ha sostenuto -non c’è democrazia senza condivisione. La differenza più importante è quella di genere. Non è possibile che in giunta non ci sia neanche una donna. La democrazia deve iniziare dai due generi. Ben Amara ha ricordato che la Sardegna è la regione più precarizzata d’Italia e che la precarizzazione del lavoro porta con sé la precarizzazione sociale. Noi dobbiamo optare – ha concluso - per l’economia della conoscenza, è l’unico modo per uscire dalla crisi.

L’on. Antonio Solinas (PD) ha innanzitutto espresso auguri sinceri per la nuova Giunta regionale. “Sono però passati 18 mesi dall’insediamento di questo Consiglio regionale. E la situazione è allarmante, oggi più di ieri. Le prossime settimane e i prossimi mesi saranno decisivi: federalismo fiscale, fondi Fas, chimica, trasporti, metallurgico, entrate, scuola. Tanti i problemi sul piatto. Qual è stata la sua risposta?”, ha aggiunto, rivolgendosi al presidente Cappellacci, “Cambiare alcuni assessori, per risolvere una crisi tutta vostra. Oggi state dando ragione alle nostre osservazioni e preoccupazioni, certificando il vostro fallimento, sia amministrativo che politico. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Nel PDL l’on. Artizzu ha aderito a FLI e non può ottenere posti di potere, Forza Paris non è soddisfatta, l’on. Sanna ha confermato il no alla finanziaria, l’on. Cuccureddu ha espresso più di una perplessità, sardisti e riformatori non hanno indicato propri rappresentanti in Giunta e sono di fatto fuori dalla maggioranza. Si tratta quindi di una Giunta provvisoria, non adeguata ai problemi della società sarda. L’esempio più calzante riguarda la crisi della pastorizia sarda. Con la riconferma dell’assessore all’agricoltura”, ha concluso l’on. Solinas, “ci costringete a presentare una mozione di sfiducia per l’assessore. Presidente, faccia prima gli interessi dei sardi e poi quelli del suo partito. In caso contrario, ammetta di aver sbagliato ad accettare l’incarico”.
La seduta è stata quindi sospesa dalla Presidente Lombardo, dopo la richiesta della convocazione di una riunione dei capigruppo, da parte dell’on. Luciano Uras (Comunisti-La Sinistra sarda-Rossomori) e dell’on. Mario Bruno (PD). La seduta riprenderà alle 15.30.