CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 140 del 23 settembre 2010

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Il dibattito generale sulle riforme

Cagliari, 23 settembre 2010 – I lavori si sono aperti sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo.
Il primo consigliere a intervenire nel dibattito generale è stato l’on. Antonio Solinas (Pd) che ha chiarito subito che il Partito Democratico in materia di riforme non intende sottrarsi al dialogo. Mai come ora – ha detto - il governo regionale appare tanto subordinato a Roma. Si vede dalla vertenza entrate e dai tagli al mondo della scuola. E’ evidente che in una situazione come questa occorre liberare la nostra regione dal “ricatto governativo di turno” riportando il dibattito Stato-Regione nel rispetto delle regole. Per questo si sente fortissima l’esigenza di riscrivere lo Statuto verso l’inevitabile modello federale. Come PD – ha aggiunto Solinas - accettiamo la sfida del federalismo. Ma tutto dovrà fondarsi sul riconoscimento del principio di uguaglianza. Sarà necessario, pertanto, attivare il meccanismo del riequilibrio e poi puntare sulle peculiarità delle singole regioni. Antonio Solinas ha detto che la prima tappa è la riscrittura dello Statuto. Allo Statuto andrà collegata una legge statutaria dove dovrà essere stabilito un rapporto con le autonomie locali per evitare il centralismo regionale. Solinas ha chiuso il suo intervento auspicando che il dibattito si concluda con un percorso unitario sulla strada delle riforme.
L’on. Capelli (Udc) è stato molto critico per l’assenza in aula del presidente della Regione Cappellacci. In aula stiamo parlando di storia, indipendentismo, autodeterminazione, autonomia. Stiamo usando parole forti - ha aggiunto – ma sono più pesanti le assenze. Come facciamo – ha chiesto - a coinvolgere il popolo sardo se la stessa Aula del Consiglio è distratta? Che autorevolezza abbiamo? Tutte le “rivoluzioni” sono guidate solo da chi ha l’autorevolezza per guidarle. Capelli ha fatto appello all’unità. “In una materia come questa – ha aggiunto – non si possono fare distinguo tra maggioranza e minoranza. Ognuno di noi rappresenta un pensiero e deve confrontarlo con gli altri rappresentanti del popolo”. L’Autonomia non è stata applicata anche per la responsabilità di una classe dirigente che per decenni non ha saputo applicare l’autonomia prevista dallo statuto. Mi chiedo: siamo all’altezza di guidare tale rivoluzione democratica? Ad oggi il mio giudizio non mi porta ad essere ottimista. Le assenze in un momento così importante non mi fanno ben sperare. Dobbiamo conquistare l’autorevolezza. Oggi fare politica è letto in modo negativo. C’è una diffidenza nel rappresentarci alla gente. Per quanto riguarda il metodo, l’on. Capelli ha ribadito che l’Udc ha portato avanti la tesi dell’Assemblea Costituente. Noi crediamo – ha detto - che sia una via importante anche se è la via più difficile sulla quale trovare l’unità. Perché l’assemblea costituente non può essere decisa a maggioranza. Si è anche parlato – ha aggiunto - di ampliare la Prima commissione oppure di costituire una commissione speciale con rappresentanza paritetica delle forze presenti in Consiglio. Questo è un percorso che potrebbe essere iniziato molto presto. In cinque mesi questa commissione speciale paritetica potrebbe produrre la proposta di un nuovo Statuto a quest’aula. Uno statuto che dovrà marcare in maniera importante l’autonomia e che porti a una sorta di indipendenza della nostra regione. Ma per arrivare a questo la mente e il cuore dei sardi devono esprimere questa volontà. Quest’aula ha bisogno di impegnarsi su due fronti: un momento ordinario e un momento costituente legislativo che pensi al futuro. Il consiglio deve dare risposte concrete.
L’on. Giuseppe Luigi Cucca (Pd) ha detto che in questo dibattito, che dovrebbe rappresentare un momento storico, il presidente della Regione non può mancare. Parlare di riforme, di autonomia, di Statuto – ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio regionale - non può essere una pura esercitazione oratoria ma deve portare a risultati concreti. Per Cucca questa occasione “è da non perdere” perché il treno del federalismo, quello voluto dalla Lega, è in corsa e arriverà a destinazione nel maggio 2011. Non abbiamo molto tempo per decidere quanta autonomia vogliamo e come vogliamo sia attuata. La nostra autonomia è inesistente , è limitata a pochi settori tra loro non connessi. Attualmente ci manca la possibilità di decidere e di avere l’ultima parola. Per avere dei risultati concreti non è utile che si contrappongano maggioranza e opposizione. Il sentiero che dobbiamo seguire – ha affermato Cucca - è la coesione. Dobbiamo partire da un punto fermo: noi viviamo in totale subordinazione nei confronti dello Stato. Dobbiamo essere tutti insieme concentrati sull’obiettivo che è quello di raggiungere la maggiore autonomia possibile, il più alto grado di determinazione. Ma i risultati si avranno solo se tutti saranno uniti sotto un’unica bandiera autonomistica. Per il consigliere Pd 80 consiglieri regionali chiamati a partecipare alle scelte valgono più di un parlamento nazionale. Naturalmente il processo delle riforme non può prescindere da un totale coinvolgimento del popolo sardo. Cucca ha affermato di essere affascinato dall’idea dell’Assemblea costituente, ma il tempo non permette di istituirla. Per il vicepresidente sarebbe più semplice un ricorso all’Assemblea costituente del popolo, cioè un’assemblea di popolo che porterà il dibattito vicino ai nostri concittadini. In questa assemblea le rappresentanze degli enti locali dovranno avere un ruolo primario nella riscrittura dello Statuto. Sono d’accordo – ha detto ancora Cucca - anche sull’istituzione di una commissione speciale e sul ricorso al referendum per sottoporre al vaglio popolare il lavoro di riscrittura dello Statuto. Inoltre, per quanto riguarda il federalismo fiscale, Giuseppe Luigi Cucca ha detto di attendere con curiosità la discussione sull’argomento per conoscere come la Sardegna possa organizzarsi con le proprie risorse. In tempi brevi – ha aggiunto - le soluzioni mi sembrano difficili. Io faccio fatica a immaginarmi uno scenario del genere perché ho giurato fedeltà alla Costituzione. L’obiettivo primario è quello di arrivare al massimo dell’autonomia possibile nell’ambito dell’articolo 117 della Costituzione.
E’ poi intervenuto l’on. Gian Vittorio Campus (Pdl) che ha esordito definendosi “fuori dal coro” per la sua incapacità di cogliere la storicità del momento sottolineata dagli altri consiglieri nei precedenti interventi. “Ho l’impressione che ce la stiamo cantando e ballando da soli. Fuori la Sardegna non ci segue”, ha dichiarato il componente della I e VII commissione, rintracciando nella poca “credibilità” della politica regionale la disillusione del popolo sardo e la scarsa attenzione che i quotidiani locali stanno dedicando alla riscrittura dello Statuto.“Non riusciamo ad avere credibilità sulla straordinaria amministrazione perché non siamo stati capaci di essere credibili nell’ordinaria”, ha accusato Campus, precisando che la riscrittura dello Statuto “è un’opera titanica per un Consiglio che finora ha prodotto solo delle buoni leggi finanziarie”. Per il consigliere del Pdl prima di cercare “nuovi e più ampi poteri”, il Consiglio è chiamato a rispondere sulla “riforma di enti e sanità e sulla nuova legge elettorale", anche perché "siamo l’unica regione che non si è data una legge statutaria". Pertanto, non sarebbe necessario confrontarsi "né con Roma né con la Padania né con l’Europa per rendere questo Consiglio un organo legislativo efficace”. Campus chiede “opportune modifiche” del Regolamento affinché la nostra regione da ente assistenziale “da cui farsi assumere e mantenere” diventi “un ente esecutivo, una fonte di sviluppo e reali prospettive”. “Mettiamoci al passo con la realtà – è stato il suo monito conclusivo - e poi potremmo dimostrare di essere preparati ai nuovi progetti futuri”.
“In questi giorni in cui si dibatte sulle riforme le tribune dell’aula sono vuote, deserte. È un segnale”, ha esordito nel suo intervento il consigliere del Pd Francesco Sabatini, spiegando come il disinteresse della classe politica si rifletta anche sulla società sarda che “da anni sente parlare di riforme e statuto, di autonomia, di sovranità” ma il risultato è un “nulla di fatto”. “Possiamo rianimare questo dibattito?”, ha domandato il componente della III commissione, precisando che il risultato dipenderà unicamente dalla passione con cui la discussione sarà affrontata all’interno dell’aula. Una responsabilità che ricade anche sul presidente della Regione "che c’è e non c’è, e quando c’è fa altro”. Sabatini ha chiesto “di non disperdersi in un discussione ideologica” per costruire un progetto comune di riforme, che non possono essere attuate “a colpi di maggioranza”. In merito alla nuova Carta, l’opinione è che debba riconoscere “i nostri valori identitari” senza limitare “lo sviluppo economico”. Il motto del consigliere del Pd è stato: “Massimo dell’autonomia e della sovranità possibile”. “C’è l’urgenza che la riscrittura del nostro Statuto avvenga in un tempo non eccessivamente lungo. Per noi firmatari della mozione n. 88 quattro mesi sono sufficienti”, ha precisato Sabatini, ponendo come condizione necessaria all’attuazione della riforma “l’istituzione di una commissione speciale paritetica, con il coinvolgimento della società sarda, di specialisti, degli enti locali e del mondo accademico”. Infine, si dovrà sottoporre la proposta a referendum consultivo.
L’on. Pittalis (Pdl) ha sottolineato, rispondendo alle critiche sulla assenza in aula del presidente della Regione, che il capo dell’esecutivo è rappresentato dall’assessore alle Riforme. Nel passato – ha detto Pittalis - ero convinto che l’Assemblea costituente fosse lo strumento più adeguato. Ma i tempi non ce lo permettono. L’importante è ora studiare una soluzione che ci consenta di riscrivere lo Statuto nel più breve tempo possibile. Sono d’accordo – ha aggiunto - anche sul referendum proposto dall’on. Sabatini. Ciò che conta, però, è capire come e con quale risorse possiamo esercitare la nostra autonomia. Se davvero vogliamo impostare una vera stagione delle riforme dobbiamo abbandonare i pregiudizi. Siamo di fronte a una serie di occasioni perdute che ci fa riflettere sulla reale volontà riformatrice della classe politica sarda. L’importante è ora recuperare il tempo perduto e trovare un punto di convergenza da cui partire. Per Pittalis è importante mettere mano anche al federalismo degli enti locali, definire meglio la carta delle autonome degli enti locali, procedere e dare immediata attuazione al decentramento amministrativo e riflettere sul ruolo delle province.
L’on. Edoardo Tocco (Pdl) ha detto che la gente che sta fuori non ha capito l’importanza di questo dibattito. Credo sia il caso di coinvolgere il più possibile anche i nostri concittadini sardi. Per Tocco è il momento di abbandonare ogni vessillo personale e di produrre un documento unitario. Il consigliere del Pdl ha ricordato che in senato c’è già una proposta presentata da alcuni senatori tra cui Piergiorgio Massidda. Questa proposta, elaborata dal professor Francesco Cesare Casula, potrebbe essere un primo passo. Raccordiamoci con i nostri senatori e i nostri parlamentari, solo così possiamo farci sentire anche a Roma. In questo momento dobbiamo procedere – ha concluso - tutti uniti.
L’intervento dell’on. Soru (Pd) si è aperto con alcuni quesiti: è più importante discutere della finanziaria o discutere di Statuto? Queste due discussioni sono diverse? Se nella Finanziaria presentata ieri ai sindacati , ha detto l’ex presidente della Regione, ci sono 700 milioni in meno forse è anche dovuto al fatto che questa discussione sulle Riforme non si è ancora conclusa e che quindi non ha dato ancora i risultati sperati. Dunque, per Renato Soru questo dibattito è importantissimo: “Non so se sia un momento storico, ma vale la pena di parlare di riforme perché è nostro dovere, entro maggio, riscrivere lo Statuto prima che il percorso del federalismo fiscale arrivi a compimento.” Per Soru tra le parole autonomia e indipendenza è necessario trovare un momento comune. Non siamo così distanti. Nella punta più avanzata si parla di indipendenza che non vuole dire “separatismo”. Indipendentista vuol dire “insieme a tutti, sotto a nessuno” . Insieme con la Repubblica italiana, con l’Unione europea, con i paesi del Mediterraneo. Noi siamo parte dell’Unità d’Italia. Ma quel rapporto con lo Stato – ha chiesto - nato nel 1948 può oggi essere rivisto? Secondo Renato Soru sì, e deve essere portato a una posizione più avanzata. Si deve creare un rapporto non più di dipendenza nei confronti dello Stato ma “un rapporto di interdipendenza tra pari”. Noi la sovranità del nostro territorio – ha aggiunto - non la vogliamo delegare a nessuno. Nessuno deve decidere sulle servitù militari o sulle centrali nucleari. Le decisioni dei sardi le devono prendere i sardi. Soru, al termine del suo intervento, ha auspicato l’unità: “Non dividiamoci, ma proviamo a far emergere una voce unica, la voce della Sardegna”. (SEGUE R.R)

Prosegue il dibattito generale sulle riforme

Dopo l’on. Soru è intervenuto l’on. Silvestro Ladu (Pdl), che ha detto: “Il Consiglio regionale ha oggi una grande opportunità, quella di rivedere dopo sessant’anni lo Statuto. Siamo in ritardo, è necessario farlo perché la nostra carta di Autonomia è stata poco attuata, anche per nostre responsabilità, e appare inadeguata. Queste mozioni sono un ricchezza per il dibattito e ci consentono di arrivare all’approvazione del nuovo Statuto. Deve essere la Prima commissione a procedere, in un tempo determinato, coinvolgendo tutte le parti sociali, a redigere una proposta di testo e deve essere il Consiglio regionale ad approvare il nuovo Statuto e a inviarlo al Parlamento per la doppia lettura e l’approvazione finale. Non è la
prima volta che in quest’Aula si parla di nazione sarda, di autonomia e di indipendenza: non mi spaventano questi termini né la sovranità del popolo sardo, rivendichiamo con forza il diritto di esistere della nazione sarda all’interno dello Stato italiano. Ma se vogliamo raggiungere risultati concreti dobbiamo stare con i piedi per terra e decidere quali terminologie adottare: ricordo che la Corte Costituzionale nel ’49 ci impedì di adottare la parola “sovranità” e sono convinto che questo divieto varrebbe ancora oggi. Per questo motivo dobbiamo partire dalle cose che ci uniscono, come l’ampliamento delle competenze del Consiglio regionale e della materia fiscale e tributaria, i rapporti con lo Stato e con l’Ue piuttosto che cercare occasioni per dividerci sul merito e sulla forma della riscrittura dello Statuto. Di uno Statuto che comunque non basterà: oltre le norme c’è la classe politica”.
Sull’ordine dei lavori l’on. Cuccureddu (Pdl) è intervenuto e ha chiesto alla presidenza come si intende proseguire i lavori. Il vicepresidente Cucca ha risposto affermando che la conferenza dei capigruppo ha già deciso lo svolgimento dei lavori. Anche l’on. Uras (Sel) ha chiesto lumi sulla durata dei lavori e ha sollecitato una nuova conferenza dei capigruppo al termine della mattina. Il capogruppo del Pdl, on. Mario Diana, si è detto favorevole.
E’ intervenuto poi l’on. Daniele Cocco (Idv), secondo cui “la sessione dei lavori è straordinaria perché straordinario è il mo-mento che il popolo sardo sta vivendo. Non sono più possibili ritardi né deroghe davanti a questa emergenza. Francamente è giunta l’ora di costruire uno strumento statutario valido, che dia risposte concrete ai bisogni del popolo sardo. Va colta l’opportunità che la mozione del Psd’az, su tutte, ha scatenato in quest’Aula. La Sardegna è cambiata ma non sono cambiati i rapporti con lo Stato ed è comune a tutti noi l’esigenza di scrivere un percorso legislativo che porti all’approvazione di un nuovo Statuto”.
Per l’on. Nicola Rassu “è bene cogliere la differenza tra indi-pendenza e separatismo. Mi spaventa anche l’impegno: siamo davvero capaci, almeno una volta, di non essere gli ultimi e di non autocommiserarci? Questa è l’opportunità unica e forse ul-tima di non dividerci e ho apprezzato in questo senso le parole dell’on. Soru. C’è uno squilibrio in quest’Isola, con città che crescono e paesi che si spopolano: anche questa è la causa della nostra disunione. E mi spaventa il silenzio assordante che sta accompagnando questi dibattito, silenzio del mondo dell’impresa e di quello culturale. Siamo in grado di sederci in-torno a un tavolo, parlando da sardi, lasciando da parte per una volta le ideologie? Io credo di sì, dobbiamo gettare oggi le basi per il futuro. Il riconoscimento dell’insularità darà alla Sardegna un ruolo
importantissimo nel Mediterraneo e così accadrà grazie alla defiscalizzazione della zona franca. Fortza Paris, ma lo dico con tutto il cuore sperando che possiamo stare tutti assieme”.
Ha preso la parola l’on. Massimo Zedda (Sel), che ha detto: “Ho il privilegio di vivere da giovane questa esperienza e cil problema vissuto dalla maggior parte dei giovani non è dato dalla questione autonomia e federalismo ma dal lavoro perduto, precario, malpagato, inadeguato rispetto agli studi fatti. La mancanza di interesse verso il nostro dibattito è figlia anche della distanza tra la società sarda e la politica: è su questo terreno che va misurata la capacità nostra di riscrivere le regole della nostra società. Non è l’indipendentismo la cura di tutti i nostri mali e mi riferisco non agli amici dei Rossomori o di Irs ai sardocentristi, ai tanti che in Sardegna predicano indipendenza e poi vanno a Roma a tessere alleanze. Cosa avete fatto voi per rivendicare l’autonomia finanziaria rispetto al governo centrale? Nulla. E non lo dico per sviare il discorso: oggi ci basterebbe non ricercare le grazie dell’onnipotente signore di Arcore mentre la svendita dell’ambiente e l’accettazione supina di ordini sono proprio il contrario dell’autonomia, virtuale e sempre più contraddetta nei fatti. Dov’è il sogno in noi, qual è la passione che ci muove? L’autonomia non è uno squillo di trombe una volta l’anno ma pratica paziente e testarda dell’autodeterminazione di un popolo. L’autonomia è creazione di sviluppo e lavoro. Per questo vale la pena di spendersi”.
L’on. Oscar Cherchi (Pdl) ha esordito dicendo “giustificata da ragioni istituzionali note l’assenza del presidente della Regione. Senza eccedere con i sogni di separatismo, che non sono realizzabili né auspicabili, dobbiamo semplicemente fare in modo che la Sardegna si ponga in forma differente rispetto al governo centrale. Lo Stato in Sardegna dobbiamo essere noi altrimenti lo Stato in Sardegna non sarà mai per noi. Ecco, sono d’accordo con l’idea di costruire uno Stato sardo in un rapporto confederale rispetto al più grande Stato italiano, senza che un solo elemento separatista sia introdotto in questo percorso politico. Perché avremmo soltanto un arretramento rispetto alle attese del popolo sardo”. L’oratore si è chiesto però “ se abbiamo informato a sufficienza il popolo sardo sul cammino che stiamo scegliendo e sugli effetti di questo cammino. La scelta delle regole deve essere condivisa dal popolo sardo. Il nostro territorio non può essere più terra di conquista e a noi non è rimasto niente, talvolta nemmeno la manodopera. Non è con le fantasiose scissioni che riaffermiamo il ruolo di nazione per la Sardegna ma con la rinegoziazione del patto con l’Italia e con lo Stato. Dobbiamo far valere la rinnovata sovranità del popolo sardo e dobbiamo approvare riforme che vadano incontro alle esigenze del popolo sardo. E dobbiamo impegnarci per realizzare un federalismo che si basi sulla sussidiarietà e sulla coesione sociale. In quest’Aula dobbiamo mettere le ali a un progetto stimolante, lasciando da parte bandiere e schieramenti. Sergio Atzeni diceva che se esiste una parola per definire i sentimenti dei sardi tra nuraghi e bronzetti quella parola è felicità. Anche i sardi di oggi, dell’era di internet, devono poter trovare la
felicità nella Sardegna”.
La presidente Lombardo ha chiuso i lavori, convocando la conferenza dei capigruppo e aggiornando la seduta alle 16.30. (C.C.)