CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 139 del 22 settembre 2010

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Riforme: il dibattito generale sulle mozioni.

Cagliari, 22 settembre 2010 - La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. All’ordine del giorno il dibattito generale sulle mozioni presentate sul tema delle riforme.
Il primo consigliere a intervenire è stato l’on. Steri (Udc) che ha detto che lo Statuto attuale non ha soddisfatto le attese perché si è avuto, da parte dello Stato, un atteggiamento di rigida chiusura. Quindi, l’atteggiamento dello Stato non ha soddisfatto il desiderio di autonomia. Ma quali contenuti dovrà avere – ha chiesto Steri - il nuovo Statuto? Le due esigenze fondamentali sono lo sviluppo e l’affermazione della nostra identità di popolo sardo. A noi interessa avere uno Statuto che ci consenta di governare la Sardegna. Il problema è individuare subito il procedimento per arrivare al nuovo Statuto. Per Steri la Costituente presenta un vantaggio assoluto. Se noi approviamo in aula – ha detto - una proposta per modificare lo Statuto questa legge potrà essere modificata dal parlamento, se invece la legge viene fatta dalla Costituente, il parlamento dovrà solo verificare se lo Statuto ha rispettato i limiti imposti. Fare la riforma dello Statuto, comunque, non è sufficiente. Per Steri sono necessarie anche la statutaria, la legge n. 1, la legge 31, la legge elettorale. Il consigliere dell’Udc ha auspicato un ordine del giorno unitario. Ogni riforma dovrà essere ampiamente condivisa da tutte le forze politiche e deve guardare alla sostanza dei problemi e all’esigenza di sviluppo.
L’on. Planetta (Psd’az) ha detto che il Consiglio ha l’opportunità di scrivere una pagina importante della storia della Sardegna. La mozione sardista che ha “innescato” questo dibattito si colloca nel solco della storia politica del sardismo con la riconferma oggi di antichi obiettivi adattati a tempi moderni. Oggi avviamo una seria riflessione sui limiti politici, culturali e sulla oggettiva dipendenza da Roma. Dobbiamo chiederci – ha detto Planetta - se l’autonomia speciale risponda alle esigenze di un’autonomia moderna o se è uno strumento inadeguato. La lunga stagione dell’autonomismo deve iniziare la via del tramonto. È arrivato il momento in cui il parlamento della Sardegna, attraverso la sovranità, smetta di mendicare ruolo e risorse e si assuma definitivamente la responsabilità di governare. La sovranità è possibile solo se iniziamo a pensare che ce la possiamo fare da soli con le nostre risorse che ogni governo tende sempre a rapinarci. Basta con le “non decisioni” – ha aggiunto - noi crediamo che alla indipendenza non ci siano alternative. Autonomia, federalismo, sovranità, indipendenza sono parole che noi abbiamo già acquisito da lungo tempo. Oggi finalmente se ne discute. I sardi ce la fanno a badare a se stessi? Vogliono essere padroni in casa propria? Io credo che la Sardegna è già una regione a sé. Anzi è una nazione. Questo riconoscimento deve essere contenuto nel nuovo Statuto. L’esponente sardista ha esortato tutti i sardi: “Aprite i vostri cuori alla Sardegna!
L’on. Matteo Sanna (Pdl) ha detto che la prima vera riforma è “riformare noi stessi”. Cioè toglierci dalle sudditanze romane. In questo dibattito – ha aggiunto – ogni parola deve essere pesata per favorire la nascita di un cammino unitario e le riforme devono essere il frutto di una amplissima condivisione. Riscrivere le norme che dovranno regolare la vita dei sardi – ha chiarito - non sarà esaustivo della grande riforma che ancora ci attende. Dobbiamo infatti riformare anche la macchina amministrativa regionale che deve essere adeguata alle nuove esigenze. Sono necessari nuovi provvedimenti come la riforma del titolo Terzo, la legge statutaria, la legge elettorale, la legge 1 del 1977. E’ chiaro che questi provvedimento saranno necessari dopo l’approvazione dello Statuto. Per il presidente della Quarta commissione l’impegno è di eccezionale portata. Perché c’è la necessità che la nostra regione acquisisca il massimo dei poteri, nel rispetto della Repubblica. I tempi sono maturi per trasformare lo Statuto di autonomia in Statuto di sovranità.
Per l’on. Carlo Sanjust (PDL) è necessario riscrivere lo Statuto speciale, che mostra tutti i segni del tempo, per il quale è necessario un iter costituzionale, su proposta del Parlamento, oppure dal Consiglio regionale, o di 20000 elettori. “Nella scorsa legislatura la Statutaria ebbe un percorso sempre in salita”, ha affermato l’on. Sanjust, “poi bocciata dal referendum, il 21/10/2007. Ma vi è una storia lunga di tentativi di riforma, sempre abortiti. Oggi, come possiamo costruire una proposta seria, che sia accolta dal Parlamento, senza che ciò sia merito di una sola parte politica? Non servono battaglie nominalistiche, innanzitutto, non dividiamoci sulle parole, indipendenza o autonomia. Cerchiamo di fare qualcoaa di concreto, per un nuovo cammino di responsabilità”.
L’on. Radohuan Ben Amara (Comunisti-Sinistra Sarda-Rossomori) ha parlato di “rigurgito nazionalitario, simile al leghismo, simile al nazionalismo. Tutto ciò non significa che non ci debba essere un orgoglio identitario. Ma l’origine di un uomo non è genealogica, ma è la ricerca di un posto nel mondo. Il meticciato porta sempre risultati sensazionali, con le culture che si mischiano. Una cultura ricca è una cultura integra, ma aperta. Al tempo stesso dobbiamo difendere le nostre tradizioni ed aprirci al mondo. Il nodo del paradosso di modernità e globalizzazione”, ha concluso l’on. Ben Amara, “è la paura del cambiamento e della diversità. Bisogna trasformare il nazionalismo indipendentista in coscienza sociale, superando quel paradosso”.
Per l’on. Antonio Pitea (PDL) l’avvio del processo delle riforme stavolta deve produrre risultati, a pena di ampliare il disgusto per la politica nell’opinione pubblica. “Il vecchio concetto di autonomismo non ha dato risposte, anche perché spesso i partiti nazionali l’hanno svuotato di contenuti. Confesso, in termini idealistici, la mia attrazione per la visione indipendentista, che ci avvicina alla Corsica, senza progetti estremistici ed eversivi. Ma la riforma statutaria non deve essere ridotta a una mera annunciazione di principi. Dobbiamo essere capaci di riempirla di contenuti, partendo dalla scelta dei termini. Sovranità significa non avere altri poteri al di sopra. Autonomia è capacità di decidere e autogovernarsi, su facoltà concessa dallo Stato. Indipendenza significa non dipendere da altri Stati. Cosa vogliamo perseguire?”, si è chiesto l’on. Pitea, “E’ indispensabile ridisegnare, nell’ambito della Costituzione italiana, le competenze e le funzioni della Regione. Appare quindi più saggio rivedere il progetto di autonomia”.
L’on. Tarcisio Agus (PD) ha parlato di materia stimolante e impegnativa. “Forse affrontata con troppa flemma, rispetto alle esigenze della comunità sarda. Lo Statuto di specialità ultimamente non ha funzionato e ciò ci ha portato a iniziare questo percorso. Non dobbiamo apparire pocos, locos e malunidos, come nel passato. Ma al di là dei richiami storici, dobbiamo essere concreti e individuare le cose che possono consentirci di essere propositivi insieme. Oggi la riforma federale ci stimola, ma dobbiamo fare presto. Se teniamo alla nostra autonomia e all’autodeterminazione, dobbiamo essere autonomi anche a livello fiscale. Dobbiamo avere questo coraggio. In più, certamente, prevedere un meccanismo di compensazione per le funzioni fondamentali. Non autosufficienza e isolamento. In più dobbiamo superare la concezione centralistica anche da parte della Regione, delegando a enti locali, funzioni gestionali”. Per l’on. Agus il “nuovo Statuto dovrà contenere anche questa novità. Le riforme sono strettamente connesse a progetti di crescita civile e sviluppo economico. Dobbiamo farlo capire anche ai cittadini. Chi ha fame non è certo dedito a studiare le pagine culturali della nostra storia e del nostro Statuto. Spetta a noi coinvolgere l’opinione pubblica in questo progetto riformatore, per essere artefici del nostro futuro e non subirlo, come è stato nel passato”.
Per l’on. Renato Lai (PDL) è necessaria una radicale innovazione dello Statuto, legge costituzionale. “E’ necessario uno sforzo unitario. L’autonomia è ancora un concetto necessario? Io credo di si, se sapremo essere concreti. Noi abbiamo il dovere di salvare il meglio di quella idea autonomistica, per la quale lottarono tanto Bellieni, Lussu, Mastinu. Serve una via sarda alla costruzione del futuro Stato federale, col riconoscimento della specialità unica, in cui i sardi siano protagonisti del proprio futuro. I tempi sono maturi oggi, anche per essere uniti sulle grandi battaglie per la Sardegna. Dobbiamo rivendicare con questa riforma la specialità e l’unicità della nostra isola, in una visione più ampia di una vera carta dei diritti dei sardi, vedi infrastrutture, continuità territoriale, comunicazione. Non solo dichiarazione di buone intenzioni, quindi”.
L’on. Murgioni (Pdl) ha detto che la nostra è un’autonomia negata e incompiuta”. La classe dirigente dell’isola non ha saputo sfruttare le occasioni che le sono state date e - ha proseguito - gli strumenti statutari anche quando applicati si sono rivelati contingenti e privi di ricadute. Lo statuto da solo non può, dunque, bastare ci vuole anche decisionismo. Da sempre i sardi – ha detto ancora l’esponente del Pdl - hanno auspicato un reale statuto che spezzasse le catene con Roma. Oggi con le mozioni all’ordine del giorno colmiamo un ritardo storico. Più volte questo Consiglio ha tentato di occuparsi delle riforme ma hanno spesso prevalso le divisioni. Troppe sono state le occasioni sprecate. Le riforme non possono farsi senza coesione e unità. Spetta a noi fare una grande riforma per superare i limiti e le insufficienze dello Statuto in vigore. Dobbiamo farlo abbandonando la sudditanza psicologica verso il continente. Il punto di partenza è la rinegoziazione di un patto con lo Stato che deve nascere da una reciproca volontà di negoziare. Oggi le condizioni ci sono. E’ quanto mai opportuno che la Sardegna si presenti con le carte in regola. In linea di principio alla Sardegna - ha aggiunto - deve essere riconosciuto uno status etno- linguistico. E’ necessario che lo Stato riconosca la “questione sarda” istituendo un percorso giuridico differenziato.
L’on. Uras (La sinistra sarda – comunisti- Rossomori) ha chiesto una conferenza dei capigruppo. La presidente ha chiuso i lavori. Riprenderanno domani mattina alle 10. FINE