CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 137 del 21 settembre 2010
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Illustrazione mozioni n. 6 (Maninchedda e più) sull’indipendenza della Sardegna, n. 20 (Mario Floris e più) su “sviluppo e riforme” nell’unità del popolo sardo per il progresso civile ed economico della Sardegna, n. 27 (BRUNO - e più) sulla necessità di dare immediato avvio ad un dibattito sulle riforme e sullo Statuto di autonomia, n. 46 (Felice Contu e più) sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per la stipula di un nuovo patto costituzionale (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo).
Cagliari, 21 settembre 2010 - La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. All’ordine del giorno undici mozioni e una risoluzione sulle riforme. La prima mozione la n. 6, firmata da tutti i consiglieri sardisti “sull’indipendenza della Sardegna”, è stata illustrata dall’on. Maninchedda. Questa mozione impegna la giunta regionale a guidare la Sardegna verso una piena e compiuta indipendenza, avviando con lo Stato italiano una procedura di disimpegno istituzionale che preveda un quadro articolato di indennizzi per la Nazione sarda, in ragione di tutte le omissioni, i danni e le sperequazioni che la Sardegna ha subito prima dal Regno d’Italia e poi dalla Repubblica italiana.
“Lo Stato in Sardegna dobbiamo essere noi” ha detto Paolo Maninchedda illustrando la mozione “perché diversamente lo Stato in Sardegna non sarà mai per noi”. Il presidente della commissione Bilancio ha anche chiarito che i sardisti non sono rivoluzionari ma l’indipendenza è ormai un processo inarrestabile. Noi non annacquiamo i termini – ha aggiunto - chiamiamo l’indipendenza con il suo nome. La coscienza indipendentista di oggi nasce dall’esperienza della responsabilità. L’esperienza di lavoro e di cultura fatta dai sardi fuori dalla Sardegna ci permette di governare le sfide che ci riguardano. Per Maninchedda la situazione italiana è questa: la costituzione non regge più l’equilibrio dei poteri, il quarto potere, il Parlamento, la finanza, la struttura unitaria dello Stato, i rapporti con i cittadini sono in crisi. Crisi che la riforma del titolo V non ha minimamente sanato. Rivolto ai colleghi sia del centrodestra che del centrosinistra, Maninchedda ha affermato che molti temono l’ affermazione contenuta nella mozione n. 6 “disimpegno istituzionale della Sardegna”. Il contenuto di questa affermazione – ha detto - è lo stesso di altre. Bisogna parlare chiaro perché è necessario avere un pensiero che non deve partire dal concetto servile di “non dare fastidio”. Il punto di partenza non può essere un pensiero autonomistico ma un concetto di sovranità. Noi sardisti siamo d’accordo – ha affermato - a dichiarare il principio di indipendenza a prescindere dai concetti legislativi ma lo Stato deve sapere che con noi qualunque accordo è solo un tappa per costruire il nostro Stato. Ma le riforme non possono farsi senza l’apporto determinante del popolo. E’ necessaria, quindi, la Costituente. Nella coscienza dei sardi la Regione-istituzione ha gli stessi connotati dello Stato: è accentratrice, burocratica, prepotente. Noi abbiamo bisogno – ha detto ancora - di un percorso autentico di pulizia e di recupero del senso del dovere. Per noi la costituente è questa. Noi chiediamo al Consiglio regionale di esprimere un ordine del giorno unitario per l’indipendenza in cui far confluire le parti ideali di tutte le mozioni presentate. Tale ordine del giorno dovrà essere inviato al parlamento italiano. Saremo, quindi, pronti con una grande partecipazione di popolo a costruire un percorso consiliare delle riforme. Questo percorso – ha concluso - deve svolgersi entro 12 mesi da oggi per proteggere il futuro della Sardegna. L’on. Mario Floris ha illustrato la mozione n. 20 di cui è primo firmatario su “Sviluppo e riforme” nell’unità del popolo sardo per il progresso civile ed economico della Sardegna. Per il leader dell’Uds sviluppo e riforme sono i temi fondamentali di questa mozione. “Pensiamo alla Sardegna federata in un’Europa delle Regioni, con gli Stati cerniere dei diritti civili universali. A oltre un anno dalla presentazione di questo documento”, ha affermato l’on. Floris, “corriamo il rischio di non trovare l’accordo, perdendoci dietro rivendicazioni e separatismi ideologici. Non ce lo possiamo permettere. Un pericolo rilevato a suo tempo anche dal Bellieni, che parlava di un separatismo da rifuggire”. Per il leader dell’UDS nessuna primogenitura deve essere rivendicata sulle riforme: “è una storia già lastricata di remore e insuccessi, dovuti anche a finte contrapposizioni. Su sviluppo e futuro della Sardegna non possiamo dividerci, restando sardi e nel contempo cittadini del mondo. Autonomia, infatti, non vuol dire separatezza e isolamento, ma condivisione di poteri e competenze. Arrivare uniti al nuovo Statuto dell’autonomia, per riscrivere insieme il nuovo rapporto tra Stato e Regione. Il concetto di autonomia è corollario del principio di responsabilità”. Ma per farlo, ha concluso l’on. Floris, “serve un governo forte, perché è urgente e urgenti sono le questioni che ci attendono. Serve un atto propositivo, da parte del massimo organo istituzionale”.
L’on. Roberto Capelli (UDC) interviene sull’ordine dei lavori. “Sottolineo ancora una volta l’assenza della massima figura politica regionale. Noi dovremmo parlare di una sessione straordinaria per il futuro della Sardegna. Abbiamo iniziato male, con l’assenza del Presidente della Giunta, come nella passata legislatura. È nostro dovere richiamarlo in aula, quantomeno per assistere al dibattito”.
La Presidente del Consiglio, on. Claudia Lombardo, ha quindi comunicato che il Presidente della Giunta regionale arriverà non appena avrà terminato un intervento in un convegno in cui è relatore.
La mozione n. 27 (Bruno e più) “sulla necessità di dare immediato avvio ad un dibattito sulle riforme e sullo Statuto di autonomia” è stata illustrata dall’on. G.V. Sanna (Pd) che ha sottolineato l’ assenza del presidente Cappellacci in aula. Questo dibattito – ha detto - viene avviato “a freddo” perché la commissione Autonomia non ha svolto nessuna istruttoria sul tema. Da trent’anni noi parliamo di riforme – ha aggiunto - rischiamo anche questa volta che le riforme si trasformino in uno dei tanti slogan del teatrino della politica. Per Sanna è necessario passare dalle chiacchiere ai fatti, verificando la reale volontà di quest’aula. Il vero banco di prova sarà il momento di tracciare un documento unitario. Per G.V. Sanna bisogna uscire dalla retorica e dall’autoreferenzialità.. Questo Consiglio nel 1999 – ha ricordato - approvò una mozione sull’argomento rimasta inattuata perché non è stato impegnato in maniera cogente lo Stato. Se non faremo questo anche il dibattito di oggi sarà inutile. Ma i sintomi ci sono – ha chiesto - per dichiararci costituenti? Capaci? Intransigenti sulla linea da intraprendere? Noi vogliamo impegnarci sulle cose concrete che devono essere portate avanti in maniera unitaria. Lo Stato ci marcia sulle nostre divisioni. Se esiste veramente questa volontà attuativa, se l’obiettivo vero è l’autonomia non dobbiamo “ingarbugliarci”tra i termini. Io non ho pregiudizi sui termini - ha aggiunto – ma voglio che i termini si traducano in atti. Sull’autonomia ci vuole un giuramento tra tutti i sardi senza distinzioni. Noi siamo sardi e su queste materie non accettiamo divisioni perché il passaggio successivo è quello di aprire un tavolo paritetico tra Regione e Stato per una rilettura aggiornata del nostro patto costituzionale. .
L’on. Salis (Idv), intervenendo sull’ordine dei lavori, ha fatto rilevare l’assenza in aula del presidente Cappellacci. “E’ una assenza offensiva – ha detto - la discussione è solenne e doveva manifestare al popolo sardo la ricerca dell’unità di tutte le forze politiche.
Anche l’on. Bruno, sull’ordine dei lavori, ha definito grave l’assenza del presidente. Oggi la sua assenza – ha detto - non ci dà la possibilità di essere aggiornati sui lavori della commissione paritetica.
Mentre il capogruppo del Pd interveniva ha fatto il suo ingresso in aula il presidente della Regione.
L’on. Mario Diana (Pdl), sull’ordine dei lavori, ha detto di essere sconcertato dall’intervento dell’on. Salis. In una giornata come quella di oggi in cui dobbiamo decidere un percorso unitario – ha sostenuto - sollevare un problema di questo genere è fuori luogo.
E’ stata poi illustrata la mozione n.46 (Felice Contu e più) che impegna il Parlamento alla stipula di un nuovo Patto costituzionale, partecipando con pieno diritto e nel rispetto della rappresentanza del popolo sardo al processo di riforma e di revisione della Costituzione italiana.
La mozione n.46 è stata presentata dall’on. Felice Contu (UDC) che ha esordito dichiarando come “questo dibattito onora la nostra assemblea e induce tutti noi a riflettere”. La mozione, presentata unitamente ai colleghi Dedoni e Cuccu, è frutto del lavoro – ha precisato Contu - degli amici della fondazione Sardinia. “Ha preso la veste di ordine del giorno voto ai sensi dell’art 51 dello statuto sardo – ha spiegato Contu - perché non è una semplice mozione”. L’onorevole ha voluto sottolineare la differenza poiché il lavoro della “mozione si esaurisce dentro quest’assemblea, l’ordine arriva invece al Parlamento italiano”. Contu, che si è definito “la memoria storica di questa assemblea”, ha ricordato che l’unico altro precedente di ordine del giorno voto risale al 1966. In quell’occasione il Senato, “nonostante l’appassionata difesa dei senatori sardi”, lo bocciò quasi interamente.“Tutti quanti abbiamo la sensazione che lo statuto sardo sia obsoleto e che vada certamente rivitalizzato”, ha continuato Contu, ricordando che anche al tempo della sua approvazione fu sottoposto a “feroci critiche”, tanto da spingere Emilio Lussu a dichiarare “questo statuto assomiglia più a un gatto che a un leone, nonostante si tratti della stessa famiglia dei felini”. “Abbiamo il diritto - dovere di rivisitare lo Statuto per riparare a qualche errore anche di tipo storico”, ha sottolineato il consigliere dell’Udc, ricordando l’episodio risalente al 1847 quando “illegalmente, perché senza alcuna consultazione popolare, rinunziammo alla nostra sovranità e autonomia”. Contu ha sottolineato la necessità di riprendere il lavoro mai concluso dalle commissioni speciali del 1995 e in seguito nel ’99 che avrebbero dovuto, in tempi rapidi, elaborare un modello di autonomia da presentare in Parlamento. La mozione di sovranità del popolo italiano è, secondo il consigliere regionale, il punto da cui ripartire. “Ho fiducia che quest’assemblea sappia difendere la nostra identità politica” che non può non essere “caratterizzata da un forte governo”. Perplessità sono state espresse rispetto alla possibilità di giungere a formulare un ordine del giorno unitario. Un primo problema da risolvere riguarda quello dell’individuazione dello strumento atto a redigere il nuovo statuto. Le posizioni in merito sono differenti e passano dalla scelta della Costituente a quella della Consulta, dall’ Assemblea del popolo sardo al Consiglio regionale stesso. Secondo Contu, “sul piano etico-politico una riforma epocale dello statuto, credo non debba riguardare solo gli addetti ai lavori, ma scaturire da un’ampia e articolata proposta del popolo sardo. Mi parrebbe quindi utile e auspicabile anche l’assemblea costituente eletta con metodo proporzionale, cui affidare il compito di esprimere le esigenze del popolo sardo”. Contu ha quindi proposto la convocazione in tempi rapidi di una grande assemblea degli eletti del popolo sardo, “con una sessione di tre, quattro giorni, anche di una settimana, perché ci dica cosa vuole il nostro popolo. Se, autonomia , indipendenza, federalismo o confederalismo. Saremmo poi noi a tradurre queste indicazioni in fatti concreti”. Per il presidente della Settima commissione una volta individuato lo strumento per redigere il nuovo Statuto sarà necessario concentrarsi sui contenuti che dovranno tendere a realizzare le riforme in tempi brevi superando gli scogli della Corte Costituzionale e tutelando l’identità del popolo sardo.
L’on. Mario Bruno (PD) è intervenuto per chiedere la possibilità di sentire il Presidente della Regione, affinchè possa comunicare eventuali novità sulla base della riunione di ieri della Commissione Paritetica per lo Statuto.
La Presidente Lombardo, nella replica, ha affermato: “se serve solo una comunicazione del Presidente, non vi sono difficoltà e l’argomento si chiude così. Altrimenti, se vi è una richiesta di aprire un dibattito, serve un nuovo punto all’ordine del giorno approvato dall’aula”.
È quindi intervenuto il Presidente della Giunta . Ugo Cappellacci. “Il tema merita un approfondimento che va ben oltre una semplice comunicazione”, ha affermato, “mi riservo, quindi, di approfondire la relazione inviatami dalla Commissione Paritetica per fornire notizie complete”.
Comunicazioni della Giunta delle elezioni su sentenza Corte d'appello di Cagliari n. 132/2010 (Caria).
Ha ripreso quindi la parola la Presidente. Lombardo, per introdurre il nuovo punto all’ordine del giorno. “Comunico che la Giunta delle Elezioni ha esaminato la posizione dell’on. Pierluigi Caria, in relazione all’analisi dei profili di ineleggibilità. L’esito della procedura avviata il 7 e 14 settembre scorsi recita: vista la complessità e non univocità della materia, la Giunta delle Elezioni ha rilevato l’assenza dei motivi giuridici per l’immediata decadenza dalla carica dell’on. Caria. La sentenza, infatti, non è definitiva, in quanto non ancora passata in giudicato, per via del ricorso presentato dall’on. Caria. La Giunta delle Elezioni, quindi, propone all’assemblea di attendere il ricorso davanti alla Consulta per assumere una posizione definitiva”. La Presidente ha poi messo in votazione la proposta della Giunta delle Elezioni, approvata all’unanimità dall’aula con 69 voti a favore. La Presidente Lombardo ha quindi chiuso i lavori dell’assemblea, riconvocata per domani alle 10, con al primo punto all’ordine del giorno la mozione n.80 Sechi e più.
I lavori riprenderanno domani mattina alle 10.