CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 135 del 13 settembre 2010

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Dichiarazioni dell’assessore regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale sulla profonda crisi che colpisce l’agricoltura e la pastorizia in Sardegna.

Cagliari, 13 settembre 2010 – La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. All’ordine del giorno le dichiarazioni dell’assessore regionale dell’agricoltura e riforma agro-pastorale sulla profonda crisi che colpisce l’agricoltura e la pastorizia in Sardegna.
“Nessuno è innocente”. Così ha aperto il proprio intervento l’assessore all’Agricoltura, Andrea Prato, in riferimento alla grave crisi della pastorizia sarda. “La crisi della nostra pastorizia è troppo grave e troppo complessa perché ognuno di noi possa sentirsi innocente. Il mio personale rammarico è quello di non essere riuscito a comunicare adeguatamente quanto fosse grave questa crisi che ha ripercussioni non solo sul comparto agricolo ma sulla società e sulla coscienza di ogni sardo”, ha proseguito l’assessore, prima di raccontare alcuni casi emblematici del silenzio della politica, regionale e nazionale, sulle difficoltà del comparto. “I momenti bui della pastorizia in Sardegna sono periodici e i problemi, mai risolti, si spostano e si aggravano nel tempo: altre volte e nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito a diverse crisi, e puntualmente arrivavano documenti, convegni, task force, vertici dove si analizzava la situazione e si offrivano le soluzioni che avrebbero dovuto risollevare le sorti del comparto. Sempre tutto uguale, cambiava solo l´anno. E dopo un pò di clamore sui giornali, si erogavano contributi che più di piovere, diluviavano, il mercato americano si riprendeva e tutto tornava come prima, nel silenzio assordante dei colpevoli. Nulla dunque è cambiato. E tutti siamo responsabili”. Ma non tutto è perduto, per l’assessore Prato, purchè si parta da una seria analisi della situazione e dei numeri. “Da noi ci si è fossilizzati sulla monocoltura del Pecorino Romano, che non ha creato le condizioni per l´integrazione del reddito aziendale. Oggi il latte viene pagato massimo 0,65 €/litro, una cifra inchiodata ai primi anni Novanta, quando però le restituzioni all'export valevano 4000 lire, il romano ne costava 6000 e il formaggio si vendeva sottocosto. Oggi, i costi aziendali sono raddoppiati rispetto a dieci anni fa ma senza i contributi all'export non siamo più competitivi. E se i 65 centesimi sono una miseria, come dovremmo definire il prezzo del latte se si profilasse lo scenario di un ulteriore ribasso? Con i magazzini dei caseifici stracolmi di 274 mila quintali di Romano, con eccedenze di prodotto per 60 mila quintali, le industrie senza soldi e con la possibilità di ritrovarci con 40-60 milioni di litri di latte ovino senza padrone, il rischio e' reale. Basta affacciarsi oltre le coste sarde e osservare cosa sta accadendo in Sicilia dove il prezzo è precipitato a 34 centesimi”. Fin dai primi giorni di legislatura, ha ricordato l’assessore all’Agricoltura, la Regione ha tentato di cambiare registro. “Ogni giorno veniva aggiunto un tassello finché non si è arrivati a un progetto condiviso di cui più volte si è parlato e letto sui giornali: la stanza di compensazione. Un meccanismo in grado di pianificare la produzione annua; gestire le eccedenze della produzione di latte ovino; lavorare insieme ai centri di ricerca per promuovere la diversificazione dei prodotti e la commercializzazione delle produzioni su nuovi mercati.” Una nuova strategia, quindi, basata non solo sul sostegno al reddito, ma sulla competitività, sulla razionalizzazione della domanda e dell’offerta, sulla vendita del prodotto. “Dopo un anno estenuante di trattative il progetto è stato condiviso dalle associazioni di categoria nel luglio scorso, e alla fine di agosto, ha incassato il via libera all´unanimità da parte del Consorzio di tutela del Pecorino Romano. Oggi è pronto a partire e sono già disponibili le risorse finanziarie.” È però un processo irto di ostacoli e lungo, forse troppo, perché il tempo stringe. “La burocrazia normativa rischia di far arrivare la medicina quando il malato è ormai irrecuperabile. E la Regione non è l’unico attore, anche il Ministero e l’Unione Europea devono fare la loro parte”, ha aggiunto l’assessore Prato. In chiusura, l’assessore ha quindi rivolto un appello alle associazioni di categoria: “In queste ultime settimane i toni si sono esasperati, gli animi, stressati da una crisi senza precedenti, hanno ceduto a polemiche su primogeniture che in questa fase così drammatica davvero non portano a nulla. Le organizzazioni agricole riconoscano ufficialmente al Movimento Pastori Sardi il merito di aver fatto tornare di moda le parole ‘pastore e pecora’ e quest'ultimo condivida con esse il contenuto delle proposte che non devono creare false illusioni ad un popolo, quello dei pastori, che soffre e che ha bisogno di credere in qualcuno che li aiuti a risorgere per salvare la pastorizia, salvare la nostra storia, salvare la Sardegna tutta”.
Il primo a intervenire dopo l’assessore Prato è stato l’on. Lotto (Pd) che ha detto che nonostante tutti siano consapevoli della gravità della situazione in commissione agricoltura non si è mai affrontata una legge specifica in materia. Mai – ha detto l’on. Lotto - il reddito delle aziende agricole è stato così basso. Oggi si lavora in perdita e questo non possiamo accettarlo. Il prezzo del latte oggi in Sardegna è molto più basso di quanto viene pagato nel resto d’Italia e d’Europa. Oggi chi ci governa non deve solo lamentarsi, ma deve mettere in atto azioni concrete. Sollecitando, ancora una volta dall’assessore, i dati relativi al mondo agropastorale, il consigliere del Pd ha ribadito che è necessaria trasparenza e conoscenza della situazione reale per poter capire e decidere. Noi non possiamo – ha aggiunto Lotto - ragionare sulle ipotesi. Assessore – ha detto rivolgendosi a Andrea Prato - lei non può prendersela con il mondo intero senza aver costruito, anche con il Consiglio regionale, una politica seria. Noi abbiamo assolutamente bisogno che ai pastori sardi arrivi una risposta chiara per far capire che la Regione sta dalla parte del mondo agropastorale. Ci vogliono i fatti, basta con le parole. E’ poi intervenuto il presidente della commissione Agricoltura Mariano Contu (Pdl) che ha ricordato che nei giorni scorsi l’organismo consiliare ha incontrato tutte le organizzazioni di categoria. Ai nostri imprenditori agricoli – ha detto Contu - dobbiamo dare più certezze. Le 17.500 aziende che operano in Sardegna vogliono investire nel settore, ma le risorse sono sempre di meno. Il presidente della commissione agricoltura ha individuato tra le cause dell’attuale crisi la mancanza di programmazione, l’insufficienza della strutturazione delle aziende. Inoltre – ha concluso - oltre all’insularità paghiamo l’isolamento . L’on. Daniele Cocco (Idv) ha sottolineato le condizioni di estrema criticità del settore. Per Cocco è necessario dare risposte serie e concrete calendarizzando gli interventi. “Il latte – ha aggiunto - non deve essere la tomba dei nostri pastori, ma la culla dello sviluppo”. Per l’esponente dell’Italia dei Valori l’assessore si è contraddetto. Non è possibile più illudere nessuno - ha concluso - diamo risposte. Per l’on. Efisio Planetta (Psd’az) non basterebbero ore per parlare di fatti grotteschi e irreali, a volte vergognosi. “Non servono tante parole, se poi non si fa nulla. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, nessuno escluso”, ha aggiunto. L’esempio paradigmatico è la Legge 44/88, una farsa, che ha prodotto vittime nelle campagne, persone che hanno perso aziende e case. A monte vi era la clamorosa inadempienza della Regione che non notificò alla UE, come previsto dalla normativa europea. Da allora la gravità crisi è aumentata. ma finora la Regione non ha avviato gli strumenti necessari. Ma anche gli industriali devono fare la loro parte, in una crisi ormai strutturale, per cui servono strategie. Assessore”, ha concluso l’esponente sardista, “cosa ci vuole a chiedere aiuti come hanno fatto gli allevatori vaccini e gli splafonatori delle quote latte?” L’on. Giuseppe Cuccu (PD) ha accusato la maggioranza di essere incapace di aggredire la crisi. “Nessuna sensibilità rispetto al grido d’allarme delle campagne. Oggi il margine di guadagno è passato dalle campagne alla trasformazione e al commercio. E il nostro assessore fa spallucce e attacca tutti, con un’autodifesa allucinante. La Sardegna non merita questo. Servono interventi decisi per affrontare la contingenza e strategie per uscire dalla crisi. Oggi rischio di impresa è ribaltato e pesa tutto sugli allevatori. E cosa dice l’assessore a riguardo? Lei ha fallito”, ha concluso l’on. Cuccu, rivolto all’assessore Prato, “lasci il compito ad altri”.
L’on. Nicola Rassu (PDL) ha ringraziato il Movimento dei Pastori Sardi, senza il quale non vi sarebbe stata questa sessione. “Ma non dobbiamo fermarci qua. L’obiettivo è l’individuazione di un prezzo adeguato per il latte e nel contempo togliere le aziende dalla tagliola delle banche. Per ogni litro latte”, ha aggiunto l’on. Rassu, “il pastore perde 15 centesimi. Il costo di produzione in Sardegna è più alto del 30% rispetto a Lazio e Toscana, dove gli allevatori spuntano oltre 1 euro a litro. È necessario trovare una strategia per abbattere questo gap, intervenendo sui fattori produzione. Intanto, occorre intervenire sulle banche senza turbare le regole del mercato”. In chiusura, l’esponente del PDL ha ricordato che “in Sardegna importiamo oltre il 50% dei prodotti agricoli e lattiero-caseari. Non è possibile. Esaminiamo le cause e le soluzioni, perché è urgente intervenire subito”. Per l’on. Francesco Sabatini (Pd) è necessario aprire una vertenza con lo Stato e chiedere lo Stato di crisi. Per l’esponente del Pd la situazione è talmente grave da richiedere interventi immediati come per esempio quelli sul credito. Esiste - ha detto - un fondo di garanzia presso la Sfirs che deve essere utilizzato. Inoltre, è necessario valutare un’ipotesi di moratoria per i contributi previdenziali, prevedere interventi strutturali e organizzare, con un nuovo organismo, il monitoraggio e la trasparenza del mercato. Sabatini si è soffermato a lungo anche sull’organizzazione del mercato. Noi importiamo – ha detto - altri formaggi senza consumare quello sardo e dobbiamo esportare i due terzi della nostra produzione, quindi è necessario rafforzare la commercializzazione. Per l’on. Maninchedda (Psd’az) il problema principale è capire come aumentare il reddito di chi sta in campagna senza fare assistenzialismo. Quindi si tratta di fare le riforme. Per l’esponente del Psd’az i vantaggi oggettivi per il mondo delle campagne potrebbero arrivare dalle energie rinnovabili. Noi – ha annunciato - faremo un a battaglia perché gli investimenti nel settore siano agevolati. Inoltre, in Sardegna – ha aggiunto - c’è troppo latte in circolazione. Come possiamo – ha chiesto - ridurre la produzione del latte e aumentare il reddito? Andando a incidere sui costi e prima di tutto sull’indebitamento. Dobbiamo fare la stessa cosa – ha concluso - che abbiamo fatto con le imprese ex 28. L’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto che in questi 18 mesi il ruolo politico svolto dall’assessore all’ agricoltura è stato quello di acuire le divisioni. Assessore – ha aggiunto – lei si è schierato più con gli industriali che con il mondo agricolo. L’atteggiamento che lei ha nei confronti dei pastori sardi non va bene. Forse è arrivato il momento che la vertenza sia presa in carico dal presidente della Regione. Perché l’ emergenza non può essere affrontata con il Disegno di legge approvato dalla giunta regionale . Un Testo che sembra essere fatto per depotenziare il settore. Noi proponiamo – ha concluso - che i 4 centesimi previsti nel testo vengano concessi alle aziende agricole che si costituiscono in aziende di produttori. L’on. Attilio Dedoni (Riformatori) ha detto che bisogna andare alla radice per capire perché esiste la ciclicità dell’abbassamento del valore del prodotto. Nessuna azienda può sopravvivere se si paga l’attuale prezzo del latte. Bisogna “assistere” l’agricoltura – ha detto Dedoni - non mi vergogno a dirlo”. Per Dedoni è anche necessario incentivare l’innovazione e spendere bene e subito. È quindi intervenuto l’on. Renato Soru (PD), secondo il quale si tratta di un dibattito importante, il cui merito è tutto dei pastori. “Noi avevamo lavorato per modernizzare il comparto e risolvere i problemi, ma non ci siamo riusciti del tutto. Oggi esistono tecnologie diverse e gli ovili sono profondamente cambiati rispetto a 20-30 anni fa. Oggi c’è un cartello di produttori di formaggio che tiene al cappio i produttori di latte. Bisogna quindi fare un cartello di produttori di latte, mettendo insieme tutti gli allevatori, in una organizzazione dei produttori di latte. Dobbiamo partire da quei 17.000 lavoratori delle campagne, mettendoli d’accordo”. Per l’ex governatore, il Consiglio dovrebbe tracciare in maniera chiara la strada dello sviluppo. “Il comparto ha bisogno d’aiuto subito: aiuto ai produttori di latte, non all’industria. Io legherei questo incentivo a fare in modo che tutto il latte sia organizzato dentro un OP, finalmente unito, capace di parlare col cartello dei caseifici, in posizione di parità”. L’on. Silvestro Ladu (PDL) ricorda come di anno in anno il numero delle aziende di allevamento ovicaprino risulti in diminuzione. “Ma oggi serve vera riforma agricola per attivare una seria prospettiva di sviluppo. Un sistema diverso per aumentare il reddito e continuare a vivere nelle campagne. Quando finiranno le risorse Ue nel 2013, non avremmo ancora risolto il problema, perché è necessario spendere in modo diverso. La grave emergenza è il prezzo del latte, ma non basta un incentivo. Deve scendere in campo la politica, con un percorso guidato. Poi si possono anche trovare soluzioni”. Per l’on. Ladu i pastori sono andati in crisi quando l’Ue ha sospeso gli aiuti all’esportazione. “Di fronte a 20.000 posti di lavoro”, si chiede “non riusciamo a fare una battaglia con Ue, come fatto per il costo dell’energia per le industrie? Serve subito una politica che metta il comparto al sicuro”. Per l’on. Carlo Sechi (Comunisti-La Sinistra Sarda-Rossomori) le proposte della Giunta non danno risposte al mondo agropastorale. “Ho apprezzato la lucidità del collega Renato Soru, che ha proposto una soluzione ottimale. La protesta più accentuata sarà domani, quando arriveranno i pastori. Tutti aspettano risposte, dalla Regione e da Roma. Il modello della Sardegna che abbiamo voluto nel corso degli ultimi decenni ci si è ritorto contro. Oggi facciamo di tutto per i turisti e niente per i sardi, per i lavoratori delle campagne. Bisogna intervenire subito sul prezzo del latte, altrimenti chiude tutto”. L’on. Pietro Pittalis (PDL) paventa il rischio che il dibattito si faccia trascinare dal vizio endemico della politica, “quello di parlare senza capire quale debba essere la soluzione da indicare. Se i problemi dell’agricoltura passano dalla richiesta di dimissioni dell’assessore Prato, significa che il virus dello scontro si attiva anche quando non serve”. L’on. Pittalis auspica che il Consiglio trovi il modo per cercare di indicare all’esecutivo regionale una soluzione. “Dobbiamo guardare agli atti e non alle chiacchiere. Non è nemmeno un problema di risorse, che negli anni sono arrivate copiose. Serve invece una strategia, ma intanto si può pensare anche ad una battaglia per non tralasciare nulla, nei rapporti con Governo e Ue”. L’on. Ben Amara (Comunisti – La sinistra sarda – Rossomori) ha detto che non si possono trattare i pastori come se fossero prodotti. La giunta regionale deve farsi carico subito dei problemi del settore perché la lentezza è la morte sociale. E’ necessario, quindi, fare una scelta. Noi – ha aggiunto - per superare la crisi proponiamo un approccio antro-politico cioè una politica orientata verso l’umanità. Non si può costruire un mondo agropastorale nobile con mezzi ignobili. Da risolvere immediatamente ci sono i Problemi dei trasporti e dell’ energia. La crisi attuale – ha affermato Ben Amara – è il frutto di scelte politiche sbagliate nel tempo.
I lavori riprendono alle ore 17. (R.R.)