CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 123 del 7 luglio 2010

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MOZIONE n. 73 (Bruno e più) di sfiducia al Presidente della Regione.

Cagliari, 27 luglio 2010 - I lavori si sono aperti sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. All’ordine del giorno la mozione n. 73 presentata da 27 consiglieri regionali del centrosinistra, primo firmatario il capogruppo del Pd Mario Bruno, di sfiducia al presidente della Regione.
La mozione è stata illustrata dall’on. Mario Bruno (Pd) che ha detto che con il giuramento il presidente Cappellacci si era impegnato a svolgere il suo ruolo nell’interesse generale del popolo sardo. Per il capogruppo del Pd questi diciassette mesi di governo sono stati caratterizzati dalla subalternità nei confronti del governo nazionale e dal tradimento perpetrato nei confronti dei sardi. E i segnali che la giunta Cappellacci non sarebbe stata in grado di contrapporsi alle decisioni del Governo Berlusconi, per Mario Bruno, si era palesata da subito con il trasferimento del G8 da La Maddalena all’Aquila o dalla campagna elettorale dove appariva Berlusconi come protagonista mentre il candidato presidente era solo “una comparsa”. In questi mesi presidente – ha proseguito Mario Bruno – lei ha subito passivamente uno scippo continuo, come per esempio quello della strada Sassari – Olbia o quello sul mancato trasferimento delle risorse per la vertenza entrate, o quello sullo smantellamento della rete scolastica regionale. Lei – ha detto ancora rivolgendosi al presidente della Regione – aveva giurato di agire nell’interesse dei sardi, non rispettando questo giuramento ha tradito il popolo sardo e per questo noi chiediamo la sfiducia. Noi non vogliamo sostituirci alla magistratura, ma vogliamo contestarle con forza le gravi responsabilità politiche a suo carico. Quelle intercettazioni telefoniche costituiscono una novità dirompente e i fatti emersi confermano le già gravissime accuse che l’opposizione le ha già contestato nella seduta del 10 giugno. Le frequentazioni del presidente della Regione non sono giustificabili né con la gentilezza né con la subordinazione nei confronti di Roma. Nella sua azione di governo ci sono ampie zone d’ombra, aggravate dalle nomine di Farris all’Arpas e di Piga all’Autorità d’Ambito. Per Bruno siamo di fronte a un’insanabile crisi politica anche perché non esiste più un rapporto di fiducia tra i sardi e il suo presidente, tra il popolo la giunta e la maggioranza. Questo governo regionale – ha concluso Bruno – non può recuperare il livello di autorevolezza che sembra ormai compromesso. Quindi, per il bene della Sardegna è meglio porre fine all’agonia di questo esecutivo. Questa legislatura è terminata, meglio dare la parola ai sardi.

La discussione si è aperta con l’intervento dell’on. Mario Floris (Gruppo Misto). “La seduta odierna sarebbe stata importante e seria se fosse stata incentrata sulle politiche di sviluppo per la Sardegna. Così non è e si sceglie di discutere di argomenti che nulla hanno a che fare con i veri problemi dell’Isola. Assistiamo ancora una volta all’immutabile rito stanco della politica. Abbandoniamo questo rituale per dedicarci alla gente, visto che finora non siamo riusciti ad anteporre i reali interessi dei sardi alle nostre parti politiche. Mi ha sorpreso che l’ex governatore”, ha quindi concluso l’on. Floris, “abbia posto la firma alla mozione odierna: lui conosce la delicatezza di quel ruolo”.

L’on. Chicco Porcu (PD), ritiene opportuno accogliere il consiglio del collega Mario Floris, per non lanciare accuse su fatti su cui non è stata accertata la piena verità. “Siamo meno ottimisti, invece, sulla possibilità di portare avanti la legislatura. Lei, Presidente” ha affermato l’on. Porcu, “ha perso ogni autorevolezza agli occhi dei sardi. La sua linea di difesa, da ‘credulone e babbeo’, può essere corretta dal punto di vista giudiziario, ma non politico. Lei è un Presidente debole, che nasce dal vulnus delle modalità di elezione, pilotate dal Presidente Berlusconi, che le ha fatto la campagna elettorale. Il premier voleva non un uomo forte, ma un burattino”. L’esponente del PD si chiede poi cosa c’entrino Verdini, Carboni, Dell’Utri, con gli interessi dei sardi, aggiungendo: “Cosa ce ne facciamo di un presidente debole e delegittimato, incapace di imporsi davanti al Governo nazionale nelle vertenze con lo Stato? Lei non può disturbare il manovratore e infatti non l’ha fatto. Il problema vero è che lei ha dimostrato di non avere nulla da proporre per i sardi: nessuna idea e immobilismo totale. E la situazione generale”, ha concluso, “continua a peggiorare. Oggi ha l’occasione di porre rimedio: se lei si dimette oggi, fa un grande gesto.”

L’on. Giuseppe Cuccu (Pd) ha detto che questa mozione non è certo un atto dovuto ma contiene quello che i sardi pensano: il presidente Cappellacci ha perso ogni autorevolezza. Io spero – ha aggiunto - che sul piano giudiziario non venga riconosciuto un coinvolgimento del Presidente. Ma in quest’aula si devono sviluppare ragionamenti politici non sostituirci alla magistratura. Per l’on. Cuccu quello che è successo è molto grave: è la delegittimazione del ruolo del presidente. Quindi, questa vicenda rende incompatibile Cappellacci con il ruolo che deve svolgere perché la Sardegna ha bisogno di un presidente concentrato sugli interessi dei sardi. L’esponente del Pd ha aggiunto che il centrosinistra è consapevole che la minoranza non ha i numeri per far approvare questa mozione. Ma – ha aggiunto - nella sua maggioranza i mugugni sono sempre più diffusi, anche se si ricompatterà intorno a questa mozione. Presidente – ha concluso - la sua maggioranza le riconfermerà la fiducia, quella che i sardi le hanno negato, ma non basterà un rimpasto per far finire la crisi strisciante che esiste all’interno del centrodestra.

L’on. Ignazio Artizzu (Pdl) ha detto che sfiduciare il presidente della Regione fa parte del ruolo che ha l’opposizione. Per l’esponente del Pdl questa mozione è poco convincente, è una “porcata politica”, è una coppa di veleno che non ucciderà il centrodestra ma, anzi lo rafforzerà. La mozione è poco credibile in quanto punta su una presunta inconsistenza dell’ azione di governo che è incapace di fronteggiare la crisi. “Noi – ha aggiunto Artizzu - abbiamo ereditato dal centrosinistra una posizione estremamente pesante che certo non può essere risolta in diciassette mesi di governo. La questione giudiziaria riportata nella mozione è stata definita da Artizzu come uno scivolone, un arrembaggio inaccettabile dal punto di vista personale, umano e politico. Noi affermiamo – ha concluso - il sostegno a Cappellacci e gli confermiamo fiducia anche dal punto di vista politico, vogliamo partire da qui per rilanciare la nostra azione di governo e il nostro programma. Però vanno garantite le rappresentanze e i pesi politici e non sempre questo è stato fatto. La rappresentanza politica deve andare in capo a chi è investito di mandato popolare.

L’on. Franco Sabatini (PD) è intervenuto ribadendo di non avere alcuna intenzione di attaccare nessuno dal punto di vista personale. “E’ vero, Presidente, chiediamo le sue dimissioni. Lo facciamo perché crediamo che la sua permanenza in quel ruolo sia deleteria per i sardi. Siamo indignati”, ha proseguito l’on. Sabatini, “perché avete operato senza alcuna idea di sviluppo per la Sardegna, come dicono oggi anche i sindacati. Non avete mai avuto la forza di farvi rispettare dal Governo nazionale. Altroché indipendenza! Fin qui si è solo subito ed in silenzio. Siamo arrivati ad un livello inquietante di commistione tra affari e politica, tra fenomeni di corruzione e consorterie.” “Lei ha tradito i sardi,” ha concluso l’esponente del PD, “non riuscendo a mantenere nessuna delle promesse che ha fatto, a partire dalla prima: non c’è nessun motivo di sorridere”.

L’on. Paolo Maninchedda (Psd’az) ha aperto il proprio intervento accogliendo l’invito dell’opposizione di discutere la mozione di sfiducia. “Chiediamoci innanzitutto chi comanda davvero in Sardegna. Non da oggi, ma da almeno 40 anni. I patronati nazionali non risiedono solo nell’attuale Governo. A questo punto, per noi è indilazionabile un azzeramento della Giunta regionale e un rimpasto totale, per ripartire con una squadra di governo di sardi, scelta totalmente in Sardegna”. Per l’on. Maninchedda non si giunge alla scadenza della legislatura ad ogni costo e per inerzia. “Vogliamo un mutamento vero nel sistema politico sardo. Oggi i partiti dell’opposizione ci chiedono di chiudere la legislatura senza avere alcuna idea di come ripartire. Non accettiamo lezioni dai partiti italiani, il cui funzionamento penalizza i sardi competenti e di valore, per dare spazio ai signorsì. Noi vogliamo un nuovo sistema”, ha concluso il consigliere sardista, “basato sulla sovranità sarda. Vedremo chi ci sta”.

L’on. Ben Amara (Comunisti – La sinistra sarda – Rossomori) ha detto che il centrosinistra chiede le dimissioni del presidente della Regione come atto di responsabilità. Un popolo è sano – ha aggiunto - quando rivendica il diritto di essere governato da persone capaci e oneste. Competenza e onestà devono andare di pari passo. Nell’azione politica intrapresa da questo governo regionale non contano più i principi ma conta solo il risultato che deve essere perseguito con ogni mezzo, qualunque esso sia.

Per l’on. Renato Lai (Pdl) le crisi si superano quando la collegialità è più forte. Al presidente Cappellacci – ha aggiunto - confermo il mio pieno sostegno. L’autocritica che ha fatto non deve essere ridicolizzata. In quest’aula dobbiamo discutere di politica e non di frequentazioni. Davanti a un’indagine giudiziaria ancora in corso – ha proseguito l’esponente del Pdl – la minoranza vuole screditare questo governo. Invece, con una rinnovata fiducia si potrà completare questa legislatura. Pensare che un ritorno alle urne – ha concluso - sia il modo per far ripartire la macchina regionale è un errore. E’ giunto il momento di dare pieno appoggio alla giunta, la minoranza deve ritirare questa mozione.

Per l’on. Francesca Barracciu (PD) un anno e mezzo di governo del centrodestra regionale ha distrutto la Sardegna, aggiungendo alla crisi economica e alla disoccupazione, la questione morale e la crisi politica. “Nell’Italia berlusconiana la politica ha perso il riferimento al bene comune, per perseguire interessi affaristici e personalistici. Abbiamo più volte denunciato l’asservimento del governatore e della Giunta al governo nazionale, che ha depauperato la Sardegna. In ogni frangente è stata ignominiosa la passività del presidente e della Giunta: si pensi allo scippo del G8, dei fondi Fas, ai tagli alla cultura e agli enti locali. Non esiste più nemmeno la certezza sulle entrate della Regione”. “Con lei, presidente,”, ha aggiunto l’on. Barracciu, “la Sardegna è decaduta in una democrazia svilita. Non sappiamo se lei sia davvero coinvolto nella P3. Saranno i giudici a fare chiarezza. Sappiamo però, per sua stessa ammissione, che la sottomissione a Verdini l’ha spinta a prendere decisioni sbagliate e contrarie all’interesse dei sardi, ma favorevoli alla cricca del malaffare. Dissi tempo fa”, ha quindi concluso l’esponente dell’opposizione, “che questa Giunta è schiava delle 3M: mattone, medicina, massoneria. Oggi sono 4, con l’aggiunta del malaffare. Questo dimostra che lei non è libero e non è in grado di rappresentare gli interessi dei sardi”.

È quindi intervenuto l’on. Nicolò Rassu (Pdl), il quale si è domandato se un dibattito su questi temi sia veramente nell’interesse de sardi. “E’ davvero urgente e indispensabile questo dibattito? Si sta facendo un processo mediatico, camuffato da critica politica. Siamo certi che la gente si aspetti questo da noi? Questa è un’aula parlamentare, non un’aula giudiziaria. I cittadini sardi attendono risposte, sull’economia, sul lavoro, sulla sanità. Sono convinto della buona fede del Presidente, così come dell’ex Presidente, fino a prova contraria. Per questo oggi rinnovo la fiducia. Ma attenzione”, ha concluso, “il popolo sardo ci chiede risposte. L’opinione pubblica è abbastanza informata per capire cosa sia davvero importante”.

Per l’on. Carlo Sechi (Comunisti – La sinistra sarda – Rossomori) è una brutta giornata, comunque vada il voto oggi. La minoranza con questa mozione ha messo in evidenza la grave crisi di questo governo. Questa mozione la supereremo con i riti della politica cioè con lo scontro tra maggioranza e opposizione, uno scontro inasprito da una legge elettorale che deve essere cambiata. Speravamo nella governabilità, invece questo sistema spesso ha prodotto meccanismi di ingovernabilità. Abbiamo la consapevolezza - ha aggiunto Carlo Sechi - che questa mozione verrà respinta. Questa mozione di sfiducia l’ho firmata con una certa sofferenza e solo come critica all’azione di governo e non certo per richiami di altra natura. La nostra mozione di sfiducia – ha concluso - è motivata dalla posizione critica che hanno i sardi nei confronti della vostra azione di governo. Questa mozione di sfiducia sarà rigettata perché i numeri per farla approvare non li abbiamo, ma da domani dovete mettervi a lavorare per il bene dei sardi.

L’on. Simona De Francisci (Pdl) ha detto di intervenire per ripristinare la verità storica. L’on. De Francisci ha fatto l’elenco di tutte le cose fatte dai vari assessorati in questi sedici mesi di legislatura. Voi – ha detto rivolta alla minoranza – parlate sempre di cose non fatte, adesso vi illustro, invece, tutto quello di positivo che è stato fatto. Tutto l’intervento è stato utilizzato per fare l’elenco delle attività portate avanti dai singoli assessorati.

L’on. Massimo Zedda (Comunisti-La Sinistra sarda- Rossomori) è intervenuto per stigmatizzare l’operato della Giunta Cappellacci, che avrebbe svilito la democrazia in Sardegna. “I parlamenti storicamente non esprimono sentenze, ma giudicano comportamenti e attività politica, esprimendo giudizi sui governanti”. Rivolto al Presidente Cappellacci, il consigliere Zedda ha affermato che finora hanno sorriso in pochi: un signore di Torralba, altri affaristi, alcuni costruttori. “Rileggendo le sue dichiarazioni, nella migliore delle ipotesi, la Sardegna non merita di essere governata da un ingenuo. Noi che la giudichiamo politicamente in quest’aula, le diciamo che sarebbe bene non attendere le sentenze. Si assuma la responsabilità delle dimissioni anticipate, per il bene dell’istituzione e della Sardegna”.
L’on. Gianvittorio Campus (PDL) ha espresso invece imbarazzo ad intervenire nel dibattito odierno. “Un dibattito stanco, senza mordente, senza pathos. Oggi si celebra il giorno dell’opposizione, perché noi l’abbiamo messa in condizione di farci giocare in difesa. Abbiamo offerto loro sul piatto d’argento tutti gli argomenti di cui si discute oggi. Con in più la forza del sentimento diffuso nella gente, un sentimento di stanchezza, per nostro demerito.” “In realtà”, ha aggiunto l’on. Campus, “sta diventando una giornata inutile, in cu ognuno svolge il proprio compitino, spesso con ingenuità politica – mi riferisco alla collega De Francisci – è vero che quelle cose sono state fatte, ma è vero che se all’esterno non si è avvertito non è colpa della minoranza. Non siamo stati capaci di capire né di ascoltare la Sardegna. Non penso ci sia possibilità diversa dal continuare a svolgere il proprio compito, senza difese d’ufficio al Presidente Cappellacci, che non ne ha alcun bisogno. Il Presidente”, ha quindi concluso l’esponente del PDL, “è stato già delegato dai sardi e può e deve governare. Non esiste possibilità di crisi al buio, posto che non esiste alternativa. Per senso di responsabilità e di appartenenza voterò la fiducia, per portare avanti il lavoro che ci siamo impegnati a fare davanti agli elettori”.

L’on. Claudia Zuncheddu (Comunisti – La sinistra sarda – Rossomori) ha ricordato che il presidente Cappellacci ha espresso più volte il suo disprezzo verso i sardi e questo suo comportamento ha agevolato un processo di impoverimento ulteriore che ha cavalcato la disperazione del nostro popolo. Per l’esponente dell’opposizione la censura verso l’azione di governo è generalizzata, anche i sindacati giudicano la politica di questa giunta “distratta”. Per l’on. Zuncheddu in Sardegna c’è un nuovo colonialismo. Le scelte di Cappellacci sono state subordinate a vertici romani e alle “cricche affaristiche” che volevano mettere le mani sulla cosa pubblica. Presidente Cappellacci – ha detto ancora Claudia Zuncheddu - , il ruolo istituzionale non può essere offuscato da logiche affaristiche. Per questo lei deve dimettersi. Noi non possiamo permettere che la criminalità organizzata si sostituisca alle istituzioni regionali, non possiamo accettare che la corruzione diventi uno stile di vita.

Per l’on. Oscar Cherchi (Pdl) essere indagati o anche rinviati a giudizio non vuol dire essere condannati. Questa mozione di sfiducia – ha detto - è un errore. Questa maggioranza sostiene il presidente e la giunta. Perché questa maggioranza ha un progetto su cui sta lavorando, seppur distratti da altre questioni. Noi questo programma lo porteremo avanti compatti perché all’interno della maggioranza non esiste una reale spaccatura c’è solo un acceso dibattito. I governi del centrodestra non vanno a casa prima – ha concluso - chiudono la legislatura in anticipo solo quelli del centrosinistra. Presidente Cappellacci siamo a fianco a lei e alla sua giunta.

L’on. Giampaolo Diana (PD) si è rivolto direttamente al Presidente Cappellacci, invitandolo a fornire risposte nella sua replica. “I dati macroeconomici sono terrificanti. In Sardegna la disoccupazione è la più alta d’Europa, il PIL crolla, il tasso di fiducia delle imprese ha perso 6 punti in un anno. Volete tenere conto di questi dati? Se non può far nulla, a che serve un governo regionale? Non siete stati in grado di fare nulla. Voi stessi parlate della necessità di ridare linfa all’azione di governo. Ciò significa che il pregresso non è stato all’altezza. Lei non ha dimostrato nessuna autorevolezza, in nessun frangente”. Quindi, l’on. Diana ha avanzato una proposta: “Il PD è pronto a cambiare le regole, se necessario. A noi non piace l’attuale legge elettorale, in particolare quella nazionale. Siamo pronti a discuterne e ad affrontare i temi della politica fiscale. Ma quale sarà l’autorevolezza con cui affronterete i temi della politica fiscale se non siete nemmeno stati capaci di rivendicare ciò che ci era già stato assegnato?”
È quindi intervenuto l’on Giorgio Locci (PDL), con alcune annotazioni. “Ho assistito fin qui alla fiera dell’ipocrisia da parte dell’opposizione. Si cerca di mascherare un processo mediatico con l’allarme sui dati della crisi in Sardegna”. Poi, rivolto al’ex governatore Renato Soru: “vede, on. Soru, oggi il presidente Cappellacci si trova nella stessa situazione in cui si trovò lei nella passata legislatura. Vogliamo parlare dell’Arpas? Dell’eolico? Vi sfido a individuare un solo atto che abbia favorito quelle presunte operazioni criminali. Tutto ciò che avete detto è falso e strumentale. Già dal mese di Novembre c’erano in programma le modifiche sulle fonti rinnovabili: basta controllare sui siti internet della Regione. Stiamo parlando del nulla, non è nemmeno un processo alle intenzioni. Qualunque presidente avrà ricevuto pressioni: ciò che conta sono gli atti. Se li avete, tirateli fuori!” In conclusione, l’on. Locci ha difeso l’attuale Giunta, “che si è comunque difesa bene, con gli strumenti a disposizione e nella difficile situazione lasciata dalla precedente Giunta e dalla crisi internazionale. La sfida vera sarà quella sul federalismo fiscale, nei prossimi mesi”.

L’on. Luigi Lotto (Pd) ha fatto un lungo elenco di inadempienze frutto dell’inerzia della giunta. Tutto tace – ha detto - sulla strada SS Olbia, sulla crisi dell’industria, sulla crisi dell’agricoltura, sulla scuola, sui Fondi Fas scippati dal governo centrale. Tutto questo accade nella totale disattenzione del presidente Cappellacci impegnato invece a seguire da vicino l’azione di chi aveva messo gli occhi sui beni pubblici. Sarà la magistratura a determinare la rilevanza o meno, dal punto di vista penale, di questi comportamenti. Noi possiamo solo valutarne l’opportunità che certo ledono la fiducia che i sardi hanno nei confronti del Presidente. I sardi nutrono nei suoi confronti un sentimento di delusione. Quando il presidente si fa imporre dall’alto o da figure discutibili nomine negli enti è giusto prenderne atto. La mozione di sfiducia deve essere votata – ha concluso - per dare la possibilità di mandarci a casa e di rimediare a una situazione irrisolvibile.

L’on. Giulio Steri (Udc) ha detto al presidente Cappellacci che la maggioranza lo ritiene un galantuomo, come ritiene un galantuomo l’on. Soru. Oggi dobbiamo discutere – ha sottolineato – il contenuto della mozione di sfiducia che dice al primo capoverso “c’è una crisi”. È vero – ha aggiunto Steri - ma la crisi non l’ha certo creata questa giunta. Queste difficoltà ereditate non sono risolvibili in diciassette mesi. La crisi implica in primo luogo che venga affrontato il problema istituzionale per creare un sistema efficiente. Solo riformando il sistema e creando un giusto rapporto tra giunta e consiglio riusciremo a risolvere i problemi.

Il presidente Cossa ha chiuso i lavori dell’aula convocando la conferenza dei capigruppo.

I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle 16.