CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 97 del 4 febbraio 2010

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DICHIARAZIONI del Presidente della Regione, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento consiliare, in attuazione dell'ordine del giorno n. 19 (BRUNO e più) sulla crisi occupazionale e industriale della Sardegna.

Cagliari, 4 febbraio 2010 – La seduta si è aperta sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. Dopo qualche minuto di sospensione, per consentire al presidente della Regione di raggiungere l’aula, i lavori sono proseguiti con le dichiarazioni del presidente Cappellacci sulla crisi occupazionale e industriale della Sardegna.
La nuova giunta – ha detto il presidente - è arrivata al governo della Regione in un momento difficilissimo. La Sardegna attraversa una crisi senza precedenti anche a causa delle mancate risposte degli ultimi 20 anni. I problemi che la giunta si trova a fronteggiare – ha aggiunto Cappellacci - sono complessi. Prima di tutto sono necessari e urgenti interventi anticiclici per contrastare l’emergenza economica e sociale. Inoltre, è necessario riscrivere lo statuto di autonomia e un nuovo modello di sviluppo. C’é poco spazio, quindi, per le sterili contrapposizioni. Ogni giorno la giunta è impegnata a fronteggiare la crisi, una crisi senza precedenti che sta mettendo a dura prova l’intera Sardegna. Il governo nazionale e regionale- ha affermato il governatore - stanno mettendo in campo ogni possibile azione per salvaguardare i livelli occupativi. Abbiamo ottenuto un tavolo stato-regione perennemente aperto. Come per l’Alcoa, che è l’emblema dell’impegno forte e congiunto tra Regione e Stato. Proprio sulla vicenda Alcoa si assiste all’unità senza distinzione di schieramento. Purtroppo – ha detto ancora il presidente - non sono bastate né le risposte tecniche giuridiche, né gli impegni assunti dal premier, né le rassicurazioni del parlamento europeo. La multinazionale continua con il gioco al rialzo. Questo gioco al rialzo non è più tollerabile, è poco rispettoso dei lavoratori. I vertici dell’Alcoa dovevano dare segnali di affidabilità. Cappellacci ha confermato che la trattativa si è conclusa con un rinvio a un prossimo incontro che si terrà l’8 febbraio. Entro quella data l’Alcoa dovrà decidere. E prima – ha sottolineato il presidente – non sarà tollerata nessuna posizione arbitraria. Se l’Alcoa dovesse fermare gli impianti, adotteremo le misure più drastiche. Ognuno si dovrà assumere le sue responsabilità. Si potrebbe decidere anche la requisizione degli impianti. Noi saremo a fianco del governo nazionale in questa azione. Ma l’Alcoa – ha aggiunto il presidente della Regione - non è l’unico caso di crisi. In corso ci sono 30 vertenze. Le più gravi: l’eurallumina, la Portovesme s.r.l., i poli chimici. Il presidente della giunta ha anche anticipato all’aula che chiederà al governo nazionale che il presidente della regione sia nominato Commissario per le bonifiche. Ma la crisi investe tanti altri settori elencati analiticamente da Cappellacci. Per poter affrontare al meglio questa difficile situazione abbiamo dato vita – ha detto - a un comitato interassessoriale. Spesso si lavora per tamponare l’emergenza frutto di un sistema ormai superato. Non possiamo più fondare il nostro modello di sviluppo su questo modello. La Sardegna deve cambiare pagina ma deve farlo in maniera non traumatica e in stretta sintonia con il governo nazionale e con tutte le forze politiche della Sardegna. Naturalmente il rilancio deve passare attraverso la perequazione infrastrutturale per superare l’ insularità, attraverso l’ individuazione di interventi per la coesione e la solidarietà sociale, la fiscalità di sviluppo, la chiusura della partita ancora aperta delle entrate e del patto di stabilità, il completamento delle infrastrutture dell’isola, il potenziamento delle infrastrutture telematiche, l’avvio di un processo di progressiva trasformazione del territorio.
Dalla crisi - ha concluso il presidente - si può uscire ma ci deve essere l’impegno di tutti. In questo momento la Sardegna non ha bisogno di polemiche e di contrapposizioni ma di collaborazione e di unità di intenti. Dobbiamo avere la capacità di coesione che porti alla competitività sociale.
L’on. Sabatini (Pd) ha detto che c’è una discussione all’interno del centrosinistra sul tipo di opposizione che si deve fare. Nella scorsa legislatura l’opposizione di allora ne ha fatto una dura, strumentale e fine a se stessa. Se noi facessimo lo stesso la Sardegna non capirebbe. Io credo molto – ha detto Sabatini - nel senso di responsabilità, credo sia l’atteggiamento più giusto soprattutto in un momento come questo. Però ci sono gravi inadempienze – ha affermato rivolgendosi al presidente - da parte sua, della maggioranza, del governo nazionale “amico” . In questi primi mesi del governo, il consiglio ha approvato diversi ordini del giorno che richiamano a una coesione tra le forze politiche perché insieme si possa verificare quali azioni sono da mettere in campo. E la nostra volontà di lavorare per il bene dell’isola è comprovato dal fatto che abbiamo fatto approvare la finanziaria, garantendo il numero legale in aula e in commissione. Noi abbiamo chiesto di aprire una vertenza forte con lo Stato, ma il governo regionale è incapace di contrapporsi al governo nazionale che in questi mesi ha pugnalato la nostra terra. La maggioranza è impegnata più a difendere le posizioni di potere che a gestire la crisi. Mentre perdiamo le più importanti vertenze con lo Stato, questa maggioranza si occupa di spartizione del potere. La Sardegna affonda, se non poniamo rimedio la responsabilità sarà la sua.
L’on. Chicco Porcu (Pd) ha detto che il compito della minoranza è quello di portare delle critiche costruttive per scuotere la maggioranza a dare risposte non solo emergenziali ma complessive. L’esponente del Pd ha sostenuto di essere sorpreso dall’intervento del presidente Cappellacci . Lei presidente – ha aggiunto - ha parlato pochissimo di Alcoa, moltissimo di altro. Siamo preoccupati. Speravamo che lei ci spiegasse come è realmente la situazione. Oggi lei non ci ha dato spiegazioni, ha parlato di un nuovo modello di sviluppo. Ne abbiamo lungamente discusso in quest’aula: nella sua maggioranza non è ancora emersa un’idea di Sardegna. Negli scenari che lei ha tracciato vediamo solo difficoltà. Siamo preoccupati. Gli appelli all’unità di intenti e al senso di responsabilità – ha concluso li rivolga a se stesso , alla sua giunta e alla sua maggioranza. Noi saremo con voi per ogni tipo di azione positiva che metterete in campo per il bene della Sardegna. I lavori proseguono. (R.R.)

Il dibattito sulle dichiarazioni del presidente della Regione sullo stato dell’apparato produttivo e industriale sardo

Cagliari, 4 febbraio 2010 – Dopo il consigliere Porcu, la discussione è proseguita con l’intervento dell’on. Pierpaolo Vargiu (Riformatori) che ha subito dichiarato di aver apprezzato il discorso del Presidente Cappellacci perché ha tentato di andare oltre il contingente. Quello odierno è forse un momento importante: un momento di svolta per capire se siamo in grado di cambiare registro, ha detto. Dopo aver criticato un confronto che appare un inutile rito di contrapposizione sterile fra le parti, ha ribadito che la crisi è grave, ma il problema è capire cosa faranno le istituzioni regionali. “L’industria pesante non può essere il futuro della Sardegna”. Ha sottolineato l’affermazione secondo cui ogni forza politica ha forti responsabilità di ordine generale, ed ha detto di sentire l’inadeguatezza della classe politica o dirigente sarda ad affrontare i problemi così gravi. Ha difeso la possibilità che il Presidente della Regione stia a Roma o altrove per difendere i diritti dei sardi. Il problema non è quello dei soldi, è un problema di idee.
Una giornata di passione per tutto il Sulcis-Iglesiente, quella di ieri, ha esordito il consigliere Pietro Cocco (Pd) che soffermandosi sulla portata della crisi di dimensioni mondiali ha aggiunto che tuttavia si sta facendo pochissimo per porvi freno. Ha detto che già tre giornate di protesta sindacale sono state organizzate contro il governo regionale. Siamo ancora alle dichiarazioni programmatiche, agli slogan senza risultati. Ha fortemente criticato il governo nazionale. Non solo il Sulcis è in trincea, ha affermato, mentre il governo nazionale pensa alle leggi ad personam e il governo regionale incapace di mettere in campo provvedimenti adeguati. Finora cori e slogan. Che cosa pensano il governo nazionale e regionale dell’industria dell’alluminio, della chimica dell’energia? Si è chiesto. Ha sollecitato un accordo bilaterale fra Alcoa ed Enel per risolvere le questione energetica.
Per Paolo Maninchedda (Psd’Az) “nelle parole del presidente e in quello che ha detto Vargiu c’è una grande verità: non abbiamo più tempo! non sono possibili dilazioni!”. Non bastano le descrizioni della crisi, la gente vuole proposte. Primo dovere di chi fa politica è sapere di che strumenti dispone. Abbiamo una Regione che non funziona e occorre cambiare i meccanismi: abbiamo “direzioni generali che non fanno nulla” quando ci sono cose che non funzionano occorre cambiare. Abbiamo bisogno di risorse, ha aggiunto, ma non aggrediamo i centri di dispersione delle risorse: a cominciare dalla Sanità. Vertenza entrate: non è stata affrontata. Citando una serie di casi in cui altre regioni hanno ottenuto molto dallo Stato ma la Sardegna no, ha detto che come classe politica dobbiamo mettere in campo forza politica. Occorre avere il coraggio di chiudere l’industria pesante per cambiare modello sviluppo. “Basta con le mozioni, facciamo leggi che ci diano forza. Occorre un cambio di passo per tutti”.
Massimo Zedda (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori) ha prima citato un episodio di cronaca accaduta presso i cancello dell’Alcoa ed ha ricordato che di giorno in giorno la tensione cresce. Vero che il modello di sviluppo cambia, ma cambia perché le multinazionali vogliono guadagnare sempre di più e investire sempre meno, ha detto. Guai a toccare liberalizzazione, globalizzazione e e assoluta libertà delle imprese, ha denunciato Zedda. Ha difeso l’atteggiamento responsabile delle opposizioni, ed ha svolto una forte critica sulla debolezza delle proposte del governo regionale. Dopo aver denunciato la mole delle risorse non spese giacenti nei residui passivi Zedda ha quindi sottolineato che così non si danno riposte alla gente.
E’ stata quindi la volta dell’on. Giacomo Sanna (Psd’Az) che sottolineando l’importanza del dibattito ha detto essere necessaria la più ampia partecipazione dei consiglieri ed ha chiesto la verifica del numero legale che è risultato esserci.
E’ poi intervenuto Efisio Planetta (Psd’Az) che ricordando tutte le iniziative “pseudo industriali nate in Sardegna con l’unico scopo della speculazione” ha detto che si parla poco di “sovranità” e quella odierna non deve essere un’altra occasione per spargere veleni. Occorre che non ci si limiti al mero rivendicazionismo. “Ci è stato dato il cerino rovente –ha denunciato- e ne paghiamo lo scotto”. Soffermandosi sulle varie fasi dell’industria dell’alluminio in Sardegna, ha denunciato con una approfondita analisi che l’Alcoa oggi vuole abbandonare la Sardegna per de-localizzarsi in altri paesi a lei più convenienti. Per la riconversione però e risanare il territorio inquinato, occorre un piano finanziario dello Stato. Respingendo le facili illusioni, Planetta ha sottolineato che occorre prepararsi per tempo al dopo. “Bisogna caro Presidente a nuove strade tutti insieme”.
Nel Prendere la parola (dopo una ulteriore di verifica del numero legale) Radhouan Ben Amara (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori) ha ricordato che la politica non deve dividere ma unire ed aggregare con l’ascolto. E’ vero che un certo modello di sviluppo è finito ma l’avvenire non deve essere una ripetizione del passato; bensì una rivisitazione. Il sistema industriale sardo è caratterizzato da industrie fortemente legate a vicenda il che in caso di crisi provoca un grave effetto domino. Ben Amara ha ripercorso con dovizia di dettagli le varie strategie che si vanno mettendo in atto da parte delle multinazionali, ed ha precisato che a suo giudizio emerge un piano concordato: minacciare la desertificazione in Sardegna per poi avere il via alle centrali nucleari.
Roberto Capelli (Udc) nell’intervenire, si è quindi chiesto se la politica sia punto di riferimento per risolvere le problematiche sociali ed economiche in cui versa la Sardegna. Ha ricordato la grande assemblea dello scorso anno del Consiglio con le parti sociali dello scorso anno ed ha affermato che di fatto oggi si stanno replicando quegli interventi. Ha ricordato che si era trattato di un momento di grande unità e una battaglia vinta. Oggi ci ritroviamo, ha aggiunto, con una Sardegna non completamente unita: “domani una manifestazione contro di noi”. Dopo aver ripercorso i vari passaggi del dibattito che annunciavano la fine dell’industria di base, ha ricordato che ancora oggi si sta affrontando la medesima grave crisi di un sistema in cui la Sardegna si è inserita forzatamente. Ma allora dobbiamo cambiare e la maggioranza ha una responsabilità maggiore. Ha auspicato con forza cambiamenti forti sulla linea tracciata da altri oratori.
E’ poi intervenuto Giampaolo Diana (Pd) che ha ricordato che le cose già dette un anno fa “le ripetiamo perché chi doveva fare non ha mantenuto le promesse, ecco perché le cose già dette si stanno aggravando”. Ha ricordato di essere fortemente contrario a quanto detto dal Presidente Cappellacci “Io non sono qui –ha detto Diana- per celebrare il funerale dell’industria di base, e del sistema industriale della Sardegna”. C’è spazio, ha ricordato anche per altri settori, ma non lo si deve fare a scapito della attuale industria di base, è da qui che si deve ripartire. Questo è certamente il momento più acuto della crisi, non si è trovata né da parte del Governo nazionale né da parte di quello regionale alcuna soluzione. Non si dubita degli sforzi compiuti dalla Giunta ma la realtà è che non si è fatto. Attenzione, rischiamo di essere alla fine di un ciclo quarantennale che ha modernizzato la Sardegna. Come si fa a dire le cose che ho sentito oggi e firmare ieri il documento dei sindacati. Questa classe politica e questo governo non offrono prospettive per cui valga la pena scommettere sulla Sardegna, ha denunciato con grande veemenza. Diana ha ricordato il divario fra la Sardegna e il resto del Paese, per esempio nelle infrastrutture. Occorre utilizzare anche risorse proprie per dotare l’isola di infrastrutture. Nel programma della Regione si dice di voler difendere l’industria: allora bisogna essere conseguenti.
Questo è stato l’ultimo intervento della seduta che è stata chiusa dalla Presidente Lombardo. Il Consiglio è stato riconvocato per martedì 9 febbraio alle ore 17 con la prosecuzione della discussione.
(lp)