CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 84 del 19 gennaio 2010
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Mozioni 29 e 22 delle opposizioni sulla grave crisi industriale e occupazionale a Portovesme (Alcoa) e Porto Torres (Eni)
Cagliari, 19 gennaio 2010 - Il Consiglio si è riunito sotto la presidenza della Presidente Claudia Lombardo affrontando, quale primo punto le mozioni (22 e 29) sulla situazione industriale e occupazionale dell’Isola, con particolare riferimento alla crisi Alcoa ed alla situazione del comparto petrolchimico di Porto Torres.
Le mozioni sono state illustrate da Giampaolo Diana (Pd). Un tema di grande importanza, ha detto, su cui occorre fare una riflessione per analizzare le cause della crisi. Non ci si può limitare alla solidarietà, ma occorre una proposta di governo forte che ancora non c’è stata. Dopo aver sottolineato l’assenza del presidente della Regione ha rivendicato l’esigenza di lucidità dell’azione di governo per far fronte a emergenze che ancora non sono state affrontate. Ha quindi ricordato le situazioni drammatiche, ed ha ricordato che la crisi non risparmia più alcun territorio della Sardegna. Mentre si prevede una ulteriore contrazione della produzione, ciò rischia di aggravare il grande squilibrio del tessuto produttivo della Sardegna. Quanto al mercato del lavoro, si registra una continua flessione degli occupati nell’isola. Ricordando il livello di reddito molto al di sotto delle medie nazionali, Diana ha espresso forti preoccupazioni sullo stato del tessuto sociale della Sardegna. Ha citato una lunga serie di dati di grande rilevanza che testimoniano lo stato di grande disagio per le popolazioni sarde. I costi alla produzione rappresentano una effettiva diseconomia oggettiva, ma non possono essere un alibi per giustificare l’inconcludenza della politica industriale della Regione. Gli attestati di solidarietà non danno da vivere, ha ricordato ancora l’oratore, ma la situazione sta realmente precipitando e la tensione sta crescendo in maniera pericolosa ponendo a rischio l’ordine pubblico. Ha poi denunciato la scarsissima autorevolezza della Regione nei confronti del Governo a Roma. E la protesta a Roma si è risolta in una umiliazione.
Il presidente della Commissione Industria, Nicola Rassu (Pdl), ha espresso condivisione per molta parte delle preoccupazioni espresse sulla la precarietà del comparto produttivo sardo. Una precarietà tuttavia che non è stata risolta mai da almeno 30 anni a questa parte da nessuna maggioranza di una o dell’altra parte. A questo proposito ha ricordato che il problema deve essere affrontato unitariamente, ed ha affermato che la debolezza della politica sarda in passato è stata determinata dalla divisione fra le forze politiche. Dopo aver rivendicato il sacrosanto diritto al lavoro, ha affermato che l’Eni, non può “sbaraccare” impunentemente dall’isola. Non si può a Eni ed Enel di proseguire con questa politica che è una politica colonialista nei confronti della Sardegna. La battaglia si può vincere solo si si resta uniti, senza rimbalzare responsabilità. Ha espresso preoccupazioni per le tensioni sociali in atto: occorre trovare soluzioni operative e immediate.
Pietro Cocco (Pd) ha ricordato come questo dibattito è un’ennesima occasione di affrontare un tema che rappresenta una gravissima emergenza sul filo del tracollo. “Non si riesce a venire a capo di alcuna vertenza” ha detto Cocco, che ha ricordato gli aspetti drammatici del disagio sociale che sta vivendo la Sardegna. Ha quindi affrontato nel merito alcune situazioni territoriali in cui la crisi sembra essere particolarmente drammatica, ed ha sottolineato che la mancata soluzioni a queste crisi rischia di far scomparire il tessuto industriale dell’Isola. Cocco ha fatto riferimento alle inutili promesse fatte via-via dal Governo esprimendo forti critiche nella mancata difesa dei legittimi diritti della Sardegna. “Ci aspettiamo che la Giunta difenda gli interessi della Sardegna”.
E’ quindi intervenuto Efisio Planetta (Psd’Az) che ha auspicato come bisogna andare oltre il solito dibattito che ripercorre schemi già visti. Non serve alzare i toni del dibattito per essere più credibili. Ha sottolineato un “triste e significativo aspetto” della crisi: i volantini ed i messaggi all’interno delle fabbriche contro i sindacati, un sintomo molto pericoloso. Questo genere di attacchi risponde sovente a logiche ed equilibri di potere. Le parole oggi rischiano di aggiungersi ad altre inutili parole. “Ma le parole oggi non bastano più”, esse sono ormai una mera liturgia. Servono gesti forti che guardino in faccia la crisi, “è tempo dei fatti”. La causa di fondo è la subalternità alla politica di Roma. “Abbiamo il diritto di essere noi padroni in casa nostra”, ha concluso ricordando che l’era dell’industria pesante in Sardegna è finita.
Carlo Sechi (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori) ha ricordato come i dati riferiti in quest’aula sottolineano la difficoltà della crisi, che non è facilmente risolvibile in poco tempo ma che occorre affrontare con una azione forte. Come uscire da questa situazione? Riferendosi alla situazione di Porto Torres Sechi ha ricordato come spesso ci si trova di fronte a “industriali d’assalto”. Sottolineando la mancanza di investimenti da parte dell’Eni che denota la volontà di un progressivo disimpegno dai siti della Sardegna, l’oratore ha denunciato le gravi ripercussioni di carattere economico e sociale che ciò determinerebbero soprattutto nel Nord della Sardegna. Sechi ha ripercorso le situazioni industriali di crisi denunciando le gravi responsabilità di Eni e di altri imprenditori, ed ha ricordato però che un ruolo determinante lo ha il Ministero dell’economia e quindi il bandolo della matassa è nella mani del Governo.
Radhouan Ben Amara (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori) ha ricordato i dati della gravissima crisi che sta attraversando l’economia della Sardegna con le conseguenti forti ripercussioni sociali. Un quadro sconfortante. Illustrando lo stato di debolezza delle singole realtà territoriali, Ben Amara, ha parlato di “ignobile ricatto” da parte delle imprese. Occorre impegnarsi nel quadro del sistema energetico promuovendo un polo energetico a Ottana, con tariffe agevolati nel quadro di un progetto di sviluppo equilibrato per la Sardegna: ciò che deve contare è il lavoro come mezzo di crescita umana.
Il successivo oratore, Massimo Zedda (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori), ha fatto riferimento alla drammatica situazione del mercato del che colpisce in modo particolare la popolazione giovanile. Ha detto essere inammissibile la politica industriale delle multinazionali che lucrano nelle varie regioni sui contributi pubblici salvo abbandonare tutto nella situazioni d crisi di mercato, Zedda ha parlato di ripercussioni sociali gravi e di aumento della mancanza di credibilità della “politica”. Non ha lesinato critiche al sistema imprenditoriale, Zedda, che ha parafrasato Enrico Mattei denunciando il comportamento dell’Eni che “si serve della politicaa come un taxi”.
Per il consigliere del Pd Luigi Lotto, la situazione esistente non può essere accettata dalla Sardegna. Quando si parla di 120 mila disoccupati si parla di una intera popolazione in cerca di lavoro. La debolezza già grave del sistema produttivo sardo non può essere aumentata. Bisogna creare situazioni di lavoro sia per chi non lo ha sia per chi ha occupazioni precarie. Non si possono essere accettare ulteriori tagli. Non si può oggi pensare di cercare alternative di lavoro in altri settori, ha detto Lotto, non ci possono essere indecisioni lasciando all’Eni la decisione sul sistema produttivo della Sardegna. Il Governo deve dare risposte precise e soprattutto in tempi ragionevoli.
La discussione prosegue.
(lp)
Esame delle mozioni n. 22 (Giampaolo Diana e più) e n. 29 (Mario Bruno e più) sulla crisi industriale
Cagliari, 19 gennaio 2010 – Il dibattito è proseguito con l’intervento dell’on. Claudia Zuncheddu (La sinistra sarda- comunisti - Rossomori). “La regione – ha detto - deve prendere atto che in Sardegna l’industria è finita. Lo Stato italiano deve assumersi le sue responsabilità, deve quantificare i danni derivanti dall’industria e deve investire in Sardegna per ripristinare i gravi danni ambientali. Con la bonifica ambientale si garantirebbero migliaia di posti di lavoro per decenni”.
L’on. Giacomo Sanna (Psd’az) ha sottolineato il momento particolarmente difficile che sta attraverso la Sardegna. Quando le regole si stabiliscono a Bruxelles – ha detto - la nostra debolezza emerge perché la Sardegna non è in condizione di affrontare, in maniera paritaria, un mercato come quello europeo. Per Sanna, ormai, siamo arrivati al capolinea. “Non dobbiamo però – ha aggiunto - solo lamentarci. Abbiamo l’obbligo, quando un sistema economico chiude, di individuare un percorso alternativo. Il nostro futuro non può essere deciso a Roma. Per Sanna è ormai tempo di decidere di bonificare il nostro territorio: è questa l’alternativa alla disoccupazione. “Durante il periodo della bonifica – ha affermato - deve iniziare il percorso alternativo. Il nostro obbligo è quello di stabilire cosa dobbiamo fare domani. Bisogna capire quale è il sistema economico da realizzare per il futuro. Ma è necessario capirlo in Sardegna”.
L’on. Adriano Salis (Idv) ha detto che le due mozioni all’esame del Consiglio sono la fotografia reale della pesantissima crisi che attanaglia la Sardegna. Queste mozioni sono una “battaglia per la difesa dell’assetto industriale della Sardegna” anche se molti di noi - ha aggiunto - sono convinti che l’avventura dell’industria pesante nell’isola debba essere avviata a conclusione”. E’ necessario, però, difendere strenuamente i livelli occupativi. L’on. Salis, inoltre, ha detto di aver ravvisato una estrema debolezza nel piano regionale di sviluppo. “ Siamo in un momento talmente delicato e difficile – ha aggiunto - in cui dobbiamo capire che si tratta di impostare una vertenza di carattere nazionale chiamando tutto il popolo sardo. La vostra giunta deve chiamare il popolo sardo a una resistenza per difendere il diritto al lavoro. “Dobbiamo – ha concluso - giocare su due fronti: uno nazionale, con una vertenza che punti a difendere il tessuto produttivo esistente e ad attuare la bonifica del territorio, e uno regionale per capire quale sviluppo vero vogliamo dare alla Sardegna”.
L’on. Uras (comunisti-la sinistra sarda- rossomori) ha detto che la crisi è pesantissima. La gestione che noi abbiamo messo in campo non è più accettabile. Non possiamo trattare le varie vertenze in maniera separata. La Sardegna è investita globalmente da una crisi intollerabile e la vertenza deve essere unica. Per l’on. Uras non basta più sedersi attorno a un tavolo e, pur nella differenza di ruoli, rendersi disponibile a un sostegno di tipo solidaristico affianco ai lavoratori. Non serve più. Non produce effetti e le cose continuano a peggiorare. Noi dobbiamo fare un passo in avanti. Non dobbiamo fare un’opposizione di tipo ostruzionistico ma un’opposizione di governo, ma per fare questo dobbiamo partecipare al governo di questa crisi”. Uras è stato molto critico nei confronti del governo centrale, la cui attenzione – ha detto – “è stata pari a zero”. Critiche anche alla macchina amministrativa e burocratica regionale che, secondo Uras, non è in grado di affrontare la crisi. SEGUE (R.R)
Prosegue il dibattito sulla situazione industriale con la replica dell’assessore La Spisa: l’esame delle mozioni rinviato al pomeriggio
Cagliari, 19 gennaio 2010 - Il dibattito è poi proseguito con l’intervento dell’on Pierpaolo Vargiu (Riformatori) che ha esordito ricordando che l’obiettivo di fondo non può essere una azione politica basata sulla sterile difesa delle politiche attive del lavoro, ma occorre puntare ad azioni di stimolazione dell’attività produttiva. Certo in situazioni di emergenza anche chi non le condivide è costretto ad accettare politiche di carattere Keynesiano, ma il problema deve essere affrontato in modo molto più complessivo. Dovremmo quindi cominciare a chiedersi se ciò che era strategico negli anni 60 lo sia ancora oggi, ha proseguito Vargiu, e cominciare a costruire precondizioni per trovare le soluzioni di “rottura” sui problemi oggi sul tavolo. Occorre una modernizzazione del sistema produttivo ma anche del sistema burocratico regionale che consenta quella accelerazione e velocizzazione dei processi di governo.
Il capogruppo Pdl, Mario Diana, ha affermato che pensare che la difficoltà sia limitata alla sola Sardegna sia errato, si parla di soggetti di proporzioni mondiali. Certo l’agitazione delle masse non è la soluzione del problema, ha detto Diana in replica a precedenti interventi. Occorre in primo luogo conoscere il reale intendimento delle aziende. Dopo la replica della Giunta sarebbe utile, ha proposto, occorre fermarsi un attimo per elaborare un documento possibilmente unitario. Ricordando che la chimica è in crisi in tutto il mondo ha proseguito, citando a conferma delle difficoltà delle industrie sarde i costi di produzione eccessivi. Soffermandosi sulla situazione generalizzata delle economie fragili, ha ribadito che le soluzioni non si trovano “con le nostre divisioni e contrapposizioni”. A questo punto occorre conoscere la volontà reale del Consiglio regionale.
Mario Bruno, a nome del gruppo Pd, ha esordito ricordando la necessità della politica e del Consiglio di salvaguardare ogni posto di lavoro. Ma le politiche messe in campo da un anno a questa parte non consentono di immaginare l’avvio di un processo di sviluppo. Non si può chiedere al Consiglio o alla minoranza quale debba essere la strategia. A oggi non si individuano risposte da parte del governo regionale alle esigenze della Sardegna. Anche i consiglieri della maggioranza attraverso un documento hanno parlato di “Giunta opaca”. Di fronte anche alle critiche che vengono dall’interno occorrono risposte precise. Dopo aver detto che non si deve dividere la Sardegna, ma occorre andare a un forte confronto con lo Stato con grande unità. Non bastano i sit-in o le parole per far fronte alla crisi, occorre un rapporto più forte con il governo che si è visto solo in campagna elettorale con le promesse mai concretizzate. Dopo aver detto che non possono bastare le poche risorse destinate ad alcune situazioni di crisi ha detto che si attende ancora un tavolo vero di confronto.
Nella replica a nome della Giunta, ha preso la parola Giorgio La Spisa, assessore alla Programmazione. Il contenuto del dibattito non può non essere influenzato da situazioni che vanno al di là della politica industriale, ma di carattere più squisitamente politiche. Ma di questo non mi voglio occupare perché i problemi aperti sono di natura particolare. Il problema infatti è di porre al centro l’unità dell’intera Sardegna, piuttosto che rispondere all’opposizione su altri piani. La Spisa ha ricordato le oltre 30 vertenze in atto di cui si sta occupando la Giunta, partendo da quelle di gravità massima. Alcoa: nasce fondamentalmente dal costo dell’energia elettrica, ha ricordato, citando anche le aperture importanti fatte dal Governo anche a costo del rischio di infrazione dinanzi alla UE. Al riguardo ha ricordato come rappresentanti sindacali hanno avuto parole di apprezzamento. La Spisa ha proseguito il suo intervento ricordando la nascita del sistema industriale sardo in vista di un sistema produttivo strategico che poi è stato svenduto a prezzi stracciati. Con responsabilità che si sono equamente distribuite fra tutte le forze politiche sarde. Ma non si è risolto il problema strutturale del costo di energia. “Noi crediamo che lo sviluppo non può fare a meno dell’industria né della grande industria”. Non ci si può permettere il lusso di uno sviluppo squilibrato. Ha quindi respinto l’accusa che la Giunta non ha una strategia per lo sviluppo, ma questa crisi è di carattere straordinario alla quale non può far fronte da solo un governo regionale. Di fronte a Eni ed Alcoa dobbiamo difendere stando tutti uniti, ha detto l’assessore.
Nella sua “controreplica” Giampaolo Diana (Pd) ha detto non voler concedere nulla alle divisioni politiche in atto. Ma per il rispetto dei lavoratori sarebbe stata opportuna maggiore attenzione e tensione ideale. Le responsabilità, le cause e le origini della crisi non nascono con questa giunta: nessun desiderio di strumentalizzazione. Io credo però che il governo regionale nel rapporto con quello nazionale non stia facendo a sufficienza. E’ necessario che anche la Giunta regionale si doti di strumenti che consentano di condizionare le politiche industriali. I problemi irrisolti non sono pochi, ha ricordato Diana.
Con questo intervento la seduta è stata tolta e riprenderà nel pomeriggio alle 16,30.
(lp)