CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
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Nota stampa
della seduta n. 25 del 16 luglio 2009
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Mozione N. 13 sulla crisi economica e sociale presentata dai consiglieri dell’opposizione
Cagliari, 16 luglio 2009 - Il Consiglio si è riunito sotto la presidenza della Presidente Claudia Lombardo per la discussione della Mozione 13, a firma Giampaolo Diana e più riguardante la crisi economica e sociale della Sardegna.
Nell’illustrare la mozione, l’on Giampaolo Diana (Pd), ha ricordato che all’indomani della Assemblea straordinaria di ieri sulla situazione delle imprese chimiche molto è stato detto, ma le statistiche sulla situazione di disastro del sistema produttivo sono impietosi. Ricordando come siano necessari azioni forti ha enumerato i dati della crisi. Persi 30 mila posti di lavoro in un anno, di cui 20 mila nel solo settore industriale; una crisi che coinvolge l’intero sistema produttivo; i fattori di produzione, i costi energetici e dei trasporti sono una sensibile diseconomia; tutto questo provoca un grande squilibrio dell’intero sistema che vede la Sardegna fanalino di coda rispetto a medie nazionali, e e del Mezzogiorno; la cassa integrazione è cresciuta del 500 per cento i redditi da lavoro dipendenti fra i più bassi a livello nazionale e così pure i redditi di pensione. Una situazione assai critica che fa dire “non è vero che c’è troppa industria, ma anzi che ce n’è troppo poca” Per questo secondo Diana servono scelte chiare anche perchè le ragioni della crisi non nascono in questi mesi ma hanno radici più antiche. certo è però che le scelte operate dal Governo attuale (G8 e spostamento dei Fondi Fas fra le altre) hanno rappresentato un duro colpo per le aspettative della Sardegna. Secondo Diana questa maggioranza sembra subire supinamente le decisioni dell’Eni, ed anche gli appelli all’unità politica rischiano di diventare vuota retorica se non si è in grado di rappresentare con la necessaria forza gli interessi della Sardegna. “Non è più procrastinabile un confronto chiaro con il Governo, ma occorre allo stesso tempo il coraggio delle idee, che tuttavia si sono sentite poco da parte dell’esecutivo”. Dopo aver detto che l’opposizione non vuole condividere scelte che possono ledere gli interessi della Sardegna, ha concluso ribadendo che non si può consentire all’Eni di abbandonare la Sardegna accollando ai sardi conseguenze ambientali e sociali di enorme gravità.
Franco Sabatini (PD) intervenendo subito dopo ha ribadito che l’unità proclamata ieri è un’occasione da non perdere . Il momento è difficile e rischia di aggravarsi. Occorre trovare la coesione necessari per un confronto con lo Stato. Ricordando che occorre lavorare per ricercare sulla crisi industriale soluzioni valide ha ricordato che il Consiglio è il massimo rappresentante dei sardi e che ad esso devono fare sempre riferimento le proposte dell’esecutivo.
Giuseppe Cuccu (Pd), si è soffermato in modo particolare sui ritardi di sviluppo che sono generalizzati ma che in alcuni territori sono forse più pesanti. Ad esempio il Medio Campidano. Osservando che la insufficienza delle risorse è un grave limite,ha ricordato che affrontare la crisi non significa solamente affrontare i problemi dell’industria ma di tutti i settori produttivi, in primo luogo l’agricoltura. In territori come il Medio campidano sono moltissime le microimprese che stanno chiudendo, ha detto Cuccu, tutte insieme rappresentano un numero di posti di lavoro assimilabile a quelle della grande industria. Nel guspinese decisioni gravissime di Trenitalia stanno mettendo in ginocchio le imprese della zona. Occorre bloccarle come quelle dell’Eni.
Per Massimo Mulas (Misto), la ricerca spasmodica dell’unità non deve nascondere le responsabilità evidenti che ci sono. Occorre che la politica si faccia carico di un quadro di soluzioni di prospettiva, riappropriandosi del ruolo di indirizzo che le compete.
I dati ci devono far riflettere, ha ricordato da parte sua Tarcisio Agus (Pd), di fronte al crollo dell’occupazione nel settore industriale. se la fermata dell’Eni sarebbe gravissima tuttavia occorre anche una iniziativa politica che metta nel conto l’eventuale irreversibilità del disimpegno, pretendendo che l’Ente idrocarburi si facesse carico delle conseguenze di carattere ambientale e sociale, reinvestendo negli stessi territori in altre direzioni. L’Eni deve essere chiamato a far fronte ai problemi ambientali e sociali. Sottolineando il grave problema del finanziamento delle bonifiche ha elencato sommariamente i numerosi punti di debolezza del settore produttivo su cui intervenire.
La coscienza che la grave crisi economica ha origini più nella politica che dall’economia è stata sottolineata da Paolo Maninchedda (Psd’Az). La dipendenza d3ella politica dal grande capitale, dai grossi gruppi, ha fatto si che l’industria di Stato abbia prevalso e non si sia stati capaci in Sardegna di opporre un rifiuto. Occorre ricordare le origini del capitalismo italiano quando furono concessi privilegi a imprenditori ferroviari nell’Ottocento che cominciarono a fare utili con i denari dello Stato. Di fronte a questa presa di coscienza non si può allora avere fiducia in questa Italia che è così cieca che finanzia il Nord con i soldi del Sud. C’è da domandarsi chi sia più forte fra Italia ed Eni. La Sardegna potrebbe avere un futuro migliore se riuscisse a differenziarsi e distanziarsi dell’Italia. Dopo aver ricordato che la spesa per l’amministrazione centrale dello Stato è di gran lunga superiore a quella per le regioni, ha ribadito che il 90 per cento del debito nazionale è andato a finanziare il tessuto produttivo del Nord. Uno Stato sardo si può fare, ha ribadito in conclusione, ma occorre che la classe dirigente sarda sappia perdere i vizi del localismo.
Quindi Chicco Porcu (Pd), che ha dato atto al precedente oratore di grande acutezza di analisi dando atto che troppo spesso si è succubi del potere centrale. Entrando nel merito stretto della mozione, Porcu ha ricordato la “chiamata alle armi fatta ieri” in nome di un diritto, ed ha affermato che l’Eni non può andare via lasciando dietro di sé un disastro ambientale e sociale. Criticando l’esecutivo e la maggioranza, ha ribadito che non si possono sommare le promesse alle promesse. Dopo sette mesi dalla campagna elettorale Cappellacci non può venire a dirci le stesse parole di allora, ripetute in fotocopia. Se veramente si vuole essere credibili bisogna confrontarsi apertamente con il Governo, sulla base di un programma di sviluppo complessivo. Riguardo alla vertenza entrate della precedente legislatura, ha ricordato che occorre ottenere l’impegno dello Stato a renderle fruibili, riscrivendo il patto di stabilità. Occorre andare a Roma e pretendere la disponibilità di quei soldi.
E’ quindi intervenuto Radhouan Ben Amara (Sinistra sarda,Comunisti,Rossomori) che ha ricordato che lo sviluppo sostenibile non può passare più sull’industria tantomeno se inquinante altamente come la chimica. Affermando che lo Stato di diritto deve stabilire le regole del mercato, ha parlato con appassionate parole dell’esigenza di ritornare ad uno sviluppo meno impetuoso pur di salvaguardare l’umanesimo e l’ambiente. L’industria petrolchimica non è adatta al territorio sardo, ha detto, ed ha ricordato come in America si stia verificando una netta inversione di tendenza verso un trend accelerato a favore dell’agricoltura e dell’ambiente. La discussione odierna sarebbe dovuta avvenire prima dell’assemblea di ieri, ha detto Gian Valerio Sanna (Pd), ma si è andati alla ricerca di una unità quasi che ci potesse essere qualcuno non disposto a dare un contributo su questi temi. Ma la ricerca di una unità di fini, piuttosto che una unità di proposta è riduttiva. Ricordando che non è giusto parlare di Giunta e Governo, ma si deve parlare di Stato e Regione, ha posto con forza l’esigenza che la Sardegna disponga rapidamente di un piano straordinario di sviluppo e di politica industriale. E per questo deve chiedere allo Stato un impegno straordinario. Presentarsi allo Stato con una proposta concreta e anche dando la disponibilità ad impegnare risorse regionali a patto che lo Stato intervenga in modo straordinario. Questa sarebbe una sfida adeguata, ha detto Sanna, da lanciare a Roma. sarebbe utile vincolare con un ordine del giorno la Regione a questo impegno Dopo aver denunciato il rischio che si precipiti lungo una china populista sterile, ha sottolineato l’esigenza di un governo regionale decidente, a questo riguardo ha rammentato che l’opposizione attende che la maggioranza sciolga le proprie riserve sullo Statuto senza attendere segnali esterni.
Quindi Pietro Pittalis (Pdl), che ha ricordato l’obiettivo importante colto ieri nella grande manifestazione in consiglio. Forse non avremo ricette del tutto adeguate, ha detto, ma anche l’opposizione non sembra avere ricette miracolistiche in questo campo. La crisi ha origini strutturali, ha aggiunto e quindi va affrontata con rimedi strutturali e ben a fondo. Il vecchio modello di sviluppo si è esaurito ma la classe politica è riuscita fino ad ora a approntarne uno nuovo? Non c’è stato in questi ultimi dieci anni un progetto di sviluppo organico, ma non è pensabile che la responsabilità sia soltanto dell’attuale Governo e di una Giunta in carica da pochi mesi. Alla base della crisi ci sono fattori produttivi e costi energetici esorbitanti su cui occorre intervenire.
Il dibattito prosegue
(lp)
Crisi dell’industria sarda: il Consiglio regionale verso un ordine del giorno unitario. Sospesa la seduta, che riprende alle 16
Dopo l’on. Pittalis è intervenuto l’on. Adriano Salis (Idv), che ha detto: “Ho sentito anche oggi molti appelli all’unità ma non mi posso unire a questi. Faccio solo un appello alla presenza, perché quest’Aula non è all’altezza della situazione. La debolezza della politica sarda coincide con la debolezza di quest’Aula. Siamo tutti presenti eppure nemmeno per un minuto abbiamo registro il numero legale. Da giorni il Consiglio regionale è assediato dai precari: li capisco. Ma se vogliamo affrontare seriamente questi problemi non possiamo lavorare così, con questa debolezza. Pigrizia e privilegi sono un mix devastante che ci toglie tutta l’autorevolezza. Per queste ragioni ho saltato a pie’ pari la mozione, che condivido, per concentrarmi su questa seduta così poco frequentata.
Per l’on. Luciano Uras (Sl) “avremmo dovuto tenere oggi lo stesso livello di attenzione di ieri. Il Consiglio regionale potrebbe assumere impegni a seguito di questa mozione. Cercheremo di arrivare a un ordine del giorno unitario perché l’unità deve portare a risultati, alcuni dei quali dovranno essere preparati in Sardegna e si concretizzeranno a Roma mentre altri arriveranno da Cagliari. Altrimenti, senza questo sforzo, chi ci segue e attende che noi soddisfiamo i bisogni materiali di chi ha meno, non capirebbe.
Per intanto possiamo prevedere ammortizzatori sociali per un anno a favore dei 5 mila lavoratori espulsi dal processo produttivo. E poi dobbiamo intervenire a favore dei lavoratori precari degli enti locali, che sono in condizione di vera miseria”.
Ha preso poi la parola l’on. Nanni Campus (Pdl), che ha detto: “Non è elencando i problemi che i problemi vengono risolti. Cosa potrà cambiare se approviamo un ordine del giorno? Ho apprezzato molto l’intervento dell’on. Maninchedda e il suo richiamo, perché questa che si svolge è una partita di sudditanza. Nella politica sarda contano troppo i protettori e i referenti nazionali. Solo se faremo il nostro dovere dimostreremo di guadagnare i soldi che ci danno”.
Per l’on. Mario Bruno, capogruppo del Pd, “è necessario dare seguito agli auspici con un atto concreto. Chiediamo un impegno della Giunta a sottoscrivere un protocollo pluriennale con il Governo per un Piano straordinario dell’industria in Sardegna. Chiediamo anche che per i prossimi cinque anni Eni si ridimensioni la sua presenza in Sardegna, in modo che nel frattempo il Piano straordinario spieghi i suoi effetti.
Ma alla maggioranza e alla Giunta chiedo: che idea avete della Sardegna tra vent’anni?”. L’on. Bruno ha chiesto poi al presidente una sospensione dei lavori per consentire ai gruppi di formulare un ordine del giorno condiviso, “anche per lasciare una traccia di queste giornate”.
Ha preso poi la parola l’on. Massimo Zedda (Sl): “I dati sulla crisi in Sardegna esposti dal collega Diana evidenziano anche una drammatica crisi di speranza e di fiducia nei confronti delle istituzioni. All’analisi del collega Maninchedda aggiungo una domanda: cosa rimane dei fondi della legge 488 e della formazione professionale, dopo lo sbarco degli imprenditori prenditori di contributi pubblici? Non è colpa solo dello Stato ma anche nostra se la situazione della Sardegna è questa”.
Per il Pdl è intervenuto l’on. Renato Lai: “Condivido i richiami sull’attenzione dell’Aula mqa è più importante ora l’impegno condiviso sulla mozione, lo spirito propositivo. Non credo che sarà di basso profilo l’incontro con il Governo: sarà un incontro a schiena dritta. Noi abbiamo assunto sull’Isola, con il Piano di Rinascita, il gravame dell’industria chimica. E quei territori ora non potranno essere più destinati al turismo perché sono inquinati”.
E’ poi intervenuta l’on. Claudia Zuncheddu (Rossomori): “In un momento di così grande crisi per la Sardegna avrei voluto partecipare a un dibattito ben più serio. Invece, in quest’aula si è creato un grande vuoto. Rinuncio all’intervento con una domanda: ma di quale unità parliamo? La nostra classe politica è inadeguata”.
Per la replica della Giunta ha preso la parola l’assessore alla Programmazione, on. Giorgio La Spisa: “Spero che i lavori si concludano con un voto unitario. Il presidente della Regione ora è a Roma per lavorare all’incontro di domani a Palazzo Chigi”. Rivolto al collega Maninchedda, l’assessore La Spisa ha detto: “Quando si va a Roma si sente il peso della leggerezza della Sardegna di fronte a palazzi o personaggi che ci paiono dei colossi. Ma dipende da noi la leggerezza della nostra posizione. Maninchedda ha detto che il problema della crisi sarda oggi non è economico ma politico. Aggiungo: è una radice culturale, la nostra. E’ esistito ed esiste il partito dell’Eni, più forte di tutti i partiti e perfino delle istituzioni. Siamo noi i primi a non avere fiducia nella Regione, nel Consiglio regionale. E se anche l’apparato della Regione non funziona, come ha detto l’on. Uras, è perché coglie la leggerezza della politica sarda: dell’accordo di programma del 2003 non siamo riusciti a spendere più di 60 milioni di euro. Ce n’erano 500. Ma non è fabbricando contenitori di paroloni e soldi che risolviamo i problemi della Sardegna. Io non mi oppongo a un Piano industriale ma i dati della cassa integrazione ci dicono che in questo momento sono più di 8 mila i sardi che a vario titolo sono in cassa integrazione”.
Il presidente del Consiglio ha sospeso la seduta, che riprenderà alle 16 con la votazione dell’ordine del giorno. (c.c. ore 15)Sospesa la mozione n. 13 sulla crisi economica e sociale presentata dai consiglieri dell’opposizione, all’esame del Consiglio le mozioni 14, 9 e 15 sui tagli alla scuola scuola in Sardegna.
Cagliari, 16 luglio 2009 - La seduta pomeridiana si è aperta sotto la presidenza dell’on. Claudia Lombardo. In apertura di seduta è stata sospesa la mozione n. 13 sulla crisi economica e sociale presentata dai consiglieri dell’opposizione e sono state illustrate dall’on. Marco Espa ( Pd) le mozioni n. 14, 9 e 15 sulla drammatica situazione dei tagli del Governo per la scuola pubblica in Sardegna e sulle possibili conseguenze discriminatorie nei confronti degli studenti sardi con disabilità.
Con questa mozione – ha detto Espa - chiediamo di aprire una vertenza con lo Stato e lo vogliamo fare in maniera unitaria. Noi chiediamo alla maggioranza di colpire le responsabilità, in questa materia, che ci sono a livello nazionale.
Marco Espa ha illustrato gli effetti dei tagli che in Sardegna saranno nefasti. 2.200 posti a rischio tra personale docente e ATA già dall’inizio del prossimo anno scolastico e ulteriori conseguenze per oltre 500 docenti in sovrannumero che saranno costretti a cambiare sede con conseguente aumento dei costi e peggioramento delle loro condizioni di lavoro e di vita.
Il ministro Gelmini – ha affermato ancora Espa - ha detto che la spesa per gli stipendi è il 97% del totale. E’ una cosa non vera. La spesa italiana per gli stipendi nella scuola è del 78% in perfetta media rispetto agli altri paesi europei.
Per Espa è necessario investire sulla conoscenza e sulla istruzione e la scuola non deve essere tagliata ma rafforzata.
“Noi rischiamo – ha sottolineato l’esponente del Pd - la chiusura di 300 istituti scolastici e il taglio di 33 autonomie scolastiche con la desertificazione ulteriore di intere zone della Sardegna.
Situazione difficilissima anche per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno tra i quali si rischia di perdere 500 posti di lavoro.
Espa è convinto che è necessario portare la vertenza scuola a Roma per opporsi con ogni mezzo alla riduzione dei posti di lavoro e rivendicare il diritto all’istruzione.
Il primo a intervenire nel dibattito è stato l’on. Carlo Sechi (gruppo comunisti-la sinistra sarda- rosso mori). “Chiediamo – ha detto – un accordo Stato – Regione per raggiungere l’autonomia scolastica. Oggi noi dobbiamo rivendicare piena autonomia per la nostra scuola. Solo attraverso l’autonomia della scuola riusciremo a far fronte a una serie di emergenze. L’istituzione scuola va privilegiata anche rispetto ad altre scelte. Non si possono tollerare tagli e accorpamenti che rendono le classi ingovernabili. Bisogna fare una seria riflessione e rigettare i contenuti “intimidatori” contro i dirigenti scolastici.
Per L’on. Ben Hamara Radhouan (gruppo comunisti-la sinistra sarda- rosso mori) i tagli sono ingiustificati soprattutto per le gravi ripercussioni che questi comportano sulla società sarda. Per Ben Hamara si ritorna indietro nel tempo. Siamo disposti – ha chiesto - a rinunciare a una società colta? Non possiamo dimenticare che a scuola si va anche per imparare a vivere. I tagli alla scuola pubblica fanno abbassare il livello culturale della società.
L’on. Tarcisio Agus (PD) ha ricordato i 2200 posti a rischio e gli oltre 30 milioni di euro di mancato trasferimento nell’economia regionale. Per Agus La soppressione indiscriminata nella scuola vuol dire assenza dello Stato. Una comunità senza la scuola – ha detto - perde la sua identità. La grande contraddizione sta nel fatto che si dice che bisogna investire sulla scuola e poi si fa il contrario. La scuola deve essere salvaguardata in tutti i centri della Sardegna. Uno stato solidale in termini di istruzione non può ragionare solo con i bilanci.
Per l’on. Antonio Solinas (PD) oggi la situazione si è notevolmente aggravata perché la chiusura delle scuole sta avendo effetti devastanti sul territorio. Gli accorpamenti scolastici non possono essere decisi sulla base di un semplice calcolo numerico.
Il venir meno dell’istruzione – ha affermato Solinas - può essere il colpo mortale per le zone interne. Davanti a questa situazione è indispensabile aprire una forte e convinta vertenza con lo Stato centrale per poter avere una scuola seria e per dare una istruzione a tutti senza distinzione.
Per l’on. Paolo Maninchedda (Gruppo Partito sardo d’azione) i tagli alla scuola ci sono dall’inizio degli anni 90 e sono stati decisi da governi di ogni colore.
Per Maninchedda se si vuole fare un discorso sulla scuola si deve fare un discorso sui poteri e non sul metodo. L’esponente del Psd’az ha ricordato gli enormi stanziamenti , in gran parte persi, decisi dalla Regione nella scorsa legislatura per il museo Betile. Ci sono una valanga di risorse – ha detto - che si decide di non mettere sull’istruzione ma su altre cose. La corte costituzionale con la sent n. 13 del 2004 ha detto con chiarezza che spetta alla regione la distribuzione del personale docente. Ma è assolutamente indispensabile dotarsi di una legge. Per questo abbiamo presentato un emendamento al collegato che si spera, sia votato da tutti maggioranza e opposizione.
Per Pietro Cocco (PD) la legge Gelmini non può essere difesa. La giunta deve impegnarsi a salvare il sistema scolastico isolano. Non è una battaglia di poco conto. L’esponente del Pd ha auspicato un impegno serio e concreto da parte della giunta.
L’on. Daniele Cocco (Italia dei Valori) ha portato all’attenzione dell’assemblea il caso della facoltà di veterinaria di Sassari definendolo “l’ennesimo scippo”. (R.R.)
Mozione 14, (Espa e più) sulla scuola: “Necessario contrastare i tagli della riforma del Governo”
Cagliari, 16 luglio 2009 - Tutti concordi i consiglieri dell’opposizione sulla necessità di impedire i tagli alla scuola, in considerazione che la situazione della Sardegna è del tutto peculiare rispetto alle altre regioni. Mentre i rappresentanti della maggioranza sottolineano invece la necessità della lotta alla dispersione scolastica perseguita dalle politiche della Giunta.
Il dibattito è infatti proseguito con l’intervento del consigliere del Pdl, Renato Lai, che ha ricordato come questa sia un’occasione positiva, non solo per discutere della scuola, ma anche perchè le proposte della Giunta si inseriscono perfettamente nella lotta alla dispersione scolastica. La maggioranza intende raccogliere le proposte della Giunta. E’ tuttavia vero che la Sardegna non può essere paragonata alle altre regioni e per questo è necessaria la riorganizzazione della rete scolastica.
A nome del Gruppo Sinistra sarda-Comunisti-Rossomori, Massimo Zedda ha sottolineato in premessa che la crisi economica che colpisce le famiglie ha gravi ripercussioni sulla qualità dell’istruzione, in quanto i primi tagli che le famiglie sono indotte a fare sono proprio sull’istruzione e la cultura. La questione scuola non sta a cuore ai governi, come dimostrano le politiche dei tagli. L’Italia è il Paese che spende meno nell’istruzione, mentre la scuola è il futuro del Paese. La riforma Gelmini non è una riforma virtuosa, ma crea precariato fra i docenti.
Quindi Claudia Zuncheddu, Sinistra sarda-Comunisti-Rossomori, secondo la quale la
riforma Gelmini mina uno dei pilastri della società italiana. Si sta riproponendo la scuola di 40 anni fa, ha detto, quando essa era un privilegio delle elite, con classi di 40 o 50 alunni e scuole che distavano chilometri dai centri minori. Si parla di riduzione della popolazione scolastica, in realtà questa presunta razionalizzazione accelererà lo spopolamento dei piccoli centri in quanto le famiglie cercheranno servizi migliori altrove. Infine la questione della scuola privata non deve dirottare risorse a scapito della scuola pubblica in uno Stato laico.
La discussione prosegue.
(lp)
Mozione 14, (Espa e più) sulla scuola: il dibattito prosegue
Dopo l’on. Zuncheddu è intervenuto l’on. Vargiu (Riformatori), secondo il quale “nella discussione sono comparsi spunti interessanti. La mozione di Espa pone problemi importanti come il diritto all’istruzione, al posto di lavoro e l’attenzione nei confronti dei diversamente abili, tutti diritti non necessariamente legati tra di loro”. L’oratore ha aggiunto anche un’opinione nei confronti dell’on. Maninchedda: “Se lui darà una messa per i 150 anni dell’unità d’Italia io parteciperò alla messa e mi porrò il problema di come valorizzare questa ricorrenza, con un senso diverso rispetto a quello che animerà Maninchedda. Io mi sento parte dell’Italia e se lo Stato deve avere piena consapevolezza delle differenze tra i pezzi diversi di questa nazione. Per questo 15 anni fa in quest’Aula abbiamo posto il tema della Costituente e se il dibattito fosse andato avanti, non fosse stato interrotto per ragioni altre, avremmo fatto passi avanti nel miglioramento del rapporto pattizio tra la Sardegna e lo Stato italiano. Su alcuni temi come le zone franche possiamo evitare di dividerci e otterremo risultati importanti che ridaranno attenzione e centralità a quest’Aula”.
Per la Giunta ha preso la parola l’assessore alla Pubblica istruzione, Luciana Baire, che ha ricordato “il rischio che migliaia di precari sardi storici della scuola perdano il lavoro. Il problema del precariato esiste e la giunta regionale, pur in questo breve tempo, è impegnata a migliorare la qualità dei servizi scolastici. Abbiamo posto il problema dei precari della scuola negli incontri con il ministro Gelmini e con i rappresentanti del ministero, alla luce delle peculiarità della Sardegna. Per quanto invece riguarda gli alunni diversamente abili, il ministero conferma i posti istituiti nell’anno scolastico passato con le modifiche necessarie per arrivare al rapporto ottimale di un docente ogni due alunni diversamente abili. La Regione sarà parte attiva al tavolo per la distribuzione del personale e delle risorse per gli studenti disabili.
Sosterremo le rivendicazioni del personale docente e non docente, il diritto allo studio degli alunni disabili sarà tutelato e difeso in tutte le sedi”.
Per la replica è intervenuto l’on. Marco Espa (Pd): “Assessore, lei ha voluto darci un’idea di quel che la Giunta sta facendo per la vertenza scuola, citando dati che non ci risultano. Noi vogliamo che il suo assessorato abbia i dati di per sé, convocando la seconda conferenza della scuola in Sardegna. E lei deve avere la mappa della popolazione scolastica e degli alunni con disabilità, indipendentemente dagli uffici scolastici nazionali e regionali. Senza quei dati non è possibile programmare gli interventi finanziari né aprire vertenze con lo Stato. Noi non vogliamo rinunciare alla battaglia sui poteri e rivendichiamo il potere concorrente della Regione su questa materia. Ma nel frattempo dovremmo avere tutti a cuore il destino di migliaia di lavoratori sardi e non bastano i dati dello Stato che ci dicono che è tutto a posto, che nessuno perderà il lavoro. Il mio invito è a votare positivamente la nostra mozione e voglio vedere ora la sfida dell’unità, che non ha nulla a che fare con il colore politico ma la difesa della Sardegna davanti a una riforma che colpisce lavoratori sardi e alunni sardi”.
La presidente Lombardo ha dato nuovamente la parola alla Giunta. L’on. La Spisa, assessore alla Programmazione, ha chiesto una breve sospensione e il presidente Lombardo l’ha accordata interrompendo per dieci minuti i lavori. (C.C.)
Approvato all’unanimità un ordine del giorno unitario sulla crisi economica = La mozione sulla scuola non è stata approvata
Cagliari, 16 luglio 2009 - Dopo una breve interruzione, il capogruppo dell’Udc Capelli ha chiesto una votazione per parti della mozione in discussione. nel breve dibattito diversi esponenti della maggioranza hanno manifestato perplessità e la richiesta è stata ritirata.
Per dichiarazione di voto sono intervenuti i consiglieri Mario Diana (Pdl), Luciano Uras (Sinistra-Comunisti-Rossomori), Marco Espa (Pd), Adriano Salis (Idv), Attilio Dedoni (Riformatori).
Messa in votazione, la mozione è stata respinta con 35 voti contrari e 19 favorevoli.
La Presidente Lombardo ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno unitario sulla Mozione 13 riguardante la crisi economica e sociale discussa in mattinata, Ordine del giorno firmato da tutti i capigruppo. Il documento (che impegna, fra l’altro, la Giunta a chiedere al Governo l’immediato ritiro del provvedimento dell’Eni di chiusura degli impianti di Porto Torres, il mantenimento dei livelli occupativi, un piano straordinario per le politiche industriali, il mantenimento degli impegni per la bonifica dei siti industria, e un piano regionale dei servizi e delle politiche del lavoro) è stato approvato all’unanimità per alzata di mano.
La seduta è stata tolta ed il Consiglio sarà riconvocato a domicilio.
(lp)