CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 21 del 13 maggio 2009

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Se la Regione accetterà la localizzazione delle centrali nucleari i sardisti considereranno conclusa l’esperienza di governo. Lo ha detto l’on. Giacomo Sanna intervenendo nella discussione della mozione sulla crisi industriale del Sulcis. La delocalizzazione della Rockwool mette a nudo la debolezza del sistema industriale. Rimedi sì, ma non “stantii”.

Cagliari, 13 maggio 2009 – Se la Regione non respingerà le proposte del Senato, che indica tre siti “ottimali” per l’insediamento di centrali nucleari in Sardegna, i sardisti usciranno dalla maggioranza. Lo ha detto questo pomeriggio l’on. Giacomo Sanna, capogruppo del Psd’Az, intervenendo sulla mozione che sollecita impegni concreti sulla crisi industriali del Sulcis. “Consideriamo questa ipotetica scelta la fine dell’esperienza di governo”, ha detto. Il no al nucleare da parte del Partito sardo d’Azione è una posizione che nessun accordo politico può modificare. Essa fa parte – ha precisato Giacomo Sanna – degli accordi presi a suo tempo per costituire questa maggioranza.

Ma torniamo alla mozione (primo firmatario l’on. Tocco, Pd). L’ennesima sconfitta del sistema industriale è la chiusura della Rockwool, industria del Sulcis che produce lana di vetro, coibente per l’industria delle costruzioni, in particolare. La Rockwool sembrava economicamente solida. Due milioni gli utili nel 2077, un margine attivo del 10 per cento previsto per il 2008, ha detto l’on. Locci (Pdl). Ma la proprietà ha preferito de localizzare in Croazia, che, evidentemente , ha un maggiore appeal industriale.
L’on Tocco ha ricordato come il processo di smantellamento industriale non conosca tregua e cime l’intero polo metallurgico di Portovesme sia in una fase di accentuato declino. Lo sciopero generale del mese scorso ha mobilitato tutte le categorie del mondo del lavoro, un segnale che sottolinea il dramma presente o futuro di migliaia di buste paga. La debolezza del tessuto produttivo sardo richiede fermezza dalla parte politica, ma anche indicazioni da parte della giunta sul nuovo disegno industriale che, finora, ha detto l’on. Tocco, nessuno conosce. Non lo conoscono neppure i 23 sindaci del Sulcis che hanno chiesto invano di essere ricevuti dal presidente della Regione.
La Rockwool è sulla cronaca; ma la situazione di forte disagio, di incertezza, di disimpegno è comune da Porto Torres a Ottana, a Macchiareddu. Non ci sono prospettive da parte imprenditoriale, non si avverte la presenza istituzionale, non si conoscono i progetti regionali. La difesa dell’esiste, pur indispensabile, non risolve il problema. Una malattia epidemica, dunque, ma il caso più grave è il polo di Portovesme “che non regge più”.
Il dibattito è stato particolarmente affollato. L’on. Ben Amara (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori) ha sottolineato la circostanza, per niente marginale, che la Rockwool sia un grosso gruppo, con numeri importanti. Il fatto che mandi a casa i lavoratori sardi ma vada in Croazia fa pensare che, dopo aver ottenuto benefici in Sardegna, ne cerchi altri oltre confine, godendo probabilmente di tolleranza da parte di quel governo (l’attività industriale si dice sia sgradita per l’inquinamento).
L’on. Locci (PdL) ha parlato di un prossimo incontro dei lavoratori con il ministro Urso e ribadito “il dovere politico e morale” di dire basta a chi beneficia di incentivi e poi abbandona la regione che l’ha accolto.
Anche l’on. Uras (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori) ha chiesto di porre rimedio a imprenditori che prendono “a vario titolo il danaro pubblico” e poi lasciano macerie. C’è un problema di fondo: modificare il rapporto tra economia e società. Il “tragico” Sulcis ha subito violenza, è stato imbrogliato ed oggi combatte la sua battaglia campale.
L’on. Vargiu (Riformatori) ha chiesto un “messaggio forte” che giunga ai lavoratori attraverso un ordine del giorno unitario. Il Consiglio deve dimostrare che difende la dignità del lavoro. Ma occorre anche che chi ha le maggiori responsabilità (ha accennato al governo di centrosinistra) faccia autocritica e sia disposto a collaborare senza pregiudizi. Indispensabile trovare una strada per uscire dalla crisi.
“Gli alibi non servono a nessuno, né le responsabilità sono racchiuse negli ultimi cinque anni” ha detto l’on. Giampaolo Diana (Pd). Durante il dibattito della Finanziaria ci si è domandato se è questo il modello di sviluppo che vogliamo, con forti riflessi ambientali, ma, soprattutto senza alcuna solidità. L’industria è un settore decisivo ai fini dell’equilibrio economico. Non c’è troppa industria in Sardegna, ha aggiunto, citando il fatto che l’industria assorbe solo il 10 per cento degli addetti contro il 23 per cento della media nazionale. Evidente l’intenzione di chiedere un programma industriale capace di affrontare il mercato.
L’on. Zuncheddu (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori) ha detto che è tempo di soluzioni immediate e nonostante le perplessità sul vecchio modello, “che produce occupazione effimera e danni ambientali”, ha affermato che non si può perdere un solo posto di lavoro, contrattando col governo gli interventi idonei, che non solo “i soliti carrozzoni assistenziali” ed estendendo alle piccole imprese i benefici riservati alle grandi.
L’inutile attesa delle zone franche non ha consentito di offrire vantaggi reali agli imprenditori che volevano insediarsi in Sardegna, sfruttando la posizione strategica dell’isola nel Mediterraneo (vantaggio che la Saras ha capito e sfruttato). Le lunghe battaglie autonomiste si esauriscono e diventa difficile in questa condizione dare risposte alle politiche economiche. La situazione del Sulcis, un “pezzo” della crisi dell’industria sarda nel suo complesso, è anche lo specchio dell’incapacità d’aver saputo dare un ricambio a industrie che vacillavano e mostravano la loro debolezza costituzionale. Il rischio è che oggi si propongano “soluzioni stantie per cercare di ridurre il trauma sui lavoratori. Occorro risposte coraggiose. (adel)

Il dibattito sulla Mozione N. 4 sulla crisi della Rockwool

Cagliari, 13 maggio 2009 – Il dibattito sulla mozione della fabbrica di Iglesias è proseguito con numerosi altri interventi e la replica dell’Assessore Farris.
Tarcisio Agus (Pd) intervenendo nella discussione ha puntato l’indice contro le troppe aziende che arrivano in Sardegna, inquinano, sfruttano le nostre materie prime ed il lavoro delle maestranze e poi abbandonano il campo lasciando un territorio devastato dal punto di vista ambientale e in piena crisi occupazionale. “Cominciamo a inchiodare le imprese –ha ricordato- costringendole a ripristinare i disastri ambientali che provocano” Occorre ripensare allo sviluppo industriale dell’Isola partendo dalla nostra realtà. Occorre ragionare sulla Zona franca per attrarre imprese che assemblano e non che deturpano, ma sempre con grande attenzione alla loro affidabilità.
Massimo Mulas (Misto) ha invitato tutto il Consiglio ad evitare di “rimpallarsi in modo sterile le responsabilità ma occorre dare gambe agli accordi di programma che già esistono fin dal 2003”. Dopo aver approfondito l’esperienza delle partecipazioni statali nell’isola ha ribadito che serve a poco stare a discutere delle responsabilità ma occorre agire e dare gambe agli accordi di programma cher riguardano la industrializzazione di tutta la Sardegna.
Di “totale e tragica inutilità della discussione” ha parlato Paolo Maninchedda (Psd’Az) perchè il Consiglio non ha “la forza di equiparare la propria azione ad una vera grande mobilitazione di popolo”. Anzichè riunirsi per fare un ordine del giorno, secondo Maninchedda, sulla complessiva crisi dell’industria sarda, ci si limita a un documento sulla crisi di un territorio limitato, di una singola azienda. Mettendo in guardia dal rischio che si possa creare una pericolosa spaccatura orizzontale della Sardegna fra Nord e Sud, ha annunciato come il proprio gruppo non voterà un ordine del giorno particolaristico e che non riguardi tutta l’isola. Ha quindi denunciato che il 90 per cento del Consiglio rappresenta partiti “nazionali” e si fa il gioco delle parti a seconda del colore del Governo in carica. “Mai il Consiglio si è unito per avviare un vero e fermo confronto con lo Stato”. Le regole del nostro sviluppo, ha detto in buona sostanza, devono essere fatte dai sardi.
Quindi la parola a Massimo Zedda (Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori) che ha considerato ingiuste le critiche del precedente oratore. “Il governo amico di cui vi siete vantati non sembra proprio un governo amico”, ha detto “Ma nessuno si è levato contro il Governo”. Se si vuole fare una mobilitazione lo si dica apertamente e ci saremo. Si è quindi soffermato sul problema complessivo della crisi industriale contestando con forza l’azione che consente a molte imprese di venire in Sardegna fare utili e poi scappare: “a noi resta solo la disoccupazione e la crisi produttiva”.
“Dobbiamo dare risposte a questi lavoratori” ha detto da parte sua Giorgio Oppi (Udc), che ha ricordato le vicende negative della Zir dell’iglesiente fin dagli anni Settanta. “Si capiva subito che che gli imprenditori della Rocvkwool sarebbero andati via dopo aver preso a piene mani quanto era possibile”. Rievocando la storia industriale del Sulcis Iglesiente e il ruolo che ebbero le Partecipazioni statali, ha ricordato che proprio esse garantivano l’occupazione e la salvaguardia dei posti. Occorre impegnarsi per mantenere gli impegni e gli accordi, ha affermato con forza. Oppi ha ricordato che troppoo spesso i fallimenti sono stati provocati dalle scelte fatte dalla politica, ed ha denunciato il disastroso problema ambientale che spesso viene lasciato dalle imprese che se ne vanno.
Quindi la replica dell’assessore Andreina Farris. che ha osservato come la mozione non riguarda solo il Sulcis, ma riguarda la crisi di tutta la Sardegna. Ha sottolineato i numerosi incontri che si sono registrati per far fronte alle varie situazione di crisi industriale ed a quelli fatti per la Rockwool. Ha tuttavia smentito che a “Portotorres contrariamente a quanto sentito questa sera si respiri aria di smobilitazione”. Portotorres non intende rinunciare all’industria e l’industria chimica in Sardegna è ancora un sistema integrato. Ha poi affermato come il Governo abbia a cuore le sorti dell’industria chimica tanto a livello nazionale come a livello sardo. Q!uanto alla Rockwool ha ricordato che l’unico impegno che si chiese alla società all’atto dell’acquisto degli impianti era che garantisse l’occupazione per cinque anni. “Le intese devono essere rispettate ma vanno anche fatte bene”, ha detto. Ha quindi smentito che la Sardegna possa essere sede di centrali nucleari, ed ha ribadito che l’obiettivo dell’esecutivo è sostenere le imprese sane e captare gli imprenditori affidali e solidi.
Quindi la controreplica di Pietro Cocco, che ha preso atto delle dischiarazioni dell’assessore ed ha affermato che lo spirito della mozione era duplice, sollevare, attraverso la Rockwool la questione della crisi industriale, e capire qualo è il piano operativo della Giunta “sapere dove la giunta vuole andare e quali impegni vuole assumere”.
La votazione della mozione è stata quindi rinviata a domani per consentire la stesura di u n ordine del giorno possibilmente unitario. Il dibattito è proseguito con una serie di interrogazioni.
(lp)

Su Sanità, Ambiente e Personale le interpellanze esaminate in Consiglio. Una delibera della Asl 8 non in linea con la sentenza del Tar. La lingua inglese non costituirà lo sbarramento per i concorsi a dirigente regionale. I lepidotteri defolia tori minacciano i boschi sardi.

Cagliari, 13 maggio 2009 ­ Il Consiglio ha preso in esame anche tre interpellanze. Nella prima , primo firmatario l’on. Oppi, si chiedevano lumi all’assessore della Sanità sull’iniziativa del direttore generale della Asl 8 di autorizzare l’attivazione di un contratto di collaborazione “coordinata e continuativa” con la dottoressa Del Giudice, che fa seguito alla delibera del 2006 con la quale alla dottoressa Del giudice era stato definito l’incarico del direttore del Distretto di Cagliari con delega per la strutturazione e l’avvio del Dipartimento di salute mentale. Contenuto e compiti affidati facevano ritenere che si trattasse di un contratto “ad alto contenuto professionale” non qualificabile come collaborazione coordinata . Nel frattempo il Tar ha annullato il piano sanitario regionale nella parte che disciplina la rete ospedaliera.
Tenuto conto che il ricorso a figure professionali esterne presuppone l’assenza di professionalità interne, l’Udc chiedeva quali direttivi siano state emanate per rispettare la sentenza del Tar, se fosse accertato che nell’organico Asl mancassero le figure indicate e quali iniziative l’assessore intendeva assumere per evitare che in futuro si ripetessero casi analoghi. L’on. Oppi ha chiesto, dichiarandosi parzialmente soddisfatto della risposta dell’assessore, che ha assunto l’incarico quando i contratti autorizzati erano in itinere, che si eviti di “far continuare alla Del Giudice l’opera nefasta nella psichiatria sarda”.
I lepidotteri cosiddetti defolia tori, che aggrediscono soprattutto le querce, stanno mettendo a rischio il patrimonio boschivo sardo. La lotta microbiologica condotta negli anni passati “ha dato risultati catastrofici”, ha detto l’assessore dell’Ambiente, Simeone, rispondendo a una interpellanza firmata da Lai, Mario Diana e Matteo Sanna, che sottolinea come un intervento massiccio sia indispensabile per evitare danni cospicui a una parte importante dell’economia sarda. I tempi degli interventi devono essere tempestivi ­ ha detto Lai ­ altrimenti non si mette freno all’infestazione dei bruchi, in particolare della Lymantra Dispar che colpisce le sugherete. C’è vivo malcontento nei comuni interessati anche perché, negli anni precedenti, non era stato permesso di usare un prodotto (il Foray 48B) ritenuto, a torto, dannoso per la salute umana. Analisi approfondite hanno dimostrato l’innocuità.
L’assessore ha risposto che quest’anno si ricomincerà da capo, studiando una strategia che parta dai risultati ottenuti. Ventimila ettari saranno trattati, 9 mila nella sola provincia di Olbia­Tempio, 8 mila in provincia di Oristano e 4 mila a Nuoro.
La conoscenza della lingua inglese non costituirà più una barriera per i concorsi della dirigenza regionale. I requisiti richiesti dalla precedente giunta(preparazione tecnico specialistica; marginale il giudizio delle attitudini manageriali) non piacciono all’attuale giunta che vuole dirigenti il linea con il moderno management. Per questo motivo i concorsi in svolgimento saranno revocati. Lo ha detto l’assessore Corona rispondendo a un’interrogazione dell’Udc, illustrata dall’on. Steri, che sottolineava l’illegittimità palese del concorso in contrasto con la legge 31.
La giunta punta ­ ha detto l’assessore ­ a un concorso unico e non per aree, con una graduatoria che possa coprire posti in organico senza ricorrere a ulteriori concorsi.
I lavori riprenderanno alle 10.00. (adel)