CONSIGLIO REGIONALE DELLA
SARDEGNA
XIV LEGISLATURA
------------------------------------
Nota stampa
della seduta n. 12 del 28 aprile 2009
------------------------------------
Celebrata in Consiglio regionale Sa die da sa Sardigna. Discorsi della presidente Lombardo e del presidente della giunta, Cappellacci. Le radici della storia un punto di partenza per il futuro.
Cagliari, 28 aprile 2009 – L’esigenza di una nuova stagione dell’Autonomia, di un nuovo rapporto con lo Stato nell’alveo del federalismo, ma anche la consapevole di una identità che guarda al passato per pensare al futuro sono stati i temi degli intervento del presidente del Consiglio, on. Lombardo, e del presidente della Giunta, on. Cappellacci nella seduta che ha celebrato Sa die de sa Sardigna, che prese lo spunto dai cosiddetti “vespri sardi” che portatono alla cacciata dei piemontesi dall’Isola (28 aprile 1794). Un’epopea popolare – è stati ricordato – che ebbe momenti di euforia, come sempre accade nelle rivoluzioni, gradi o piccole che siano, e momenti di dura repressione.
Il giudizio sull’esperienza autonomista – ha ricordato l’on. Lombardo – è severo. C’è chi parla di fallimento. Indubbiamente, anche per un vizio di origine, lo Statuto non ha dato ai sardi quella carta costituzionale indispensabile per il loro autogoverno. Due piani di Rinascita, straordinari e aggiuntivi rispetto alle risorse ordinarie, non sono bastati; ma il percorso disagevole non ha infiacchito né lo spirito identitario né la volontà di essere popolo. Le radici della storia rappresentano un punto di partenza per continuare a crescere. Per questo motivo alla volontà celebrativa si affianca la consapevolezza di volere rapidamente superare gli ostacoli e ritrovare le condizioni per garantire una nuova fase di sviluppo economico e sociale.
Nobiltà di popolo che è stata richiamata anche dal presidente Cappellacci, in quel perenne conflitto con le forze centralistiche dello Stato per dare senso a una nazione che lingua, storia, territorio e ambiente identificano non in maniera ambigua. Sa die è “il giorno dell’ottimismo”, se la Regione riuscirà a realizzare quel progetto, discontinuo rispetto al passato, che i punti cruciali del programma (difesa del patrimonio identitario, piano di sviluppo e riforme) che la giunta intende portare avanti. Risollevarsi dalla crisi non è un aspetto contingente della politica, ma la condizione indispensabile per riaffermare i diritti dei sardi, che in molte attività non sono stati messi nelle condizioni di agire alla pari con cittadini di altre regioni. Basterebbe pensare all’insularità.
Una serie di brani storici, tratti dalla Storia della Sardegna del Carta Raspi e letti da giovani attori hanno completato l’aspetto celebrativo de Sa Die. (adel)
Con le relazioni di maggioranza e minoranza aperta la sessione di bilancio. Una forte rivendicazione con lo Stato sulla difesa delle entrate sul patto di stabilità, che frena la spesa. Gli interventi degli onorevoli Maninchedda e Porcu.
Cagliari, 28 aprile 2009 -In seduta formale, si è iniziata subito dopo la discussione sulla manovra finanziaria con la presentazione all’aula delle due relazioni, di maggioranza e minoranza. In apertura dei lavori l’on. Salis (IdV) ha sollecitato il presidente Cappellacci a riferire in Consiglio sullo “scippo” del G8, spostato da La Maddalena a L’Aquila. La presidente Lombardo ha annunciato che l’argomento sarà trattato in una conferenza dei capigruppo e portato in Consiglio, presumibilmente, conclusa la Finanziaria. I tempi sono stretti. Stando al calendario, stasera e domani mattina avrà luogo la discussione generale. Domani sera l’aula sospenderà i lavori per consentire la presentazione degli emendamenti. Giovedì avrà inizio l’esame degli articoli. Conclusione prevista nella prima settimana di maggio.
Il momento di crisi che appesantisce la società sarda ha imposto – ha detto il relatore di maggioranza, on. Maninchedda, presidente della Terza commissione – una finanziaria asciutta e semplificata. Con senso di responsabilità la minoranza si è astenuta nel voto il Commissione e questo atteggiamento “rappresenta un’opportunità” perché consente di dedicarsi a una discussione costruttiva, anziché in difesa di posizioni di parte. La rivendicazione sulle entrate è un asse strategico sul quale la manovra prende corpo. Il regime delle entrate è da difendere e da sostenere sollecitando le assegnazioni sul fondo perequativo per il raggiungimento degli standard dei servizi. Lo Stato continua tuttavia a complicare la vita delle Regioni e, di conseguenza, degli enti locali. La riduzione della spesa riguarda la parte decentrata, mentre il trasferimento di funzioni non accompagnato da adeguate risorse impone la rinegoziazione del piano fiscale. Preoccupante la mole di residui (sette miliardi) che deriva dal fatto che un piano di stabilità, sempre più simile a un “abuso di Stato” (non consente alle Regioni di spendere le ricchezze che si producono; ma applica parametri inaccettabili), rende complessa, insieme alla tempestività della spesa, la via amministrativa delle Regioni. Il percorso da compiere e su due fronti: interno, riorganizzando la macchina regionale, ed esterno, stemperando l’ingerenza dello Stato. Oggi si affronta una sorta di fase uno della finanziaria; più in là sarà necessario intervenire corposamente (attraverso i collegati) per rafforzare altri settori dell’economia, con particolare attenzione ai servizi sociali.
Il voto di astensione dell’opposizione – ha replicato l’oratore di minoranza, on. Porcu – non riduce il ruolo della minoranza, che ha le idee chiari e ritiene la manovra insufficiente a creare situazioni di sviluppo. Famiglie ed imprese sono nell’occhio del ciclone e ad esse occorre dare una mano. La crisi è pesante, cala la ricchezza ed aumenta la povertà in progressione. Nell’ultimo trimestre del 2008 la Sardegna ha perso, nell’industria, 22 mila occupati. La ricetta che molti Paesi e molte Regioni hanno adottato è quello di investire risorse per evitare che alcune attività rallentino ulteriormente. Ma mentre la provincia di Trento ha previsto il 5 per cento del Pil, la Sardegna naviga con un misero 0,3%, prospettiva che raffredda le speranze di rilancio di alcuni settori produttivi. La giunta poteva e doveva fare di più, ha detto Porcu.
Quanto alla spesa, essa è vincolata da un patto ostile di stabilità, che va rinegoziato attraverso una norma di attuazione dello Statuto, per realizzare un rapporto meno ambiguo con lo Stato. Quanto alle entrate, la giunta aveva due strade davanti a sé: o riproporre le anticipazioni sulle entrate, come valore rivendicativo e sacrosanto diritto a poter utilizzare subito le risorse che sono state riconosciute alla Sardegna, o ridimensionare il bilancio, allineandolo alla prevedibile spesa. Al contrario la manovra è stata gonfiata (anche con la previsione di nuovi mutui), ma la lentezza della spesa fa prevedere nuovi e inevitabili residui.
L’abolizione della tassa di soggiorno? Una deriva antifederalista e sostanzialmente demagogica.
Concluse le due relazioni, la seduta è stata aggiornata alle 16,00.