CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

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Nota stampa
della seduta n. 3 del 26 marzo 2009

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Si è iniziato il dibattito politico sul programma presentato dal presidente Cappellacci. Floris esalta il ruolo dei partiti confinanti con i poli e critica l’assalto alle coste attraverso le “intese” di Soru. Per Cuccu il progetto del centrodestra è insufficiente rispetto alle enormi difficoltà. Cherchi: l’abolizione della tassa sul lusso è un segnale al turismo internazione. Agricoltura e mondo della cooperazione vanno assistiti.

Cagliari, 26 marzo 2009 – Quaranta tre iscritti a parlare. Il dibattito sul programma del presidente Cappellacci suscita un comprensibile interesse. È la rima volta che maggioranza e opposizione si misurano sul progetto di legislatura. La schermaglia di ieri (il travaso di voti dal centrodestra al centrosinistra per l’elezione dei vicepresidenti) è stato assorbito. D’ora in avanti si discute di idee e di progetti.
Robusto sotto il profilo ideologico il primo intervento, quello dell’on. Mario Floris (Uds), che, dopo il saluto alla presidente Lombardo (evento storico – lo ha definito – l’elezione di una donna al vertice dell’Assemblea “senza dover ricorrere ad anacronistiche riserve di legge”) ha parlato soprattutto del diritto all’autonomia della Sardegna, Stato nello Stato, nazione incompiuta, la cui identità ha resistito a qualunque invasione e la cui lingua mai è stata tagliata, ma continua a unire il popolo. Alle spalle una stagione di veleni tra i partiti e dentro i partici e difficili rapporti con la società civile. Il risultato elettorale à una scelta di democrazia non solo verso il centrodestra, tout court, ma anche verso i partiti liberisti, democratici, identitari e sardisti, il cui ruolo, nel bipolarismo (“non si deve parlare di bipartitismo, che mette a disagio l’idea di democrazia”), sarà importante ed efficace. Del programma Capellacci ha condiviso, l’on. Floris, il modello culturale e politico che ribalta il governo presidenziale e autoritario del presidente Soru, il quale ha prodotto il distacco dei sardi dalla politica. L’agenda è ricca di impegni, dalle grandi riforme (l’organizzazione regionale è stata un disastro; gli effetti della gestione Orlando nella Programmazione hanno creato solo caos e frenato uno strumento operativo di sviluppo) allo storico riconoscimento dell’insularità come valore assoluto, al federalismo fiscale che, senza artifici contabili, deve consentire alla Regione l’autogoverno. La scelta del modello di sviluppo? Floris ha parlato di un sistema molto vicino a quello adottato dalla Catalogna ed ha citato anche un sistema fiscale come quello irlandese con la riduzione degli oneri alle imprese e una solida prospettiva di mercato. Quanto al paesaggio, se una legge eccessivamente vincolistica ne consentiva l’intervento di tutela, ciò significava che leggi attenti e il freno alla speculazione avevano in moltissimi casi preservato le coste. Una stolta politica presidenziale affidata alla totale discrezionalità (le cosiddette intese) ha in parte creato danno profondi, vere e proprie piaghe hanno diviso i sardi in quelli di serie A (che hanno ottenuto benefici non previsti in legge) e di serie B (che non hanno potuto godere, in analoghe situazioni, di tali benefici). Quanto al quadro politico, Floris ha detto che “i partiti confinanti con i poli saranno sempre la forza aggiunta in grado di far vincere idee, programmi, progetti e lo stesso bipolarismo. Ignorare ciò sarebbe un grave errore strategico”.
Con uno stato d’animo evidentemente diverso e molto lontano da quello di cinque anni fa (allora nasceva un patto politico che dava vita a una concreta proposta di governo) è intervenuto l’on. Cuccu (Pd), esponente del Medio Campidano. Ha criticato il programma cappellacci, “insufficiente rispetto alla enormità delle sfide”, che dovrà essere verificato soprattutto nell’impianto della Finanziaria, “banco di prova sul quale vigileremo”. Richiamate le molte aspettative dei sardi, alla prese con una profonda crisi dai contorni sempre più ampi, l’on. Cuccu ha fatto un elenco delle priorità: dall’accelerazione della spesa, all’utilizzo di ammortizzatori sociali; dagli interventi a sostegno dell’agricoltura (“il presidente Cappellacci trascura questo settore strategico”), alla preoccupazione per una dichiarata attenzione per le aree urbane, che sembra subordinare al loro ruolo un corretto ed equilibrato sviluppo del territorio. “Apprezzo – ha aggiunto l’esponente del Pd – il richiamo alla partecipazione degli enti locali ad un unico tavolo della politica”. Sullo Statuto, infine, ha proposto una riscrittura completa, ritenendo insufficiente la rimodulazione di quello starico, ormai superato in molte concezioni e nei rapporti tra Regione, Stato ed Europa.
Un cambio di rotta, una virata che punta sulla compartecipazione, l’ascolto e il riconoscimento del ruolo degli enti locali: questa la novità – ha detto l’on. Cherchi (Pdl) – della gestione Cappellacci. Dopo quattro anni e mezzo di accentramento di poteri e decisioni calate dall’alto, si assiste ad un’inversione di tendenza nella quale le realtà locali assumono una sorta di corresponsabilità. Cherchi ha citato una frase del presidente: la Sardegna non ha bisogno di una grande idea ma di valorizzare le idee migliori che esprimono le potenzialità del territorio. Un segnale importante al turismo internazionale arriva dalla abolizione della tassa-censura sul lusso. E’ un fatto importante, non tanto sul piano fiscale, quanto sul ruolo che l’isola vuole avere nel panorama internazionale del turismo e che si dovrà tradurre nel miglioramento della rete portuale, dell’accesso e della permanenza, attraverso i servizi. La corretta applicazione del federalismo fiscale dovrà aumentare la capacità finanziaria ed economica della Sardegna, incentivando i settori produttivi, tra i quali si trovano in condizione di vera e propria emergenza l’agricoltura e il mondo della cooperazione. Il sostegno alle attività produttive dovrà fare da volano per dare ossigeno a aziende che si mantengono con spirito di puro sacrificio. (adel)

Con gli interventi dei consiglieri Franco Sabatini, Matteo Sanna, Chicco Porcu, Pierpaolo Vargiu e Tarcisio Agus, prosegue il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche di legislatura del Presidente della Regione


Cagliari, 26 marzo 2009 – Prosegue a ritmo serrato il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione.
Franco Sabatini (Pd) intervenendo, ha in primo luogo ricordato come un programma di legislatura è necessariamente influenzato sia da quanto è stato fatto nella precedente legislatura, e sia dalle condizioni economiche e sociali del presente. Ricordando la grave crisi in atto, ha sottolineato come dal recente passato si siano ereditate condizioni di indubbio vantaggio che si concretizzano nelle risorse suppletive originate dalle politiche positive di bilancio della precedente legislatura. E’ quindi necessario riconoscere le tante cose fatte in vari settori, dalla istruzione, alla formazione, dai trasporti all’ambiente. “Inaugurare una nuova stagione politica significa riconoscersi e riconoscere ciò che è stato fatto, attraverso un dialogo costruttivo e tutte le possibili convergenze”. Ha annunciato che l’opposizione sarà attenta e ferma su tutta l’azione di governo.
Per Matteo Sanna (Pdl) la situazione esistente è di una gravità estrema , ma era grave anche in passato e non è stata affrontata da una politica regionale che si è mostrata populista e non liberista. Occorre liberare la Sardegna dalle incrostazioni e dalla pastoie, ed è necessaria una grande innovazione. “Serve una Regione nuova, riformista, capace di coniugare innovazione, mercato, pubblica amministrazione, ambiente”. Occorre elaborare, ha detto, un pensiero sardo tutto nuovo e capace di raccogliere le sfide del mondo. Una Sardegna diversa: nelle dichiarazioni del Presidente tutto questo è presente.
Il consigliere di opposizione Chicco Porcu (Pd) è stato molto critico. Siamo qui per rappresentare un’idea di Sardegna diversa dalla vostra, ha esordito. Ma non ci sarà alcuna contrapposizione strumentale, bensì un confronto serio anche per verificare la vostra capacità di ascolto alle proposte dell’opposizione. Ha sottolineato tre aspetti giudicati negativi: la carenza di proposte del programma di governo, “una regione non può decidere di non decidere”.Altra preoccupazione: l’ansia di voler cancellare tutto il recente passato, quando l’alternanza vera si ha quando l’uno costruisce sui progetti dell’altro. Terza preoccupazione, il ritorno di “vecchi totem”, quasi a voler spostare su altri, ad esempio il governo nazionale, responsabilità proprie; ad esempio la questione dell’insularità. Elencando una lunga serie di problemi della Sardegna dall’urbanistica alla difesa dell’ambiente su cui si vorrebbe cancellare quanto fatto, Porcu ha criticato fortemente come dal programma non si senta la voce del Presidente su una infinita serie di punti di crisi e negativi. Ha concluso ricordando che la precedente legislatura ha consegnato una Regione risanata nel bilancio.
Un giudizio positivo sul bilancio, una contestazione all’opposizione, l’auspicio di un confronto franco con la minoranza, e tre messaggi, così Pierpaolo Vargiu (Riformatori) nel suo intervento. Dopo aver ricordato che la sconfitta del centrosinistra è stata la dimostrazione che le sue politiche non sono piaciute ai sardi, ha ricordato la mancanza del metodo liberale del confronto nella precedente legislatura. Ha ricordato come i problemi esistenti all’inizio del governo del centrosinistra permangono, che significa che non sono stati risolti, ed ha ricordato il senso di scoramento che si percepisce in giro per la Sardegna. Ha sottolineato quindi che il lavoro si crea con lo sviluppo, ed ha auspicato finalmente l’avvento della certezza delle regole.
Quindi i messaggi: due alla maggioranza, uno all’opposizione. Alla maggioranza ha ricordato che “è intollerabile quanto accaduto ieri” che il vice presidente ed il questore di maggioranza siano stati eletti con molti voti in meno rispetto a vice presidente e questore di minoranza. Altro messaggio al presidente Cappellacci: “lei non è solamente il presidente eletto dai sardi, ma anche il presidente delle forze politiche presenti in consiglio che sono state elette anch’esse dai sardi”, dimenticarlo significa ripetere un errore compiuto dal precedente governo Soru. All’opposizione, il problema che abbiamo è soprattutto “di mettere a confronto le intelligenze e farle ragionare insieme “. Il presidente Soru è stato un avversario leale e forte, ha detto, e ciò che ha fatto non è stato tutto sbagliato: le cose buone fatte non le dobbiamo smontare noi. “La sfida vera è mettere a confronto i due progetti di governo”.
Infine Tarcisio Agus (Pd), ha auspicato che il Consiglio operi con snellezza e rapidità perchè i sardi attendo risposte presto. “preoccupa che si dica che la Sardegna non abbia bisogno di una grande idea ma di tante piccole idee. Non si può governare nella sola ordinaria amministrazione”. Una grande idea è sicuramente l’individuazione della meta cui si tende. Agus ha quindi proseguito invitando ad aprire un confronto per la riduzione delle indennità consiliari e delle pensioni dei consiglieri per costituire un fondo di solidarietà. Al centro dell’azione di governo ha quindi affermato deve esservi la valorizzazione del patrimonio culturale, storico e identitario della Sardegna, che se opportunamente valorizzato rappresenta anche una risorsa economica enorme.
Il dibattito prosegue.
(lp)

Il dibattito sul programma di governo. Sanjust: rivedere subito la legge statutaria per frenare i danni del presidenzialismo. Legge elettorale e spoil system dei dirigenti tra le priorità. Antonio Solis: dimenticate le zone interne. De Francisci: riformare non significa tagliare.

Cagliari, 26 marzo 2009 – Dibattito vivace sulle dichiarazioni del presidente Cappellacci. Il centrosinistra richiama la triste eredità del 2004 lasciata dal centrodestra, che, a sua volta, insiste sulla crisi economica frutto di un’azione di governo inadeguata da parte del centrosinistra. Così l’on. Sanjust (PdL) risponde all’on. Porcu: l’elettorato ha premiato l’opposizione. Evidentemente le proposte del centrodestra sono state accolte da corpo elettorale. Il presidenzialismo esasperato (la legge statutaria va immediatamente corretta su questo punto; deve ristabilire un equilibrio tra presidente e Consiglio) ha avuto effetti disastrosi che i sardi hanno dimostrato di non gradire. La politica dell’ascolto è un principio fondamentale della democrazia, non una resa del Consiglio. La stagione delle riforme dovrà affrontare altri nodi di grande spessore, dal nuovo Statuto, alla legge elettorale con abolizione dell’anacronistico listino del presidente. L’on. Sanjust chiede anche la semplificazione del Consiglio, riducendo il numero dei consiglieri. “È il tempo delle scelte fondamentali”, ha detto. Urgente anche lo spoil system per i dirigenti, “non per spirito di vendetta, ma per correggere scelte non corrette e inserire professionalità più affidabili”. Due appunti per il presidente Cappellacci: un inserimento, nel programma, delle politiche giovanili che devono essere organiche al progetto e il riconoscimento del ruolo metropolitano di Cagliari. Infine la sollecitazione perché si formi la consulta di garanzia con lo scopo di valutare l’esistenza di qualsiasi conflitto di interessi perché “sull’etica pubblica non si faranno sconti a nessuno”.
Critico l’intervento di Antonio Solinas (Pd), che non ha trovato, nel documento di Cappellacci, una strategia di sviluppo dell’isola. L’analisi che il presidente fa “sembra riferirsi alla primavera del 2004, quando la Regione aveva toccato il massimo storico dell’indebitamento”. Nei quattro anni e mezzo di governo Soru la Sardegna è cresciuta, alcune grandi battaglie – come il riconoscimento alla partecipazione sui gettiti dei tributi – sono state vinte. Un buco nero del programma è la mancanza di politiche a sostegno delle zone interne. Oltre 300 Comuni sono al di sotto dei cinquemila abitanti e il 47 per cento ha un saldo migratorio negativo. Le previsioni dicono che nel 2050 numerosi piccoli centri saranno cancellati. Una previsione allarmante. Considerato che non si vive solo di turismo, come la manifesta attenzione alle coste fa supporre, bisogna mettere in campo politiche di riequilibrio. La Finanziaria sarà l’occasione per rivalutare il problema.
Sulle riforme e sul loro peso nella società sarda si è soffermata l’on. De Francisci (Pdl), che sta prendendo contatto con la politica dopo averla seguita per molti anni “dall’altra parte”, come giornalista televisiva. Nelle riforme è necessario cogliere le esigenze del sociale. Nelle riforme del centrosinistra la sola preoccupazione era quella di tagliare. Ciò non ha consentito alcuna ricaduta. Il nodo cruciale da affrontare sarà il diritto al lavoro, sul quale occorre non solo impegnare risorse, ma avere progetti realizzabili. Quanto agli investimenti, nei momenti di crisi si tende a non spendere per una sorta distolta precauzione. È in questa fase – ha detto – che occorre andare avanti per favorire lo sviluppo ai primi segnali di ripresa. Comunque le risorse non vanno assegnate solo al mondo produttivo, ma anche alle classi deboli per un giusto riequilibrio morale della società. (adel)