CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

RISOLUZIONE N. 27

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RISOLUZIONE della Seconda Commissione permanente (Politiche comunitarie, adeguamento dell’ordinamento regionale agli atti normativi comunitari, apporti con la C.E., cooperazione internazionale, Diritti civili, emigrazione e immigrazione, etnie, informazione) sul progetto di parere di prospettiva della Commissione politica di coesione territoriale del Comitato delle Regioni “La complementarietà degli interventi nazionali ed europei per la riduzione delle disparità nello sviluppo economico sociale”. 

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La Seconda Commissione permanente del Consiglio regionale,

VISTO l’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, così come modificato dal Trattato di Lisbona, il quale, nell’intento di promuovere lo sviluppo armonico dell'Unione e delle sue regioni, individua nella politica di coesione lo strumento attraverso il quale ridurre le disparità regionali riservando un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna;

VISTA la Comunicazione della Commissione europea COM (2010) 645/3 che contiene le conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale e sul futuro della politica di coesione;

TENUTO CONTO della risoluzione della Seconda Commissione n. 21 del 27 gennaio 2011 con la quale ha partecipato alla consultazione pubblica sulle “Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: futuro della politica di coesione” della Commissione europea;

CONSIDERATO che per la Regione autonoma della Sardegna tale politica riveste una straordinaria importanza in quanto beneficiaria di importanti risorse indispensabili a finanziare gli interventi necessari a colmare il divario di sviluppo;

DATO ATTO che il Consiglio regionale della Sardegna partecipa al network sulla sussidiarietà promosso dal Comitato delle Regioni e che la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome partecipa come osservatore alle riunioni del suddetto Comitato;

VALUTATO che tale iniziativa si inserisce nell'ottica della partecipazione sempre più consapevole del Consiglio regionale della Sardegna alla formazione del diritto e delle politiche dell'Unione europea;

VISTA la nota n. 62/VS/2011 della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome con la quale vengono richieste alle Assemblee regionali valutazioni e osservazioni anche attraverso le risposte al questionario finale presente nella proposta di parere di prospettiva della Commissione politica di coesione territoriale del Comitato delle Regioni,

ESAMINATA

la Comunicazione del comitato delle Regioni COTER – V – 015 contenente il progetto di parere di prospettiva della Commissione politica di coesione territoriale del Comitato delle Regioni “La complementarietà degli interventi nazionali ed europei per la riduzione delle disparità nello sviluppo economico sociale”,

DELIBERA

a) di approvare le risposte ai quesiti contenuti nel progetto di parere del Comitato delle Regioni allegate alla presente risoluzione della quale costituiscono parte integrante e sostanziale;
b) di disporre la trasmissione, da parte del Consiglio regionale, della presente risoluzione e del relativo allegato:
- alla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome;
- al Presidente della Regione.

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La presente risoluzione è stata approvata all’unanimità nella seduta del 28 aprile 2011.

 

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Allegato alla risoluzione n. 27

Risposte ai quesiti contenuti nel progetto di parere di prospettiva della Commissione politica di coesione territoriale del Comitato delle Regioni “ La complementarietà degli interventi nazionali ed europei per la riduzione delle disparità nello sviluppo economico sociale”.

1. Premessa

1. A partire dagli Orientamenti Strategici Comunitari (OSC) relativi al periodo di programmazione 2007-2013, poi tradotti nel Quadro Strategico Nazionale (QSN) è stato ricercato e perseguito, dal punto di vista strategico, il principio dell’unitarietà della programmazione comunitaria e nazionale quale condizione imprescindibile per il successo delle politiche di sviluppo regionale. A livello regionale, lo strumento del Documento Unico di Programmazione (DUP) avrebbe dovuto perseguire tale scopo, ossia riportare in un quadro di coerenza gli obiettivi strategici di sviluppo regionale a prescindere dalla fonte di finanziamento (europea, nazionale o regionale).

2. Complementarietà e correlazione tra politica di coesione e politica nazionale di sviluppo regionale

2. In merito agli approcci, comunitario e nazionale, alla politica di sviluppo regionale va rimarcato che essi condividono le finalità di base, ossia colmare i divari di sviluppo fra i territori e favorire una crescita armonica, perseguendo, in particolare, l’obiettivo della perequazione infrastrutturale e l’applicazione del principio di addizionalità e concentrazione degli interventi quale presupposto indispensabile per l’efficacia di tali politiche.

Affinché la correlazione fra la politica nazionale di sviluppo regionale e la politica di coesione sia effettiva si rende necessario, però, che nel quadro strategico e nei relativi strumenti di programmazione si realizzi una reale unitarietà di obiettivi, metodi di gestione e controllo. All’interno di tale discorso andrebbe ricondotta, non solo la politica di coesione e la politica nazionale di sviluppo regionale, ma anche i fondi che attualmente non sono ricompresi nella politica di coesione quali il Fondo europeo per l’agricoltura e quello per la pesca e le strategia di crescita europea, quale “Europa 2020”in modo tale che le varie politiche possano realmente “dialogare” e rafforzarsi reciprocamente.

L’unitarietà della programmazione strategica e l’omogeneizzazione delle procedure potrebbe portare ad un quadro di funzionamento semplificato, più snello, che consentirebbe di disporre, a favore dello sviluppo regionale, di interventi coerenti e intercambiabili finanziabili con risorse ordinarie,nazionali o europee.
L’esigenza di una maggiore correlazione e fungibilità tra le due politiche risulta confermata dal fatto che nel periodo di programmazione 2000-2006, oltre il 45 % degli interventi inseriti nel POR Sardegna sia stato realizzato attraverso i cosiddetti “progetti coerenti” finanziati con altre risorse, principalmente FAS, e dando luogo alla creazione delle risorse liberate, la cui spendita risulta sicuramente complessa, in considerazione dei tempi stretti per la rendicontazione e dalla sovrapposizione al nuovo periodo di programmazione.

Sancire la complementarietà delle due politiche ed eliminare le rigorose linee di demarcazione che attualmente esistono tra i fondi significa conferire maggiore flessibilità nell’utilizzo delle risorse finanziarie e più coerenza all’azione politica finalizzata alla crescita e allo sviluppo della Regione. Solo in questo modo, infatti, si possono creare delle sinergie e le politiche regionali possono dare un contributo significativo alla coesione senza ricorrere a procedure difficilmente controllabili quale appunto quella dei progetti coerenti.

La ricerca di regole comuni di gestione va perseguita anche all’interno dei fondi europei tra i quali esistono delle forti differenze e una disomogeneità con riferimento per esempio ai criteri per l’ammissibilità delle spese o alle modalità di pagamento dei premi relativi al Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.

Va quindi ribadito come il “sistema delle regole” che sovrintende il funzionamento e la spendita delle risorse, siano esse nazionali che europee, vada uniformato e semplificato. Particolare riferimento, però, andrà posto ai meccanismi di controllo e valutazione. In merito al primo aspetto andrebbe garantito un unico approccio al tema dei controlli sulla spesa, attraverso un meccanismo che ne consenta la programmazione e che rispetti il principio di proporzionalità in base al quale il controllo non deve costare più dell’irregolarità che si intende perseguire. Il secondo aspetto, invece, riguarda la valutazione delle politiche, regionali, nazionali o europee, ossia la necessità che, accanto a dei controlli finanziari e fisici sull’avanzamento della spesa e sulla realizzazione fisica, si valuti anche il raggiungimento degli effetti ricollegati all’implementazione della politica. In altre parole, si tratta di verificare se, e in quale misura, la politica in questione abbia prodotto dei cambiamenti di carattere socio-economico o abbia contribuito a risolvere i problemi sui quali intendeva incidere.

3. Approccio alla territorialità e distribuzione delle risorse

L’approccio alla territorialità degli interventi della politica di coesione e di quella sviluppo regionale ha rappresentato finora un elemento fondante, che va ribadito e rafforzato nella nuova programmazione europea e nazionale nel periodo di programmazione 2014-2021 in quanto riveste un’importanza strategica. Va ricordato, infatti, che la componente territoriale ha acquisito una straordinaria importanza anche a seguito del riconoscimento della coesione territoriale da parte del novellato articolo 174 del Trattato. Tale dimensione va preservata e potenziata fino a prevedere dei piani territorializzati che tengano conto delle specificità di ogni singolo territorio o parte di esso.

In merito ai criteri e alle scelte strategiche ed operative in base alle quali distribuire le risorse è da escludere che possa essere utilizzato come unico criterio di ripartizione la valutazione delle condizioni socio economiche di una regione misurato attraverso un unico indicatore quale PIL pro capite.

A tale proposito la Sardegna ha già manifestato nelle risposte alla consultazione sulle conclusioni della Quinta relazione sulla politica di coesione, il proprio interesse per la proposta di introdurre una categoria intermedia di regioni (oltre competitività e convergenza) a cui attribuire un sostegno differenziato in considerazione delle caratteristiche geografiche e demografiche dell’Isola che accentuano i problemi dello sviluppo e richiedono interventi mirati per affrontare problemi specifici relativi, ad esempio, ai collegamenti, condizione necessaria per l’accesso ai servizi e alle infrastrutture. Infatti, la previsione di una nuova categoria intermedia di Regioni, ancorata al livello di sviluppo economico misurato in PIL/pro capite e all’interno ulteriormente differenziata sulla base della presenza di svantaggi permanenti quale l’insularità, potrebbe attenuare la cesura tra regioni “in” e regioni “out” evitando pericolosi “effetti spiazzamento” che potrebbero compromettere la crescita armonica e la convergenza.

Va, infine, ribadito come occorra trovare un compromesso che tenga conto dell’esigenza di responsabilizzare il livello locale per la gestione delle risorse finanziarie e di evitare la perdita delle stesse attraverso la previsione di meccanismi stringenti di coordinamento e controllo appropriati e con l’eventuale ricorso al potere sostitutivo.

4. Rapporto tra politiche di sviluppo regionale e politiche di crescita

Per quanto concerne il rapporto fra strategie di sviluppo e crescita si sottolinea l’importanza che vengano coordinate sia nella fase di definizione che in quella di attuazione al fine di realizzare la necessaria coerenza e sinergia fra le due. Infatti, pur perseguendo delle finalità differenti e rappresentando la prima la condizione necessaria affinché possa innescarsi un meccanismo di crescita, le due politiche devono necessariamente dialogare.

Infatti, per quanto la politica di coesione abbia e debba mantenere una sua specificità, essa ha carattere strumentale per il conseguimento degli obiettivi di crescita e nello specifico della strategia Europa 2020. Da un lato, infatti, colmare i divari fra le Regioni rappresenta un prius, una base indefettibile rispetto al conseguimento degli obiettivi di crescita, dall’altro si riscontra un’inevitabile convergenza degli interventi, seppur con approcci diversi, verso un unico fine.

Per dar vita ad un circolo virtuoso nel quale gli interventi che fanno capo alla politica di coesione e alla strategia Europa 2020 si implementino a vicenda evitando duplicazioni o sovrapposizioni, è necessario che il raccordo fra gli stessi sia realizzato, come già detto, in precedenza, già in fase di programmazione.
Affinché gli obiettivi di Europa 2020 trovino una reale attuazione, inoltre, sarebbe necessario che i

relativi sistemi di attuazione fossero resi più cogenti. L’assenza di meccanismi sanzionatori, ha vanificato quasi del tutto, infatti, gli obiettivi di crescita sanciti all’interno dell’Agenda di Lisbona. Si potrebbero ipotizzare, pertanto, delle soluzioni atte a rendere obbligatorio il perseguimento degli obiettivi e la spendita delle relative risorse anche attraverso il ricorso a sanzioni o premialità.