CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURAPROPOSTA DI LEGGE NAZIONALE N. 13
presentata dai Consiglieri regionali,
VARGIU - COSSA - DEDONI - FOIS - MELONI Francesco - MULAil 18 ottobre 2011
Soppressione delle Province di Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano
***************RELAZIONE DEI PROPONENTI
L'attuale, drammatica situazione economica italiana, e della Sardegna in particolare, induce le istituzioni ad ipotizzare profonde revisioni legislative, tutte rivolte al contenimento e alla riqualificazione della spesa pubblica, al fine di liberare risorse che possano essere utilizzate per il rilancio delle politiche di sviluppo.
Anche in Sardegna, si presenta dunque con drammatica urgenza la necessità di ottimizzare l'utilizzo delle limitate risorse economiche disponibili, riducendo al massimo quelle comunque indispensabili per la piena efficienza della macchina burocratica amministrativa e per la piena garanzia del buon funzionamento delle rappresentanze democratiche.
Obiettivo primario della pubblica amministrazione, in Sardegna come altrove, è quello di fornire servizi al cittadino che siano del livello più alto possibile, supportando con efficienza e rapidità le politiche di crescita e di sviluppo dei territori e recuperando risorse per lo sviluppo, sia attraverso l'attivazione di nuovi canali di finanziamento (europei, di compartecipazione pubblico-privato), che attraverso economie nelle proprie dinamiche di funzionamento interno.
La difficile congiuntura economica impone dunque con urgenza diversa dal passato una profonda revisione della stessa organizzazione della rappresentanza istituzionale dei territori, garantendo il principio della sussidiarietà, privilegiando la funzionalità e la capacità di risposta alle esigenze che vengono dal basso, evitando duplicazioni di funzioni e organismi pletorici ed autoreferenziali, comprimendo i costi della politica, ma anche garantendo i livelli di partecipazione democratica che rischiano di pagare un alto prezzo alle derive qualunquistiche e demagogiche innescate dalla crisi economica.
Alla fine degli anni 90, in un contesto economico assai diverso da quello attuale, la Regione, con l'obiettivo di garantire la maggior rappresentanza ed autonomia ai propri territori e di migliorare la programmazione e la gestione della distribuzione delle risorse, iniziò il percorso per l'istituzione di quattro nuove province regionali, che in questo modo si affiancarono alle altre quattro province storiche della Sardegna.
Con la legge regionale n. 9, del 12 luglio 2001, furono così istituite le Province della Gallura, dell'Ogliastra, del Medio Campidano e del Sulcis, tutte e quattro dotate di doppio capoluogo di provincia. I successivi pronunciamenti della Corte costituzionale confermarono la legittimità di tale volontà istitutiva da parte del Consiglio regionale, ma ribadirono anche la piena competenza regionale su tutti gli oneri relativi a tali nuove istituzioni.
Negli anni successivi (e non solo in Sardegna), la crisi del ruolo della provincia come ente intermedio si è fatta sempre più evidente, per la sua inadeguatezza strutturale a dare risposte agli interessi dei cittadini e per la sua tendenza a trasformarsi sempre più in piccolo parlamentino periferico, dotato di competenze in larga misura residuali, lontano dalla sensibilità popolare, troppo spesso ripiegato sulle proprie spese di funzionamento e sul dibattito interno al proprio personale politico.
Il ragionamento sulla dubbia utilità dell'ente intermedio provinciale acquista ancora maggior significato in Sardegna, ove la volontà del legislatore ha consentito la nascita di nuove province con numeri assoluti assai difficilmente gestibili (si pensi alla Provincia dell'Ogliastra, che non raggiunge i sessantamila abitanti!) o con territori del tutto disomogenei per caratteristiche geomorfologiche e per vocazione culturale ed economica (si pensi al Medio Campidano).
Nonostante un tentativo di referendum abrogativo (si svolse nel maggio del 2003 e, con appena il 15,7 per cento dei votanti non raggiunse il quorum necessario per la validità), con le elezioni amministrative del 2005, l'attività delle nuove province si è affiancata a quella dei vecchi enti, senza che le nuove istituzioni abbiano mai comportato un significativo miglioramento della qualità di vita percepita dei cittadini dei territori amministrati (anche perché, secondo dati forniti dalla stessa Unione delle province italiane, il 70 per cento dei bilanci delle province va verso spese correnti).
Lo scarso appeal dell'ente intermedio provinciale è certamente in parte conseguente alla relativa modestia delle competenze delegate alla province (che proprio per questo motivo sono spesso all'affannosa ricerca di nuove competenze, talora sovrapposte a quelle già gestite da altri enti territoriali), ma anche, e forse soprattutto, all'inadeguatezza complessiva di tale ente a dare risposte complesse ad esigenze che trovano più naturale riferimento in altri livelli istituzionali e, in particolar modo, nelle più duttili e moderne unioni dei comuni.
Anche per questi motivi, lo stesso Consiglio dei ministri, nel settembre 2011, con un proprio disegno di legge costituzionale, ha avviato un percorso di revisione finalizzato all'abolizione dell'ente intermedio provinciale.
Contemporaneamente è stata avviata una raccolta di firme referendaria nazionale, finalizzata allo stesso obiettivo.
In Sardegna, i Riformatori sono da anni impegnati sul fronte del miglioramento del funzionamento della pubblica amministrazione e delle sue rappresentanze, anche attraverso la massima efficienza delle istituzioni e la miglior spesa delle risorse economiche disponibili.
Nel contesto di un'ampia azione riformista di iniziativa referendaria, che ha individuato un complessivo pacchetto di azioni innovative sulla politica, sulle istituzioni e sulla pubblica amministrazione, i Riformatori hanno deciso di contribuire a raccogliere le firme per consentire lo svolgimento del referendum abrogativo sulle quattro province regionali di nuova istituzione.
Siamo però convinti che tale iniziativa referendaria rischia di essere considerata parziale, in quanto impedirebbe comunque di raggiungere il pieno obiettivo logico della completa cancellazione in Sardegna dell'ente provinciale, che appare oggi incapace di rappresentare adeguatamente i livelli intermedi di sussidiarietà.
È per questo che, al referendum abrogativo proposto sulle nuove province regionali, si è ritenuto di associare un quesito con significato consultivo (l'unico possibile per via referendaria), che consentirà ai sardi di esprimersi sulla cancellazione di tutte le province sarde.
Consapevoli che l'approvazione di tale referendum consultivo non avrebbe comunque significato cogente sul livello legislativo nazionale, che resta competente in materia, siamo però convinti che un pronunciamento positivo degli elettori sardi darebbe la necessaria spinta popolare alla presente proposta di legge nazionale che, anche rivendicando alla Regione autonoma della Sardegna il ruolo di programmazione delle proprie scelte territoriali, significhi con forza la volontà dei sardi e del loro Parlamento di organizzare le proprie autonomie locali attraverso la cancellazione delle province.
Da tale abolizione, a nostro avviso conseguirebbero risultati di efficienza amministrativa e di razionalizzazione nell'utilizzo di risorse economiche ed umane davvero straordinari, con la possibilità per la Regione di organizzare in modo migliore, più funzionale e con maggiori disponibilità economiche la programmazione e la gestione del proprio territorio.
In tal senso, la presente proposta di legge nazionale, nel disporre l'abolizione con effetto immediato delle quattro residue province nazionali (mentre il referendum abrogativo avrebbe nel frattempo cancellato le altre quattro province regionali), prevede il trasferimento delle competenze, del patrimonio e delle risorse (finanziarie ed umane) ai comuni e alle unioni dei comuni, che in maniera assai più duttile, puntuale e verificabile possono programmare le opere ed erogare i servizi al cittadino, nella piena applicazione dei principi della sussidiarietà.
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TESTO DEL PROPONENTE
Art. 1
Soppressione delle province1. Con effetto dal primo giorno del mese successivo alla data di entrata in vigore della presente legge, sono soppresse le Province di Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano.
Art. 2
Attribuzione delle competenze1. Il Governo della Repubblica è autorizzato a disciplinare, con proprio decreto legislativo, il trasferimento ai comuni ed unioni di comuni della Regione autonoma della Sardegna, le risorse finanziarie, strumentali ed umane delle soppresse province sarde.