Consuntivo 2012: la Conferenza stampa della Presidente Lombardo

Data: 04/01/2013 - Cagliari, Presidenza del Consiglio regionale

CONFERENZA STAMPA PRESIDENTE LOMBARDO
CONSUNTIVO ANNO 2012

 

PREMESSA

La lettura politica sull’andamento socio-economico della Sardegna  pone in luce come quello appena concluso sia stato, ancora, un anno difficile per la politica e le Istituzioni.
Difficoltà acuite anche per l’ulteriore deteriorarsi del rapporto di fiducia fra i cittadini e la classe politica, alimentato da un pericoloso, quanto demagogico, vento di antipolitica, cavalcato strumentalmente come necessità di rinnovamento nei partiti e nella vita pubblica.
Data la simultaneità dell’emergere di questi due fattori,  possiamo affermare che questo è stato l’anno più complicato da quando è esplosa la bolla della crisi congiunturale finanziaria dei mercati e della spesa per mantenere il sistema sociale.
La recessione che inizialmente  ha investito il solo settore economico, inevitabilmente nella sua drammatica evoluzione, ha colpito tutto il tessuto sociale, finendo col determinare l’emergere di molte tensioni, oltre ad un malessere diffuso procurato dall’incedere di nuove povertà.
Il ripetersi di manifestazioni sempre più cruente a causa dell’esasperazione dei partecipanti, vuoi lavoratori in difesa del posto, vuoi categorie imprenditoriali e produttive strozzate dalla pressione fiscale o dalle politiche vessatorie di recupero dei crediti, ha paralizzato l’attività politica che spesso si è dovuta fermare per ascoltare le ragioni delle singole proteste.
L’occupazione sotto ai palazzi del potere istituzionale è divenuta purtroppo una costante dei nostri giorni, persino nel corso delle festività natalizie, segno delle intemperie che stanno montando nella società.
Il termometro sociale, per quanto attiene l’ordine pubblico, registra una impennata di agitazioni e scontri con gravi  incidenti di piazza.
Emblematico l’episodio recente dei Ministri in visita nel Sulcis, costretti ad allontanarsi con mezzi aerei di emergenza a causa delle agitazioni di piazza.
La Sardegna appare oggi una polveriera pronta ad esplodere, se non interverranno misure adeguate per affrontare le devastanti emergenze sociali ed economiche.
Date queste condizioni, tutta l’attività politica è spesso dovuta ricorrere ad interventi volti a tamponare le varie situazioni in ebollizione, ormai divenute quotidianità, tralasciando le iniziative di più ampio respiro strategico  volte a disegnare un nuovo modello di sviluppo per l’Isola.
Seppure quanto messo in evidenza non possa assurgere a giustificazione delle ancora troppe lacune che hanno caratterizzato l’azione politica, non vi è dubbio che bisogna rilevare come tutta l’attività legislativa e amministrativa ne abbia comunque risentito negativamente.
Va sottolineato, peraltro, che non ha giovato l’atteggiamento del Governo centrale, il quale troppo spesso si è rifugiato in atteggiamenti dilatori e fumosi, evitando di affrontare le questioni sul tappeto e preferendo temporeggiare, anziché adottare i provvedimenti a gran voce reclamati dalle istanze rappresentative del Popolo sardo.
Il rito, stantio e abusato, delle facili promesse del Governo nazionale, puntualmente  disattese, ha finito per esacerbare l’animo dei sardi, già duramente provati da anni di speranze andate deluse.
L’Assemblea regionale, conscia della delicatezza del momento e delle possibili ripercussioni sulla pacifica convivenza civile, ha fatto quadrato col sistema sociale, schierandosi senza indugi con le categorie in lotta e reclamando il rispetto dei patti stipulati. Oltre che del dettato statutario, più volte calpestato dai rappresentanti del Governo Nazionale.
A riprova vale ricordare che, in questo clima infuocato, nonostante le difficoltà connesse a questo stato sociale e alle mancate risposte del Governo, il Consiglio Regionale non ha mai cessato di far sentire la sua voce e di promuovere ogni sforzo possibile a favore delle categorie in lotta, per stemperare le tensioni e per  difendere i diritti del Popolo sardo.
In ogni occasione ove si sia reso necessario, il Consiglio ha dimostrato, nei fatti, di sentirsi vicino a tutti i sardi che soffrono la crisi, stando al loro fianco e battendosi per promuovere e creare nuove e durature condizioni di sviluppo, di stabilità dei livelli occupazionali e di realizzazione di nuove opportunità nel mercato del lavoro.
Nondimeno abbiamo coscienza che il quadro che si presenta oggi è quello di un’Isola  martoriata  dalla recessione che ha investito  tutti i comparti, mettendo in ginocchio la nostra economia e creando serie preoccupazioni per l’avvenire dei nostri giovani.

Tuttavia, l’impegno dell’Assemblea sarda, pur nei limiti finanziari e potestuali del nostro Istituto autonomistico,  si è riversato prioritariamente nell’affrontare tutte le emergenze senza mai sottrarsi al proprio ruolo di punto di riferimento istituzionale centrale per tutte le componenti della società.
Inoltre, la ricerca dell’unità spirituale e morale dei sardi, è sempre passata attraverso la dimora del Consiglio Regionale, quale sede ideale di tutte le rappresentanze politiche, sociali, sindacali e di categoria del Popolo sardo.
Un ruolo che abbiamo avuto modo di rappresentare al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della sua visita in Sardegna lo scorso mese di Febbraio,  quando, ospite della nostra Assemblea, ha avuto modo di ascoltare attraverso il Consiglio la voce dei sardi sullo stato della nostra Isola.
L’Assemblea in questa circostanza, si è fatta interprete dei sentimenti prevalenti nel Popolo Sardo, mettendo l’accento sulle endemiche problematiche che attanagliano l’Isola in termini di carenze infrastrutturali e dei servizi, ritardi nello sviluppo, collegamenti da e per la Sardegna e nei rapporti con il Governo Nazionale che  fanno parte della irrisolta “Questione Sarda”.
E’ stato espresso al Presidente della Repubblica un concetto molto spesso evidenziato nelle fasi di confronto Regione-Governo e cioè che la Sardegna non intende richiedere interventi assistenzialistici, ma, piuttosto,  il riconoscimento dei suoi sacrosanti diritti per gestire in piena  autonomia le proprie risorse e rendersi responsabile del suo futuro all’interno dell’ordinamento della Repubblica.
Seguendo il filone di questo impegno, un altro evento di rilevanza politica che ha visto protagonista il Consiglio nel 2012, è stato l’indizione della terza Assemblea degli Stati Generali del Popolo sardo, svoltasi presso l’Aula di Via Roma.
La convocazione presso la sede del Consiglio Regionale degli  Stati Generali del Popolo sardo, attraverso  apposite assemblee straordinarie, ha assunto simbolicamente la dimensione di luogo ove esercitare un’effettiva unità di intenti che ha finito per giocare un ruolo positivo nell’affrontare, con la giusta determinazione e coesione, alcune delle problematiche di vitale interesse per il futuro dell’Isola.
Fra tutte le emergenze, la calamità sociale rappresentata dalla drammatica mancanza di lavoro, testimoniata dalle numerose vertenze in atto a difesa dell’occupazione da parte di migliaia di sardi e delle loro famiglie, ha costituito l’impegno primario per il Consiglio regionale.
E questo, come vedremo nel prosieguo, non solo sotto il profilo degli atti e delle iniziative di carattere parlamentare a sostegno di questo sacrosanto diritto, ma con atti e fatti compiuti.
A seguito di questa terza grande mobilitazione presso la sede del Consiglio con tutte le espressioni della società sarda,  è scaturito un Ordine del Giorno unitario che ha costituito la base del confronto con il  Governo centrale sulle vertenze in atto nell’Isola.


Il documento, incentrato sulle tematiche relative alla politica delle entrate e alla conseguente revisione degli anacronistici limiti imposti dal patto dei stabilità  - che se non rivisitati renderebbero beffardamente inutile l’utilizzo delle risorse liberate dal prelievo fiscale nell’Isola -, alla continuità territoriale, all’insufficienza dei servizi e delle infrastrutture, all’insularità e zona franca, alle Bonifiche dei territori abbandonati dai siti industriali dismessi e sulle politiche vessatorie di Equitalia, può essere considerato a buon diritto la piattaforma programmatica alla base del confronto in atto con lo Stato centrale per il rilancio della nostra economia e dello sviluppo.
Dal Tavolo di Confronto con il Governo Monti sono scaturiti impegni che a tutt’oggi si sono fermati ad una semplice presa d’atto. Precisamente, ad onor del vero, dobbiamo registrare che anche in questa ultima occasione, al di là delle fumose garanzie di interessamento e della solita sequela di promesse, ad oggi non sono emersi fatti sostanziali che possano indurci a considerazioni positive.
E’ chiaro che da sole le Istituzioni autonomistiche, cioè in assenza di concreti interventi del Governo e del Parlamento, non sono in grado di sobbarcarsi tutto il peso di una crisi che parte da lontano e ha investito tutti i maggiori mercati mondiali.
La situazione dell’Isola è tale che mai nel passato si è toccato un punto così elevato di malcontento e insoddisfazione nei confronti dello Stato da trasfonderlo in un documento approvato dal Consiglio Regionale.


Per di più, le crescenti difficoltà e la mancanza di strumenti e mezzi finanziari idonei ad affrontare un contingente così complesso e di diffuso malessere sociale, unitamente all’esplosione di scandali politici, hanno determinato un’ulteriore distanza fra la politica e i cittadini.
Per favorirne un riavvicinamento, si impone una ripresa del dialogo basato sulla trasparenza dei comportamenti, sul cambiamento reale di cattive abitudini radicate che hanno allontanato la gente dai partiti, e sulle riforme istituzionali per scongiurare il ricorrere ciclico di scandali o deviazioni nella vita politica.
In questo contesto di articolata e complessa difficoltà anche la nostra Assemblea ha subito i contraccolpi di questa crisi del sistema, per quanto nel campo della riduzione delle spese per la politica abbia  perseguito, e continui a perseguire,  obiettivi di massima trasparenza e di effettivo contenimento di costi per il proprio funzionamento.
Anche quando siamo stati sfiorati da scandali, abbiamo sempre percorso la strada della trasparenza e della massima leale collaborazione con tutti gli organismi preposti a far chiarezza sulle spese per l’attività politica degli eletti, perché ci sentiamo e vogliamo essere percepiti come un palazzo di vetro.
E’ bene, altresì, ricordare che, non a caso, siamo l’Assemblea Regionale che ha più di tutti, e prima di tutti,  provveduto ad effettuare consistenti tagli alle spese per il proprio funzionamento e, nei limiti normativi, a dare pronta attuazione alla volontà popolare, come nel caso dei referendum del 6 maggio scorso.

 

Gestione finanziaria

L’andamento del presente anno, per quanto attiene la gestione finanziaria relativa al funzionamento dell’apparato consiliare, inteso nel suo insieme legislativo e amministrativo, ha visto, senza  alcuna soluzione di continuità con il recente passato, il consolidamento degli obiettivi prefissati sin dal principio della legislatura per il contenimento dei costi, uniformandoli ad un rigido controllo e ad una severa rivisitazione dei livelli e delle voci di spesa.
Gli obiettivi di risparmio, confortati anche quest’anno da un significativo successo, sono stati il faro che ha illuminato il percorso di riforma interna dell’Istituto consiliare.
Un percorso culminato con una serie di provvedimenti e deliberazioni che hanno finito per eradicare un consolidato, dove emergevano voci di spesa non più compatibili con l’esigenza irrinunciabile di rimodellare le Istituzioni pubbliche verso una sponda di maggiore sobrietà e attenzione per i costi.
L’oggetto del referendum sopracitato del maggio scorso, sui tagli ai costi della politica, ha trovato quindi oggettivo e puntuale riscontro nelle deliberazioni, sia precedenti allo stesso che successive, dell’Ufficio di Presidenza.

Per quanto attiene i fatti sostanziali del 2012,  appunto nel rispetto delle indicazioni del referendum del 6 maggio e proseguendo nel solco dell’azione di riduzione dei costi della politica già intrapresa in precedenza, il Consiglio regionale ha tagliato le indennità ed i contributi ai gruppi con un risparmio complessivo annuo che supera i tre milioni di euro.
L’ufficio di Presidenza ha, infatti, nella seduta del 4 luglio 2012, dato applicazione all’art.6 della L.R. 12 del 13 giugno 2012, definendo, ai fini della riduzione e razionalizzazione delle spese per il funzionamento dei propri organi istituzionali, le seguenti misure:
1. Taglio del 20% della diaria
2. Taglio del 30% delle indennità di carica
3. Taglio del 30% delle spese di segreteria e rappresentanza
4. Taglio del 20% del contributo ai gruppi
5. Aumento dal 6,70% al 10% del contributo al fondo di solidarietà
6. Aumento dal 15% al 22% delle ritenute per la previdenza
Il taglio mensile per i consiglieri regionali varia da 2.038 euro NETTI per i residenti a Cagliari, a 2.128 euro NETTI per coloro che risiedono oltre i 35 km dal capoluogo.
Il taglio complessivo nel corso dell’attuale legislatura ammonta dunque a 2.695 euro NETTI per i residenti e a 2936 euro NETTI per i non residenti.
Rispetto alla precedente legislatura il taglio è ancora più cospicuo: 3.404 euro NETTI per i residenti e 3.645 euro NETTI per i non residenti.
In aggiunta, il solo risparmio mensile conseguente al taglio dei  contributi ai Gruppi consiliari ammonta a 95.000 euro, per un totale annuo di quasi 1.200.000 euro.
D’altronde, come spesso ricordato, non è la prima volta che il Consiglio regionale interviene per ridurre i costi della politica più strettamente legati alle prerogative dei consiglieri.
Gli interventi dell’anno in corso si sommano, infatti, ai precedenti tagli sulle indennità; alla proposta di legge per la riduzione del numero dei consiglieri da 80 a 60; all’eliminazione del vitalizio; all’eliminazione dell’indennità di missione; all’eliminazione dei biglietti viaggio in favore dei consiglieri regionali e dei loro familiari; all’eliminazione delle spese funerarie; alla riduzione dell’indennità di reinserimento dei consiglieri che è stata portata da un massimo di 12 mensilità dell’indennità consiliare, pari a 112.354,92 euro, a un massimo di 5 mensilità, pari a 46.814,55, per ogni quinquennio di legislatura; all’aumento della percentuale di contribuzione richiesta per ottenere il vitalizio (dall’ 8,6% al 15%) che ha consentito l’eliminazione del contributo straordinario di 1.000.000 di euro a carico del Consiglio per incrementare il fondo ed, infine, alla restrizione dei casi in cui è possibile godere della reversibilità del vitalizio e previsione di una ulteriore contribuzione a carico del consigliere per l’ottenimento della stessa reversibilità.
Giova, infine, ricordare che nella legislatura in corso si è operato un taglio della dotazione finanziaria a favore del Consiglio (voluto dalla stessa Assemblea) di ben 14 milioni di euro, pari al 16,47%.
Infatti, sul fronte del Bilancio interno del Consiglio Regionale, con l’ultima manovra di bilancio,  l’Assemblea  ha  voluto fornire un contributo aggiuntivo al contenimento della spesa per il funzionamento dell’Assemblea,  la cui dotazione finanziaria per il 2012 è stata ulteriormente ridotta, rispetto all’anno precedente, passando da 72 a 71 milioni di euro.
Oltre al contributo di cui sopra, in vista della predisposizione della manovra finanziaria per il nuovo anno, il Consiglio Regionale, con una comunicazione scritta all’Assessore del Bilancio,  ha dato indicazioni per effettuare un ulteriore contributo suppletivo, liberando risorse per 6 milioni di euro al fine di utilizzarle nelle azioni di contrasto alla crisi e per la difesa dei livelli occupazionali.
Per effetto di questa misura di autoriduzione lo stanziamento di Bilancio per il Consiglio Regionale passerà dagli attuali 71 a 65 milioni di euro, comportando per la presente legislatura un risparmio complessivo di 20  milioni di euro, pari a un taglio del 23,52% .
Tale contenimento di spesa assume una valenza ancora più significativa se sommato alla decurtazione di 9,500 milioni avvenuta nella scorsa legislatura.
Quindi il risparmio complessivo sarà di  29, 500 milioni di euro, pari al 31, 21 %  dello stanziamento, grazie ad  una gestione oculata e votata al massimo contenimento della spesa che è stata possibile in virtù dei significativi interventi adottati dal 2008 ad oggi.
Va annottato, altresì, che anche nel 2012 si registrerà un avanzo di amministrazione, pari a circa 11 milioni di euro, l’esatto importo si potrà conoscere in sede di rendiconto.
Da segnalare che nel bilancio del Consiglio, grazie ai risparmi derivanti da una gestione oculata delle spese, questa’anno è stato istituito un apposito capitolo, con una dotazione finanziaria di 1.000.000 di euro, per dare un contributo alle spese sostenute dai lavoratori per le vertenze derivanti dalla situazione di crisi.
Un atto, che non trova riscontri precedenti nella storia autonomistica di eguale portata e significato politici, volto a far sentire la vicinanza del Consiglio ai tanti lavoratori in lotta, mettendo a disposizione risorse per portare avanti le vertenze che li vedono, loro malgrado, protagonisti.
Con questa iniziativa il Consiglio Regionale ha voluto dare la proiezione della propria partecipazione attiva allo sforzo comune per uscire dal pantano della crisi, nel momento in cui i cittadini pagano sulla loro pelle l’altissimo prezzo imposto dalle scelte dolorose,  ma indispensabili, per superare le attuali e gravi criticità socio-economiche.
Per questo motivo, oggi, fuori da ogni retaggio demagogico o anelito populistico, possiamo toccare questi argomenti delicati con la coscienza di chi sulla materia è già intervenuto con provvedimenti che hanno conseguito risultati più che positivi.
Riassumendo in breve, in questo drammatico momento di crisi economica, che mette a dura prova la stessa coesione sociale, il Consiglio Regionale ha voluto e vuole fare sino in fondo la sua parte e ha pertanto ritenuto indispensabile mandare un segnale chiaro e inequivocabile di contenimento dei propri costi e di partecipazione attiva alle politiche di contrasto alla crisi a favore delle categorie in lotta.
Un messaggio che il Consiglio Regionale ritiene necessario per rafforzare la propria credibilità e per consolidare una nuova sintonia con i cittadini, fondamentale per affrontare le scelte difficili e complesse di un  momento così travagliato.
Sempre sullo stesso versante, di un effettivo cambiamento di rotta con il passato, per quanto attiene la voce dei fondi destinati alle spese di rappresentanza della Presidenza, anche quest’anno si è provveduto ad un integrale risparmio delle risorse per destinarle al raggiungimento di finalità di carattere sociale. Una scelta che deriva dalla precisa volontà della nostra Istituzione Consiliare di rafforzare l’immagine dell’Assemblea.
La scelta da seguito all’indirizzo seguito negli anni precedenti: nel 2010 le risorse sono state destinate ad un reparto di pediatria o ginecologia per ogni provincia della Sardegna, per acquistare apparecchiature o comunque per finanziare progetti finalizzati a migliorare la qualità della vita dei bambini ricoverati; mentre nel 2011, agli oratori di alcune Parrocchie,  scegliendo fra quelle che si trovano ad operare in zone o quartieri particolarmente difficili dove la disgregazione e il disagio sociale sono maggiormente caratterizzati e i livelli di povertà più elevati.
In tal modo si è voluta conferire una particolare attenzione a questi formidabili centri di aggregazione e formazione che hanno enormemente contribuito e contribuiscono a forgiare decine di migliaia di giovani educandoli ai valori più alti e nobili della vita e ispirando luminosi modelli comportamentali che ne indirizzino al meglio l’inserimento in tutti gli aspetti sociali del lavoro, della famiglia e dell’impegno civile.
I giovani sono il nostro futuro e la speranza nel domani, dimostrare attenzione per chi con amore cristiano se ne occupa, aiutandoli nel loro difficile impegno quotidiano, costituisce per noi un preciso dovere.

 


Conlusioni

Se la crisi dei nostri giorni, così profonda e devastante, ha acuito la distanza fra i cittadini e le Istituzioni, rendendo difficile l’instaurazione di un corretto dialogo  basato su un proficuo rapporto di  fiducia, la Presidenza del Consiglio, facendosi parte attiva per riavvicinare i cittadini alle proprie Istituzioni, ha ritenuto di  attivare processi virtuosi che pongano in rilievo la volontà della classe politica di recuperare il terreno perduto. 
La propensione al cambiamento è stata orientata  dall’abbandono  della prassi degli  usurati e inflazionati proclami e slogan, strumenti di una politica più parlata che attuata, privilegiando  la politica del fare.
Attraverso concrete iniziative, come quelle richiamate nel consuntivo, sarà possibile percepire l’effettiva e operosa vicinanza delle Istituzioni verso quelle sacche di malessere della nostra società che necessitano di particolari attenzioni.
Il fine è anche quello di abbattere le attuali distanze derivanti dalla barriera di diffidenza che i cittadini e l’opinione pubblica hanno eretto nei confronti dei partiti e delle Istituzioni che, evidentemente, non percepiscono più come i referenti individuati dalla Costituzione per tradurre in atti normativi la realizzazione delle pressanti  richieste che emergono dalla  domanda sociale in tempi di crisi.
Nessuno può mettere in dubbio che le Istituzioni e i partiti politici siano fondamentali per il corretto funzionamento di una  società equa e solidale  in una democrazia compiuta.
All’intera classe politica, spetta porre in essere ogni fattiva iniziativa per recuperare il consenso e la fiducia dei cittadini per rendere attuativo il dettato  Costituzionale che vuole i Partiti “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Le Istituzioni e i loro rappresentanti sono chiamati a concorrere a questo sforzo comune di rinnovamento del metodo di fare politica, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per far risaltare all’esterno questa precisa volontà che caratterizza il loro operato.
La speranza è che i cittadini,  attraverso queste opportune iniziative, percepiscano nuovamente le Istituzioni come pilastri fondamentali del funzionamento della nostra Repubblica nell’assicurare l’esercizio della funzione pubblica verso obiettivi di equità e giustizia sociale.
La Presidenza aveva ben presente questo compito fondamentale quando, sin dai suoi primi passi, si è mossa con la necessaria determinazione  nell’individuare ed eliminare le spese superflue e nell’abolire molti istituti legati all’indennità consiliare che apparivano oramai come intollerabili privilegi.
Un indirizzo, dunque, attuato dalla Presidenza per propria autonoma scelta, ben prima cioè che la marea montante intorno al  problema della spesa pubblica  assumesse l’attuale caratteristica di vero e proprio fenomeno di coscienza sociale avverso il perdurare di intollerabili sperperi, indebiti privilegi e scandalose gestioni di denaro pubblico.
Una scelta coraggiosa che il Consiglio Regionale ha effettuato convintamente, per  primo e  con largo anticipo rispetto a tutte le assemblee elettive della nostra Repubblica.
Ciò è bene ricordarlo non per recare vanto alla nostra Istituzione parlamentare autonomistica, ma per significare il merito di aver scelto una linea di rigore senza attendere che pervenissero i boatos della piazza.
Il  Consiglio Regionale per altri versanti ha dimostrato che  quando vi è una profonda convinzione, appoggiata da  una ferrea volontà, si può procedere in sede di autoriforma del proprio organismo per ridurre i costi, migliorare l’efficienza della macchina consiliare, aumentare la produzione legislativa e procedere ad incisive azioni di rinnovamento.  

 


Saluti

In conclusione si desidera porgere un doveroso, quanto sentito, ringraziamento a tutti gli operatori dell’informazione politica che con i loro quotidiani resoconti rendono un puntuale servizio alla comunità nell’informare i cittadini sardi sui lavori del loro Parlamento Regionale.
Altrettanto, e non per ultimo, si desidera ringraziare tutto il personale del Consiglio Regionale che grazie alle riconosciute doti di professionalità, disponibilità e spirito di servizio assicura un prezioso contributo ai lavori della nostra Assemblea.
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