La Presidente Lombardo sulle riforme istituzionali
Data: 21/09/2010 - Cagliari - Presidenza del Consiglio RegionaleLo Statuto che vogliamo
Il Consiglio Regionale, nella sua più alta funzione legislativa, si appresta a gettare le basi di un grande progetto teso a modificare integralmente il “Sistema Sardegna” con un lineamento giuridico di autodeterminazione. In questo passaggio cruciale di crescita democratica, politica e culturale che contrassegna la fine di un’era e l’inizio di un’altra, il Consiglio diviene il centro intorno al quale ruota il movimento riformista. Dopo oltre sei decenni di vita istituzionale il processo di maturazione della nostra autonomia è andato compiuto. L’autonomia “ parola magica che, come sentimento, aleggia fra noi sardi”, come la definì il compianto Presidente Cossiga, sarà consegnata alla storia con le sue luci e le sue ombre. Una nuova era si affaccia. Una forte sensibilità nazionalitaria elevandosi a coscienza di Popolo rivendica il massimo della sovranità possibile per conferire ai sardi il diritto al loro pieno autogoverno. Di questa rinata coscienza ha preso atto il Parlamento sardo. Con la sessione straordinaria dei lavori consiliari, si apre una fase esaltante di storia patria per tratteggiare un moderno modello organizzativo, istituzionale e politico volto a superare l’esperienza autonomistica verso un nuovo assetto che ridisegni il patto con lo Stato e con l’Unione Europea tracciando la Via Sarda al Federalismo. Quella dello Statuto è una riforma determinante per conferire alla Sardegna una compiuta dimensione costituzionale affinché siano riconosciuti a noi sardi tutti i poteri di automa determinazione per governare lo sviluppo con la certezza del domani. Dobbiamo affrontare questa opera monumentale con spirito autenticamente innovativo guardando a nuovi e più estesi orizzonti. Commetteremo, infatti, un tragico errore se ci contenessimo a una limitata visione italianista delle problematiche. La nostra riforma deve avere un respiro più vasto per collocare adeguatamente l’Isola nella più vasta cornice di tutto il bacino del Mediterraneo e in quella ordinamentale Europea. Questo processo andrà sostanziato da una eccezionale spinta morale e spirituale che ci renda finalmente un Popolo che nella sua interezza ha acquisito la matura consapevolezza di essere padrone del proprio futuro e rifiuta ogni forma di sudditanza politica e culturale. Spezzare queste catene di dipendenza significa, anzitutto, andare verso un’appagante emancipazione volta a creare, da sardi, le migliori opportunità di lavoro e per la conquista di nuovi mercati. E’ una rivoluzione culturale quella che ci attende. Sovranità, autogoverno e indipendenza sono parole prive di significato se prima davvero non le acquisiamo nei nostri sentimenti, comportandoci da spiriti liberi che fondano le loro sorti sulle risorse di intelligenza che possiedono. La classe dirigente sarda è chiamata a una prova ardua. Per riscrivere la Carta fondamentale dei sardi, deve in ogni suo intendimento, azione e proposizione uscire dai ristretti ambiti di appartenenza politica e di partito per subordinarsi alla necessità di attuare un grande progetto unitario di cambiamento del sistema sociale, politico e istituzionale della nostra Isola. L’imperativo per tutti è servire il Popolo sardo. Una entità che nella sua dimensione etica e sociale non ha geografie, colori o distinzioni, ma si presenta come una macrocomunità familiare dove tutti devono concorrere al bene comune. Nel momento in cui ci apprestiamo a riscrivere, senza titubanze o autocensure preventive che ne limitino la portata, la nuova Carta dei diritti della Sardegna, sono certa, esalteremo il plurimillenario vincolo spirituale che ci lega per costruire le premesse del trionfo dei nostri ideali di Popolo e Nazione in Italia, in Europa e nel Mediterraneo.
Claudia Lombardo - Presidente del Consiglio Regionale