Intervento della Presidente Lombardo agli Stati generali in Consiglio regionale
Data: 05/10/2010 - Cagliari, Aula Consiliare via RomaGli Stati generali in Consiglio regionale.
L’intervento della presidente Lombardo.
Ringrazio tutti i presenti, dal Presidente della Regione, ai parlamentari e ai colleghi del Consiglio, dai rappresentanti delle Autonomie locali agli esponenti del mondo sindacale e di tutte le associazioni di categoria, i Rettori, e tutte le autorità, per aver accolto l'invito a partecipare a quest'Assemblea straordinaria. Consentitemi inoltre di rivolgere, da questa platea istituzionale, idealmente un pensiero e un saluto a tutto il popolo sardo, che noi oggi qui rappresentiamo, e la cui tutela e salvaguardia rientra tra i nostri massimi interessi. Quest'Assemblea straordinaria oggi si celebra per un'espressa volontà unanime del Consiglio regionale, contenuta in un ordine del giorno che è stato approvato lo scorso 28 settembre, al fine di iniziare il percorso di coinvolgimento di tutte le rappresentanze del popolo sardo nel procedimento di revisione del nostro Statuto speciale di Autonomia. I sessantadue anni di vita dello Statuto sono un arco di tempo lunghissimo, durante il quale sono molti gli avvenimenti e le modificazioni che hanno inciso profondamente sul nostro tessuto economico, sociale, culturale e politico. Il naturale deperimento giuridico delle norme in esso contenute, così come la sua limitata capacità competenziale, tra l'altro riconosciuta fin dalla sua genesi, rendono non più procrastinabile l'urgente necessità di provvedere alla riscrittura di questa norma in chiave moderna, per regolare le fondamenta del nostro essere "Popolo" e "Nazione" all'interno della Repubblica italiana. E’ proprio da qui che occorre partire per ripensare allo Statuto. Anzi è tutto il cammino autonomistico che deve essere ripensato e rivisitato, anche perché non dobbiamo mai dimenticare che la nostra è un'Autonomia che nasce zoppa, depotenziata, e che ha deluso gli stessi Padri dell'Autonomia. Tant'è vero che, ancora oggi, purtroppo, rimane del tutto insuperata la felice metafora di Emilio Lussu, che anche in questi giorni di dibattito è riecheggiata in quest'Aula, proprio perché Lussu ha avuto la capacità di fotografare esattamente quello che era lo stato d'animo dei Sardi, quando a proposito dello Statuto disse che ci si aspettava un "leone", e che invece c'era stato dato un "gatto", appartiene sempre alla famiglia dei felini, ma con quale differenza. E proprio sulla insufficienza del nostro Istituto autonomistico si sono spesi in tutti questi anni fiumi di parole. Tutti i più grandi politici della nostra Isola si sono confrontati su questo tema ma purtroppo senza successo, perché in sostanza lo Statuto tale era, e tale è rimasto, proprio perché è mancato un favorevole clima unitario che, superati gli schematismi e gli schieramenti della politica faziosa e di parte, agevolasse la riforma. Oggi qui, nel Parlamento dei Sardi, che è il simbolo della sovranità popolare, è rappresentata tutta la Sardegna, per discutere, attraverso confacenti ragionamenti giuridici sulla nostra natura istituzionale, su che cosa siamo, su che cosa vogliamo essere, e dove vogliamo andare attraverso una norma che regoli il nostro vivere interno e i nostri rapporti con l'Italia e con l'Europa.
Un'Assemblea straordinaria quella di oggi, l'ho già detto ma ci tengo a sottolinearlo ancora, che è stata fortemente voluta e ricercata da tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio regionale, cui va riconosciuto il merito di questa iniziativa, per fare sì che il momento legislativo, necessario per la riscrittura della nostra Carta costituzionale, sia il più ampio e partecipato possibile. Ma la giornata di oggi vuole essere anche un doveroso e convinto riconoscimento a tutte le componenti sociali, sindacali, economiche, culturali e politiche, che formano la nostra società, per il contributo che è stato sempre fornito per la crescita e il progresso civile della Sardegna. E noi oggi, ancora una volta, come classe politica, dopo le recenti positive esperienze, ricorriamo al vostro prezioso apporto, ponendoci all'ascolto con spirito costruttivo, con grande attenzione, per recepire ogni suggerimento, ogni proposta, e perché no anche critica, che ci possa coadiuvare nell'impegno per la definizione del processo che deve portare alla redazione del nuovo testo della Carta costituzionale dei Sardi. Ed è nostra ferma intenzione, in quanto legislatori regionali, recepire i sentimenti più reconditi, le proposizioni, i consigli, che possono provenire dalla giornata odierna, che ci vede tutti protagonisti di un evento che, se vogliamo rientri davvero appieno nel contesto delle iniziative che sono in atto in tutta la Penisola per la riforma della nostra Costituzione in senso federale, deve necessariamente operarsi in una prospettiva immediata, se vogliamo inserirci nel filone delle modifiche costituzionali da soggetti attuatori e coprotagonisti del processo in atto.
Infatti, il pericolo che è stato rilevato da quasi tutti i relatori che sono intervenuti nel dibattito, nella sessione dedicata alle riforme e del quale oggi mi faccio interprete, è che ancora una volta, a causa della nostra inerzia, ci possa essere inopinatamente calata dall'alto una riforma che non ci appartiene e nella quale non ci riconosciamo affatto.
L'opera di riscrittura dello Statuto di autonomia non è certo un compito che possiamo lasciare al legislatore statale, in quanto è una funzione primaria dei legittimi rappresentanti del popolo sardo, anche perché dobbiamo tenere presenti le ricadute e le implicazioni che questa opera riformatrice comporta per le nostre sorti future.
Noi vogliamo e dobbiamo intervenire nel processo in atto con un progetto originale, fondato sui nostri caratteri storici e che delinei il percorso di una via sarda al federalismo. Un federalismo solidaristico, che rappresenti la piena e concreta espressione democratica della volontà del popolo sardo, della sua identità e della sua peculiarità culturale e geografica.
Non sta di certo a me indicare come questa volontà possa, o debba essere declinata. Sarà il Consiglio ad esprimersi in merito. Tuttavia, in qualità di Presidente della massima Assemblea regionale, non posso esimermi dal rivolgere un accorato, quanto appassionato appello affinché, su un tema di immensa rilevanza come questo, si crei un clima di sostanziale e positiva unità che superi tutti i particolarismi, ponendo sempre al di sopra di ogni appartenenza gli interessi primari del Popolo sardo. E' indispensabile mettere, nelle nostre teste e nei nostri cuori, al primo posto la Sardegna, con la convinzione che il nuovo Statuto sia essenziale per lo sviluppo moderno dell'Isola, per il benessere e per il lavoro dei sardi e con la consapevolezza che l'autonoma determinazione è l'unico strumento che oggi può creare, all'interno del nostro ordinamento statale, le migliori condizioni affinché una regione insulare come la nostra possa recuperare ritardi infrastrutturali derivanti dalla sua particolare condizione geografica.
Sono convinta che un nuovo sistema Sardegna debba e possa essere realizzato, per dare ai sardi certezza nel futuro e consapevolezza di se stessi.
Nell'avviarmi alla conclusione, voglio ricordare che il processo di riforma non si esaurisce certo con l'approvazione del testo di un nuovo Statuto speciale di autonomia, questo rappresenta la prima tappa fondamentale di un percorso legislativo che contestualmente si deve integrare di ulteriori riforme strutturali che sono indispensabili per completare la riorganizzazione complessiva della Regione.
In primo luogo, ci attende la riforma del Titolo terzo, per adeguare la parte decostituzionalizzata dello Statuto al nuovo testo, anche per perseguire gli obiettivi sul federalismo fiscale che dovranno essere emanati dal Governo e la cui scadenza, come sappiamo tutti, è prevista per il maggio del 2011. Una data che, è emerso con grande forza nel corso del dibattito, desta in ciascuno di noi fondati timori e grandi preoccupazioni.
A quest'adempimento dovranno poi accompagnarsi anche altre due riforme di sistema. Mi riferisco in particolare all'approvazione di una legge statutaria che ridisegni la forma di governo e che detti norme in materia elettorale e poi alla modifica della legge regionale numero 1 del 1977, che riguarda il modello organizzativo della Regione, che in primo luogo dovrà conferire un nuovo assetto agli assessorati. Sono convinta che soltanto al termine di questa impegnativa quanto appassionante opera di rivisitazione di tutto il nostro sistema socio-economico, istituzionale e politico, potremo vedere per la nostra Isola la luce di una nuova alba, ma soprattutto assicurare tutti quegli strumenti necessari per garantire un autorevole, reale e soddisfacente governo della nostra Regione.
Sono perfettamente consapevole del difficile e impegnativo compito che ci attende ed è un grazie convinto quello che oggi porgo a tutti voi, a nome mio personale e dell'intera Assemblea che rappresento, unito alla certezza che tanti altri momenti, come quello odierno di ascolto e di confronto, dovranno caratterizzare il lungo, faticoso ma anche esaltante cammino delle riforme e questo per il bene della Sardegna e dei sardi. Grazie.