Intervento della presidente Lombardo alla seduta congiunta del Consiglio Regionale della Sardegna e del Consiglio delle Autonomie Locali

Data: 23/04/2009 - Oristano

Intervento della presidente Lombardo alla seduta congiunta del Consiglio Regionale della Sardegna e del Consiglio delle Autonomie Locali

La riunione odierna assume una valenza particolare, in quanto è il primo appuntamento della XIV° Legislatura consiliare previsto dalla legge che, nel 2005, ha istituito nella nostra Regione il Consiglio delle Autonomie Locali.

Un appuntamento destinato a ripetersi negli anni, senza che per noi debba assumere il valore di una ritualità prevista da un adempimento legislativo. Al contrario esso deve essere riempito di contenuti volti al miglioramento dei rapporti di coordinamento tra i due organi e per valutare il raggiungimento o meno degli obiettivi fissati per legge.

E, se mi consentite una piccola digressione, è nel pieno rispetto di questo indirizzo che la presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna e la presidenza del Consiglio della Autonomie Locali, hanno deciso di tenere la seduta congiunta al di fuori della sede istituzionale  nel capoluogo sardo.

Si è voluto dare, in tal senso, un segnale di vicinanza ai cittadini e alle autonomie locali che più direttamente li rappresentano. Un rapporto più stretto con i territori che compongono l’Isola,  cui la massima Assemblea della Sardegna e il Consiglio delle Autonomie non hanno voluto mancare, per riallacciare un sentimento di fiducia reciproca, tra cittadino e istituzioni, e per rinsaldare le radici del nostro essere popolo. 

Lo facciamo partendo idealmente da Oristano, il centro della Sardegna, per riconoscere il giusto merito a tutti i  Comuni e le Province sarde che  amministrando le proprie comunità, hanno svolto una azione insostituibile nel cammino che i sardi hanno compiuto verso il progresso, le conquiste civili e la modernità.

Per quanto mi riguarda, questa seduta assume un contorno ancora più particolare e coinvolgente, per stringere un nuovo patto tra il Parlamento dei sardi e il nostro popolo. Infatti, tra poco più di un mese, esattamente il 28 di maggio, ricorre il sessantesimo anniversario della seduta inaugurale  per l’insediamento del primo Consiglio Regionale della Sardegna. Con questa uscita dal Palazzo, per andare incontro ai territori, si vuole rinsaldare quel patto di lealtà e lo spirito di servizio verso il popolo sardo che animò i primi legislatori regionali.

Era il 28 maggio del 1949 quando iniziò la nuova alba dell’Autonomia speciale della Sardegna. Un’alba fatta di grandi speranze, fiducia e voglia di riscatto. Vi assicuro che questi sono gli stessi sentimenti che oggi ci animano e attraverso i quali vogliamo lasciare il segno per una legislatura costituente. 

Un’azione di riforma necessaria per dare alla Sardegna una Regione più vicina al suo popolo e in piena sintonia con il sistema delle autonomie locali, per un effettivo federalismo interno, trasparente ed efficiente.

Quel popolo sardo che ci ha onorati chiamandoci al difficile compito di servirlo e guidarlo.

Colleghe, Colleghi, Presidente Milia, con i lavori odierni siamo quindi  giunti alla quarta seduta congiunta da quando è stato istituito il Consiglio delle Autonomie Locali.
Siamo quindi nelle condizioni di tracciare un bilancio compiuto sui fatti sostanziali che hanno caratterizzato i rapporti tra il Consiglio Regionale e la Consulta delle Autonomie negli ambiti previsti  dalla legge numero 1 del 2005.

Nei tre anni passati dall’avvio dell’attività del Consiglio delle Autonomie, gli aspetti funzionali ed organizzativi sono stati rodati e messi a punto.

Per quanto consentito dalla normativa vigente, sia la legge istitutiva del CAL che il Regolamento interno del Consiglio, si è fatto in modo che alcune difficoltà iniziali fossero superate dando disposizioni agli Uffici, alle quali ottemperano puntualmente, per fornire al CAL la più tempestiva informazione sulle attività consiliari, non solo al fine di ottenerne i prescritti pareri obbligatori.

Il concorso all’attività legislativa si attesta fisiologicamente sull’andamento della produzione del Consiglio. Il calo degli ultimi due anni, corrisponde ad una riduzione dell’attività legislativa rilevante. In sintesi, la procedura è normalmente rispettata per tutte le materie di competenza.

Sui rapporti che intercorrono tra i due organi, a mio avviso, il raccordo funzionale può essere rafforzato anche a normativa vigente.
Per esempio attraverso forme di collaborazione tecnico istituzionale per lo studio ed il monitoraggio di questioni di comune interesse, come la verifica e l’attuazione delle norme generali sulle autonomie o la materia della finanza locale.

Diverso è il problema posto in merito al rafforzamento formale della funzione del CAL. La nostra legge istitutiva non prevede alcun obbligo in capo al Consiglio Regionale di procedere con particolari formalità nell’esame dei pareri obbligatori del Consiglio delle Autonomie.

Parimenti non è previsto dalla legge istitutiva sarda un potere d’iniziativa legislativa del CAL, a differenza di quello che è stato previsto in altre Regioni. Infatti, l’adozione di soluzioni analoghe ad altre realtà regionali, porrebbe, nel nostro ordinamento ad autonomia speciale, complessi problemi giuridici che coinvolgono lo Statuto e i rapporti tra questo e la legge statuaria.

Il ragionamento però va ampliato oltre i profili organizzativi e quelli funzionali.

Il CAL non è un ospite, nell’ordinamento della Regione: è un organo della Regione.

D’altra parte la Regione non è solo l’Ente regionale ma è insieme il sistema e l’ordinamento autonomistico. Perciò i rapporti tra Consiglio regionale e CAL non possono essere quelli che intercorrono tra due controparti.

Anche l’esperienza insegna che il problema non è quello del rispetto formale delle procedure o del reciproco riconoscimento dei ruoli: in linea di massima il Consiglio tiene presenti e valuta i contributi del CAL, i quali sono sempre portati all’attenzione dei consiglieri ed emergono anche nelle discussioni in Aula oltre che in Commissione.

Le leggi regionali hanno anche attribuito al CAL il compito di effettuare nomine e designazioni. Su questo punto sono sorte a volte perplessità: perché queste funzioni, eccentriche rispetto alle finalità del CAL trovino giustificazione, occorre che siano esercitate in una prospettiva di rappresentanza in termini generali non solo degli amministratori locali, ma dell’insieme delle comunità locali, sfuggendo alle logiche ripartitorie interne all’organo.

Il punto è quello dell’effettiva incidenza degli interessi delle comunità locali rispetto alle decisioni regionali. E’ prima di tutto un problema di rappresentanza, che investe sia il CAL sia il Consiglio regionale, l’uno e l’altro formati su basi territoriali, anche se, bisogna sottolinearlo, con diversa legittimazione: diretta quella del Consiglio regionale, di secondo grado ed espressione degli esecutivi quella del CAL.

La questione è dunque di concorrere ad una trasformazione progressiva dell’ordinamento regionale in senso autonomistico. La funzione del CAL è fondamentale perché istituzionalmente preposto a questa funzione può orientare, con incisività l’attività legislativa.

Non è casuale che in questi anni la Regione abbia sviluppato finalmente una produzione legislativa in materia di enti locali, utilizzando ampiamente la competenza primaria riconosciutale dallo Statuto, fino a quel momento scarsamente valorizzata. Il primo di questi atti è stato proprio l’approvazione della legge sul Consiglio delle autonomie locali, nata come unificazione di due testi provenienti da diverse parti politiche.
Un secondo aspetto riguarda la capacità di proposta e di elaborazione per orientare effettivamente la produzione normativa alle esigenze ed agli interessi delle comunità locali e degli enti che le esprimono.

Qui l’impegno di entrambi gli organi va rafforzato, per meglio conoscere le realtà interessate, saper valutare in anticipo l’impatto delle norme che si assumono, costruire un sistema ordinato ed equo fra comunità ed enti che stanno su un piano di pari dignità.

La forza delle assemblee legislative dipende oggi sempre più dalla capacità di conoscere i problemi e di sviluppare le forme di controllo e di verifica dell’attuazione delle leggi. E’ questo l’ambito in cui si possono sviluppare quei raccordi tecnico istituzionali cui si è fatto cenno.

Infine uno strumento previsto dalla nostra legge regionale da valorizzare è la seduta congiunta Consiglio regionale CAL, da svolgere ogni anno prima della manovra finanziaria. Ad essa deve partecipare, anch’esso non ospite e non estraneo, il Governo regionale. 

Si può evitare di ridurre questo momento ad un fatto rituale finalizzandolo non solo ad un confronto, ma anche all’assunzione di impegni comuni per lo sviluppo dell’attività legislativa, per accrescere il tasso di autonomia del nostro ordinamento, per verificare l’attuazione delle leggi fin qui adottate.

Il Consiglio impegnato in un difficile avvio di legislatura ha come obiettivo non rinviabile la manovra di bilancio, mentre l’Isola soffre i pesanti effetti della crisi generale.

L’esame della manovra finanziaria potrà essere l’occasione per delineare un obiettivo condiviso. Lo sviluppo della nostra Regione dipende ampiamente dalla crescita delle comunità locali e dalla coesione fra i territori che ha un suo presupposto nella valorizzazione dell’autonomia e dell’assunzione di responsabilità di ciascun ente.

Le due assemblee devono concorrere, nel rispetto dei reciproci ruoli, a questo obiettivo centrale per la comunità regionale.

Ma, non solo. 
C’è anche un ulteriore impegno che a breve saremo chiamati a sostenere, dando senso compiuto a questo obiettivo.
Il processo di riforme innescatosi all’interno delle istituzioni repubblicane per modificarle attraverso un assetto federale, e che tende a mettere in discussione perfino la stessa specialità riconosciutaci costituzionalmente, non può vedere la nostra Regione assente.

La Sardegna vanta una tradizione culturale e politica elevatissima in tema di federalismo e non può rinunciare a fornire un contributo di alto profilo alla discussione in atto.

Può farlo solo presentando le istanze più nobili del popolo sardo, nelle massime sedi istituzionali della Repubblica, con una proposta di nuovo Statuto che scaturisca da un movimento corale di popolo e da un pieno coinvolgimento di tutte le autonome locali.

Una sostanziale unità di intenti per riscrivere le norme, i principi e i valori che regolano il nostro vivere,  e che dia il senso e la dimensione di un più incisivo ruolo politico della Sardegna in Italia e in Europa.