CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

Mozione n. 171

MOZIONE BARRACCIU - ESPA - CORDA - DIANA Giampaolo - URAS - SALIS - CAPELLI - AGUS - BRUNO - COCCO Pietro - CUCCA - CUCCU - LOTTO - MANCA - MELONI Marco - MELONI Valerio - MORICONI - PORCU - SABATINI - SANNA Gian Valerio - SOLINAS Antonio - SORU - BEN AMARA - COCCO Daniele Secondo - CUGUSI - MARIANI - SECHI - ZUNCHEDDU sull'assenza di politica sanitaria, sul conseguente e grave incremento del disavanzo, sulla preoccupante situazione del Servizio sanitario della Sardegna e sull'urgente necessità di approvare i documenti di programmazione sanitaria, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- la legge regionale 7 agosto 2009, n. 3, all'articolo 12 ha dettato "Disposizioni in materia di sistema sanitario regionale" e la Giunta regionale ha approvato, nel settembre 2009, la delibera n. 42/17 sul commissariamento delle ASL e nel dicembre 2009 la delibera n. 57/11 sull'istituzione della macroarea "Sardegna";
- la riforma del sistema sanitario, ipotizzata dalla legge n. 3 del 2009 predisposta dalla Giunta regionale e attualmente in attesa di essere messa all'ordine del giorno del Consiglio, discussa dalla competente Commissione consiliare è stata, da questa, radicalmente modificata e approvata col voto contrario non solo del centro sinistra ma anche, emblematicamente, col voto contrario di una parte della maggioranza stessa;
- non è mai stata svolta alcuna attività di programmazione da parte dell'attuale Giunta regionale e l'azione amministrativa dei commissari straordinari prima e dei direttori generali ASL in seguito si è limitata alla gestione ordinaria senza alcuna visione strategica;
- come certificato dalla Corte dei conti, il disavanzo della sanità regionale è aumentato dai 75,5 milioni di euro del 2008, agli oltre 360 milioni nel 2012 rispetto al fabbisogno virtuale determinato nella Conferenza permanente delle regioni, e il bilancio 2012-2014 conferma la tendenza a una ulteriore crescita negli anni 2013 e 2014;
- la mancata riduzione del disavanzo sanitario, malgrado la Sardegna fosse sottoposta al piano di rientro, ha impedito alla Regione di accedere alla parte residua dei finanziamenti governativi (14 milioni di euro) e all'erogazione di circa 55 milioni di risorse in base agli impegni sottoscritti dal Governo nazionale con la Giunta regionale nel gennaio 2009;
- la Regione ha fatto registrare nel 2011 i valori di spesa farmaceutica più alti in campo nazionale, con uno scostamento, secondo la Corte dei conti (rapporto 2011 delle sezioni riunite), di circa 160 milioni di euro rispetto agli obiettivi, di cui 121 milioni di incremento per la sola spesa ospedaliera;
- il comma 2 dell'articolo 3 della legge regionale 7 marzo 2012, n. 6 (legge finanziaria 2012), descritto come provvedimento dalla portata eccezionale e foriero di effetti positivi rivoluzionari rispetto all'efficacia/efficienza dell'operato dei direttori generali, rappresenta l'ennesimo inutile atto propagandistico in quanto, lungi dall'intervenire sulle cause della crescita esponenziale ed incontrollata della spesa sanitaria e delle inefficienze gestionali, cause certamente ascrivibili (al netto della dubbia competenza della maggior parte dei direttori generali, sanitari e amministrativi) all'assenza degli atti di programmazione di competenza della politica della Giunta regionale, si propone, viceversa, di intervenire semplicemente sugli effetti con disposizioni inutili, come la revoca dei direttori generali per grave disavanzo, in quanto già previste dalla norma nazionale (articolo 3 bis, comma 7, del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modifiche ed integrazioni)
- la decisione della Giunta e della maggioranza, assunta in sede di approvazione del bilancio 2012 e definita addirittura dall'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio "operazione verità", di incamerare preventivamente nell'assegnazione di parte corrente il disavanzo della sanità, maturato rispetto al fabbisogno teorico determinato in sede nazionale, rappresenta chiaramente un malcelato artificio contabile finalizzato a mascherare il grave deficit e l'incapacità politica a sanarlo;

RICORDATO che:
- dopo circa venti anni, in data 19 gennaio 2007 il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato il Piano sanitario regionale 2006/2008;
- dopo tre anni di governo, la Giunta regionale non ha ancora presentato al Consiglio il nuovo Piano sanitario regionale, il quale deve contenere le indicazioni strategiche e gli obiettivi condivisi per il riordino del sistema sanitario regionale sardo;
- il 15 maggio 2008 è stato sottoscritto il secondo accordo di programma tra la Regione e lo Stato per la realizzazione di sette interventi strutturali, individuati in coerenza con gli obiettivi del Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008 e finalizzati alla riqualificazione delle aree dell'assistenza distrettuale e di quella ospedaliera;

CONSTATATO che:
- nonostante il Piano sanitario regionale 2006-2008 presti particolare attenzione ai bisogni dei sofferenti mentali e delle loro famiglie, dando avvio ad un processo di riqualificazione dei servizi e delle risposte pubbliche in modo da pervenire ad un sistema organico e coerente, i centri di salute mentale sulle 24 ore sono stati chiusi e si è interrotto il sistema di interlocuzione e di coinvolgimento delle persone con disturbo mentale e delle loro famiglie che mirava alla salvaguardia e conservazione dei propri diritti all'interno dello spazio sociale;
- il fondo per la non autosufficienza, istituito con l'articolo 34 della legge finanziaria 2007, è un punto di svolta delle politiche sanitarie e sociali a favore delle persone in condizione di non autosufficienza da cui non è ammissibile retrocedere né in termini di dotazione finanziaria né per il sistema dell'erogazione degli interventi secondo criteri pubblici;
- il blocco del turn-over non permette di valutare in maniera oggettiva i fabbisogni di personale e determina un utilizzo eccessivo del ricorso alle forme di esternalizzazione del lavoro con effetti sulla qualità dell'assistenza, sulla garanzia del mantenimento di livelli adeguati di sicurezza nel lavoro e più in generale del rispetto dei diritti dei lavoratori;
- per scongiurare l'introduzione dei ticket è necessario ridefinire tempestivamente una nuova politica regionale del farmaco attraverso l'adozione di interventi di programmazione e controllo in grado di contenere la spesa farmaceutica e garantendo elevati livelli di efficacia terapeutica nella cura della popolazione assistita;

RILEVATO che:
- le variazioni sociali e sanitarie degli ultimi decenni, e in particolare la bassa natalità, l'allungamento della vita, la prevalenza delle malattie cronico-degenerative, nonché le modificazioni della struttura e del funzionamento familiare comportano un maggiore carico assistenziale per la società ed al contempo una insufficiente capacità della famiglia di sopportare tale carico;
- il sistema complessivo di intervento integrato attraverso la legge n. 23 del 2005, con lo strumento operativo del PLUS e la legge n. 10 del 2006, con il Distretto sanitario e con Punto unico di accesso (PUA) e l'Unità di valutazione territoriale (UVT) si è di fatto, negli ultimi anni, interrotto;
- appare necessario rivalutare l'articolazione dell'integrazione socio-sanitaria fra ASL e enti locali, sotto il profilo istituzionale, organizzativo e operativo e promuovere una larga consultazione della comunità regionale e, in particolare, dei rappresentanti delle comunità locali, delle parti sociali, dell'associazionismo, delle università e dei rappresentanti degli ordini e collegi delle professioni sanitarie;
- le strutture residenziali richiedono una profonda riorganizzazione nel senso dell'integrazione dei sistemi sanitario e sociale, per accogliere le esigenze di coloro che necessitano di prestazioni prevalentemente di carattere sociale e, con minor frequenza e intensità, di prestazioni sanitarie;

CONSIDERATO che:
- per garantire ai cittadini di tutti i territori della Sardegna le risposte assistenziali necessarie, la razionalizzazione della rete ospedaliera deve procedere verso un modello cooperativo di rete integrata ospedale-territorio e di coordinamento funzionale tra ospedali di maggiore specializzazione, ospedali di base e piccoli ospedali, creando poli organizzativi socio-sanitari territoriali;
- la risposta ai bisogni di salute della popolazione sarda passa attraverso la realizzazione di Case della salute che consentano l'erogazione e la piena integrazione delle attività specialistiche, della medicina di primo livello territoriale, delle attività consultoriali, di quelle preventive, riabilitative e di quelle correlate alla promozione della salute e in cui si realizza la presa in carico a forte integrazione multidisciplinare per tutte le esigenze sanitarie e socio-sanitarie;
- la medicina di famiglia deve ritornare ad essere il polo di riferimento del cittadino per tutte le attività sanitarie di primo livello e nei percorsi socio-sanitari e deve garantire il ruolo di tutela in particolare rispetto alla cronicità e alla disabilità, alla assistenza domiciliare, al rapporto con gli altri spezzoni del Servizio sanitario nazionale (SSN);
- la specialistica ambulatoriale deve essere fortemente diffusa sul territorio e in grado di dare risposte locali al bisogno di livello non ospedaliero divenendo più tecnologica, più forte qualitativamente, integrata con la medicina di famiglia da un lato e con il livello ospedaliero dall'altro, aperta alle innovazioni normative ed organizzative, orientata alla meritocrazia, alla appropriatezza, al raggiungimento di standard ed obiettivi di salute, supportata nelle esigenze strutturali e tecnologiche, chiamata alla partecipazione attiva ai momenti di programmazione sanitaria delle aziende;
- le principali linee direttrici per lo sviluppo dei servizi di tutela e cura della malattia mentale devono prevedere:
a) la progettazione e la realizzazione di servizi di comunità accessibili 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, con équipe multidisciplinari, che possano prendere in carico prioritariamente persone con problemi gravi;
b) una nuova organizzazione delle procedure relative alle emergenze nella salute mentale, attualmente frammentate e disperse in diversi servizi (psichiatria, neuropsichiatria infantile, tossicodipendenze, 118), alla definizione della quale devono essere chiamati a partecipare i comuni e gli operatori della sicurezza;

APPURATO che:
- l'interruzione del processo di riorganizzazione del rapporto fra università e Servizio sanitario regionale (SSR), avviato nella passata legislatura con l'approvazione del Piano sanitario regionale 2006-2008 e della legge n. 10 del 2006, che portò alla definizione dei protocolli d'intesa fra Regione e università e alla costituzione delle due aziende ospedaliere universitarie e che ha consentito, seppur con margini di perfezionamento da colmare, di migliorare l'uso delle risorse umane e materiali e di individuare un terreno di coordinamento nella programmazione e nella gestione delle attività salvaguardando le esigenze della formazione universitaria e, insieme, quella dell'assistenza, unitamente al mancato rinnovo dei protocolli d'intesa Regione/università scaduti da tempo, stanno pregiudicando seriamente il presente e il futuro della formazione di tutte le professioni sanitarie in Sardegna, così come emerso con forza anche in un recente convegno organizzato dalla Università degli Studi di Cagliari - Facoltà di medicina tenutosi presso la Cittadella universitaria di Monserrato;
- da tre anni a questa parte, attraverso la chiusura, l'accorpamento e il depauperamento (professionale e tecnologico) di reparti e servizi, è in atto un lento e subdolo processo di depotenziamento dei piccoli ospedali che testimonia la evidente ma non dichiarata volontà, se non di chiuderli, di riconvertirli al ribasso senza la necessaria valutazione dei contesti geomorfologici, sociali ed economici nei quali essi sono ubicati e senza considerare che tale processo pregiudica, con effetti drastici sul fenomeno dello spopolamento, il diritto alla salute dei cittadini dei territori più svantaggiati dell'Isola e, in particolare, di quelli delle zone montane;

VALUTATO che:
- la pianificazione degli investimenti non può essere disgiunta dalle linee strategiche di indirizzo che presidiano la programmazione sanitaria regionale e che trovano attuazione nel Piano sanitario regionale;
- dal bilancio regionale 2012-2014 emerge una preoccupante scomparsa della spesa per investimenti in edilizia e tecnologie, considerato che quest'ultima rappresenta appena l'1 per cento del totale;
- in difetto del nuovo Piano sanitario regionale, è necessario e improrogabile che la Giunta predisponga un nuovo piano regionale degli investimenti e dia priorità al completamento delle opere già iniziate e finanziate dai fondi strutturali e da risorse vincolate, finalizzando gli interventi all'attuazione dei piani di adeguamento presentati dalle aziende sanitarie per il conseguimento dell'accreditamento delle strutture ospedaliere e territoriali;
- la spesa sanitaria deve essere qualificata attraverso l'identificazione e il rilancio di azioni programmatiche che migliorino la governance del sistema socio-sanitario mettendo a punto interventi complessi,

impegna il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'igiene e sanità
e dell'assistenza sociale

1) a presentare al più presto al Consiglio regionale una proposta di nuovo Piano sanitario regionale 2012-2014 che definisca in maniera stringente:
- il miglioramento del sistema di monitoraggio dei fattori di spesa completando il sistema informativo sanitario regionale;
- la ricontrattazione dei tetti di spesa per i privati accreditati anche sulla base di precisi obiettivi di qualità dell'assistenza erogata;
- la ridefinizione della rete ospedaliera in una logica di collaborazione ed integrazione che preveda l'introduzione di accordi cooperativi tra aziende e tra ospedali e soddisfi le esigenze di equità nella distribuzione territoriale avendo particolare riguardo per le zone montane e le isole minori;
- la definizione e il governo di una politica regionale del farmaco fondata su basi rigorosamente scientifiche e capace di scongiurare l'introduzione dei ticket;
- il potenziamento delle attività di prevenzione (a cominciare dagli screening oncologici);
- il rafforzamento del ruolo del distretto come naturale interlocutore degli enti locali e luogo di programmazione e attuazione dell'integrazione socio-sanitaria;
- lo sviluppo dell'assistenza territoriale a supporto delle persone non-autosufficienti;
- un programma straordinario di investimenti per l'adeguamento strutturale e tecnologico del SSR, che conduca alla sottoscrizione di un nuovo accordo di programma con il Ministero della salute;
- il potenziamento del rapporto tra Sistema sanitario regionale e università che parta dall'indispensabile riconoscimento dell'importanza strategica della formazione delle professioni sanitarie tutte e dalla necessità inderogabile di salvaguardarne la qualità e la quantità;
- gli indirizzi alle aziende sanitarie e i provvedimenti operativi relativi alle questioni sollevate nella presente mozione;
2) a garantire l'esclusivo reclutamento del personale attraverso procedure concorsuali e di mobilità, limitando e contenendo a casi eccezionali il ricorso all'esternalizzazione dei servizi di assistenza diretta o il ricorso alla somministrazione di lavoro temporaneo.

Cagliari, 19 marzo 2012