CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

Mozione n. 160

MOZIONE ZUNCHEDDU - URAS - SECHI - CUGUSI - SALIS - COCCO Daniele Secondo - MARIANI sulle urgenti misure e azioni che il Presidente della Regione deve intraprendere rispetto alla diplomazia e agli organi internazionali (Farnesina, Nazioni unite, Cooperazione internazionale, ONG presenti nei territori interessati) attivandosi in prima persona e in tempi celeri presso i governi degli Stati africani interessati e presso le capitali del Magreb e del Sahel, per perorare la causa della liberazione di Rossella Urru, cooperante sarda del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (CISP) e degli altri colleghi spagnoli rapiti.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- da oltre due mesi, tra il 22 e il 23 ottobre 2011, Rossella Urru, la cooperante sarda del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (CISP), veniva sequestrata, con altri due colleghi spagnoli, nel campo profughi per rifugiati saharawi a Tindouf in Algeria;
- dopo la missione ufficiale della Farnesina, con la visita lampo dell'inviato speciale Margherita Boniver, a Bamako, in Mali e in Burkina Faso, sul rapimento della cittadina sarda, ufficialmente, non si è saputo più niente; le uniche notizie ufficiose sono quelle già trapelate, prima della visita della Boniver, da fonti maliane a cui hanno fatto seguito le immagini trasmesse dall'emittente francese France Press il 12 dicembre 2011, che attestavano che la ragazza, con i due colleghi spagnoli, sarebbe nelle mani di aderenti, o presunti tali, di un gruppo scissionista di Al Qaeda per il Maghreb islamico;
- secondo le dichiarazioni del Fronte del Polisario (movimento politico e militare del popolo Saharwi: gli autoctoni del Sahara occidentale), che lotta da oltre trent'anni per la propria indipendenza dal Marocco, i tre sequestrati, dopo le notizie secondo cui sarebbero tenuti in quel lembo di frontiera del Sahara fra Algeria, Mauritania e Mali, si troverebbero in una zona desertica tra Mali e Niger; la prima notizia era già trapelata, con discrezione, subito dopo il rapimento, da fonti italiane, riconducibili ai Tuareg che da sempre risiedono nel deserto sahariano e che hanno manifestato la loro solidarietà e vicinanza ai rapiti e ai sardi;

VISTO che:
- in Sardegna e in diverse sedi europee si registrano grandi mobilitazioni popolari, mentre a tutt'oggi da parte delle istituzioni regionali c'è un incomprensibile e preoccupante silenzio, un silenzio che va oltre il normale riserbo dovuto alle trattative internazionali in atto per la liberazione degli ostaggi;
- alla famiglia della rapita, e a tutti i sardi, è dovuta una forte presa di posizione da parte della Regione, che rompa la situazione di stallo sulla vicenda e l'imbarazzante silenzio che rischia di essere un alibi pericoloso per la stessa incolumità degli ostaggi; è noto, in questi casi, che maggiore è la mobilitazione e la solidarietà internazionale e prima si concludono positivamente queste vicende;
- i fatti ci dicono che sul caso di Rossella Urru la Regione non ha manifestato nessun tipo di iniziativa autonoma e ancor meno il Presidente Cappellacci si è distinto per atti che lo mettessero al centro della stampa locale e internazionale per il suo interessamento alla liberazione della cittadina sarda e dei suoi colleghi;

CONSTATATO che per le istituzioni sarde, la delega incondizionata allo Stato italiano per la risoluzione dei problemi della Sardegna, purtroppo è diventata la norma, tale da essere una condanna a cui non ci si può sottrarre e con costi elevatissimi per noi sardi,

impegna il Presidente della Regione

1) affinché assolva al proprio ruolo di rappresentante del popolo sardo, dei suoi interessi, dei suoi bisogni e delle sue emergenze, facendosi parte attiva in tutte le fasi della vicenda, sollecitando costantemente e con forti pressioni la diplomazia e gli organi internazionali, dalle relazioni con la Farnesina, alle Nazioni unite, alla Cooperazione internazionale, alle ONG presenti nei territori interessati;
2) si attivi in prima persona e in tempi celeri presso i governi degli stati africani in qualche modo interessati, da Algeri, a Rabat, a Bamako, a Ougadougou e presso le altre capitali del Maghreb e del Sahel, per perorare la causa della nostra concittadina, contribuendo sicuramente in questo modo alla buona riuscita della liberazione di tutti gli ostaggi.

Cagliari, 17 gennaio 2012