CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

Mozione n. 108

MOZIONE BARRACCIU - BRUNO - URAS - SALIS - AGUS - BEN AMARA - CARIA - COCCO Daniele Secondo - COCCO Pietro - CUCCA - CUCCU - DIANA Giampaolo - ESPA - LOTTO - MANCA - MARIANI - MELONI Marco - MELONI Valerio - MORICONI - PORCU - SABATINI - SANNA Gian Valerio - SECHI - SOLINAS Antonio - SORU - ZEDDA Massimo - ZUNCHEDDU sulla chiusura dei punti nascita dei piccoli ospedali e sulla necessità di un piano di riorganizzazione dei punti nascita della Regione che tenga conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità del territorio regionale, con richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio ai sensi dei commi 2 e 3 dell'articolo 54 del Regolamento.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:
- la Costituzione repubblicana garantisce il diritto alla salute per tutti gli individui, indipendentemente dalle condizioni economiche e geomorfologiche del territorio in cui le persone vivono e lavorano;
- il Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008, approvato dal Consiglio regionale in data 19 gennaio 2007, si poneva come obiettivo strategico la riorganizzazione della rete dei punti nascita della Regione secondo le indicazioni del Progetto obiettivo materno infantile e del Piano sanitario nazionale 2003-2005, adattandole alla specificità della situazione regionale e richiamava la necessità di prevedere la deroga dei parametri stabiliti a livello nazionale tenendo conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità dei territori di riferimento dei punti nascita della Regione;

CONSIDERATO che:
- in data 16 dicembre 2010 è stato sancito l'Accordo Stato-regioni recante "Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo" nel quale sono definiti nuovi parametri per la riorganizzazione dei punti nascita nel territorio regionale, nonché i requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi;
- le linee di indirizzo prevedono che i nuovi parametri siano adottati dalle regioni nell'arco del triennio 2011-2013 e che siano assicurati i servizi di trasporto assistito materno (STAM) tra territorio di competenza e punti nascita, nonché di trasporto neonatale d'urgenza (STEM) tra unità operative di ostetricia di primo e secondo livello e unità operative neonatologiche di secondo livello dotate di terapia intensiva neonatale;
- i parametri individuati nelle linee di indirizzo sopra citate (almeno 500 nascite per punto nascita) risultano ancora più stringenti e insostenibili per la nostra Regione in quanto la loro mera applicazione comporterebbe la chiusura di 14 punti nascita sui complessivi 23 presenti in Sardegna;
- è impossibile e inaccettabile ipotizzare una rete dei punti nascita regionale che preveda per le donne in gravidanza di rivolgersi esclusivamente a 9 ospedali, dei quali 4 ubicati nel capoluogo;
- così come disposto nel Piano regionale dei servizi sanitari 2006-2008 e recentemente ribadito dal Piano sanitario nazionale 2011-2013 a proposito della riorganizzazione dei servizi sanitari ubicati nei piccoli ospedali, alla Regione è riconosciuta l'autonomia di delineare la migliore organizzazione dei servizi in relazione alle esigenze della popolazione, alla specificità del territorio e alle risorse della collettività;

RILEVATO che:
- dopo la chiusura del punto nascita di Muravera nel 2009, i commissari delle ASL di Cagliari, Oristano e Nuoro hanno disposto la chiusura rispettivamente del punto nascita di Isili nell'agosto 2010, di Bosa il mese successivo e di Sorgono nel gennaio 2011;
- tutti i provvedimenti di chiusura sono stati adottati in modo unilaterale dalle direzioni commissariate delle ASL, con modalità di urgenza, al di fuori di qualunque programmazione aziendale e ancor meno regionale;
- i provvedimenti di chiusura sono stati diretta conseguenza dell'inversione effettuata negli ultimi due anni dalla politica regionale sanitaria sui piccoli ospedali e del conseguente progressivo depauperamento tecnologico e strumentale dei piccoli ospedali stessi, nonché della indisponibilità a incrementare le competenze professionali necessarie ad assicurare i livelli di sicurezza richiesti per minimizzare i rischi per le mamme ed i nascituri e di una non oculata programmazione da parte delle stesse aziende sanitarie locali;

SOTTOLINEATO che:
- tali provvedimenti sono stati adottati senza tenere nella doverosa considerazione le ragioni dei sindaci dei comuni componenti i comitati di distretto socio-sanitario, che ai sensi della legge n. 10 del 2006 esprimono parere obbligatorio sul programma delle attività sanitarie d'ambito e formulano al direttore generale dell'azienda sanitaria locale osservazioni e proposte sull'organizzazione e sulla gestione dei servizi e delle strutture;
- le chiusure dei punti nascita sono state condotte in assenza di una attenta valutazione da parte della Regione delle soluzioni organizzative più adeguate all'offerta dei servizi in relazione alle esigenze della popolazione, alla specificità del territorio e alle risorse della collettività;
- il richiamo alla qualità dei servizi non può essere utilizzato per chiudere i servizi stessi limitando i diritti costituzionalmente garantiti;
- nella maggior parte dei casi l'interruzione dei servizi di assistenza ostetrica è stata realizzata in carenza di servizi strutturati di trasporto materno previsto dalla norma e tale circostanza, di fatto, incrementa i rischi relativi alla fase di transizione organizzativa nella quale, a fronte della disattivazione di quote di attività ospedaliera, il territorio non risulta attrezzato per rispondere in modo adeguato ai bisogni sanitari che non trovano più risposta a livello ospedaliero;

RILEVATO che, in contrasto con quanto disposto dal Piano regionale dei servizi sanitari, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale in ripetuti interventi pubblici, anziché dichiarare la volontà politica di contrasto agli orientamenti nazionali e disporsi in difesa dei piccoli ospedali e delle comunità di riferimento perlopiù insediate nei territori dell'interno, ha confermato l'intenzione di procedere in coerenza con quanto previsto dalle disposizioni nazionali col solo "impegno di salvaguardare i punti nascita che raggiungono almeno 500 parti l'anno", e quindi dichiarando in modo esplicito l'intenzione di chiudere definitivamente i punti nascita con un numero di nascite inferiori,
impegna la Giunta regionale
1) a proporre un piano di riorganizzazione dei punti nascita della Regione che tenga conto delle particolari condizioni geomorfologiche e di viabilità del territorio regionale, che preveda quindi le necessarie deroghe ai parametri definiti a livello nazionale e che sia nel contempo in grado di assicurare uniformi livelli di sicurezza e equità d'accesso e fruizione per la popolazione residente;
2) a ripristinare e salvaguardare, nelle more dell'adozione del piano di cui al punto 1), i livelli di assistenza ostetrica assicurati precedentemente all'adozione unilaterale da parte dei commissari delle ASL dei provvedimenti di chiusura dei punti nascita.

Cagliari, 18 gennaio 2011