CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURAMozione n. 93
MOZIONE CUCCUREDDU - MULAS - PITEA sui gravi problemi causati dalla rigorosa applicazione delle norme sul patto di stabilità all'economia della Sardegna, ed in particolare al sistema delle piccole e medie imprese.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
VISTO:
- il Trattato europeo, articoli 78 e 109, che introduce la disciplina del patto di stabilità per garantire stabilità monetaria e finanziaria all'interno dell'Unione ed in particolare fra i paesi che hanno la moneta comune;
- l'articolo 77 ter del decreto legge n. 112 del 2008 (convertito nella legge n. 133 del 2008) e successive modifiche ed integrazioni, in particolare articolo 2, comma 42, della legge n. 203 del 2008; articolo 7 quater, commi 13, 14, 15 e 16 del decreto legge n. 5 del 2009 (convertito nella legge n. 33 del 2009); articolo 9 bis del decreto legge n. 78 del 2009 (convertito nella legge n. 102 del 2009); articolo 4, comma 4 octies del decreto legge n. 2 del 2010 (convertito nella legge n. 42 del 2010), che disciplina il patto di stabilità interno per le regioni e gli enti locali italiani;
PREMESSO che:
- il patto di stabilità segue ancora la regola del controllo della spesa, in attesa dell'entrata in vigore della disciplina del federalismo fiscale che comporterà il controllo del saldo finanziario, e la disciplina statale individua gli obiettivi di risparmio, la tipologia delle spese da considerare, il sistema di monitoraggio e le sanzioni previste per il mancato raggiungimento degli obiettivi;
- la Sardegna, al pari delle altre regioni a statuto speciale, può concordare con il Ministero dell'economia la misura e le modalità di partecipazione (o di esonero) al patto di stabilità interno;
- la Regione Sardegna, avendo potestà legislativa primaria in materia di enti locali (ordinamento e finanza), può determinare la partecipazione (o meno) degli enti locali, e le eventuali modalità, al patto di stabilità;
CONSIDERATO che:
- il blocco della spesa regionale verso i fornitori di beni e gli appaltatori di servizi o opere pubbliche, congiuntamente alla mancata erogazione dei trasferimenti (fondo unico, ma non solo) agli enti locali, provoca uno stato di forte sofferenza per le attività artigianali e le piccole e medie imprese della Sardegna che hanno fatto affidamento sul rispetto degli impegni contrattuali di Regione ed enti locali della Sardegna;
- la mancata erogazione delle somme dovute agli enti locali comporterà l'impossibilità di rispettare il patto di stabilità per i comuni (sopra i 5.000 abitanti) e le province, con pesanti ripercussioni per gli enti stessi e per i cittadini (incremento della pressione fiscale, riduzione dei servizi);
- la grave situazione prodotta dai vincoli imposti dal patto di stabilità si somma alle difficoltà create alle imprese di appalto che operano nel servizio idrico, per la crisi finanziaria di Abbanoa, ed alla crisi internazionale che ha colpito con particolare violenza la Sardegna, nonché con la maggiore difficoltà di accesso al credito per le (sottocapitalizzate) imprese sarde;
- la legge regionale n. 5 del 2009, all'articolo 2 (finanziaria per l'anno 2010), prevedendo le possibili difficoltà che i vincoli del patto di stabilità avrebbero potuto creare al sistema economico della Sardegna (enti pubblici ed imprese private), aveva disciplinato un meccanismo di computo del patto (nel rispetto della norma statale) ed una attenuazione delle sanzioni, che parrebbe non siano stati attivati dalla Giunta regionale, neppure nella parte procedurale (deliberazione della Giunta, accordo con il Consiglio per le autonomie, ecc.),impegna il Presidente della Regione, l'Assessore regionale della programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio e l'intera Giunta regionale
1) a dare esecutività, anche se il termine (peraltro ritenuto ordinatorio dal Governo) è scaduto il 31 marzo 2010, a quanto previsto dalla legge regionale n. 5 del 2010, articolo 2;
2) a verificare quale sia il margine di somme ancora erogabili e destinarlo prioritariamente agli enti locali, per far fronte alle liquidazioni in favore delle imprese appaltatrici di lavori pubblici o servizi;
3) a valutare la possibilità di violare il patto di stabilità per il 2010 (o per il 2011), al fine di riallineare il bilancio di competenza con quello di cassa, anche in considerazione del fatto che la Sardegna, non avendo più finanza derivata, tra le sanzioni, non può subire quella della riduzione dei trasferimenti.
Cagliari, 11 ottobre 2010