CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURAMozione n. 86
MOZIONE ARTIZZU - CONTU Mariano Ignazio - BARDANZELLU - DE FRANCISCI - GRECO - FLORIS Rosanna - LOCCI - MURGIONI - PERU - PETRINI - PIRAS - PITTALIS - RANDAZZO - RASSU - STOCHINO - ZEDDA Alessandra - PITEA sull'uso dell'indumento chiamato "burqa" e di qualunque altra analoga umiliazione della dignità delle donne.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
CONSIDERATO che:
- anche nelle istituzioni regionali, oltre che nel Parlamento nazionale, è opportuno affrontare, come già avvenuto in molti paesi occidentali, la questione del burqa;
- non bisogna riconoscere alcun valore religioso ad uno strumento di mutilazione della dignità civile delle donne; a rendere legittima questa forma di riduzione o autoriduzione in schiavitù non può essere certo il fatto che le donne, per fortuna poche in Italia e in Sardegna, siano persuase dalla violenza o dalla minaccia ad aderire volontariamente a questo costume inaccettabile;
- è importante che le donne siano liberate dal burqa, non punite per il burqa, affrancate dalla segregazione familiare, e non consegnate al potere delle loro famiglie, ed è altresì importante intervenire tempestivamente prima che il fenomeno prenda piede anche sul nostro territorio;
- la legislazione vigente in Italia, ed in particolare:
- il regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza);
- la legge 22 maggio 1975, n. 152, attinente alle disposizioni a tutela dell'ordine pubblico;
vietano l'utilizzo nei luoghi pubblici di qualunque indumento che nasconda interamente o in parte l'identità delle persone e ne impedisca la riconoscibilità;
- il burqa rappresenta un'usanza presente solo in alcuni paesi islamici, e non è obbligatoriamente prescritta dal Corano;
- in Italia la donna ha fortunatamente conquistato la propria emancipazione dopo anni di battaglie, raggiungendo parità di diritti in campo sociale, economico e giuridico, e che il burqa rappresenta una forma di integralismo oppressivo della figura femminile e di costrizione della libertà individuale, anche in riferimento al valore contenuto nella nostra Costituzione relativo alla dignità della donna che non può essere sottoposta a violenze o a comportamenti indotti da gerarchie diverse da quelle della legge,impegna la Giunta regionale
a manifestare al Governo e al Parlamento nazionale un orientamento di totale contrarietà a questa forma di umiliazione della dignità della donna e contestualmente un sostegno politico e morale alle auspicabili ulteriori iniziative legislative finalizzate in modo specifico al divieto, sul territorio nazionale, di tale deprecabile usanza.
Cagliari, 16 settembre 2010