CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

Mozione n. 85

MOZIONE VARGIU - COSSA - DEDONI - FOIS - MELONI Francesco - MULA sul ruolo dell'Assemblea costituente del popolo sardo.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

CONSIDERATO che:
- nel maggio 2011 scade la delega al Governo nazionale per la presentazione dei decreti attuativi del federalismo;
- nel frattempo ferve in Italia il dibattito sui temi e sui contenuti del federalismo, con posizioni estreme che mettono in discussione gli stessi principi fondanti del nostro Stato nazionale e prefigurano un quadro normativo che accentua il solco economico e sociale tra le aree più progredite del Paese e quelle a maggior ritardo di sviluppo;
- nel contesto dei nuovi assetti federali appare totalmente da ridiscutere lo stesso ruolo delle regioni a statuto speciale, che rischiano di perdere le caratteristiche di specificità da cui discende il loro stato di specialità;
- in questo quadro complessivo appare assai importante che la Regione Sardegna faccia sentire con forza la propria voce, trovando quella unità di intenti tra forze politiche e rappresentanze sociali che appare condizione comunque indispensabile (e forse non sufficiente) per dare spessore alle nostre irrinunciabili esigenze;
- il raggiungimento di una posizione progettuale sarda, largamente dibattuta e condivisa, appare dunque un presupposto indispensabile per dare slancio e concretezza alle nostre esigenze autonomistiche e per garantire un nuovo impegno dello Stato nei processi di sviluppo della nostra terra;
- i Riformatori sostengono da sempre questa tesi e, da quasi tre lustri, si battono per l'elezione di un'Assemblea costituente per la riscrittura dello Statuto sardo che, approvato con legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, appare oggi inadeguato ai contesti globali, profondamente modificati nei sessantadue anni ormai trascorsi;
- tale battaglia non rappresenta soltanto la scelta dello strumento di riforma statutaria, ma costituisce essa stessa la sostanza di un impegno che, coinvolgendo attivamente l'intera popolazione sarda, sancisce l'importanza storica di questo decisivo momento per le sorti future della nostra Isola;
- anche a seguito dell'azione politica dei Riformatori, il Consiglio regionale della Sardegna, il 31 luglio 2001, approvò la proposta di legge nazionale n. 7, che definiva la "procedura di adozione del nuovo Statuto speciale per la Sardegna mediante istituzione dell'Assemblea costituente";
- tale proposta fu la sintesi di sensibilità politiche assai diverse e diffuse all'interno dell'intera società sarda, rappresentative di un vastissimo consenso in ampi settori sindacali, imprenditoriali e culturali dell'intera Isola al punto che lo stesso testo definitivamente licenziato fu la risultante del contributo di ben quattro proposte di legge: quella dei Riformatori, quella del Partito sardo d'azione, quella di un gruppo di consiglieri del Partito democratico e quella di iniziativa della Giunta regionale;
- tale proposta prevedeva l'introduzione, a statuto vigente, di un nuovo articolo 54 bis che avrebbe autorizzato l'Assemblea eletta ad hoc da tutti i sardi ad esercitare l'iniziativa legislativa costituzionale ai sensi degli articoli 71, 116 e 138 della Costituzione, senza nessuna interferenza con l'attività ordinaria dell'Assemblea legislativa sarda;
- tale proposta prevedeva altresì l'elezione diretta, a suffragio universale e con sistema proporzionale, dei Costituenti sardi, a cui veniva affidato il compito di redigere il nuovo statuto, lasciando al Parlamento italiano la possibilità di approvare o rigettare (ma non emendare) il testo;
- in tal modo si intendeva riconoscere la sovranità del Parlamento italiano nella garanzia dei principi di costituzionalità del nuovo statuto, ma si voleva anche ribadire la piena sovranità dell'Assemblea rappresentativa del popolo sardo nel codificare le regole di funzionamento della propria comunità e i conseguenti rapporti con lo Stato nazionale italiano e con l'Europa;
- prima, durante e dopo l'approvazione della proposta di legge nazionale per l'Assemblea costituente, intorno all'idea e al progetto che essa sottendeva si accese l'entusiasmo di decine di migliaia di cittadini sardi, che sottoscrissero materialmente la proposta di legge e seguirono attivamente le procedure per la sua approvazione e l'inizio del suo iter presso il Parlamento nazionale;
- tale interesse diffuso per la redazione del nuovo statuto ha rappresentato una grande vittoria dell'intero movimento per la Costituente e di tutti i sardi perché ha certificato un importante momento di crescita identitaria del nostro popolo che si è idealmente raccolto intorno alla bandiera della Costituente, scegliendola quale strumento unificante per la riscrittura del patto fondante con lo Stato nazionale, finalmente adeguato alle specificità della nostra terra e alle sue esigenze di sviluppo economico;
- è noto a tutti come la proposta di legge nazionale si sia poi arenata nei calendari delle Commissioni parlamentari a cui venne affidata per l'istruzione finale, certo a causa della scarsa convinzione con cui venne affrontata dal Parlamento, ma soprattutto a causa delle divisioni della politica sarda che, non credendo interamente nel percorso tracciato dalla Costituente, finirono per essere determinanti nell'insabbiamento dell'azione di approvazione nazionale;
- nella successiva legislatura 2004-2009 mancò ancora l'accordo tra le forze politiche per raggiungere l'obiettivo della riscrittura dello statuto per cui la legge regionale di istituzione della Consulta per il nuovo statuto, approvata il 18 maggio 2006, restò lettera morta;
- trascorsi oltre quindici anni dall'apertura del dibattito sulle riforma statutaria, rimane dunque aperto il problema della redazione del nuovo Statuto sardo, mentre la nostra Regione, tra le prime ad essersi posta il problema della revisione del patto costituzionale, rischia oggi di approvare frettolosamente una riforma statutaria inadeguata nella sostanza, ma soprattutto incapace di incarnare i nuovi sentimenti di identità e le emergenti esigenze di progresso sociale ed economico che si sono nel frattempo diffuse tra i sardi;
- intorno al nuovo statuto della Sardegna appare pertanto indispensabile creare nuove condizioni di dibattito e di condivisione popolare, che aiutino a ritrovare coesione sociale e prospettive di percorso politico unitario intorno ad un progetto che incarni il nuovo ruolo della nostra Isola nei mutati contesti italiani ed europei;
- negli scenari di un federalismo nazionale che appare sempre più guidato dalla tentazione di esigenze egoistiche e di autotutela più che da sentimenti di coesione nazionale, la possibilità del progetto sardo di trovare forza sufficiente per imporsi appare sostanzialmente legata alla nostra capacità di attivare un diffuso movimento popolare che gli sappia conferire la carica risultante dall'unione appassionata di tutte le nostre risorse di popolo;
- soltanto un'assemblea del popolo sardo, eletta a suffragio universale, può garantire l'effettiva partecipazione dell'intero nostro popolo al percorso Costituente, conferendogli la forza necessaria alle battaglie future che ci attendono;
- è però possibile che l'urgenza di presentarsi alla trattativa con lo Stato con un testo che, pur imperfetto sia nel metodo che nella sostanza, rappresenti comunque una piattaforma di partenza contenente le principali esigenze della Sardegna;
- la stesura di tale testo potrebbe dunque richiedere brusche accelerazioni dettate dalla calendarizzazione dei tempi della politica nazionale, esponendo al rischio della proposta di una carta statutaria che non sia passata attraverso l'indispensabile processo di condivisione popolare che ne rappresenta la forza principale,

impegna la Giunta regionale

a predisporre un percorso legislativo per la scrittura del nuovo statuto che preveda comunque un passaggio di confronto popolare e di ratifica attraverso l'Assemblea costituente del popolo sardo, secondo quanto stabilito dalla proposta di legge nazionale 31 luglio 2001, n. 7, a cui sia affidato il compito di sancire il definitivo patto istituzionale tra la Sardegna e lo Stato nazionale.

Cagliari, 16 settembre 2010