CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

Mozione n. 46

MOZIONE CONTU Felice - DEDONI - CUCCU, sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per la stipula di un nuovo patto costituzionale (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo).

***************

IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO:
- che la mozione approvata da questo Consiglio il 24 febbraio 1999 afferma:
- "il diritto del popolo sardo di essere padrone del proprio futuro";
- "il diritto e il dovere del Consiglio regionale di rappresentare l'intero popolo sardo, ai sensi dell'articolo 24 dello Statuto";
- il diritto del popolo sardo a difendere e rafforzare l'autogoverno della Sardegna così come si evince dal patto costituzionale che ha avuto un suo primo riconoscimento nello Statuto del 1948;

CONSTATATO che:
- l'attuale regime di autonomia non ha realizzato completamente il suo significato più importante, quello dell'autogoverno e dello sviluppo economico, non risponde alle richieste dei nuovi problemi creati dai cambiamenti sociali, dalla unificazione europea, dalla globalizzazione, mortifica la volontà della Sardegna di attuare quelle scelte che ne garantiscano la prosperità e lo sviluppo, acuisce la conflittualità fra Stato e Regione quasi sempre a sfavore della Sardegna;
- la condizione di dipendenza, anziché ridursi, si é accresciuta nel sistema politico, finanziario, economico, culturale, educativo, sanitario, delle servitù militari, delle risorse energetiche, dei beni culturali e artistici, nonché nella presenza delle multinazionali operanti in Sardegna nella esclusione dalla rappresentanza nel Parlamento europeo;

CONSIDERATO che:
- l'identità storica, geografica, culturale e linguistica esige un'identità politica chiaramente definita e un forte autogoverno;
- mancano interventi risolutori da parte dello Stato nel campo sociale ed economico;
- la crescita di una coscienza e di una fede nel popolo sardo e nella nazione sarda, come valori capaci di innescare processi di cambiamento e di sviluppo, può essere progettata e attuata solo attraverso una piena sovranità attribuita alle istituzioni del popolo sardo,

riafferma

i principi di sovranità contenuti nella mozione approvata dal Consiglio regionale il 24 febbraio 1999, nonché le sue motivazioni storiche, culturali e politiche, con le quali è stata confermata solennemente "la sovranità del popolo sardo sulla Sardegna, sulle Isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma marina", riprendendosi la sovranità a suo tempo frettolosamente abbandonata nelle mani della monarchia sabauda in cambio della "fusione perfetta" con gli stati della terraferma,

dichiara

politicamente e istituzionalmente conclusa la vicenda storica susseguente alla rinuncia alla proprie sovrane istituzioni avvenuta nel lontano 29 novembre 1847 e solo parzialmente recuperata nello Statuto del 1948; e, pertanto,

disconosce

la petizione portata avanti dalle deputazioni delle tre maggiori città dell'Isola "rivolta alla impetrazione per la Sardegna della perfetta fusione con gli Stati R. di terraferma, come vero vincolo di fratellanza, in forza di qual fusione ed unità di interessi si otterrebbero le bramate utili concessioni.." (deliberazione del Consiglio generale di Cagliari del 19 novembre 1847); altresì,

denuncia

come non valida la concessione della "perfetta fusione" deliberata dal Re di Sardegna Carlo Alberto, con Regio Biglietto del 20 dicembre 1847, a cui non fece seguito alcuna consultazione popolare attraverso plebiscito - come avverrà negli altri stati italiani in vista dell'Unità del 1861 - in palese trasgressione con il dettato dei trattati internazionali di Londra del 1720 e, soprattutto, senza il voto dei tre Stamenti sardi, unico organo autorizzato a risolvere una simile questione internazionale; conseguentemente,

rivendica

il diritto di partecipare al processo di riforma:
- nel rispetto della sovranità popolare e della natura "nazionale" del suo popolo;
- nel contemporaneo riconoscimento di una più alta ed efficace forma di autogoverno della Sardegna;
- nella convinzione maturata anche in Italia secondo la quale il Paese è diventato uno Stato plurinazionale e pluriculturale nella sostanza, ma non ancora nella forma costituzionale;
- nella fiducia che il nuovo Patto costituzionale offrirà anche alla Sardegna la possibilità di convivere fraternamente con i popoli dell'Italia,

ribadisce, infine, nel rispetto della propria tradizione democratica,

- i valori di coesione economico-sociale e il modello di libertà, di democrazia, di benessere e di progresso tipici delle diverse nazioni presenti in Europa;
- l'amichevole collaborazione con le comunità e con gli Stati frontalieri del bacino Mediterraneo per il progresso degli interessi comuni,

dà avvio

alla elaborazione del nuovo Statuto-costituzione della Sardegna secondo le forme che la legittima rappresentanza del popolo sardo vorrà seguire,

chiede

al Parlamento la stipula di un nuovo Patto costituzionale, partecipando con pieno diritto e nel rispetto della rappresentanza del popolo sardo al processo di riforma e di revisione della Costituzione italiana.

Cagliari, 8 marzo 2010