CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERROGAZIONE n. 1243/A

INTERROGAZIONE COCCO Daniele Secondo - SECHI - ZUNCHEDDU - CUGUSI, con richiesta di risposta scritta, sul gravissimo danno ambientale ed alla salute causato dalla lavorazione dell'amianto nei siti industriali della Sardegna e dall'uso dello stesso nelle strutture sia pubbliche che private.

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I sottoscritti,

premesso che:
- oramai da anni si parla di amianto e degli effetti nefasti conseguenti al suo uso;
- in Sardegna, come nel resto della Penisola, ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza sanitaria a causa dei massicci quantitativi di amianto presenti sia negli edifici pubblici che privati e in diversi manufatti, anche privati, ancora in uso;
- l'elevato costo per la bonifica dei siti contaminati oramai da troppo tempo costituisce un alibi usato da coloro che dovrebbero intervenire per arginare questo dilagante problema;
- la pericolosità delle fibre di amianto non è una recente scoperta;
- infatti, uno dei primi decreti italiani che sanciva la protezione e la tutela della salute dei lavoratori esposti al contatto con l'amianto risale al 1906;
- la comunità scientifica, sin dal 1960, ha preso coscienza della estrema pericolosità delle fibre di questo minerale;
- nel 1977 l'Organizzazione mondiale della sanità ha sancito, e costantemente ribadisce, che "l'amianto è un riconosciuto cancerogeno umano... nessun livello sicuro di esposizione può essere proposto per l'amianto perché non si conosce l'esistenza di un valore soglia di pericolosità. Perciò l'esposizione dovrebbe essere mantenuta la più bassa possibile";
- questo pericolosissimo agente cancerogeno colpisce molti organi vitali tra cui il polmone, il mesotelio, la laringe e l'ovaio oltre ad altri organi che sono interessati con una evidenza più limitata;
- così come evidenziato dalle stime del terzo rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi (ReNaM) risalente al 2010 considerati, esclusivamente i casi di mesotelioma, di tumori del polmone, della laringe, e i decessi per asbestosi, in Italia ogni anno muoiono circa 3.000 persone;
- il Centro operativo regionale Sardegna (COR Sardegna) del ReNaM, istituito ai sensi del comma 1 dell'articolo 9 della legge regionale n. 22 del 2005 attivo dal 2007, fa registrare nella nostra Isola un trend in continua crescita individuando da 15 a 18 nuovi casi di mesotelioma all'anno;
- tra i comparti produttivi in cui il COR Sardegna del ReNaM rileva maggiore incidenza dei mesoteliomi spiccano: i petrolchimici/raffinerie, la difesa nazionale (in particolare il corpo della Marina militare, sia personale militare imbarcato sia civile in servizio presso gli arsenali militari), il comparto dell'edilizia e i trasporti marittimi;
- oltre l'80 per cento dei casi di mesotelioma definiti dal COR Sardegna come esposizioni "familiare, improbabile, ignota e non classificabile" sono relativi a donne, due volte vittime; dell'amianto prima e della burocrazia dopo, in quanto in questi casi, per le vittime ambientali, la normativa attuale non prevede alcun risarcimento per il terribile danno subito;
- da notizie apparse sulla stampa si apprende che la Direzione per il personale civile della Difesa (PERSOCIV) è orientata a rigettare le richieste di equo indennizzo, pensione privilegiata ordinaria e di riconoscimento dello status di vittima del dovere nei confronti dei dipendenti dello Stato vittime dell'amianto, in cui la patologia si sia manifestata dopo l'entrata in vigore dell'articolo 6 (28 dicembre 2011) del decreto legge n. 201 del 2011 (Salva Italia);

considerato che:
- dal 2001 i diversi atti di indirizzo ministeriale hanno regolato benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, limitando, in Sardegna, tali benefici a coloro che avevano operato nelle centrali elettriche dell'Enel di Portoscuso, Fiumesanto, Sulcis e Santa Gilla, escludendo pere i siti di Porto Torres, Assemini, Sarroch, Ottana, Codrongianus e Arbatax, oltre ad altri siti dove l'esposizione è stata ed è tuttora significativa;
- le norme attualmente in vigore e gli atti conseguenti, sebbene riconoscano formalmente che il personale militare che ha ottenuto il rilascio del curriculum da parte del Ministero della difesa è stato esposto ad amianto oltre le soglie di legge, non consentono a detto personale di accedere ai benefici previdenziali previsti dalla normativa di settore per la totalità degli altri lavoratori;
- molti lavoratori esposti all'amianto, non avendo ricevuto le dovute informazioni sulle opportunità previste dalla legge n. 326 del 2003, non hanno potuto presentare la domanda nei termini stabiliti (15 giugno 2005) per poter usufruire dei benefici previdenziali;
- gran parte dei lavoratori ex esposti non conosce neanche l'esistenza del beneficio della sorveglianza sanitaria gratuita, stante la carenza delle campagne d'informazione;

ritenuto che:
- di fronte a tale allarmante situazione non si può soprassedere;
- è un precipuo dovere dei governatori tutelare la salute e la vivibilità in un ambiente salubre dei propri governati;
- è necessario che tutti i livelli istituzionali, sociali e politici, sviluppino una maggiore sensibilità nei confronti di questa allarmante problematica, provvedendo a dare risalto alla campagna di sensibilizzazione così come regolamentata nella legge regionale n. 22 del 2005;
- si rende necessario ed imperativo l'intervento al fine di calmierare i costi di bonifica, soprattutto per incentivare quella a spese dei privati, attraverso un capillare controllo sulle aziende autorizzate a tale tipo di smaltimento;

ritenuto, inoltre, che a conclusione della discussione della mozione n. 179, il Consiglio regionale, in data 13 giugno 2012, ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno n. 85 con il quale si è preso formalmente atto che in Sardegna esiste una vera, quanto sottostimata, emergenza sanitaria e sociale causata dall'amianto, e ha impegnato il Presidente della Regione e la stessa Giunta regionale a porre in essere tutti i rimedi utili atti a superare il problema;

preso atto che:
- oramai è pacifico che l'amianto ha effetti devastanti;
- la Regione è a conoscenza di tali effetti;
- l'inibizione dell'uso della fibra di amianto nelle lavorazioni non è sufficiente al fine di eliminare gli effetti negativi di questo grande nemico;
- sino a quando i siti inquinanti non verranno bonificati i nostri concittadini sardi continueranno a morire sempre più numerosi;
- in una società quale la nostra, dove si impegnano fondi per lo sviluppo della cultura, dello studio, della ricerca, non si può prescindere dalla destinazione degli stessi alla bonifica delle zone inquinate dalla fibra di amianto; trattasi di un dovere civico, morale, prima ancora che istituzionale;
- è necessario con urgenza risolvere il problema dell'inquinamento da amianto in tutta la sua complessità, provvedendo alla bonifica delle aree, sia pubbliche che private, attraverso la predisposizione di specifici protocolli e l'utilizzo delle risorse comunitarie anche per la ricostruzione delle opere;
- è necessario informare i cittadini attraverso la predisposizione di mappe con l'indicazione dei siti specifici interessati dall'inquinamento da amianto;
- le iniziative sino ad ora attuate si sono dimostrate inidonee al raggiungimento dello scopo, anche, a causa degli elevatissimi costi di bonifica che il cittadino privato avrebbe dovuto sopportare,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione, l'Assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale e l'Assessore regionale della difesa dell'ambiente per sapere:
1) quali azioni intendano porre in essere al fine di curare questa piaga;
2) quali siano le tempistiche di intervento;
3) se sia loro intendimento chiedere al Governo nazionale di riconoscere, con apposito atto di indirizzo, i benefici previdenziali al personale militare che ha ottenuto il rilascio del curriculum da parte del Ministero della difesa e modificare gli atti di indirizzo ministeriali che dal 2001 regolano i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e per vedere ricompresi tutti i siti sardi ad oggi esclusi o parzialmente inclusi e che sia fatto salvo l'istituto dell'accertamento della dipendenza delle infermità da causa di servizio nei procedimenti per il riconoscimento dello status di vittima del dovere, per il rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata ordinaria nei confronti di quanti, a causa della mancanza di protezioni e di informazioni, sono morti o si sono ammalati per conto dello Stato per aver inalato o ingerito elementi come l'amianto e altri cancerogeni, così come si è espresso il Consiglio di Stato con il parere n. 02526/2010 del 4 maggio 2010;
4) quali azioni intendano porre in essere al fine di calmierare gli elevati costi di bonifica ed incentivare gli interventi risanatori;
5) quali azioni intendano porre in essere al fine di tutelare i cittadini maggiormente esposti alla problematica ed agli effetti dell'amianto, soprattutto in termini di informazione e prevenzione.

Cagliari, 7 novembre 2013