CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERROGAZIONE n. 1010/A

INTERROGAZIONE SANJUST, con richiesta di risposta scritta, sulle problematiche relative alle imprese balneari, sulla modifica delle linee guida per la predisposizione del PUL, sulla loro corretta interpretazione e sul sovracanone imposto alle concessioni demaniali.

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Il sottoscritto,

premesso che:
- in Sardegna operano circa 900 imprese balneari fra le 30 mila esistenti in tutto il territorio nazionale;
- lo scorso 7 novembre e lo scorso 12 dicembre 2012 si sono svolte a Bosa e ad Olbia due nutrite quanto partecipate (circa un centinaio di imprenditori presenti) assemblee regionali di queste aziende balneari che operano sul demanio marittimo della Sardegna;
- nel corso di queste assemblee sono stati denunciati gli attacchi subiti dalle imprese balneari, le quali ritengono che il percorso di riforma normativa, imposto dalla Comunità europea all'Italia in materia di demanio marittimo ed attualmente culminato con la scelta del Governo, approvata poi dal Senato, di operare una mini proroga di cinque anni delle concessioni balneari, non risolverebbe comunque - come è evidente - i problemi strutturali di questo importante segmento dell'economia del nostro Paese e della nostra Regione; le imprese balneari sarde, come si legge in un comunicato stampa redatto in risultanza dell'assemblea di Olbia, si dichiarano anzi "profondamente insoddisfatte della mini proroga al 2020", che viene definita "un palliativo ed un posticipo della esecuzione di una condanna a morte delle imprese balneari italiane e sarde, già decisa con la precedente proroga al 2015". Con tali provvedimenti, prosegue il comunicato "si tiene il comparto ingessato, ad evidente discapito degli investimenti, dell'allargamento della base occupazionale e si mortifica la qualità dei servizi offerti e più in generale un intero sistema economico fondato sulla risorsa turismo". Le imprese balneari invitano poi la Regione ad "adottare tutte le possibili e dovute misure presso il Governo italiano e dell'Unione europea, in difesa dei legittimi interessi del comparto balneare, vera ossatura del sistema turistico del nastro Paese";

considerato che:
- a seguito del dibattito parlamentare, su tale argomento, sono state fatte dichiarazioni tanto allarmistiche quanto diffamatorie per il comparto, senza citare che, di contro, la disciplina dei litorali è minuziosamente regolata da leggi e innumerevoli strumenti di pianificazione demaniale, ambientale e urbanistica, sia dalle regioni sia dagli enti locali, alla quale tutti i titolari, attuali o eventualmente futuri, degli stabilimenti balneari, si attengono o dovranno attenersi;
- il tutto per approvare un passaggio del decreto Sviluppo bis che concede una proroga di 5 anni alle concessioni demaniali per le imprese balneari;
- tale concessione di proroga, dal 2016 al 2020, se da una parte concede un attimo di respiro ai gestori delle aziende balneari in concessione, dall'altra non offre garanzie, né certezze sulla possibilità di poter proseguire l'attività imprenditoriale intrapresa e, conseguentemente, apportare migliorie strutturali e di maggiore accoglienza degli utenti in un regime di vera e proficua concorrenza;
- nel dibattito parlamentare è stato anche paventato un incalcolabile danno erariale a causa delle multe che la Commissione europea potrebbe infliggere all'Italia a seguito di questa mini proroga; una convinzione nata da una osservazione, peraltro infondata, della Ragioneria generale dello Stato, che non ha considerato diversi aspetti del problema, fra cui una presunta infrazione riguardante le concessioni demaniali (la n. 4908/2008 del 25 febbraio 2009) che, comunque non riguardava la proroga ma il cosiddetto diritto di insistenza che il nostro legislatore ha eliminato, e che è stata archiviata dalla Comunità europea lo scorso 27 febbraio 2012;
- una analoga proroga di cinque anni varata con la legge n. 25 del 2010 non è stata oggetto di procedura di infrazione da parte della Comunità europea;
- il Commissario europeo Michel Bamier avrebbe dichiarato formalmente al vice presidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, il favore delle istituzioni europee per un congruo periodo transitorio;
- la proroga delle concessioni balneari iberiche discussa dal Parlamento spagnolo tratta non di cinque, ma di 45 anni, e tale proroga non solo non è stata contestata dalle istituzioni europee, ma ha trovato il favore delle stesse nelle dichiarazioni del Commissario alla giustizia Viviane Reding;
- le imprese balneari da tempo auspicano che nuove aree vengano rilasciate in concessione, dato che la grande maggioranza degli oltre 7.000 km di coste italiane non lo è, e che, ad esempio, in una regione turisticamente predisposta come la Puglia solo l'8 per cento è assegnato;
- ancora più incomprensibile appare l'atteggiamento di chi, chiamato a risolvere la situazione economicamente drammatica del nostro Paese, non sembra che si ponga alla difesa dei propri asset migliori, come ha fatto il Portogallo, la Croazia o ancor meglio la Spagna, che, come detto precedentemente, ha prolungato le proprie concessioni demaniali per 45 anni ottenendo il plauso del portavoce della Commissione di giustizia a Bruxelles;

preso atto che:
- per quanto riguarda la Regione Sardegna, le linee guida per la predisposizione del PUL, sia l'articolo 16, sia la delibera 22/17 del 22 maggio 2012 "Atto di indirizzo interpretativo; stridono decisamente con la proroga ex lege al 2015, che è una proroga incondizionata; non tengono in conto la nuova proroga incondizionata al 2020, non chiarirebbero alcune delicate situazioni e non offrono ai titolari delle imprese balneari sarde garanzie sufficienti per il prosieguo dell'attività, in relazione, soprattutto, ad investimenti già fatti o in fase di predisposizione per consolidare una attività che, oltre ai titolari, coinvolge familiari, collaboratori e dipendenti;
- a seguito della proroga concessa dal Governo, potrebbero insorgere criticità per le imprese la cui concessione è rientrata nella proroga incondizionata, ma potrebbero non rientrare nelle capienze previste dal PUL;
- le procedure concorsuali per l'assegnazione di nuove concessioni, inoltre, previste dall'articolo 16 delle già citate linee guida, concederebbero ai comuni la possibilità di assegnare nuove concessioni compatibili con i PUL e, di fatto, potrebbero anche essere revocate in anticipo concessioni ancora in proroga in quanto non rispondenti alle prescrizioni dei PUL;
- i concessionari sarebbero anche penalizzati in relazione all'utilizzo dei natanti da spiaggia in quanto le linee guida prevedono tale attività solamente nelle concessioni multifunzionali, penalizzando oltre l'80 per cento delle imprese sarde;
- sulle linee guida per la predisposizione dei PUL potrebbe essere avviato un ricorso straordinario al Capo dello Stato e un nuovo eventuale ricorso al TAR;

evidenziato che:
- la sezione di controllo della Corte dei conti della Sardegna, a conclusione di un'indagine sul sistema delle concessioni, avrebbe rilevato come la Regione non è proprietaria dei beni demaniali concessi e dunque non può imporre canoni demaniali;
- pertanto, i cosiddetti sovracanoni non sono stati introdotti attraverso una norma di legge (regionale), e si paventerebbe il rischio che, in caso di iniziative giudiziarie dei concessionari, in alcuni casi già intentate e recentissimamente giunte ad un esito sfavorevole per l'Amministrazione regionale, la Regione e i comuni, deputati a riscuotere gli importi, potrebbero essere costretti a restituire gli importi del sovracanone imposto nel 2001 ai titolari di concessioni demaniali sui litorali; una partita che potrebbe valere non meno di circa 10.000.000 di euro e che i concessionari balneari della Sardegna dichiarano di poter essere intenzionati a giocare con una sorta di class action,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale degli enti locali, finanze e urbanistica per sapere:
1) se non ritengano urgente incontrare i rappresentanti delle imprese balneari della Sardegna preoccupati dei fatto che le linee guida per la predisposizione dei PUL della Regione potrebbero portare ad un imminente percorso di evidenza pubblica nell'assegnazione delle concessioni, con previsione di possibile drastico ridimensionamento nel numero e nella qualità dei servizi prodotti, andando a incrementare la già pesante crisi socio-economica per la nostra Isola e ad attivare gli annunciati ricorsi nanti gli organi di giustizia amministrativa da parte delle imprese balneari ed avviare un, peraltro scongiurabile, gigantesco contenzioso con conseguenti gravi costi economici e sociali per le imprese e per la Regione;
2) quali iniziative si intendano attivare al fine di evitare sperequazioni e interpretazioni diversificate delle linee guida per la predisposizione dei PUL che potrebbero essere addotte dalle diverse amministrazioni comunali ed evitare potenziali concessioni clientelari sui servizi in spiaggia;
3) attraverso quali modalità si intendano avviare programmi e progetti comuni al fine di salvaguardare le 900 imprese balneari della Sardegna;
4) quali iniziative intendano avviare e se intendano agire in sede di autotutela al fine di dirimere la vertenza in atto determinata dal cosiddetto sovracanone per la concessione demaniale.

Cagliari, 18 dicembre 2012