CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERROGAZIONE n. 820/A

INTERROGAZIONE COCCO Daniele Secondo, con richiesta di risposta scritta, sulla vertenza Fiume Santo e sul pesantissimo ridimensionamento occupazionale previsto dalla E.ON.

***************

Il sottoscritto,

premesso che:
- nell'ormai lontano 10 gennaio 2007 si siglava a Roma un importante protocollo d'intesa tra la Regione ed Endesa per la riconversione della centrale di Fiume Santo; l'accordo prevedeva tra l'altro la demolizione dei gruppi di produzione 1 e 2 da 360 megawatt marcianti a olio combustile a basso tenore di zolfo entro il 1° gennaio del 2008, con la liberazione di un'area di 20 mila metri quadrati che si affaccia sulla spiaggia di Fiume Santo; al loro posto Endesa avrebbe realizzato un nuovo gruppo di produzione a carbone da 410 megawatt con tecnologie all'avanguardia, con un bruciatore a temperatura "ultrasupercritica" in grado di abbattere del 40 per cento le emissioni in atmosfera;
- subito dopo la stipula dell'accordo, aveva purtroppo inizio il processo di acquisizione di Endesa Italia, contesa da gruppi spagnoli, italiani e tedeschi, con una trattativa a tratti poco chiara che, dopo una dura battaglia a Bruxelles, davanti a tribunali spagnoli, comunitari e americani si concludeva, nel giugno 2008, con la vittoria del gruppo tedesco E.ON;
- tra gli impegni assunti da E.ON Italia nell'acquisizione di Endesa, rientrava prioritariamente la realizzazione dei progetti previsti nel protocollo d'intesa con la Regione per la centrale di Fiume Santo, per cui il colosso tedesco dava piena garanzia;

rilevato che:
- ad oltre tre anni e mezzo dal subentro, la E.ON non solo non ha onorato alcuno degli impegni assunti, in particolare la realizzazione del nuovo impianto (gruppo 7) a ciclo superipercritico da 450 megawatt alimentato a carbone, ma ha posto in essere una politica industriale parassitaria e predatrice, tesa a realizzare il massimo utile sfruttando all'estremo l'esistente, trascurando persino fondamentali processi di manutenzione e revisione degli impianti con prevedibili rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori;
- emblematici sono stati in tal senso due drammatici episodi: il disastro ambientale della "marea nera" riversatasi (proprio da uno dei due stabilimenti ad olio combustibile che avrebbero dovuto essere smantellati e che invece tuttora operano in regime di deroga) sulle coste sarde nel gennaio 2011 e, sei mesi dopo, nel luglio 2011, il grave incidente sul lavoro che ha causato l'intossicazione di 4 operai a seguito di una gigantesca fuoriuscita di cenere da un serbatoio;
- nonostante la società si sia sempre trincerata dietro l'errore umano, risultano invece palesi il progressivo abbassamento della soglia di sicurezza negli impianti di Fiume Santo e parimenti le condizioni di crescente stress psico-fisico in cui sono costretti ad operare i suoi dipendenti, con conseguente incremento del rischio di incidenti sul lavoro, di danni per l'ambiente e per la stessa incolumità dei lavoratori;

verificato che:
- lungi dal rispettare gli impegni formalmente assunti e ribaditi in diverse occasioni anche con le istituzioni locali e rappresentanze territoriali, la E.ON ha invece prospettato un piano di ridimensionamento aziendale che prevede tagli agli investimenti di oltre 700 milioni, il congelamento dei progetti e la mobilità per 25 lavoratori nel 2012 e per altri 80 nel 2013;
- tale "lungimirante" politica industriale si tradurrebbe nel taglio di oltre un terzo dei 300 dipendenti di Fiume Santo, per poi ripercuotersi sugli oltre 400 lavoratori che operano nell'indotto, con perdite di altre centinaia di posti di lavoro;
- verrebbe a crearsi un'ulteriore e gravissima contrazione occupazionale che il territorio, già pesantemente colpito, non può assolutamente reggere, se non a prezzo di pesantissime ripercussioni anche sull'ordine sociale;
- della vertenza in atto tra i lavoratori ed E.ON si sono già fatti portavoce, oltre alle rappresentanze sindacali, i sindaci del territorio e la Provincia di Sassari, che chiedono alla multinazionale tedesca il rispetto degli impegni assunti per Fiume Santo ed il mantenimento dei livelli occupazionali;

sottolineato che il transfer pricing messo in opera dalla multinazionale tedesca finisce per dirottare gran parte dei ricavi della Centrale termoelettrica di Fiume Santo di proprietà E.ON produzione Spa che ha sede legale in loco, verso aziende della stessa E.ON in Germania o in altre sedi europee, pregiudicando di fatto così anche il gettito fiscale che ricadrebbe diversamente e proficuamente nelle esangui casse della Regione,

chiede di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale dell'industria per conoscere:
1) quali urgenti azioni intendano intraprendere, in sinergia con le organizzazioni sindacali e le istituzioni territoriali, per impedire il verificarsi di una nuova catastrofe occupazionale nella nostra Regione, con la messa in mobilità di oltre cento lavoratori di Fiume Santo e con le inevitabili ricadute sulle imprese esterne che operano nell'indotto;
2) quali provvedimenti intendano assumere per evitare il compimento di ulteriori atti meramente speculativi da parte della E.ON ai danni dei lavoratori e del territorio, che realisticamente potrebbero essere realizzati con la frammentazione della centrale di Fiume Santo per la vendita in parti a società terze;
3) se non ritengano inderogabile avviare, con la massima urgenza, unitamente alle rappresentanze sindacali ed istituzionali, un tavolo di confronto con la società al fine di ottenere il rispetto degli impegni assunti per la modernizzazione degli impianti e la realizzazione della nuova centrale a ciclo superipercritico alimentata a carbone, obiettivi peraltro già conseguiti dalla Regione Liguria che ha ottenuto non solo la realizzazione di un nuovo impianto, ma anche la riconversione di quelli esistenti, con considerevoli miglioramenti per l'ambiente e per la sicurezza sul lavoro.

Cagliari, 29 febbraio 2012