CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIV LEGISLATURA

INTERROGAZIONE n. 781/A

INTERROGAZIONE BARRACCIU - BRUNO, con richiesta di risposta scritta, sui gravissimi ritardi della Giunta regionale per l'adozione del Piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche e di ridefinizione della rete scolastica e dell'offerta formativa e sulle conseguenze drammatiche dell'applicazione, in mancanza di una legge di settore e del Piano di dimensionamento regionale, dei parametri nazionali contenuti nella legge n. 111 del 2011.

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I sottoscritti,

premesso che:
- l'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, prevede la riorganizzazione dell'intero sistema scolastico in funzione dell'autonomia didattica e organizzativa delle istituzioni scolastiche;
- il decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 233, ha approvato il Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche a norma dell'articolo 21 della legge n. 59 del 1997 ed in particolare l'articolo 3 che determina iter, tempi di applicazione e attuazione del piano regionale di dimensionamento;
- il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, all'articolo 138, delega alle regioni, in materia di istruzione scolastica, la programmazione regionale della rete scolastica sulla base dei piani provinciali, e all'articolo 139 trasferisce alle province ed ai comuni, a seguito di linee guida definite dalle regioni, rispettivamente per l'istruzione secondaria superiore e per gli altri gradi inferiori di scuola, i compiti e le funzioni concernenti l'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole in attuazione degli strumenti di programmazione e la redazione dei piani di organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche;

constatato che:
- la legge 15 luglio 2011, n. 111, prevede all'articolo 19 (Razionalizzazione della spesa relativa all'organizzazione scolastica) l'aggregazione della scuola dell'infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado in istituti comprensivi, e tra questi acquistano l'autonomia solo quelli costituiti da almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche;
- le istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado sono di conseguenza soppresse;
- il medesimo articolo della legge di cui sopra prevede inoltre che alle istituzioni scolastiche autonome costituite da un numero di alunni inferiore a 500 unità, ridotto fino a 300 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, non saranno assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato ma le medesime saranno "conferite in reggenza a dirigenti scolastici con incarico su altre istituzioni scolastiche autonome";
- in Sardegna l'applicazione dei parametri nazionali contenuti nella legge n. 111 del 2011 comporterebbe la soppressione del 43 per cento delle autonomie scolastiche, corrispondente a 166 presidenze sulle 386 oggi esistenti;

ricordato che:
- il Consiglio regionale ha approvato il 17 novembre 2010 l'ordine del giorno n. 39 sulla situazione del sistema scolastico regionale, impegnando la Giunta regionale, tra l'altro, all'adozione di un piano generale per la riqualificazione del sistema regionale della pubblica istruzione e per il riconoscimento del carattere speciale dei territori interni, montani e delle aree urbane a rischio di emarginazione e, attraverso la Commissione paritetica di cui all'articolo 56 dello Statuto, alla predisposizione di specifiche norme di attuazione in materia di istruzione con le corrispondenti risorse economiche;
- la Corte costituzionale nella sentenza n. 2 del 2 luglio 2009 sottolinea la competenza esclusiva regionale in materia di programmazione della rete scolastica e sancisce l'obbligo per lo Stato di astenersi dall'adottare atti normativi che incidano sulla programmazione della rete scolastica in sede regionale;

sottolineato che entro il 31 gennaio 2012 la Giunta regionale è tenuta a formalizzare al Governo la sua proposta di piano di dimensionamento scolastico regionale, frutto dell'integrazione degli otto piani provinciali di riorganizzazione della rete scolastica e preceduto dalla delibera di approvazione delle linee guida a tutt'oggi inesistente;

verificato che:
- i reiterati ritardi da parte della Giunta regionale, nella more di una legge organica di settore, impoveriscono oltremodo il sistema regionale dell'istruzione già tartassato negli ultimi dalla sequela dei tagli e dimensionamenti del Governo nazionale, condannandolo a un'offerta formativa di molto inferiore rispetto alla aspettative ed alle potenzialità, all'insuccesso degli auspicabili obiettivi di integrazione, di riequilibrio settoriale, territoriale e di uguaglianza nell'accesso alle diverse opportunità educative;
- l'inerzia della Giunta regionale implica la rinuncia ad ogni rivendicazione con lo Stato circa criteri, parametri e risorse corrispondenti alle peculiarità della Sardegna, impedendo di ottenere provvedimenti e deroghe capaci di garantire, ad esempio, la sopravvivenza di autonomie scolastiche sottodimensionate ma indispensabili in quanto operano in realtà territorialmente e/o socialmente svantaggiate,

chiedono di interrogare il Presidente della Regione e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport per sapere:
1) per quali ragioni, a pochi giorni dalla scadenza per la presentazione del Piano di dimensionamento scolastico, la Giunta regionale non abbia già approvato le linee guida che devono precederlo, e l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport e non abbia ancora attivato il tavolo di confronto interistituzionale per la riorganizzazione della rete scolastica e dell'offerta formativa regionale previsto dal decreto 21 ottobre 2008, n. 60;
2) quando l'Assessore regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport intenda dare inizio agli incontri, oltre che con gli amministratori locali, con i sindacati e con i referenti del mondo dell'istruzione;
3) con quale tempestività intendano aprire la vertenza con lo Stato, pretendendo il riconoscimento delle specificità territoriali e le deroghe alla normativa nazionale come obbligati dall'ordine del giorno approvato nel novembre 2010 dal Consiglio regionale della Sardegna.

Cagliari, 18 gennaio 2012